Recensione Pilot Down:Behind Enemy Lines

Riuscirà il nostro ufficiale statunitense a sfuggire alla furia nazista?

Recensione Pilot Down:Behind Enemy Lines
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  • PS2
  • Xbox
  • Pc
  • Dagli autori di Prisoner of War...

    Già, è proprio così che hanno voluto presentarci Pilot Down: come l’ affermazione dei ragazzi della Oxygen dopo i buoni risultati ottenuti con Prisoner of War. Quest’ ultimo titolo ci vedeva vestire, durante la Seconda Guerra mondiale, i panni di un militare statunitense internato in un campo di concentramento tedesco che doveva riuscire, con l’ utilizzo della sua sola arguzia, ad amicarsi le persone più illustri dell’ ambiente ottenendo così i mezzi che gli avrebbero permesso di evadere e riottenere la sua libertà. Ora, con Pilot Down, la minestra sembra non voler cambiare: eccoci nuovamente innanzi ad un titolo dalla tematica prettamente storica e dal contesto nazista. Ancora una volta Stati Uniti versus Germania. Un eroico lupo solitario contro i terribili militari portanti il marchio della svastica sulle loro uniformi. Ma, alla fine, ci troviamo davvero innanzi all’ affermazione del team Oxygen o questi avrebbero fatto molto meglio a non rispolverare troppo nella mente della critica i loro gloriosi trascorsi con Prisoner of War?

    Solo contro il mondo

    La filosofia di Pilot Down si basa proprio su questa tematica: l’ assoluta solitudine del protagonista. Come narra la storia, infatti, nel corso del secondo conflitto mondiale oltre 180.000 piloti delle forze alleate vennero abbattuti sui territori occupati. Di questi, meno di 5.000 sopravvissero allo schianto e solamente 300 riuscirono a mettersi in salvo dai nazisti raggiungendo il confine svizzero. Il trentatreenne tenente statunitense William Foster farà parte di questi trecento superstiti o finirà nelle impietose mani tedesche? Il destino di quest’ uomo, il cui aereo pilotato dal capitano Brent Cooper è stato appena abbattuto, è solamente nelle vostre mani. E detto così sembra quasi intrigante.

    Dopo la schermata d’ avvio...

    Tutti i giochi iniziano, là, no? Nella schermata d’ avvio. In questo caso, una bandiera statunitense, e poche scelte: nuova partita, continua, opzioni ed abbandona. Nessun multiplayer, niente online. E se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, quanto viene dopo ci lascia veramente sotto zero. Schiacciando “Nuova partita”, ovviamente senza il minimo supporto del mouse ma con il solo utilizzo della tastiera che fa tanto old style, ci troviamo subito innanzi ad una buona idea che fa un po’ Max Payne: le sequenze del gioco che spiegano la trama anziché essere costituite da degli FMV sono state realizzate con delle belle vignette a fumetti. Buona idea, una delle poche ben realizzate. Una volta terminato di leggere la prima vignetta, basterà premere Invio per far comparire la seconda e così via, fino a completare la pagina virtuale costituita dal vostro monitor. Tutto bello, quindi, fino a che non inizia il gioco vero e proprio. Entrati nei panni di Foster, finalmente in 3d, ci si rende immediatamente conto di qualcosa: lo stile grafico semi cartonesco, realizzato perché si adattasse appositamente al presenziare delle vignette ed al mancare degli FMV, non è totalmente riuscito, anzi. I difetti si palesano subito, con modelli dei personaggi piuttosto squadrati e animazioni ben poco fluide, con nemici rigidi che sembrano pesare quintali, una realizzazione grafica per l’ acqua che rimanda ai tempi del 32bit ed oggetti da raccogliere che sembrano sassi spigolosi. Ma non temete! Se per voi una brutta grafica non è certo un buon motivo per non acquistare un videogame, i ragazzi della Oxygen si sono giustamente preoccupati di inserirne degli altri.

    Lottare per sopravvivere

    Il nostro beniamino, secondo la meccanica di gioco, sarà fornito di ben due barre di energia: la prima, quella rossa, rappresenta l’ effettiva forza vitale, mentre la seconda, di tonalità blu, indica il livello di resistenza restante prima che il protagonista crolli stremato per il freddo o per la fame. Una volta svuotata la barra della stamina, che potrete ripristinare riscaldandovi accanto ad un falò o mangiando del cibo, a svuotarsi inesorabilmente come se non avesse nulla di meglio da fare sarà infatti quella dell’ energia vitale. Dunque, è bene che il giocatore tenga costantemente sott’occhio i parametri vitali del personaggio per evitare, come può accadere, di vedere il protagonista crollare morto stecchito proprio mentre terminavate un livello semplicemente perché il vostro zaino si è rivelato essere sprovvisto di un coniglio arrosto (uno dei cibi che è possibili raccogliere e cuocere nei primi livelli del gioco). Pilot Down, anche se non può sembrarlo, è un gioco stealth che, ricordando molto ma davvero molto lontanamente giganti come Metal Gear Solid e Splinter Cell, prevede l’ avanzare furtivo nelle ambientazioni proposte con l’ utilizzo di astuzia, freddezza e diversivi intelligenti per trarre in inganno il nemico. Tuttavia, con il primo citato di questi due colossal Pilot Down ha anche in comune la possibilità di scegliere, a seconda di come il giocatore preferisce, se avanzare nell’ ombra con discrezione o se farsi individuare dalle sentinelle nemiche scatenando tremende e senza dubbio mortali sparatorie. Mortali? Vabbè, non esageriamo adesso. L’ intelligenza artificiale dei nemici tanto acclamata sul sito ufficiale del gioco, infatti, è pressoché inesistente e capiterà abbastanza spesso che, mentre voi correte a sinistra durante l’ allerta, i nemici, pur vedendovi, si mettano a sparare a destra o che addirittura non facciano fuoco, aspettando allegramente di essere uccisi. E bisogna anche dire che devono aspettare un bel po’, perché il sistema di combattimento di Pilot Down, oltre ad essere inefficiente, è davvero ridicolo: visualizzando il mirino con il tasto destro del mouse potremo invece sparare con quello sinistro. Fin qui niente problemi, o perlomeno fino a quando non si preme effettivamente il grilletto: nonostante stiate puntando i nemici alla testa come foste il miglior cecchino sovietico in circolazione, il proiettile esploso non li ucciderà ma, anzi, sarà proprio come se non l’ avreste esploso. Ad un certo punto, quindi, vi renderete conto di stare semplicemente innescando l’ effetto sonoro dello sparo, che di tanto in tanto non si ode nemmeno più, senza lasciar partire nessuna pallottola virtuale. Sarà in quegli istanti che capirete di avere a che fare con una realizzazione tecnica veramente scarsa, ridicola e vergognosa. Tra le altre cose abbastanza comiche di questo titolo, vi è il piazzamento assolutamente ridicolo delle forze di perlustrazione nemiche, che sembrano praticamente indicare il percorso scoperto da seguire per evitare di essere scoperti.

    Caduto in volo e caduto male

    Tra le altre cose che non è possibile evitare di menzionare di questo titolo atterrato veramente male sul pianeta dei pc games, ci sono ancora delle interessanti particolarità che i lettori apprenderanno senza dubbio con un sorriso, visto che non avranno ancora acquistato Pilot Down. Restiamo ancora nella tematica dei nemici: cosa accade quando questi ci individueranno? E come faranno ad individuarci? Andiamo con ordine. Una volta che saremo a rischio d’ individuazione, sulla testa del nemico più vicino comparirà una barra gialla, indicante il suo livello di sospetto della presenza di un intruso. Questa aumenterà quando saremo nascosti ma in maniera non eccelsa, quando staremo correndo oppure quando, di proposito, appiattendoci su una parete premendo il tasto Spazio, busseremo su di essa. Quando invece i nemici rischieranno di individuarci, la barra sulla loro testa diverrà rossa e, una volta che si sarà riempita tutta quanta, a fare il suo ingresso trionfale nella simbologia di Pilot Down sarà un punto esclamativo rosso realizzato anch’esso in maniera penosa, giusto per non stonare col resto dello stile grafico. Scatterà quindi l’ allerta: i nemici accorreranno al vostro inseguimento per eliminarvi e saranno così determinati e sanguinari che, una volta che sarete fuggiti indietro oltrepassando l’ angolo o un fiume, smetteranno di cercarvi. Bello, mette tensione.
    Dunque, come detto, i nemici riescono a sentire ogni singolo passo che il giocatore muove in corsa, ma possono essere elusi se, premendo il tasto C, inizierete ad avanzare accovacciati: entrati quindi nello stato furtivo, non ci sarà verso di essere scoperti, nemmeno passando ad un centimetro da un nemico e toccandogli praticamente le spalle. Il meglio della sensitività nemica si raggiunge però quando, abbrancato il fucile, esplodete un colpo riuscendo, finalmente nonostante il sistema di combattimento, a far saltare la testa ad un avversario. Le reazioni degli ignari nazisti vicini? Nessuna. Sparate all’ impazzata, scaricate la vostra ira sul grilletto, ma non sentiranno nulla, continueranno a pattugliare silenziosamente.
    Tra le altre chicche è impossibile non parlare, seppur brevemente, delle canzoni di sottofondo che, di tanto in tanto si alternano con quelle di allerta anche nello stato di quiete, e del fatto che, spesso e volentieri, vi ritroverete, senza avere premuto nulla, catapultati nel vostro desktop. Applicazione chiusa, progressi non salvati persi. Divertente. Innanzi a difetti simili, non vi è sistema di sviluppo delle abilità RPG (a seconda dei punti ottenuti alla fine di ogni livello potrete migliorare la vostra capacità con le armi, la vostra resistenza e via dicendo) che possa valere l’ acquisto di un titolo simile. Dagli autori di Prisoner of war. Congratulazioni, signori autori di Prisoner of war.

    Pilot Down:Behind Enemy Lines Pilot Down:Behind Enemy LinesVersione Analizzata PCPilot Down è un titolo deludente, scarno sotto tutti i punti di vista, incapace di trascinare il giocatore nella storia e con una localizzazione in italiano a tratti squallida. Un vero e proprio flop della Oxygen, che ha sfruttato in maniera scarsa quella che poteva essere una buona idea. Peccato.

    3.5

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