Recensione Operation Winback 2 - Project Poseidon

Agenti speciali contro terroristi, chi vincerà la sfida?

Recensione Operation Winback 2 - Project Poseidon
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    Non sempre un sequel nasce da un grande successo. A volte, per qualche strana ragione, le case di produzione ripropongono un franchise anche quando questo si è dimostrato poco redditizio: è il caso di Operation Winback, discreto action-stealth uscito qualche anno fa su Playstation 2 con l’intento di proporsi come valida alternativa a quel capolavoro di Metal Gear Solid che regnava in maniera incontrastata sul genere in questione. Pur non avendo raggiunto grandi risultati con il primo episodio, KOEI ha deciso di ritentare la via dello spionaggio con questo nuovo prodotto, Operation Winback 2 - Project Poseidon apportando modifiche e aggiunte in grado di migliorarne la reputazione. Semplice masochismo o intuizione vincente?

    007 POCO CONVINCENTI

    Se dovessimo fermarci alla prima impressione, questo titolo sarebbe spacciato ancor prima di essere inserito nella console. L’esperienza insegna, tuttavia, a non fidarsi mai delle apparenze e a farsi un’idea del titolo solo dopo averlo oggettivamente toccato con mano e quindi, nonostante una certa diffidenza iniziale, siamo pronti ad effettuare la prova. Dopo un logorante e interminabile tutorial con cui vengono dispensati tutti i trucchi del mestiere (un’ora di orologio per spiegare quattro azioni in croce!!), arriva finalmente il momento di entrare nei panni dei super agenti Craig Contrell, Nick Bruno e Mia Cabrera e sgominare la solita banda di terroristi senza scrupoli. Come ogni agenzia governativa che si rispetti, la squadra Crisis Response dispone dei più sofisticati strumenti di lotta al crimine, a cominciare dalle armi in dotazione, suddivise in due categorie principali (da “lancio” e da fuoco) studiate per offrire un approccio diverso alle varie circostanze.


    Purtroppo la realtà si dimostra immediatamente ben diversa dalle intenzioni poiché, salvo qualche rara eccezione (es. il fucile con mirino telescopico), utilizzare la semplice pistola o il fucile automatico o magari anche una devastante granata nei casi più estremi, il risultato non cambia: le situazioni in cui vi troverete a confrontarvi nel corso delle 30 missioni della modalità singola sono pressoché una identica all’altra. Pur essendo suddivise in vari scenari aventi finalità e caratteristiche differenti, le azioni che sarete chiamati a compiere saranno sempre incentrate, salvo la liberazione di qualche ostaggio o l’attivazione/distruzione di qualche pannello elettronico, sul continuo e irrazionale sparare-ripararsi-correre collezionando di tanto in tanto qualche punto energia o informazione preziosa allo svolgimento della scheletrica trama. Ma andiamo con ordine.

    Va detto innanzitutto che l’equipaggiamento iniziale di cui l’eroe di turno dispone, cambia a seconda della missione che si andrà ad affrontare ed è limitato, il che ammonisce il giocatore ad utilizzare con parsimonia le munizioni fintanto che non si imbatte in qualche losco figuro al quale sottrarle una volta arrestato. Questo aspetto è molto interessante poiché introduce un regola molto importante dell’economia di gioco ovvero, cercare di catturare tutti i malviventi vivi: a tal fine, ogni volta che si aggancia un bersaglio tramite il tasto dorsale R1, la zona del corpo selezionata lampeggia in rosso, indicando approssimativamente all’utente il punto in cui andrà a colpire (gambe, braccia, addome, testa e così via). Il vantaggio nel risparmiare le vite dei vostri nemici è duplice perché, oltre a conquistare un punteggio maggiore alla fine del livello, permettere di entrare in possesso delle loro armi, cosa che -inspiegabilmente- non avviene quando li eliminate. Perché le armi svaniscano assieme alla vita del loro possessore rimane un mistero sul quale è meglio sorvolare, passando invece alla caratteristica più importante ed originale di questa produzione: il route system che comporta l’obbligo tassativo di portare a termine ogni missione parallelamente al proprio compagno. In pratica ogni stage si divide in due percorsi alternativi (Route A e Route B) assegnati, indipendentemente dalla volontà del giocatore, a due diversi personaggi che devono raggiungere obiettivi separati in stretta collaborazione tra loro come, ad esempio, sbloccare porte per consentire all’altro di accedere a certe aree oppure offrire fuoco di copertura al proprio collega posizionandosi alle spalle delle schiere avversarie, un po’ come avviene in Time Crisis, mentre questi li affronta frontalmente. Nonostante venga spesso assegnato un tempo minimo per compiere operazioni di sbloccaggio, assistenza o di distruzione -quelle che a video appaiono come Unlock, Assist e Destroy- la velocità con cui si adempie al proprio dovere nella Route A, seppur oggetto di valutazione, non incide direttamente nell’avanzamento all’interno del Route B, indi per cui, tenendo d’occhio il timer ovviamente, potete benissimo fare a meno di correre come pazzi per raggiungere lo scopo prefissato.

    Un collegamento più forte si riscontra invece per quanto riguarda l’energia dei due soggetti in quanto al secondo vengono assegnati i punti energia rimasti al primo, il che purtroppo non sempre rappresenta una condizione ragionevole sia per la grande mole di nemici con i quali bisogna fare i conti sia per la fastidiosa assenza di checkpoint tra una missione e l’altra. Non sempre infatti è possibile sottrarsi al fuoco ostile riparandosi dietro una cassa o rotolandosi rapidamente a terra (entrambi eseguibili premendo il tasto X) e spesso, per quanto brevi e sempliciotti, i livelli mettono a dura prova i nervi dell’utente, costretto in più di un’occasione a pagare a caro prezzo ogni minimo errore ripetendo l’intero tragitto dall’inizio. L’eccessiva rigidità di alcuni movimenti, come ad esempio, lo sparare con le spalle al muro o accovacciati dietro a qualche riparo di fortuna, non migliora certo le cose ma, al contrario, contribuisce a rendere drammatici i frangenti in cui piovono pallottole da tutte le parti; per contro, in certi momenti ci si trova di fronte ad un solo nemico (ebete per giunta) ed è sufficiente avvicinarsi con le dovute cautele per coglierlo di sorpresa e neutralizzarlo a mani nude. Quest’ultima considerazione mette in luce uno dei grandi difetti di questo titolo: uno sbilanciamento totale delle situazioni di gioco e nei comportamenti degli oppositori che o si accorgono immediatamente della vostra presenza o si guardano intorno smarriti chiedendosi “who’s there?” quando vi trovate proprio sotto il loro occhi.

    Come avrete intuito, l’intelligenza artificiale dei terroristi è, insieme all’intero comparto tecnico del resto, l’enorme nervo scoperto di Operation Winback 2 - Project Poseidon. Oltre ad essere praticamente identici nell’aspetto, essi si limitano a compiere ciclicamente le stesse semplicissime azioni quali caricare, sparare ed inveire; il tutto con una cadenza vergognosamente imbarazzante che li rende oltremodo prevedibili e fastidiosi. La scarsa qualità della texture, unita all’anonimia cromatica e strutturale delle ambientazioni, fondamentalmente costituite da corridoi e stanze via via sempre più grandi e complessi, affianca un sonoro spaventosamente scadente. Il doppiaggio in inglese, che tutto sommato si comporta benino per i tre personaggi principali (anch’essi poco caratterizzati e definiti), è invece scandalosamente approssimativo per i nemici, che al massimo vi insultano con degli inespressivi “pig”, “prepare to die” o “you bastard” o vi regalano, di tanto in tanto, anche qualche piccola perla tipo “I know you’re there”. Togliendo qualche piccolo effetto sonoro legato agli spari ed alle esplosioni, tutto quello che vi rimane è costituito da una serie di musichette fastidiosissime e ripetitive fino all’inverosimile che, invece di allietare il giocatore nell’impresa, finiscono solamente per irritarlo.

    L’unica ancora di salvezza in questo mare di negatività è rappresentata dall’opzione multiplayer offline che permette di ingaggiare sfide fino ad un massimo di quattro giocatori in una delle 4 modalità disponibili (Deatmach, Blast Happy, Sniper Battle e Survival Battle); il che se non altro si rivela, ovviamente con gli stessi limiti ludici, leggermente più divertente e duraturo della brevissima avventura solitaria ma ugualmente poco stimolante.

    Operation Winback 2 - Project Poseidon Operation Winback 2 - Project PoseidonVersione Analizzata PlayStation 2Questa volta KOEI ha fatto proprio un buco nell’acqua. Nonostante i buoni propositi, Operation Winback 2 - Project Poseidon è un prodotto mediocre sotto ogni punto di vista che sfrutta a malapena qualche idea potenzialmente vincente perdendosi, nel contempo, in un’infinità di difetti ed imperfezioni. Grafica e sonoro di basso livello, longevità ridicola, gameplay monotono: ce n’è abbastanza per bocciare questo titolo su tutta la linea con la speranza che un voto così basso sproni gli sviluppatori a fare molto, ma molto meglio la prossima volta. Ma ci sarà davvero una prossima volta? Con questi presupposti speriamo proprio di no.

    5

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