Recensione Outlast: Whistleblower

Dopo il grande successo di Outlast, ecco arrivare il primo DLC

Outlast: Whistleblower DLC
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Mentre gli appassionati dell'horror attendono la versione Early Access del promettente The Forest, delusi dal mediocre ed insipido Daylight, i ragazzi di Red Barrell Games pubblicano su Steam e su PSN il primo DLC di Outlast: titolo veramente apprezzato dai fan del terrore videoludico nonché uno dei videogame più spaventosi dai tempi di Amnesia.
    Il grande successo riscosso dai ragazzi di Montreal è sicuramente meritato, e l'arrivo di questo Whistleblower conferma una volta di più il talento di questo piccolo team indipendente. Oltre ad espandere l'universo narrativo di Outlast, infatti, il DLC è stato sviluppato ascoltando le richieste dei fan, ed eliminando alcuni dei più vistosi problemi del primo capitolo (come una discreta linearità delle aree di gioco). Ansiogeno e, in certi momenti, seriamente disturbante, Whistleblower non rinuncia a qualche spavento “da manuale”, ma al contempo riesce a trasmettere una snervante sensazione di fragile precarietà, insistendo in maniera ossessiva nel mostrarci una follia pervasiva e appiccicosa. Ne esce una buona espansione, che ovviamente recupera il gameplay del titolo originale, riproponendone i ritmi in maniera quasi inalterata, ma che scuote il giocatore in maniera abbastanza violenta.

    L'incubo di Gola Profonda

    Whistleblower racconta la storia di Waylon Park, un ingegnere informatico al soldo della Murkoff Corporation. Da troppe settimane Mr. Park è chiuso nel suo ufficio a Mount Massive, impegnato a lavorare nel terribile progetto segreto su cui indagherà, poco dopo, Miles Upshur. Di fatto è proprio il nuovo protagonista che, con una email di denuncia, incuriosirà il reporter al centro delle vicende di Outlast. Nei primi momenti dell'avventura viviamo proprio il tormento di Waylon, intrappolato in un ambiente asettico e ostile, in cui si consumano esperimenti terribili. Purtroppo il tentativo di rivelare queste oscenità viene intercettato dagli spietati aguzzini della Murkoff, che non ci mettono troppo tempo ad internare Park e sottoporlo agli stessi test con cui friggono il cervello dei pazienti. Park si risveglierà però nel bel mezzo di una rivolta. Tutti gli irrequieti lunatici del manicomio hanno preso il controllo della struttura, distruggendo ogni cosa e giustiziando le guardie in maniera macabra e diretta. In pochissimo tempo si passerà quindi dalle atmosfere cliniche dell'introduzione, a quelle sanguinolente e truci che hanno fatto la fortuna di Outlast.

    Serve davvero poco per sentirsi “a casa”: la visuale in prima persona, la telecamera con la visione a infrarossi che ci permette di vedere al buio, i movimenti incerti del protagonista e questa inerzia che riconduce il gameplay ad una dimensione materiale (fisica, quasi carnale), sono elementi che caratterizzano Whistleblower così come facevano con Outlast. Stavolta, però, il gioco sembra persino più esplicito, cattivo. Ci presenta subito un'atmosfera opprimente, e pare quasi voler affogare nel sangue la speranza di poter uscire vivi dalle stanze della struttura. Già i primi incontri con gli spostati che infestano i corridoi sono di quelli forti, e passeranno pochi minuti per trovarsi braccati da uno schifoso messia della malattia mentale, che ci insegue con una sega chirurgica perchè ha bisogno di nutrirsi del nostro cuore.
    Whistleblower non ci mette molto per chiarire che vuole essere un titolo un po' più complesso e ansiogeno dell'originale. Non solo le zone buie sono letteralmente moltiplicate, con stanze avvolte da un'oscurità insondabile, che possiamo esplorare solo con la visione notturna della telecamera: ma gli spazi si fanno più aperti, meno sicuri, e vanno attraversati con cautela. Spesso e volentieri il gioco cerca di farci perdere in ambienti labirintici, nascondendo la via d'uscita per raggiungere l'obiettivo successivo. Si viene ad instaurare quindi una fortissima tensione: un po' perché bisogna fare attenzione a non consumare le batterie, un po' perchè le stanze vanno scandagliate con cura, mentre i passi dei nostri tetri predatori ed i rumori schifosi dei loro strumenti ci rimbombano nelle orecchie.
    Sebbene l'idea alla base di Whistleblower sia insomma la stessa di Outlast, stavolta è molto più difficile provare un senso di sicurezza, anche quando stiamo nascosti nell'ombra. Le aree sono tentacolari, piene di vicoli ciechi e corridoi da cui può spuntare in ogni momento il folle energumeno che vuole strapparci gli arti. Anche chi è abituato ai ritmi dell'avventura originale, con le sue fughe disperate ed i lunghi momenti di silenzio, nascosti in un angolo buio nella speranza di non essere visti, si sentirà in certi casi smarrito e sperduto.

    Ovviamente non mancano gli espedienti meno eleganti: rumori improvvisi, pazzi che sbucano fuori dal nulla, porte che si spalancano di colpo e ombre che si animano. Quelli che seguono sono ovviamente spaventi meno raffinati, salti sulla sedia e colpi al cuore: eppure a differenza di altri congeneri, Whistleblower non abusa di questi mezzucci, ed anzi punta tutto sul senso di disagio strisciante e su di un'angoscia perpetua. Il DLC tenta anche di esplorare altri registri stilistici, quando ci porta all'esterno, in un'area invasa da una nebbia miasmatica, che per certi versi sembra ricordare la scellerata Silent Hill. Le due ore abbondanti necessarie a portare a termine l'avventura si giocano però quasi sempre fra i corridoi del centro ricerca e del manicomio, ed è evidente un riuso in certi casi molto pesante degli stessi asset grafici di Outlast. Il DLC, da questo punto di vista, non si distanzia nettamente dal suo progenitore, ed anzi non nasconde la filiazione diretta, con una conclusione che si riallaccia all'incipit dell'avventura principale. Sarebbe stato del resto troppo chiedere, a così pochi mesi di distanza dall'uscita, un'avventura tutta nuova ed un'ambientazione con un suo carattere più peculiare. Ma è anche grazie alla simmetrica circolarità delle vicende che Whistleblower stuzzica i fan, raccontandogli qualcosa di più sul setting del gioco, e offrendosi loro come una mini-avventura a tratti più intensa dell'originale.
    Resta più che discreto l'impianto tecnico, concentrato soprattutto sulle fonti luminose e meno efficace in termini di mole poligonale (per fortuna la fluidità è garantita e l'anti-aliasing veramente impeccabile), ma a brillare su tutto è nuovamente l'impasto sonoro: un terribile incubo acustico fatto di rumori tetri, sviolinate improvvise, silenzi rotti da urla strazianti. I lamenti allucinati che vi perseguitano, il presago tintinnare delle catene, il vibrante sibilo della sega per ossa, vi tormenteranno a più riprese.

    Outlast OutlastVersione Analizzata PlayStation 4Whistleblower è un buonissimo DLC, che si colloca nel solco tracciato dal gioco di cui è figlio, ma capace di trovare una sua misura. A livello di atmosfere e ambientazioni, nonostante qualche variazione, la mini avventura raccoglie quindi l'eredità di Outlast. Eppure la tensione aumenta, grazie alla presenza di ambienti più ampi ed alle trovate -a volte un po' spietate- del level design. Anche se c'è una buona dose di trovate un po' spicciole, buone per far schizzare soprattutto gli incauti, la forza del titolo Red Barrel si manifesta nuovamente in una sensazione di insicurezza costante e opprimente. Per vedere la (lieta?) conclusione delle vicende bastano meno di tre ore: ma i muniti sembrano dilatarsi, e la tensione diventa subito palpabile. La progressione più inquadrata rispetto agli epigoni di Slenderman (fra cui bisogna annoverare anche il recente Daylight) funziona, e chiunque abbia acquistato il gioco originale non dovrebbe farsi scappare questo add-on. Su Steam, uno sconto più che ottimo permette di portarsi a casa sia il capitolo principale che l'espansione per un prezzo molto contenuto: fatelo se l'horror videoludico vi ha incuriosito. Adesso, speriamo che il team di sviluppo passi ad un nuovo (altrettanto terrificante) progetto: il talento per rivaleggiare con Frictional Games c'è tutto.

    8

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