Recensione Orgarhythm

Un gioco che mischia strategia e ritmi coinvolgenti

Recensione Orgarhythm
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Disponibile per
  • PSVita
  • Dopo mesi di comunicati stampa velati e misteriosi Orgarhythm ha finalmente raggiunto lo store digitale di Sony. Il titolo segna l’esordio per l’appena nata Neilo, team di sviluppo fondato da un vero veterano del mondo dei videogiochi: Tak Hirai. Dietro a questo nome si celano numerosi prodotti tra i quali l’indimenticabile Shenmue, Meteos e Space Channel.
    Centellinando news e aggiornamenti, gli addetti ai lavori erano riusciti a creare un certo interesse attorno al progetto, acuito probabilmente dal fatto che di fronte alle sempre più rare esclusive PlayStation Vita gli utenti sono sempre curiosi e bendisposti, consapevoli che la console, di questi tempi, necessita nella maniera più assoluta di titoli di un certo peso.
    Fatto sta che, con simili premesse, tutti si aspettavano un prodotto curato e ben sviluppato. Purtroppo la realtà dei fatti è ben diversa: pur proponendo un concept piuttosto intrigante, Orgarhythm soffre di troppe pecche per risultare appagante sulla lunga distanza.

    Divinità danzerine, soldati sordi al ritmo e agli ordini

    Per descrivere velocemente ed efficacemente Orgarhythm basterebbe dire che si tratta di un Patapon con grafica in 3D. La creatura di Neilo fonde strategia e rhythm game: il successo dipenderà sia dalla rapidità con cui prenderete le decisioni, sia dall’abilità che avrete nel tenere il ritmo.
    Nell’avventura impersonerete una divinità benevola, in lotta contro il fratello intenzionato a distruggere il creato. Per sopraffarlo e sgominare le sue armate avrete due armi: uno sparuto gruppo di valorosi e il potere della musica. Ogni livello vedrà il dio muoversi automaticamente lungo un sentiero già tracciato, sul quale troverà ad attenderlo mostruosità varie e l’immancabile boss di fine livello. L’unica capacità di intervento permessa al giocatore è relativa agli ordini che impartirete ai soldati. Con un tocco sul touch-screen attiverete la sequenza di comandi che vi permetterà, in tre passaggi, di guidare ogni attacco.
    In primis dovrete selezionare il tipo d’unità. Queste sono divise in colori (il rosso del fuoco, il blu dell’acqua e il giallo della terra) e ognuna si rivela più efficace contro un certo tipo di nemici nel pieno rispetto del proprio orientamento elementale. Secondariamente andrà scelto il tipo d’offensiva: corpo a corpo, a distanza o sfruttando lente ma devastanti catapulte. Anche in questo caso l’approccio andrà scelto in base alla situazione. Infine, tracciando delle linee sul touch-screen, si tratterà di indicare ai soldati la zona da raggiungere.

    In tutto questo, naturalmente, non va dimenticato che avete a che fare con un gioco musicale: impartire gli ordini a tempo di musica non solo renderà più veloci e potenti le truppe, ma le farà aumentare in numero e incrementerà a dismisura il punteggio. Dal momento che il game over combacia con la morte della divinità, sarà di vitale importanza muovere i soldati con raziocinio ed efficacia, senza mai perdere il ritmo, che equivale a vederli rallentare e soffrire maggiormente le offensive nemiche.
    Inoltre, nel corso dei livelli, riempiendo una specifica barra potrete contare su alcuni poteri che doneranno bonus all’avatar e al suo seguito: si va dal classico recupero di salute, al potenziamento della difesa e così via.
    Sulla carta si tratta di un prodotto che ricicla di sana pianta l’idea alla base di Patapon, sostituendo la grafica in 2D e i pulsanti con il 3D e un sistema di controllo totalmente touch. Se il tutto funziona alla grande nella produzione Sony, cosa è andato storto in Orgarhythm?
    Tanto per cominciare la formula mostra il fianco a una certa ripetitività di fondo. Per quanto le boss battle si dimostrino ben architettate e impegnative al punto giusto, la mancanza di profondità ed il riciclo di unità nemiche, fanno sì che alla lunga il tutto si tramuti in un’ossessiva pressione sul touch-screen a tutto svantaggio delle ambizioni strategiche del titolo.
    Il caos che si genererà spesso e volentieri sullo schermo peggiora le cose. Fagocitati da effetti speciali, barre di vita e pulviscoli colorati, perderete di vista i vostri soldati e i nemici, senza avere la possibilità di monitorare l’andamento dello scontro.

    Il difetto maggiore tuttavia è riscontrabile nella sensazione, sempre presente, di non avere mai il completo controllo sulle truppe. Indipendentemente dalla vostra capacità di tenere il ritmo, i soldati si muoveranno sempre con un certo impaccio e ritardo, vanificando spesso le vostre strategie e costringendovi a correre ai ripari disordinatamente. Soprattutto ai livelli di difficoltà maggiori la situazione diventerà veramente difficile, lasciandovi in balia del caso piuttosto che aprendo alla possibilità di imbastire ragionate pianificazioni.
    Come se ciò non bastasse, l’avventura principale può essere portata a termine in cinque o sei ore al massimo: per un gioco che vi costerà quindici euro ci sembra senza mezzi termini troppo poco.
    A mitigare la situazione in questo senso ci pensano due modalità multiplayer alternative: una cooperativa, ambientata però negli stessi livelli del gioco in singolo, e una competitiva. Purtroppo anche qui i difetti riscontrati si ripresentano praticamente immutati e potendo contare solo sulla modalità "ad hoc" le possibilità di incontrare e sfidare un amico si riducono al minimo.
    Anche graficamente non siamo certo di fronte a un capolavoro. Lo stile è poco ricercato, le texture sgranate e i modelli poligonali sono mossi da animazioni piuttosto rozze. Si salva il sonoro: le musiche spaziano dall’elettronica al rock e sebbene non tutte possano dirsi esaltanti, sono caratterizzate da un buon ritmo.

    Orgarhythm OrgarhythmVersione Analizzata PlayStation VitaOrgarhythm è la brutta copia di Patapon. Il prodotto di Neilo non solo ruba di sana pianta l’idea alla base del brand di Sony, ma a causa di diversi difetti né svaluta il concept. Più di altre cose, a lasciare sbalorditi è la costante sensazione di non avere il totale controllo sulle proprie truppe. Nell’incapacità di creare strategie effettivamente funzionali, il tutto si riduce a un noioso e ripetitivo picchiettare sul touch-screen: a poco servono le tracce comunque di buona fattura. Orgarhythm è quindi sconsigliato sia ai curiosi sia agli amanti del genere. Siamo sicuri che Sony sta preparando il ritorno in grande stile di Patapon: vi conviene risparmiare e attendere con fiducia.

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