Orwell Ignorance is Strength: Recensione Episodio 3 (Synthesis)

Orwell Ignorance is Strength si conclude con un episodio che conferma gran parte dei dubbi maturati nel corso delle ultime settimane...

Orwell Ignorance is Strength: Recensione Episodio 3 (Synthesis)
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  • Dopo settimane passate a cospargere la rete di The Nation di fiele antidemocratico, siamo finalmente giunti all'episodio conclusivo di Ignorance is Strenght, sequel di uno dei titoli più sorprendenti dello scorso 2016. Con un'eredità così pesante sulle spalle, il secondo capitolo di Orwell aveva il duplice compito di rinnovare la formula di base del titolo, e di offrire un degno seguito alle vicende narrate nella nostra prima avventura al servizio di un totalitarismo distopico altamente suggestivo. Arrivati dunque al termine di questo nuovo viaggio all'insegna della manipolazione informatizzata, è giunto il momento di stabilire se i ragazzi di Osmotic Studios siano riusciti nell'impresa di doppiare gli apici qualitativi raggiunti dal primo Orwell.
    In una sola parola? No.

    Sintesi

    L'episodio conclusivo di Orwell: Ignorance is Strenght ci cala nuovamente nei panni di uno dei custode della beata inconsapevolezza imposta, a colpi di mezze verità e comode bugie, ai cittadini di The Nation, cuore battente di una distopia che, dietro l'illusione del libero pensiero, nasconde un mostro pronto a ghermire ogni forma di dissidenza. Synthesis si apre all'indomani del nostro terzo giorno di lavoro come agenti di The Office, una divisione governativa super segreta incaricata di proteggere gli interessi del paese tramite il controllo e la manipolazione delle informazioni.

    Dopo aver tentato di isolare e mettere alle strette la "voce del popolo" Raban Vhart, incrollabile oppositore delle macchinazioni tentacolari di The Nation nonché principale "antagonista" di Ignorance is Strenght, questa volta le nostre mire si fanno ancora più oscure e apertamente malevole. In linea con il tema portante di questo secondo capitolo, il nostro compito sarà dunque quello di assemblare vere e proprie "fake news" per distruggere ogni briciolo della credibilità del giornalista, tessendo una fitta rete di menzogne grazie allo spaventoso "Infuencer Tool". Questo strumento rappresenta la novità più eclatante tra quelle offerte dal comparto ludico di Orwell: Ignorance is Strenght, e introduce una meccanica inedita che permette al nostro agente di utilizzare i blocchi di informazioni per mettere insieme notizie e voci di corridoio utili a confutare e controbattere ognuna delle tesi avanzate da Vhart. Tra attacchi personali, illazioni trasversali e malignità travestite, ci troveremo versare icore velenoso tra le maglie della rete, sfruttando i social come armi di disinformazione di massa, con un corso d'azione che risuona fortemente degli echi di un'attualità preoccupante. Pur non discostandosi molto dalle meccaniche base del gameplay di Orwell, le dinamiche legate all'Influencer Tool (la cui attivazione richiede un'ora di tempo in-game) contribuiscono ad accelerare i ritmi delle fasi conclusive dell'avventura, seppur non in maniera uniforme. Come succedeva nel secondo capitolo, infatti, la necessità di dover fare i conti con termini temporali più stringenti corrisponde, di contro, a una maggiore difficoltà nell'ottenere informazioni utili all'obiettivo del momento, che rende la progressione più farraginosa e alimenta la sensazione di essere alle prese con un sistema di gioco fortemente arbitrario. In diversi casi la nostra effettiva libertà di scelta apparirà ridotta all'osso, e ci troveremo praticamente costretti a procedere lungo un percorso apparentemente univoco. Seppur intriganti, le nuove meccaniche introdotte dall'Influencer Tool sembrano inoltre arrivare troppo tardi, e lasciano il giocatore a chiedersi se non sarebbe stato meglio mettere a disposizione questo strumento sin dall'inizio. Un dubbio cui fa eco l'impressione di trovarsi di fronte a una sceneggiatura che, specialmente nelle sue battute conlusive, appare un po' affrettata, sulla strada verso una manciata di finali che, per quanto efficaci, mancano della forza di quelli offerti dal primo capitolo di Orwell.

    Più in generale, se confrontato con quello di Keeping an Eye On You, il panorama narrativo di Ignorance is Strenght esercita un impatto meno vigoroso sull'immaginario del giocatore, alle prese con una posta di ben altra portata. Va comunque detto che il passaggio dalla lotta al terrorismo ai giochi di una politica perversa rende il tutto decisamente più "orwelliano", a scapito però della gamma di sfumature morali che caratterizzano l'agire quotidiano del nostro agente. Le azioni che ci troviamo a compiere nel gioco non si muovono più tra gli spazi grigi dell'etica, ma appaiono indiscutibilmente malevole, dando vita a una dualità metaludica piuttosto stimolante. Da una parte saremo perfettamente coscienti della natura oppressiva dei nostri sforzi, dall'altra non riusciremo a non provare soddisfazione per l'efficacia delle nostre manipolazioni, o delusione nel caso di una macchinazione riuscita solo a metà. Per quanto la nuova ottica risulti funzionale all'esperienza, si sente un po' la mancanza di quell'ambiguità morale che, nel primo Orwell, profilava spazi di manovra più ampi, alimentando la sensazione di una maggiore libertà decisionale. L'epilogo dell'avventura lascia intendere che Ignorance is Strenght sia parte di un disegno narrativo ben più ampio, nel quale confluiscono coerentemente anche i misteri lasciati irrisolti nel primo capitolo, tutti nodi di un macro-intreccio ricco e avvincente. L'impressione generale, però, è che l'ultima aggiunta alla serie sia di fatto un capitolo di passaggio che, per quanto coinvolgente, non riesce a raggiungere i picchi qualitativi del titolo d'esordio. Arrivati ai titoli di coda dell'episodio conclusivo di Ignorance is Strenght, appare definitivamente chiaro come la strutturazione episodica del titolo sia stata una scelta tutt'altro che premiante, specialmente alla luce della durata complessiva dell'esperienza. Aspettare qualche settimana per lanciare il prodotto in un'unica soluzione avrebbe sicuramente favorito la godibilità generale del gioco, ammorbidendo i difetti di una ritmica un po' disuguale e non sempre pienamente efficace.

    Orwell: Ignorance is Strength Orwell: Ignorance is StrengthVersione Analizzata PCIl secondo capitolo della saga cospiratoria di Osmotic Studios si chiude con un episodio che aggiunge - finalmente - all’esperienza una meccanica di gioco genuinamente inedita. Si tratta però di una novità che arriva con colpevole ritardo, rimarcando i limiti di un sequel incapace di rinnovare in maniera pienamente efficace la propria formula, replicando il successo di uno degli indie più sorprendenti del 2016. Orwell: Ignorance is Strenght è un titolo ben scritto e piacevolmente conturbante, che però si colloca sotto il predecessore sia dal punto di vista delle ritmiche che della qualità generale dell’intreccio, rendendo al contempo più evidenti i limiti del comparto ludico della produzione. Quella confezionata dal team teutonico è comunque un’avventura narrativa avvincente, capace di calare il giocatore tra le maglie di un mondo pericolosamente simile a quello che si muove oltre lo schermo dei nostri PC.

    7.6

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