Non importa che ci si concentri sulle sue forme squadrate, sul display in bianco e nero a 1-bit o sull'allegro giallo intenso che da sempre domina inequivocabilmente la comunicazione del prodotto: il bello di Playdate è che dietro ogni singolo aspetto si cela una precisa ed estemporanea dichiarazione di intenti, una presa di posizione controcorrente e gioiosamente ribelle.
E non potrebbe in tutta franchezza essere altrimenti per una console che si presenta nel 2022 come un minuscolo quadratino a manovella che si tiene nel palmo di una mano, peraltro senza neppure concedersi il lusso della retroilluminazione. Così, con l'orgoglio di chi non ha paura di abbracciare ed anzi di rivendicare a gran voce la sua anima fieramente giocattolosa, un po' vintage e un po' (tanto?) anticommerciale. Perché, inutile girarci attorno, Playdate vuole essere divertimento senza fronzoli, sperimentazione libera e quel giusto quantitativo di lucida follia hipster.
Insomma, ci si trova al cospetto di un extra rifinito e bizzarro, destinato a mandare in brodo di giuggiole collezionisti e appassionati di un certo tipo di gaming di matrice indipendente, più che una concreta e credibile alternativa al canonico modo di porsi di Nintendo, Sony e Microsoft. Ma andiamo con ordine, e partiamo dal principio.
Una questione di divertimento
Come se non bastassero gli elementi già citati fino ad ora, il mantra di Playdate viene sbandierato in maniera esplicita direttamente sul retro del packaging (che non può che essere ovviamente giallo): "Abbiamo creato Playdate per puro divertimento". Il soggetto della dichiarazione è Panic, ovvero un'azienda americana nata come sviluppatore di app per Mac e in seguito convertitasi con validi risultati a publisher di videogiochi - per intenderci, è l'etichetta di Firewatch, di Untitled Goose Game e dello strambo Nour: Play With Your Food. Playdate, in lavorazione dal 2020, rappresenta la summa di un certo modo di intendere il videogioco come esperienza spensierata e originale, con l'idea di regalare quel gusto per la sorpresa tipico di quando si era bambini.
Ed ecco perché a prescindere dal form factor deliziosamente sopra le righe, con quella manovella ormai diventata per antonomasia il simbolo stesso della console, è il concept di fondo a sfuggire alle regole, presentandosi come qualcosa di unico e di compiaciutamente diverso da tutto il resto. Come suggerisce il nome stesso, Playdate è costruito attorno a un meccanismo di distribuzione a dir poco anomalo. Quando si avvia la console per la prima volta, si viene accolti da una strepitosa intro giocabile che in pochi secondi permette di prendere confidenza con i vari pulsanti e con la manovella, mettendo sin subito in chiaro un paio di cose.
Innanzitutto, che non si fa affatto sul serio, ma che anzi l'indole, i suoni e il feeling - anche in termini di UI - siano quelli di una sorta di divertito cartone animato nella vita reale.
Per capirci, quando la macchina va in stand-by bisogna letteralmente svegliarla premendo per due volte il tasto di accensione posto sulla sommità, con tanto di occhietti addormentati che si aprono uno dopo l'altro sul display (come se appunto la console fosse un esserino senziente stile BMO di Adventure Time che sta dormendo e che bisogna ridestare dal suo torpore). Il secondo elemento a emergere con forza è la qualità a dir poco inaspettata delle animazioni e della grafica in generale, per uno schermo che se da un lato richiama filosoficamente quello dell'immortale Game Boy, in termini di resa è probabilmente più vicino alle sensazioni di un Kindle, con una definizione e una fluidità che non lasciano indifferenti.
È tempo di giocare
Queste sono solo alcune delle sorprese di una piattaforma che pare costruita attorno al senso di meraviglia, con l'obiettivo di stimolare l'utente svelandosi a poco a poco con continui colpi di teatro. Perché, una volta collegata la console a Internet, non troverete né delle cartucce da inserire né un ormai ordinario store digitale. Al contrario, i circa 3.5gb di memoria interna si andranno a riempire poco a poco, con due videogame scaricati in automatico ogni lunedì nel corso delle successive dodici settimane. Playdate appunto, ovvero letteralmente un appuntamento fisso con il gioco (con tanto di lucina led nella parte superiore dell'unità che vi segnala l'avvenuta ricezione di nuovi contenuti sotto forma di regalo da scartare nel menu).
Anche in questo caso, non immaginatevi produzioni ultra complesse o di ultimo grido: i ventiquattro titoli che compongono la Stagione 1 di Playdate comprendono infatti generi volutamente differenti, fra esperienze super arcade in cui si cerca di ambire al punteggio record - magari facendo a turno e passandosi fisicamente di mano la console, come momento di pura condivisione un po' infantile - e progetti più riflessivi ma comunque della durata di massimo un paio di ore.
Con o senza la fantomatica manovella necessariamente al centro del game design. Un approccio anticonformista che viene spiegato alla perfezione direttamente dalle parole di Panic: "Aspettatevi 24 giochi gratis, di diverso tipo. Alcuni saranno brevi, altri lunghi. Vi piaceranno tutti allo stesso modo? Probabilmente no. Vi divertirete un sacco a provarli tutti? Assolutamente sì".
E sta proprio lì, nel non conoscere in anticipo nemmeno il genere di appartenenza o quale sarà il prossimo gioco della lista, tutto lo straordinario gusto per la sorpresa. Con un evidente ritorno alle origini, a quando da bambino ti ritrovavi nel negozio di giocattoli di fiducia a scegliere un videogame che doveva bastarti per chissà quanto tempo sulla base della copertina. Soltanto che qui arriva tutto gratis, e nella peggiore delle ipotesi basta attendere il lunedì seguente per una nuova infornata di gameplay.
Come da copione, non tutto funziona in maniera epocale, anzi: alcuni titoli si dimostrano ben più trascurabili di altri, e personalmente credo che Playdate dia il meglio di sé o con le esperienze più mordi e fuggi - tipo il surf a punteggio di Whitewater Wipeout o lo stiloso clone di Asteroids Hyper Meteor, di quei Vertex Pop del sottovalutatissimo Graceful Explosion Machine - o con quelle quasi irreplicabili altrove perché fondate sul delirio della manovella, come quel Crankin's Time Travel Adventure firmato dal papà di Katamari Keita Takahashi che credo rappresenti la summa della Stagione 1.
Piccolo, ma caratteristico (cit.)
In termini di puro hardware, Playdate si dimostra una certezza forse addirittura inattesa. Da una parte c'è, inequivocabile e irresistibile, il già citato feeling da giocattolo: col suo giallo squillante, la manovella e le dimensioni contenutissime (parliamo di circa 7.5 cm di larghezza e lunghezza, per poco meno di 1cm di profondità) basta guardare da vicino o ancor meglio impugnare questa assurda consolina proveniente da un passato alternativo per mettersi di buon umore.
Attenzione tuttavia a bollare l'insieme come un qualcosa di poco conto o peggio ancora di scarso valore: il lavoro di design e ingegneria di Teenage Engineering - azienda che di solito si occupa di sintetizzatori portatili, speaker e altro materiale audio - è infatti di finissima fattura, e giocando le sensazioni sono in tutto e per tutto quelle di un oggetto di alto se non addirittura di altissimo profilo.
I pulsanti hanno la giusta reattività e una fisicità assai soddisfacente, e il meccanismo che regola la manovella, che peraltro è richiudibile all'interno della stessa console, è una fluidissima goduria. A dispetto della risoluzione di appena 400x240 pixel, come detto lo schermo risulta parecchio migliore di quanto non ci si possa immaginare (anche se l'assenza della retroilluminazione è un limite tanto al buio quanto in condizioni di luce troppo diretta), eppure le vere star dello show sono la durata della batteria e l'eccellente comparto audio. Parliamo del resto di circa 8 ore di gioco e di due settimane in stand-by con una singola ricarica via USB - con la console che in realtà non si spegne mai del tutto e anzi si trasforma in un orologio quando non è direttamente in uso - e soprattutto di uno speaker sorprendentemente potente e "pulito", in grado di offrire una fedeltà sonora stupefacente. Insomma, non siamo affatto al cospetto di un emulo cheap e sovrapprezzato del Game Boy in una scocca gialla.
Tra presente, passato e futuro
A proposito di costi, ma anche di modello di vendita e di distribuzione: Playdate non si trova né si troverà verosimilmente mai nei negozi. Per (pre)ordinare un'unità occorre recarsi direttamente sul sito play.date, pagare 179$ - che diventano però 245$ includendo le tasse e le spese di spedizione, garantite senza oneri doganali - e... aspettare. Già, perché le tante richieste e qualche inghippo produttivo hanno posticipato e rallentato considerevolmente le stime iniziali dei creatori, impedendo di avere uno stock di macchine subito disponibili. Risultato: ordinando adesso, ci si riserva una console per il 2023. Una situazione magari non simpaticissima, ma che in qualche misura aumenterà l'appeal e la desiderabilità del prodotto presso una certa utenza.
Da stabilire anche quello che accadrà oltre alla prima stagione di contenuti: Panic ha promesso aggiornamenti e maggiori informazioni più avanti, facendo comunque sin da subito presente che sarà possibile scaricare e acquistare
altri titoli anche singolarmente (mentre è già possibile collegare la console a un PC attraverso un'app, per streammarla su Twitch o per chi dovesse avere problemi di accessibilità con uno schermo così piccino). Il tutto senza considerare che è già stato rilasciato l'SDK della console in forma totalmente gratuita, per permettere a chiunque di sviluppare software per Playdate attraverso un semplice browser web. Più che ragionevole dunque pensare che esistano programmi di supporto come minimo a medio termine, anche se molto dipenderà dall'accoglienza della community e dai desideri del pubblico.
Oggi, per quello che offre, Playdate è un'adorabile anomalia a cui si fa davvero fatica a non voler genuinamente bene. Siamo di fronte all'espressione più pura e cristallina di quella pazzia sopra le righe che anima spesso e volentieri la scena indie, tradotta in un prodigioso oggetto stracolmo di emozioni e di calore, esattamente come il giallo che lo rappresenta.
Difficile però al tempo stesso negare i costi importanti dell'investimento (la spesa finale è in pratica quella di un Nintendo Switch Lite) e una certa comunque compiaciuta vacuità dello stesso. Perché è chiaro che l'intento di Playdate sia quello di rivendicare una certa concezione fuori dagli schemi istituzionalizzati del videogioco, piuttosto che di impegnare per centinaia se non migliaia di ore con esperienze ultra approfondite.
Se insomma non vi dispiace la prospettiva di intrattenervi una volta ogni tanto con qualcosa di curiosamente diverso - su una console che, è bene esplicitarlo, rimarrà tuttavia inutilizzata per la maggior parte del vostro tempo - e in generale vi va di supportare attivamente un progetto simile, accomodatevi: conoscendo queste premesse sarà impossibile rimanere delusi. Anzi, è letteralmente vero l'opposto, perché la vostra esperienza con Playdate sarà un continuo susseguirsi di sorprese e di magia.
Playdate: recensione dell'innovativa console portatile a manovella
Tutto su un progetto follemente fuori dal coro, per una strana console-giocattolo gialla con una manovella in più di qualsiasi altra.
Non importa che ci si concentri sulle sue forme squadrate, sul display in bianco e nero a 1-bit o sull'allegro giallo intenso che da sempre domina inequivocabilmente la comunicazione del prodotto: il bello di Playdate è che dietro ogni singolo aspetto si cela una precisa ed estemporanea dichiarazione di intenti, una presa di posizione controcorrente e gioiosamente ribelle.
E non potrebbe in tutta franchezza essere altrimenti per una console che si presenta nel 2022 come un minuscolo quadratino a manovella che si tiene nel palmo di una mano, peraltro senza neppure concedersi il lusso della retroilluminazione. Così, con l'orgoglio di chi non ha paura di abbracciare ed anzi di rivendicare a gran voce la sua anima fieramente giocattolosa, un po' vintage e un po' (tanto?) anticommerciale. Perché, inutile girarci attorno, Playdate vuole essere divertimento senza fronzoli, sperimentazione libera e quel giusto quantitativo di lucida follia hipster.
Insomma, ci si trova al cospetto di un extra rifinito e bizzarro, destinato a mandare in brodo di giuggiole collezionisti e appassionati di un certo tipo di gaming di matrice indipendente, più che una concreta e credibile alternativa al canonico modo di porsi di Nintendo, Sony e Microsoft. Ma andiamo con ordine, e partiamo dal principio.
Una questione di divertimento
Come se non bastassero gli elementi già citati fino ad ora, il mantra di Playdate viene sbandierato in maniera esplicita direttamente sul retro del packaging (che non può che essere ovviamente giallo): "Abbiamo creato Playdate per puro divertimento". Il soggetto della dichiarazione è Panic, ovvero un'azienda americana nata come sviluppatore di app per Mac e in seguito convertitasi con validi risultati a publisher di videogiochi - per intenderci, è l'etichetta di Firewatch, di Untitled Goose Game e dello strambo Nour: Play With Your Food. Playdate, in lavorazione dal 2020, rappresenta la summa di un certo modo di intendere il videogioco come esperienza spensierata e originale, con l'idea di regalare quel gusto per la sorpresa tipico di quando si era bambini.
Ed ecco perché a prescindere dal form factor deliziosamente sopra le righe, con quella manovella ormai diventata per antonomasia il simbolo stesso della console, è il concept di fondo a sfuggire alle regole, presentandosi come qualcosa di unico e di compiaciutamente diverso da tutto il resto. Come suggerisce il nome stesso, Playdate è costruito attorno a un meccanismo di distribuzione a dir poco anomalo. Quando si avvia la console per la prima volta, si viene accolti da una strepitosa intro giocabile che in pochi secondi permette di prendere confidenza con i vari pulsanti e con la manovella, mettendo sin subito in chiaro un paio di cose.
Innanzitutto, che non si fa affatto sul serio, ma che anzi l'indole, i suoni e il feeling - anche in termini di UI - siano quelli di una sorta di divertito cartone animato nella vita reale.
Per capirci, quando la macchina va in stand-by bisogna letteralmente svegliarla premendo per due volte il tasto di accensione posto sulla sommità, con tanto di occhietti addormentati che si aprono uno dopo l'altro sul display (come se appunto la console fosse un esserino senziente stile BMO di Adventure Time che sta dormendo e che bisogna ridestare dal suo torpore). Il secondo elemento a emergere con forza è la qualità a dir poco inaspettata delle animazioni e della grafica in generale, per uno schermo che se da un lato richiama filosoficamente quello dell'immortale Game Boy, in termini di resa è probabilmente più vicino alle sensazioni di un Kindle, con una definizione e una fluidità che non lasciano indifferenti.
È tempo di giocare
Queste sono solo alcune delle sorprese di una piattaforma che pare costruita attorno al senso di meraviglia, con l'obiettivo di stimolare l'utente svelandosi a poco a poco con continui colpi di teatro. Perché, una volta collegata la console a Internet, non troverete né delle cartucce da inserire né un ormai ordinario store digitale. Al contrario, i circa 3.5gb di memoria interna si andranno a riempire poco a poco, con due videogame scaricati in automatico ogni lunedì nel corso delle successive dodici settimane. Playdate appunto, ovvero letteralmente un appuntamento fisso con il gioco (con tanto di lucina led nella parte superiore dell'unità che vi segnala l'avvenuta ricezione di nuovi contenuti sotto forma di regalo da scartare nel menu).
Anche in questo caso, non immaginatevi produzioni ultra complesse o di ultimo grido: i ventiquattro titoli che compongono la Stagione 1 di Playdate comprendono infatti generi volutamente differenti, fra esperienze super arcade in cui si cerca di ambire al punteggio record - magari facendo a turno e passandosi fisicamente di mano la console, come momento di pura condivisione un po' infantile - e progetti più riflessivi ma comunque della durata di massimo un paio di ore.
Con o senza la fantomatica manovella necessariamente al centro del game design. Un approccio anticonformista che viene spiegato alla perfezione direttamente dalle parole di Panic: "Aspettatevi 24 giochi gratis, di diverso tipo. Alcuni saranno brevi, altri lunghi. Vi piaceranno tutti allo stesso modo? Probabilmente no. Vi divertirete un sacco a provarli tutti? Assolutamente sì".
E sta proprio lì, nel non conoscere in anticipo nemmeno il genere di appartenenza o quale sarà il prossimo gioco della lista, tutto lo straordinario gusto per la sorpresa. Con un evidente ritorno alle origini, a quando da bambino ti ritrovavi nel negozio di giocattoli di fiducia a scegliere un videogame che doveva bastarti per chissà quanto tempo sulla base della copertina. Soltanto che qui arriva tutto gratis, e nella peggiore delle ipotesi basta attendere il lunedì seguente per una nuova infornata di gameplay.
Come da copione, non tutto funziona in maniera epocale, anzi: alcuni titoli si dimostrano ben più trascurabili di altri, e personalmente credo che Playdate dia il meglio di sé o con le esperienze più mordi e fuggi - tipo il surf a punteggio di Whitewater Wipeout o lo stiloso clone di Asteroids Hyper Meteor, di quei Vertex Pop del sottovalutatissimo Graceful Explosion Machine - o con quelle quasi irreplicabili altrove perché fondate sul delirio della manovella, come quel Crankin's Time Travel Adventure firmato dal papà di Katamari Keita Takahashi che credo rappresenti la summa della Stagione 1.
Piccolo, ma caratteristico (cit.)
In termini di puro hardware, Playdate si dimostra una certezza forse addirittura inattesa. Da una parte c'è, inequivocabile e irresistibile, il già citato feeling da giocattolo: col suo giallo squillante, la manovella e le dimensioni contenutissime (parliamo di circa 7.5 cm di larghezza e lunghezza, per poco meno di 1cm di profondità) basta guardare da vicino o ancor meglio impugnare questa assurda consolina proveniente da un passato alternativo per mettersi di buon umore.
Attenzione tuttavia a bollare l'insieme come un qualcosa di poco conto o peggio ancora di scarso valore: il lavoro di design e ingegneria di Teenage Engineering - azienda che di solito si occupa di sintetizzatori portatili, speaker e altro materiale audio - è infatti di finissima fattura, e giocando le sensazioni sono in tutto e per tutto quelle di un oggetto di alto se non addirittura di altissimo profilo.
I pulsanti hanno la giusta reattività e una fisicità assai soddisfacente, e il meccanismo che regola la manovella, che peraltro è richiudibile all'interno della stessa console, è una fluidissima goduria. A dispetto della risoluzione di appena 400x240 pixel, come detto lo schermo risulta parecchio migliore di quanto non ci si possa immaginare (anche se l'assenza della retroilluminazione è un limite tanto al buio quanto in condizioni di luce troppo diretta), eppure le vere star dello show sono la durata della batteria e l'eccellente comparto audio. Parliamo del resto di circa 8 ore di gioco e di due settimane in stand-by con una singola ricarica via USB - con la console che in realtà non si spegne mai del tutto e anzi si trasforma in un orologio quando non è direttamente in uso - e soprattutto di uno speaker sorprendentemente potente e "pulito", in grado di offrire una fedeltà sonora stupefacente. Insomma, non siamo affatto al cospetto di un emulo cheap e sovrapprezzato del Game Boy in una scocca gialla.
Tra presente, passato e futuro
A proposito di costi, ma anche di modello di vendita e di distribuzione: Playdate non si trova né si troverà verosimilmente mai nei negozi. Per (pre)ordinare un'unità occorre recarsi direttamente sul sito play.date, pagare 179$ - che diventano però 245$ includendo le tasse e le spese di spedizione, garantite senza oneri doganali - e... aspettare. Già, perché le tante richieste e qualche inghippo produttivo hanno posticipato e rallentato considerevolmente le stime iniziali dei creatori, impedendo di avere uno stock di macchine subito disponibili. Risultato: ordinando adesso, ci si riserva una console per il 2023. Una situazione magari non simpaticissima, ma che in qualche misura aumenterà l'appeal e la desiderabilità del prodotto presso una certa utenza.
Da stabilire anche quello che accadrà oltre alla prima stagione di contenuti: Panic ha promesso aggiornamenti e maggiori informazioni più avanti, facendo comunque sin da subito presente che sarà possibile scaricare e acquistare
altri titoli anche singolarmente (mentre è già possibile collegare la console a un PC attraverso un'app, per streammarla su Twitch o per chi dovesse avere problemi di accessibilità con uno schermo così piccino). Il tutto senza considerare che è già stato rilasciato l'SDK della console in forma totalmente gratuita, per permettere a chiunque di sviluppare software per Playdate attraverso un semplice browser web. Più che ragionevole dunque pensare che esistano programmi di supporto come minimo a medio termine, anche se molto dipenderà dall'accoglienza della community e dai desideri del pubblico.
Oggi, per quello che offre, Playdate è un'adorabile anomalia a cui si fa davvero fatica a non voler genuinamente bene. Siamo di fronte all'espressione più pura e cristallina di quella pazzia sopra le righe che anima spesso e volentieri la scena indie, tradotta in un prodigioso oggetto stracolmo di emozioni e di calore, esattamente come il giallo che lo rappresenta.
Difficile però al tempo stesso negare i costi importanti dell'investimento (la spesa finale è in pratica quella di un Nintendo Switch Lite) e una certa comunque compiaciuta vacuità dello stesso. Perché è chiaro che l'intento di Playdate sia quello di rivendicare una certa concezione fuori dagli schemi istituzionalizzati del videogioco, piuttosto che di impegnare per centinaia se non migliaia di ore con esperienze ultra approfondite.
Se insomma non vi dispiace la prospettiva di intrattenervi una volta ogni tanto con qualcosa di curiosamente diverso - su una console che, è bene esplicitarlo, rimarrà tuttavia inutilizzata per la maggior parte del vostro tempo - e in generale vi va di supportare attivamente un progetto simile, accomodatevi: conoscendo queste premesse sarà impossibile rimanere delusi. Anzi, è letteralmente vero l'opposto, perché la vostra esperienza con Playdate sarà un continuo susseguirsi di sorprese e di magia.
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