Blade Warriors è un progetto interessante, sebbene attualmente impossibilitato a raggiungere i vertici del successo e, di conseguenza, ad evolversi per sviluppare un concetto di gioco ad oggi solo abbozzato. Lo spin off di Onimusha cerca, difatti, di sfruttare il successo della saga per portare su Ps2 una sorta di Super Smash Bros. all'arma bianca, che necessita, giocoforza, di una mentalità ludica piuttosto estranea al panorama di titoli che si apre dalle vette del nero monolite Sony: come la celeberrima produzione della grande N sopra citata, l'occidentalizzazione di “Buraiden” implica un massiccio uso del multiplayer, ponendosi in sostanza come “gioco di compagnia”. Di contro, la tendenza delle SoftCo a studiare titoli prevalentemente godibili in single player è sottolineata dallo scarso successo dell'Online Gaming e, se vogliamo, pure dal numero di Controller direttamente collegabili alla console, che - fra l'altro- ostacola non poco la possibilità di vedere su schermo 4 giocatori contemporaneamente, come la confezione di BW propone vistosamente e la pubblicità sottolinea. Il fulcro del gameplay è ben riconoscibile in un picchiaduro poco profondo per varietà di mosse in modo da essere immediato e frenetico. Un unico tasto permette di attaccare con l'arma equipaggiata, proponendo varie soluzioni di Combo a seconda dei tempi di pressione e dei tasti direzionali associati al colpo. E' inoltre possibile sferrare attacchi fisici (calci), per stordire l'avversario o interrompere una sequenza. Un tasto dorsale per le parate permette una difesa che necessita si tempismo impeccabile, mentre tutto il movimento è gestito dalla leva analogica (tranne il salto, anche quello associato alla pressione di un pulsante). Rispetto alle arene bidimensionali di SSBM, tuttavia, Blade Warriors propone locazioni pluri-planari, sviluppate non solo in altezza ma anche in profondità, in cui è possibile muoversi seguendo le linee guida dei piani principali: lo spostamento da un piano all'altro è affidato al classico Quadri-Pad. Ovvio che il parco mosse a disposizione di ogni personaggio non si esaurisce in semplici fendenti e affondi, ma gode di numerosi “Special Attack” ad area, spesso collegati con un potere elementale. Inoltre, nelle locazioni è possibile trovare vari oggetti, da sfruttare immediatamente nel corso della battaglia o conservare per il futuro (il gioco propone un interessante sistema di crescita del personaggio), che variano da erbe medicinali ad armi da fuoco (in rari casi nuovi oggetti da equipaggiare, comprese spade). Lo sviluppo ruolistico a cui sopra si è accennato viene gestito col metodo classico che contraddistingue Onimusha: la collezione di anime. Al termine di ogni battaglia (nello Story Mode) il giocatore ha la possibilità di acquistare nuove forniture o di spendere i “Soul Points” per incrementare i parametri di attacco, difesa, potere magico. E' poi possibile sfruttare il personaggio “costruito” con fatica in un apposita modalità Custom Versus, la cui unica differenza dal classico Vs. Mode è quella appena descritta. Di nuovo, gran parte della longevità e del divertimento vengono a perdersi se il titolo è pensato dal giocatore come solo Single Player, sebbene la modalità storia permetta di giocare con 12 personaggi diversi inizialmente, al fine di sbloccarne altrettanti (con qualche PG segreto, ovviamente), pur accompagnando le battaglie con intermezzi narrativi poco consistenti e relativamente inutili. Le modalità sopra descritte vanno integrate con un Survival Mode (irrinunciabile, vista la sua introduzione in tutti i capitoli della saga principale), nascosto fra i meandri della sezione storia: lo stesso, minuscolo vecchio che in Samurai's Destiny vi trasportava nel mondo infernale vi chiederà, occasionalmente e senza seguire criteri predefiniti, se vorrete tentare l'impresa anche in Blade Warriors (l'accesso a questa zona è piuttosto utile per la collezione di anime, piuttosto che di oggetti). Il comparto tecnico di Blade Warriors non regge minimamente il confronto con quello di Demon Siege, uscito quasi in contemporanea per il mercato Europeo. La grafica delle locazioni è dettagliata e pulita, ma poco si spreca in virtuosismi di luce o altri effetti. Le animazioni dei personaggi, sebbene fluide, sono poco variabili e non sempre realistiche, e qualche imperfezione nelle collisioni poligonali salta fuori al momento dei passaggi planari. Il frame rate, infine, viene a perdere la sua costanza proprio dove dovrebbe rimanere più saldo (almeno idealmente): nei casi di numerose entità fisiche in gioco. La resa è comunque funzionale, ma non eccelsa. Il comparto sonoro è ancor più bistrattato, e l'unico punto a favore sono le musiche che accompagnano il gioco: il parco di campionature degli effetti è piuttosto ridotto ed la localizzazione impietosa (senza un minimo di coordinazione) lascia pensare ad un “Local Porting” troppo veloce e approssimativa. Onimusha: Blade Warriors si propone dunque come un esperimento, lanciato sul mercato con qualche mese di anticipo rispetto al tempo necessario per una maggior cura dei dettagli. Il coraggio di Capcom è comunque da premiare, nella speranza che titoli del genere possano prendere piede e diffondersi soprattutto con l'avvento della prossima console Sony (chissà, magari dotata di quattro uscite Pad). BW è un titolo molto interessante per chi ha da intrattenere molte persone e sfrutta pesantemente il multiplayer (soprattutto per chi si dichiara orgogliosamente Offline Gamer), mentre rimane una buona fonte di intrattenimento non impegnato per tutti gli altri che, tuttavia, possono, senza fretta, prima dedicarsi al capitolo conclusivo della saga.
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Recensione Onimusha: Blade Warriors
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Spin Off, Nintendo
Blade Warriors è un progettoWay
interessante, sebbene attualmente impossibilitato a raggiungere i vertici del
successo e, di conseguenza, ad evolversi per sviluppare un concetto di gioco ad
oggi solo abbozzato. Lo spin off di Onimusha cerca, difatti, di sfruttare il
successo della saga per portare su Ps2 una sorta di Super Smash Bros. all'arma
bianca, che necessita, giocoforza, di una mentalità ludica piuttosto estranea al
panorama di titoli che si apre dalle vette del nero monolite Sony: come la
celeberrima produzione della grande N sopra citata, l'occidentalizzazione di
“Buraiden” implica un massiccio uso del multiplayer, ponendosi in sostanza come
“gioco di compagnia”. Di contro, la tendenza delle SoftCo a studiare titoli
prevalentemente godibili in single player è sottolineata dallo scarso successo
dell'Online Gaming e, se vogliamo, pure dal numero di Controller direttamente
collegabili alla console, che - fra l'altro- ostacola non poco la possibilità
di vedere su schermo 4 giocatori contemporaneamente, come la confezione di BW
propone vistosamente e la pubblicità sottolinea. Il fulcro del gameplay è ben
riconoscibile in un picchiaduro poco profondo per varietà di mosse in modo da
essere immediato e frenetico. Un unico tasto permette di attaccare con l'arma
equipaggiata, proponendo varie soluzioni di Combo a seconda dei tempi di
pressione e dei tasti direzionali associati al colpo. E' inoltre possibile
sferrare attacchi fisici (calci), per stordire l'avversario o interrompere una
sequenza. Un tasto dorsale per le parate permette una difesa che necessita si
tempismo impeccabile, mentre tutto il movimento è gestito dalla leva analogica
(tranne il salto, anche quello associato alla pressione di un pulsante).
Rispetto alle arene bidimensionali di SSBM, tuttavia, Blade Warriors propone
locazioni pluri-planari, sviluppate non solo in altezza ma anche in profondità,
in cui è possibile muoversi seguendo le linee guida dei piani principali: lo
spostamento da un piano all'altro è affidato al classico Quadri-Pad. Ovvio che
il parco mosse a disposizione di ogni personaggio non si esaurisce in semplici
fendenti e affondi, ma gode di numerosi “Special Attack” ad area, spesso
collegati con un potere elementale. Inoltre, nelle locazioni è possibile trovare
vari oggetti, da sfruttare immediatamente nel corso della battaglia o conservare
per il futuro (il gioco propone un interessante sistema di crescita del
personaggio), che variano da erbe medicinali ad armi da fuoco (in rari casi
nuovi oggetti da equipaggiare, comprese spade). Lo sviluppo ruolistico a cui
sopra si è accennato viene gestito col metodo classico che contraddistingue
Onimusha: la collezione di anime. Al termine di ogni battaglia (nello Story
Mode) il giocatore ha la possibilità di acquistare nuove forniture o di spendere
i “Soul Points” per incrementare i parametri di attacco, difesa, potere magico.
E' poi possibile sfruttare il personaggio “costruito” con fatica in un apposita
modalità Custom Versus, la cui unica differenza dal classico Vs. Mode è quella
appena descritta. Di nuovo, gran parte della longevità e del divertimento
vengono a perdersi se il titolo è pensato dal giocatore come solo Single Player,
sebbene la modalità storia permetta di giocare con 12 personaggi diversi
inizialmente, al fine di sbloccarne altrettanti (con qualche PG segreto,
ovviamente), pur accompagnando le battaglie con intermezzi narrativi poco
consistenti e relativamente inutili. Le modalità sopra descritte vanno integrate
con un Survival Mode (irrinunciabile, vista la sua introduzione in tutti i
capitoli della saga principale), nascosto fra i meandri della sezione storia: lo
stesso, minuscolo vecchio che in Samurai's Destiny vi trasportava nel mondo
infernale vi chiederà, occasionalmente e senza seguire criteri predefiniti, se
vorrete tentare l'impresa anche in Blade Warriors (l'accesso a questa zona è
piuttosto utile per la collezione di anime, piuttosto che di oggetti). Il
comparto tecnico di Blade Warriors non regge minimamente il confronto con quello
di Demon Siege, uscito quasi in contemporanea per il mercato Europeo. La grafica
delle locazioni è dettagliata e pulita, ma poco si spreca in virtuosismi di luce
o altri effetti. Le animazioni dei personaggi, sebbene fluide, sono poco
variabili e non sempre realistiche, e qualche imperfezione nelle collisioni
poligonali salta fuori al momento dei passaggi planari. Il frame rate, infine,
viene a perdere la sua costanza proprio dove dovrebbe rimanere più saldo (almeno
idealmente): nei casi di numerose entità fisiche in gioco. La resa è comunque
funzionale, ma non eccelsa. Il comparto sonoro è ancor più bistrattato, e
l'unico punto a favore sono le musiche che accompagnano il gioco: il parco di
campionature degli effetti è piuttosto ridotto ed la localizzazione impietosa
(senza un minimo di coordinazione) lascia pensare ad un “Local Porting” troppo
veloce e approssimativa. Onimusha: Blade Warriors si propone dunque come un
esperimento, lanciato sul mercato con qualche mese di anticipo rispetto al tempo
necessario per una maggior cura dei dettagli. Il coraggio di Capcom è comunque
da premiare, nella speranza che titoli del genere possano prendere piede e
diffondersi soprattutto con l'avvento della prossima console Sony (chissà,
magari dotata di quattro uscite Pad). BW è un titolo molto interessante per chi
ha da intrattenere molte persone e sfrutta pesantemente il multiplayer
(soprattutto per chi si dichiara orgogliosamente Offline Gamer), mentre rimane
una buona fonte di intrattenimento non impegnato per tutti gli altri che,
tuttavia, possono, senza fretta, prima dedicarsi al capitolo conclusivo della
saga.
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