Open Country Recensione: sopravvivere a Madre Natura

Finalmente è giunto il momento di rivelarvi le nostre impressioni dopo le ore passate nelle lande selvagge di Open Country.

Open Country
Gameplay: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Poche settimane fa ci siamo avventurati nelle lussureggianti terre selvagge del Nord America anticipandovi alcune caratteristiche della nuova fatica di FunLanbs nella nostra prova di Open Country. Riprendiamo brevemente le nostre osservazioni, così da chiarire gli spunti da cui ha avuto origine la nostra recensione di quest'avventura a mondo aperto. Siete pronti a infilarvi gli scarponi e a seguirci nelle nostre peregrinazioni? Bene, zaino in spalla, si parte.

    Tutti in gita!

    Open Country sembra essere il risultato di un lavoro di taglio e cucito. Il titolo si presenta come un peculiare connubio di meccaniche di gioco estrapolate da diversi generi videoludici: dal survival all'hunting game, il tutto calato in una cornice open world. Questi, in sostanza, sono i pilastri che sostengono l'esperienza di gioco proposta dal team di sviluppo rumeno. Addirittura, potremmo persino leggere quei tre elementi come una sorta di matrioska in cui ogni aspetto viene contenuto in un altro. Il primo contenitore, il più ampio e "avvolgente", in grado di abbracciare gli altri due è senza dubbio quello open world.

    Il viaggio del nostro alter ego digitale si dipana attraverso diversi - enormi - biomi, sbloccabili progressivamente completando le missioni affidateci dagli abitanti della sperduta cittadina immersa nella wilderness statunitense. Gary l'oste, il ranger del parco ed altri personaggi che incontriamo nel corso delle ore, infatti, chiedono tutti aiuto al ragazzo di città per portare a termine incarichi sempre più impegnativi e pericolosi. Questo impalpabile canovaccio su cui si adagia l'esperienza di Open Country rimane ovviamente sullo sfondo ma, al contrario di quanto potete pensare, non è allestito solo per imbellettare la scena. Anzi, con una tale struttura, il team di sviluppo ha in realtà avuto una felice intuizione: ovvero quella di dare al giocatore degli obiettivi e delle ricompense precise. In questo modo infatti vengono raggiunti due nobili scopi: anzitutto dare un senso di progressione ma, soprattutto, mitigare - almeno in parte - la sensazione di spaesamento che si prova non appena si mette piede in uno dei biomi.

    A colpire, infatti, è l'estensione di ogni ambiente naturale presente nel gioco. Le tre location (Colli tranquilli, Valle di Tumnus e Valle del Picco Innevato) sono tutto sommato ben caratterizzate ma, soprattutto, davvero sconfinate, tanto che percorrerle a piedi può davvero essere un'impresa ardua e non priva di rischi.

    Gli sviluppatori, come vedremo tra breve, hanno cercato di rendere meno pesante anche questo aspetto. Nel tentativo di agevolare gli spostamenti è infatti consentito sfruttare alcuni veicoli (anch'essi diverranno disponibili solo dopo aver portato a termine degli incarichi) come un quad, una motoslitta e una piccola barca per la pesca. La presenza di obiettivi e mansioni chiare, insomma, consente non solo di dare uno scopo alla propria sessione di gioco, ma anche di orientarsi nella natura selvaggia senza pericolose divagazioni.

    Non solo: concludendo con successo gli incarichi il nostro cacciatore digitale guadagna soldi e punti esperienza. In questo senso tre sono i rami dello skill tree a nostra disposizione. I talenti connessi alle diverse tipologie di armi sono 11, quelli per la sopravvivenza addirittura 17 e le abilità di costruzione si riducono a un paio.

    Ognuna di queste abilità possiede tre ulteriori slot dedicati al potenziamento. Inoltre, il denaro guadagnato vendendo materiale o completando le missioni permette di acquistare equipaggiamento di qualità superiore, come armi più precise e abbigliamento resistente, necessario per tenere sotto controllo la temperatura corporea del nostro personaggio. Già, perché una volta soli in mezzo alla natura sopravvivere non è assolutamente uno scherzo. Questo, va sottolineato, principalmente a causa di scelte piuttosto discutibili evidentemente operate in fase di sviluppo.

    Bear Grylls...chi?

    Gli altri due pilastri a sostegno dell'impianto ludico di Open Country sono sostanzialmente quelli relativi alle dinamiche survival e le meccaniche tipiche degli hunting game. Proprio qui, purtroppo, si annidano le principali magagne che incrinano la qualità generale e le ambizioni del titolo. Una volta partiti per una missione, infatti, dobbiamo tenere costantemente d'occhio i parametri vitali del personaggio: temperatura corporea, fame, sete, resistenza e riposo.

    Divengono quindi fondamentali tanto l'esplorazione quanto la raccolta di risorse naturali da utilizzare per il crafting e, ovviamente, di provviste per riempire lo stomaco. Nulla di nuovo, insomma, per quel che concerne il concetto di "survival game". Sulle prime, raccogliere legno e rami, pietre e foglie si rivela un'attività, tutto sommato, soddisfacente e capace di darci un senso di appagamento. Potremo dunque costruirci un riparo per riposarci e cucinare ciò che si raccoglie (come i funghi), oppure avremo modo di dedicarci alla caccia e alla pesca in modo da avere nuove provviste con cui continuare il viaggio. L'attività di crafting, altrimenti definito "bushcraft", in Open Country risulta ben implementata nel contesto, curata e anche piuttosto profonda. I rifugi e i fuochi da campo possono essere migliorati e ampliati sino a trasformare i campi base in luoghi in cui depositare risorse e migliorare la propria capacità di recupero fisico.

    Inoltre in questi "hub" si possono creare stecche, bende e unguenti naturali per combattere gli effetti negativi che rischiano di portare rapidamente alla morte come parassiti (contratti ovviamente bevendo acqua non depurata), avvelenamento da cibo (i funghi crudi, si sa, sono micidiali), storte e fratture.

    Purtroppo, però, passando sempre più giorni nella natura selvaggia, ci si rende tristemente conto che la gestione dei parametri vitali e delle risorse raccolte non è per niente bilanciata. Ciò, come anticipavamo, incrina tutta la struttura messa in piedi dal team di sviluppo.

    I parametri calano troppo rapidamente e in maniera abbastanza anomala. Una volta che uno solo di questi raggiunge livelli bassi o critici, infatti, si entra in un circolo vizioso da cui è quasi impossibile sfuggire. La fame atavica del protagonista, ad esempio, sembra venire appagata solo attraverso la continua ingestione di cibo. Risorsa giocoforza difficile da avere sempre a portata di mano, perché presuppone una ciclica attività di cacciagione o di raccolta che, però, consuma rapidamente altri indicatori come il sonno e la sete.

    Se il personaggio è affamato in ogni caso non può dormire e, soprattutto, inizia ad avere la vista pesante e offuscata: un malus che impedisce di procacciare le risorse in modo efficiente. Inoltre, per potersi permettere un accampamento e un fuoco scoppiettante è necessario un dispendio di risorse troppo elevato rispetto ai vantaggi sperati.

    L'unica possibilità per avere qualche chance di portare a casa la pelle è quella di procedere a piccoli passi, costruire ripari con frequenza, sostare lungamente in una singola area alla spasmodica ricerca di risorse, per poi procedere di qualche centinaio di metri prima di doversi fermare nuovamente e ricominciare tutto da capo. Un approccio "survival" un po' troppo raffazzonato ed estremo, insomma, che si rivela a lungo andare davvero frustrante persino per la stessa filosofia che dovrebbe permeare Open Country, già di per sé non propriamente fondata su un ritmo frenetico.

    Caccia & Pesca sport

    A fianco del pilastro survival - sicuramente il più debole dei tre - troviamo ovviamente quello che sostiene le meccaniche tipiche degli hunting game. In questo caso le cose vanno leggermente meglio, nonostante l'intima connessione con le dinamiche di sopravvivenza impedisce alla fase di caccia di spiccare per qualità.

    Una volta partiti alla ricerca della preda (ogni bioma presenta ovviamente una vasta varietà di animali selvatici presenti solamente in quell'ambiente) è necessario seguirne le tracce, fare attenzione a dove tira il vento per evitare di essere scoperti dall'odore e tenere sott'occhio altri due indicatori come quello della "furtività" e soprattutto del rumore. Le prede, infatti, reagiscono in modo piuttosto verosimile all'intruso, dandosi alla fuga non appena scatta l'allarme (come ad esempio un richiamo o uno stormo di uccelli spaventati). Il climax dell'attività venatoria - ovvero lo sparo o la scoccata dell'arco - non soffre di particolari problemi, fortunatamente. Per quanto riguarda, invece, l'attività di pesca, si può costruire anche una canna improvvisata, calare l'amo in qualsiasi specchio d'acqua e scegliere il tipo di esca, tra una viva o una di plastica, selezionare la canna più adatta per l'attività e la tecnica che si vuole usare. Considerate nel loro complesso la fase di caccia e di pesca sono forse le più riuscite dell'intera offerta ludica di Open Country. Si vede, insomma, l'esperienza pluriennale dei ragazzi di FunLabs in tale campo.

    A caccia del bug selvaggio

    I biomi di Open Country, come dicevamo, possono essere una trappola mortale per tutti coloro che li vivono alla leggera. Ad aumentare il tasso di difficoltà, però, non ci pensa solo l'anomalia che colpisce i parametri vitali del personaggio. Il titolo infatti soffre di svariati bug e di una gestione della fisica non proprio cristallina.

    Alcuni di questi ci hanno infatti impedito di cacciare o raccogliere risorse, mentre i movimenti del protagonista risultano talmente ingessati che in più di un'occasione ci hanno causato particolari problemi, come cadute accidentali e conseguenti fratture (nonché diverse morti del tutto gratuite). Lo stesso, in parte, può essere sottolineato anche per i veicoli. Il sistema di guida è davvero scomodo e sembra essere stato implementato solo per cercare di mitigare in qualche modo la dispersività dell'ambiziosa scommessa "open world" proposta attraverso mappe sconfinate.

    Open Country Open CountryVersione Analizzata PCIl nuovo titolo dei FunLabs colpisce soprattutto per l’ambizione. Lo studio di sviluppo, infatti, per la prima volta osa uscire dalla comfort zone che da anni caratterizza gli hunting game e propone al pubblico una curiosa commistione tra open world, dinamiche estrapolate dai survival e meccaniche tipiche di un qualsiasi hunting game. Il grosso problema di quest'opera dal budget palesemente contenuto, è che la commistione di generi si raggruma in un mix poco coeso e, soprattutto, sbilanciato. Ad affossare qualsiasi buona idea ci pensano le dinamiche survival, calibrate in modo del tutto arbitrario e in grado di rovinare più di una sessione di gioco. Al netto di queste problematiche (che reputiamo risolvibili attraverso precisi fix e update), Open Country può essere considerato un discreto open world dai ritmi compassati e caratterizzato da diverse buone intuizioni non sviluppate appieno (o implementate in maniera poco coerente), adatto a chi ama gli hunting game non troppo tecnici.

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