Recensione Out There

Sulla scia di FTL, un gioco di sopravvivenza a sfondo spaziale con interessanti risvolti

Recensione Out There
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  • FTL è stato uno dei grandi successi dello scorso anno, con una popolarità in perenne crescita fin dalla sua uscita nel tardo 2012. A differenza di altri titoli indie non ha però dato il via ad un filone, e non sono molti i titoli usciti successivamente che si sono ispirati alle sue meccaniche, di chiaro stampo board game. Anche se Out There non si può definire come un vero e proprio fratello di FTL, è indubbio che ci sia un legame tra i due, almeno a livello concettuale. Out There si presenta come un titolo inizialmente più accessibile, che punta a trasmettere sensazioni e sentimenti quali solitudine e urgenza, in una lotta continua per la sopravvivenza.

    Alla deriva

    L'incipit di Out There è abbastanza comune in ambito sci-fi ma riesce comunque a risucchiare il giocatore in atmosfere siderali e aliene che trasmettono un netto senso di ostilità. Un astronauta in sonno criogenico si sveglia improvvisamente, rendendosi conto che durante il suo lungo viaggio qualcosa è andato storto. La destinazione è tutt'altro che vicina e si trova alla deriva in zona dello spazio sconosciuta, fuori da qualsiasi mappa stellare. Lo spaesamento presto si trasforma in terrore, anche se i sensori segnalano quello che potrebbe essere un'ancora di salvezza: un pianeta non così lontano potrebbe fornire un'atmosfera simile a quella terrestre, garantendo la sopravvivenza.
    Dal quel momento in poi, gli sforzi dello sfortunato astronauta inizieranno a coincidere con quelli del giocatore, che verrà improvvisamente calato in un cammino di scelte, rischi e azzardi, nel tentativo di gestire le poche risorse a disposizione per spostarsi di quadrante in quadrante, puntando a raggiungere la nuova meta. Proprio le risorse sono il vero e proprio ago della bilancia nell'esperienza di Out There: carburante, ossigeno e materie prime per le riparazioni formano l'economia di gioco e vanno tenuti sotto stretta sorveglianza per ponderare ogni scelta. L'ossigeno diminuisce costantemente ad ogni azione, quindi si tenderà a dare priorità a quelle che possono garantire maggiori opportunità di sopravvivenza. Tali scelte si scontreranno però spesso con la riserva di carburante, che si consuma per ogni spostamento, sia da un settore dello spazio all'altro sia avvicinandosi ad un pianeta, prima rimanendone nell'orbita ed eventualmente per arrivare sulla superficie, in modo da raccogliere minerali o trivellare proprio per riempire nuovamente i serbatoi. I minerali servono quindi tanto per riparare lo scafo, quanto per costruire nuove tecnologie che possono fare la differenza nelle situazioni più disparate, come sensori aggiuntivi per rivelare la presenza di razze aliene nelle vicinanze o motori più efficienti, che permettono di sprecare meno combustibile negli spostamenti. Ogni aspetto dell'economia di gioco è quindi strettamente correlato agli altri, sia con legami chiari e alla luce del sole, sia con altri più subdoli, che verranno svelati solo giocando: conviene attraversare una zona piena di detriti alla deriva, molto probabilmente danneggiando lo scafo ma con la speranza di raggiungere una stazione orbitante abbandonata, che potrebbe ancora avere dell'ossigeno al suo interno?

    Le tecnologie si scoprono venendo a contatto con le altre razze, grazie a brevi avventure narrate testualmente, durante le quali si potranno prendere decisioni in grado di cambiare l'esito della storia nella sua globalità. In ogni caso Out There è un titolo che si basa sull'esplorazione e non contempla in alcun modo battaglie o scontri di vario tipo, quindi gli incontri che si faranno non sfoceranno mai in aperta ostilità. Il gameplay ricorda quindi quello di un gioco da tavolo, nella quale le risorse sono dei segnalini quadrati su cui compare un numero che ne indica la quantità, ed è possibile spostarle da una zona all'altra della nave o dell'interfaccia di gioco, cercando di gestirne al meglio tanto il loro utilizzo quanto gli spazi. Il vero problema risiede nell'imprevedibilità della vicenda: trattandosi di un'esperienza simile a quella offerta da un board game, il giocatore vorrebbe avere il pieno controllo di ciò che accade, mentre ogni partita si svilupperà in modo diverso, con una casualità degli eventi del tutto imprevedibile che, spesso, renderà del tutto inutile un'attenta pianificazione delle proprie risorse e un condotta di gioco accorta e ben preparata.

    Out There Out ThereVersione Analizzata iPadOut There ha tutte le carte in regola per far innamorare gli appassionati di fantascienza classica e chi preferisce la strategia rispetto all'azione a rotta di collo. L'atmosfera è ottima e graficamente offre uno stile misterioso, perfettamente in linea con la trama che poco alla volta verrà rivelata, se si avrà l'accortezza di provare a compiere le missioni secondarie che di tanto in tanto verranno proposte. È il bilanciamento a rovinare in parte l'esperienza, in quanto capiterà spesso di incappare in un evento imprevisto che renderà improvvisamente vana ogni scelta fatta in precedenza, tagliando di netto le speranze del giocatore e obbligandolo a ricominciare dall'inizio, magari per un'improvvisa falla nello scafo impossibile da riparare o un evento catastrofico, ben al di là della possibilità di intervento con le risorse a disposizione. Un titolo imperfetto, quindi, che potrebbe essere corretto con degli aggiornamenti in modo da renderlo più equo, trasformandolo da titolo per soli appassionati di strategia e dotati di molta pazienza ad avventura adatta a tutti.

    7

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