Outriders: recensione della campagna, in attesa dell'endgame

Prosegue il nostro viaggio nel mondo di Outriders: vi parliamo della campagna in attesa di esprimere un giudizio più completo nella recensione definitiva.

Outriders: recensione della campagna
Recensione: PC
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Per raggiungere i titoli di coda di Outriders si impiegano più o meno una trentina di ore, tralasciando qualche missione secondaria che - fidatevi! - verrà prontamente recuperata una volta arrivati all'endgame. Se pure l'offerta contenutistica del nuovo sparatutto di People Can Fly dovesse esaurirsi qui, il titolo supererebbe senza troppi problemi molti dei Looter Shooter che si sono avvicendati sul mercato, rivaleggiando soltanto con il secondo The Division e dribblando agilmente anche molti Game as a Service. Ma il bello di Outriders è che la conclusione della storia rappresenta un nuovo punto di partenza per il giocatore, che può cominciare a prendere confidenza con le Spedizioni (una modalità pensata esplicitamente per l'endgame) e a lavorare per alzare il livello del mondo, innescando un sistema di progressione che va molto oltre l'approdo al grado 30 (per il momento è questo il massimo fissato dal team di sviluppo).

    Quantità di contenuti

    Se c'è un fronte in cui la proposta di Square-Enix eccelle senza mezze misure, insomma, è proprio quello della quantità di contenuti. E se è vero che a livello creativo la varietà delle missioni non è proprio il massimo (gli incarichi di Caccia e le Taglie sono di fatto due variazioni della stessa formula: raggiungi l'area designata e distruggi tutto ciò che si muove), il gioco riesce a non far sentire il peso della ripetitività grazie a un gameplay estremamente dinamico, furioso e rapidissimo. Senza timor di smentita: non giocavamo ad uno sparatutto in terza persona così intenso e soddisfacente da molti anni a questa parte, e People Can Fly sembra aver trovato la formula giusta per superare la stanzialità a tratti asfissiante dei cover shooter.

    Invece che puntare tutto su un gioco di difesa e posizione (come ad esempio fa The Division), il team già responsabile di Gears of War Judgement e Bulletstorm (ve lo ricordate? Ecco la nostra recensione di Bulletstorm) si concentra sul movimento, sull'azione ipercinetica e - nella modalità co-op - sulle sinergie fra giocatori. Ne esce un prodotto letteralmente magnetico sul piano del gameplay, che mantiene qualche stortura, anche molto evidente, sul fronte della narrazione e della cosiddetta quality of life.

    Una partenza a rilento

    Il gioco di People Can Fly, come dicevamo nel primo articolo della Road ot Review di Outriders, ci mette qualche ora ad ingranare, dimostrando quelli che sono i suoi punti di forza.

    Durante le prime missioni il gameplay rimane tradizionale, e il racconto non riesce davvero a convincere, per qualità della scrittura, originalità e impatto scenico. Se, come abbiamo anticipato, la componente ludica si apre fino a mostrare le sue eccellenze, sul fronte narrativo Outriders continua ad inciampare fino alla fine. La storia che fa da cornice all'esplorazione di Enoch è evidentemente farraginosa, a tratti disorganica e concettualmente molto vecchia. La fantascienza di Outriders è poco incisiva, composta dai frammenti di decine di altre opere, assemblati in maniera tutt'altro che ricercata. Sembra che il team di sviluppo abbia voluto fare una collezione di tutta la science fiction più classica, mescolando Dune con Star Trek, Gears con Mass Effect: Andromeda. Sebbene l'impasto fatichi a conservare la sua consistenza, questo ha, se non altro, un effetto positivo in quanto a varietà di scenari. Attraversando Enoch in un lungo viaggio verso Est si scoprono ambientazioni affascinati: desolati deserti sabbiosi in cui sorgono oasi dai colori avvolgenti, picchi montani ornati da misteriose stalagmiti oblique, lugubri foreste ombrose e villaggi indigeni. Non tutti gli stage sono ispirati alla stessa maniera, ma in linea di massima l'impegno produttivo di People Can Fly è chiaro e lampante.

    Peccato che la trama, invece, non decolli mai, arrivando alla fine con un colpo di scena spiegato troppo in fretta e una nemesi del tutto inconsistente, ma soprattutto passando attraverso alcune scene di lotta e sacrificio intrise di un patetismo da B-Movie (con buona pace di chi sostiene che il racconto "non si prende sul serio").

    Anche in questo caso c'è da dire che il team di sviluppo ha comunque lavorato ad una sceneggiatura estremamente densa, costruendo un insieme di dialoghi, testi e paratesti in grado di ampliare a dovere la mitologia di Enoch e della colonizzazione terreste. L'impegno produttivo non è assolutamente rinunciatario, a differenza di tanti altri prodotti, ma il risultato finale è, dal punto di vista della scrittura, quantomeno altalenante, se non poco consistente. Per fortuna, come abbiamo sempre sostenuto, non è il racconto che tiene in piedi Outriders, bensì il suo gameplay trascinante e l'eccezionale sistema di sviluppo del personaggio.

    Un gioco da scoprire

    Dopo le prime ore di gioco, dicevamo nel nostro resoconto iniziale, il gameplay di Outriders comincia a mostrare le unghie. Lo squisito paradosso del titolo firmato People Can Fly è che nonostante integri un sistema di coperture dinamiche, impone al giocatore di utilizzarle con estrema moderazione, se non addirittura di evitarle.

    Visto che il sistema per recuperare vita è quello di danneggiare gli avversari (ogni classe ha una meccanica di cura parzialmente diversa, ma generalmente sono tutte riconducibili alla stessa filosofia), è imperativo muoversi rapidamente, puntare sempre una nuova preda e crivellarla di colpi.

    Nell'economia dello scontro le abilità speciali degli Outriders giocano un ruolo fondamentale, perché permettono di accelerare ulteriormente il massacro indiscriminato di bestie e soldati. Uno degli aspetti più gradevoli del gameplay è proprio la necessità di trovare un equilibrio fra l'uso delle armi e delle skill, di studiare una combinazione ritmata che permetta di trasformarsi in una letale macchina da guerra.

    Il suggerimento che diamo a tutti i nuovi esploratori di Enoch (come ribadito anche nella nostra guida di Outriders) è quello di divertirsi a sperimentare, cambiare costantemente poteri e bocche da fuoco, scoprendo l'incredibile varietà di soluzioni e di approcci garantita dal proprio arsenale.

    Nel corso dell'avventura il nostro piromante si è trasformato quasi ininterrottamente, testimoniando quanto sia dinamico il sistema messo in piedi dal team. Ci siamo quindi trovati ora nei panni di uno spietato stregone cinereo dedito al croud control, ora in quelli di un mago focoso completamente concentrato sulle bruciature e quindi sul danno costante e continuativo. Alcune armi speciali ci hanno permesso invece di lavorare più sulla distanza (bellissimo il fucile a colpo singolo che attira un fulmine direttamente sul bersaglio), mentre una delle nostre Leggendarie preferite ha invertito completamente gli equilibri, suggerendoci un approccio "a testa bassa" (stiamo parlando del Grim Marrow, che amplifica i danni a corto raggio e crea un'anomalia esplosiva in grado di far saltare in aria folti gruppi di nemici: trovarsi proprio al centro dell'azione è un'apoteosi di viscere e scintille).

    Questo lungo percorso di sperimentazione blastatoria funziona alla grande anche se si gioca da soli (lo stato dei server e la temporanea interruzione del Cross-Play ci hanno imposto diverse sessioni in singolo), ma è estremamente più soddisfacente in co-op, così come il titolo è stato pensato da People Can Fly. Quando ci si trova in un gruppo ben assortito si comincia a lavorare sulle sinergie tra le varie abilità, studiando assieme le strategie più letali e scoprendo combinazioni inaspettate. A seconda delle armi utilizzate è possibile assegnare a qualcuno un ruolo più specifico (è sempre bene avere un cecchino che elimini i tiratori, estremamente fastidiosi), ma in generale tutti contribuiscono furiosamente a una carneficina intensa e assuefacente.

    Dopo trenta ore di gioco, insomma, appare lampante che People Can Fly, al di là delle incertezze già citate, abbia trovato una formula in grado di rivitalizzare il canone dei Third Person Shooter, che nell'ultima generazione era invecchiato vistosamente.

    Outriders è un titolo esaltante, proprio perché liquida con agilità i limiti più evidenti del genere: usa i poteri speciali dei personaggi e delle armi per aumentare la varietà di approcci; sfrutta le coperture come un'opportunità, e non come l'unica strategia possibile per uscire vivi dagli scontri; aumenta i ritmi per avvicinarli a quelli squisitamente arcade delle pietre miliari del genere che imperversavano nei primi anni 2000.

    Il Livello del Mondo

    Se già non bastasse il lavoro eccezionale fatto sul gameplay, ci pare opportuno citare nuovamente il concetto di Livello del Mondo, un'idea non del tutto nuova nei Looter Shooter (basti vedere quello che ha fatto Borderlands 3 con i Livelli Caos), ma utilizzata da Outriders in maniera estremamente virtuosa.

    Se durante l'avventura il Livello del Mondo funziona principalmente come un selettore di difficoltà, una volta raggiunto l'endgame la sua funzione si trasforma completamente. Di fatto riuscire ad accrescere quel valore permette - oltre che di migliorare la qualità dei Drop - anche di imbracciare armi che superano il grado del personaggio. 30 è soltanto il livello massimo del vostro Outrider, ma tutti gli equipaggiamenti possono essere potenziati ulteriormente, utilizzando varie risorse accumulate durante le partite (così da non dover buttare le vostre armi preferite e gli equip leggendari). In pratica il Livello del Mondo funziona come una sorta di "grado di prestigio", di fatto sbloccando altre decine di ore di gioco per chi vuole continuare la sua esperienza. E visto che il gameplay è così piacevole e la varietà garantita dall'armamentario così soddisfacente, siamo sicuri che la maggioranza dei giocatori vorrà continuare il suo eccidio su Enoch.

    A tal proposito, avremmo gradito però un lavoro migliore per quel che riguarda la struttura del gioco e la "quality of life". Outriders impone di dover sopportare un numero eccessivo di caricamenti per eseguire sostanzialmente tutte le azioni principali: non solo è noioso doversi spostare da una zona all'altra e poi, all'interno del singolo stage, muoversi fra i vari checkpoint, ma anche l'interazione con i vendor è inutilmente allungata dalla presenza di dialoghi da saltare ogni volta, e le operazioni di vendita e smantellamento degli oggetti sono tutt'altro che immediate.

    Può sembrare una sciocchezza, nel computo complessivo dell'esperienza, ma chiunque abbia giocato per centinaia di ore ad un Looter Shooter sa bene che anche da questi dettagli dipende la serenità delle serate passate in compagnia del proprio gruppo. Con qualche aggiustamento mirato le cose possono in ogni caso migliorare (soprattutto per quel che riguarda Vendor e navigabilità dei Menù, mentre la struttura del mondo resterà purtroppo parzialmente limitante).

    Outriders OutridersVersione Analizzata PCAncora non è il momento di dare una valutazione definitiva a Outriders. Arrivati alla fine della campagna, come dicevamo, si sblocca una modalità inedita che rappresenta l'endgame della produzione, per altro ottimamente contestualizzata a livello narrativo. Sarà quindi importante frequentare a fondo le Spedizioni, prima di pronunciarci in merito alla proposta di People Can Fly. Alcune caratteristiche del prodotto, tuttavia, sono già lampanti. Quello che abbiamo tra le mani è un videogame con una grafica esplicitamente cross-gen, con un profilo tecnico non proprio eccellente anche se estremamente efficace e a tratti persino in grado di stupire. E nonostante un racconto poco ispirato a livello di tematiche, personaggi e topoi della fantascienza, Outriders risulta uno shooter cooperativo che eccelle nel suo genere d'appartenenza. Spicca grazie al DNA "old school" del team di sviluppo, che ha concentrato tutti i suoi sforzi creativi su tre elementi: gameplay, progressione, quantità di contenuti. A livello ludico Outriders è un'inaspettata boccata d'aria fresca per il genere, che per troppi anni era rimasto "sulla difensiva", arroccato dietro le coperture canonizzate da Gears of War. L'azione di Outriders è veloce, divertente, cinetica e intensa, e la potenziale ripetitività dell'avanzamento viene completamente disinnescata dalla varietà di armi, dalle abilità speciali e dalla loro interazione con l'equipaggiamento: al punto che dopo ogni missione, principale o secondaria, viene da chiedersi se ce ne sia ancora. E la risposta a questo indomito desiderio di distruzione è sempre sì: c'è sempre un altro scenario, un'altra caccia, un altro contratto, un altro livello del mondo da completare; e poi persino un'altra modalità completamente inedita. Purtroppo non si può dire che Outriders sia un titolo perfetto, e a livello di struttura e usabilità avrebbe molto da migliorare. Eppure ha qualcosa da insegnare a chiunque voglia affacciarsi sul panorama dei Looter Shooter. Visto come sono andate le cose con produzioni ben più blasonate, che dovevano rivoluzionare il genere e hanno fatto un bel buco nell'acqua, diremmo che People Can Fly può essere ben fiera del risultato.

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