Recensione Panzer Dragoon Orta

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Recensione Panzer Dragoon Orta
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Nascita
di una leggenda

Come avviene per ogni saga famosa,
anche quella di Panzer Dragoon affonda le sue radici nella storia videoludica di
diversi anni fa; portiamo quindi le lancette dell'orologio indietro fino agli
albori dell'era 32-Bit quando la proposta hardware SEGA era il Saturn. Per
quanto nessuno forse si rendesse conto di dove sarebbe arrivata la neo-rivale
PSX, chiaro era però il fatto che avrebbe spinto molto nell'ambito 3D e già
questo rendeva difficile il confronto al Saturn, nato da un'architettura
pensata per il 2D e riconvertita solo in fretta in qualcosa capace pure del 3D.
Per questo motivo SEGA decise di comporre diversi team di sviluppo interni ai
quali affidarsi per lo sfruttamento del complicato HW, in modo da ottenere dei
risultati che potessero valorizzare la propria console. I team vennero fondati e
presero il nome delle costellazioni che iniziano per "A". Nacque quindi il team
"Aquila" (che creò ClockWork Knight), il team "Ara" (che sviluppò i titoli di
baseball) ed il team "Andromeda" da cui nacque il progetto "Panzer Dragoon". Il
primo capitolo della serie nacque dal lavoro (durato un anno) di 15 persone e
produsse un frenetico shooter 3D che riuscì subito a farsi notare. Ciò che lo
distingueva era, oltre l'eccezionale giocabilità, una cura estrema per aspetti
normalmente marginali per uno shooter: l'ambientazione, la storia, i personaggi
ed il design.
(Il banner che linkava al sito degli Andromeda. Ormai non è più online)
Nati dalla mano di Manabu Kusunoki, i soggetti e le ambientazioni di Panzer
Dragoon vennero successivamente ritoccati dal Team Andromeda fino a consolidarsi
in quell'aspetto Jappo-Fantasy così diverso dallo stereotipato
meccanico/tecnologico tipico di questi giochi. Passò un anno di distanza (ed il
team salì a venti persone) che uscì Panzer Dragoon Zwei. Questa volta, visto il
successo del primo capitolo, il gruppo riuscì a concentrarsi ancor più sulla
storia tant'è che il gioco divenne un vero prequel delle vicende narrate in
Panzer Dragoon. Questo, unito ad un motore grafico ancora più sofisticato,
riconfermarono l'eccezionalità della saga.
(Panzer Dragoon Zwei)
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Parallelamente a Panzer Dragoon Zwei, SEGA
aveva messo in cantiere anche un Rpg che avrebbe permesso di godere appieno
della ricchezza artistica del mondo di Panzer Dragoon. Un team di 40 persone
lavorò assiduamente per creare un titolo che, collocandosi cronologicamente dopo
il primo capitolo, regalava 4 CD contenenti una delle migliori realizzazioni
tecniche su Saturn coniugate con uno dei migliori titoli in assoluto dell'era a
32-Bit.
(Panzer Dragoon Saga)
La leggenda era creata, ma come avviene per tutte le leggende era giunto il
momento che se ne perdessero le traccie. Il titolo quando uscì divenne uno degli
ultimi grandi titoli di un Saturn che non aveva retto lo scontro con la PSX e
SEGA ormai era concentrata nel prepararsi per il contrattacco col suo futuro
Dreamcast. Panzer Dragoon non rientrò però nei primi progetti di SEGA per il
Dreamcast e quindi il tutto rimase congelato per diversi anni. Purtroppo il
Dreamcast si rivelò per SEGA l'ultima console da casa e, dopo una prematura
fine e lo sciglimento di diversi team tra cui gli Andromeda, l'universo di
Panzer Dragoon sembrava destinato a non ospitarci più. Questo fino all'E3
dell'anno scorso, data in cui gli Smilebit (compagnia di sviluppo di SEGA)
annunciarono che avrebbero riportato i giocatori nuovamente nell'universo di
Panzer Dragoon. Chi meglio di loro (che per la cronaca hanno assorbito buona
parte dei componenti del defunto team Andromeda) poteva tentare questa impresa?
La sfida ormai era lanciata, le aspettative erano altissime, e per evitare
compromessi la scelta HW ricadde su Xbox, la console più potente del mercato...
(Panzer Dragoon Orta)

Una nuova alba

Dopo mesi di screen che avevano dell'incredibile, viene finalmente
rilasciato nel Dicembre 2002 in Giappone l'atteso Panzer Dragoon Orta su Xbox.
Il titolo, che è il quinto nella serie considerando anche Panzer Dragoon Mini
per GameGear, si colloca storicamente dopo Panzer Dragoon SAGA e segna un
ritorno alle radici shooter della serie. 10 enormi livelli fanno difatti da
sfondo ad uno spara e fuggi adrenalitico e spettacolare che, pur viaggiando su
percorsi predefiniti, consente al giocatore una rotazione a 360° di tutto
l'ambiente permettendo quindi un totale controllo sull'azione. Se da un lato
ritornano il lock sui bersagli e gli schieramenti epici dei primi capitoli,
dall'altro Orta introduce un pizzico di strategia e profondità in più offrendo
la possibilità di mutar in tempo reale il dragone, la capacità di evolversi
dello stesso e delle sotto-quest "sbloccabili" affiancate da un gallery mode
imperdibile per ogni fan della saga. La meccanica resta quindi, con le dovute
proporzioni, la stessa introdotta dai primi capitoli e nonostante questo possa
sembrare riduttivo per un titolo del 2003, è un piacere accorgersi che oggi più
che mai, tra la miriade di titoli che vogliono ricreare "mondi virtuali" senza
peraltro riuscirvi, c'è invece ancora parecchio bisogno di questi arcade puri.
Riflessi ed azione sono i cardini su cui ruota la meccanica e la cosa più bella
è che sono immersi ancora una volta in un contesto artistico così curato da
poter insegnare a diversi RPG.

Non solo tecnica

Panzer Dragoon è sempre stato tecnicamente
anche uno splendido esercizio di programmazione. I motori che hanno supportato
l'intera saga sono sempre stati all'avanguardia nell'offrire effetti speciali
e settare nuovi standard, ovvio quindi che la paura di non ottenere qualcosa che
mantenesse le stesse proporzioni su un HW possente come Xbox era elevata.
Inutile dire che gli Smilebit hanno fatto centro anche qui tanto da essere
invitati alla GameDeveloper's conference per svelare alcuni dei trucchi usati
per confezionare il motore di PDO. Descrivere il motore di PDO da un punto di
vista tecnico è estremamente riduttivo, ma facciamolo ugualmente. 60 frame
fississimi scandiscono uno spettacolo visivo senza precedenti. Una tonnellata di
poligoni costantemente attraversa il video, componendo spettacolari vedute,
mastodontiche flotte aeree o memorabili boss di fine livello. Gli effetti su
video si sprecano. Colonne di fumo, esplosioni, fiamme, effetti
particellari,perturbazioni atmosferiche, lampi, riflessi... ...se serviva uno
showcase degli effetti ottenibili da un Xbox, con PDO lo abbiamo tra le mani. E
come in ogni grande opera d'arte, il meglio viene avanzando nei livelli e non
all'inizio. Ma la tecnica, se impressiona sulla carta, non sempre fa breccia
nel cuore e nell'immaginario di un videogiocatore come invece è riuscita la
saga di PanzerDragoon. E per fare il salto non serve qualche Mhz in più, bensi
la bellezza artistica. Un qualcosa che sfugge ai numeri ed ai sistemi di misura
e che innalza una realizzazione tecnica ad opera d'arte. Credeteci quando vi
diciamo che visivamente Panzer Dragoon è arte. Esotico, oscuro, affascinante,...
...e non dimenticate che stiamo parlando di uno spara e fuggi e non di un
film.

Echi dal
passato

Se dell'aspetto visivo dei precedenti capitoli restano le immagini
sparse per la rete, magari non tutti hanno avuto la possibilità di ascoltare le
colonne sonore che accompagnavano i precedenti titoli. Semplicemente
spettacolari, coinvolgenti, tanto da divenire parte integrante dell'esperienza
di gioco. Panzer Dragoon Orta in questo campo si segnala per delle ottime
musiche di accompagnamento ma forse leggermente non all'altezza di tutto il
resto. La colonna sonora difatti, almeno nei primi brani, è meno incisiva e meno
galvanizzante, restando comunque estremamente valida e tendendo a migliorare col
progredire del gioco. Gli effetti sonori sono ben fatti, risentono
dell'ambiente (provocando effetti eco ad esempio nelle grotte) e vengono
sparati in un piacevolissimo DD5.1, ma anch'essi sono leggermente meno possenti
di come sarebbero potuti essere. Assolutamente quindi ci sentiamo di dire che è
stato fatto veramente un buon lavoro anche con l'audio, ma accanto
all'eccellenza della parte visiva, questo aspetto ne esce un poco
ridimensionato.

Un'altra pagina di una lunga storia è stata
scritta...

Quando si ha a che fare con un mito è impossibile non
deludere. Eppure sembra che gli Smilebit siano riusciti nell'impossibile.
Certo, qualcuno potrebbe non accettare il passaggio di consegna, ma a nostro
avviso risiede nel farsi problemi per un'etichetta sulla confezione (Smilebit
ed Xbox invece che Team Andromeda su HW SEGA) piuttosto che in qualche difetto
del titolo. Panzer Dragoon Orta è tutto ciò che i fans della saga potevano
sperare in un'incarnazione shoot'em up del titolo. Alcuni speravano in un
seguito dell'Rpg, ma assolutamente bisogna smettere con questa abitudine di
"pesare" le tipologie di giochi. Un Rpg non è un genere migliore o più
importante di uno spara e fuggi. Come non è facile confezionare un Rpg di
classe, non è facile confezionare uno spara e fuggi di classe. L'obiettivo
degli Smilebit era sfornare un capitolo che riportasse in vita il filone shooter
della saga, e così hanno fatto, regalandoci allo stesso tempo: un gioiello
visivo, un pezzo di storia dei videogiochi ed un arcade splendido. Col prezzo
del gioco è tutto questo che prendete, e non capita spesso di riuscire ad avere
così tanto da un singolo titolo. Aggiungeteci tutta la parte di memorabilia
sbloccabile, nonchè il primo epidodio per Saturn giocabile su Xbox e ne vien
fuori qualcosa che assolutamente non può mancare in una videoteca seria. E' e
resta uno spara e fuggi su rotaie. Ma in questo campo è in assoluto il migliore.

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