Poison Control Recensione: un Action RPG atipico, tra puzzle e sparatutto

Tutt'altro che perfetto, ma comunque piuttosto divertente, Poison Control è un gioco di ruolo decisamente inusuale.

Poison Control Recensione: un Action RPG atipico, tra puzzle e sparatutto
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Disponibile per
  • PS4
  • Switch
  • PS4 Pro
  • Se i principali sviluppatori di giochi di ruolo à la giapponese sono soliti imbastire storie complesse, coinvolgenti ed estremamente sofferte, vi sono almeno due studi che al contrario plasmano i loro prodotti attorno all'inconfondibile, e spesso incompresa, comicità demenziale tipica del Paese del Sol Levante. Prima ancora che Compile Heart stabilisse nuovi record di follia con la serie di Hyperdimension Neptunia, quel bizzarro primato apparteneva rigorosamente a Nippon Ichi Software, che sin dall'inizio del terzo millennio ha sollazzato i propri fan con lo strampalato universo di Disgaea e i suoi spassosissimi Prinny. Dal momento che Disgaea 6: Defiance of Destiny esordirà in Europa nel mese di giugno 2021 per ricondurci ancora una volta nel tetro Netherworld (a tal proposito vi suggeriamo di consultare il nostro speciale su Disgaea 6 e gli altri JRPG del New Game+ Expo), nelle scorse settimane abbiamo ingannato l'attesa cimentandoci con un altro sregolato titolo confezionato da Nippon Ichi Software.

    Stiamo naturalmente parlando di Poison Control, un action RPG atipico che mescola generi anche molto distanti tra loro, come il puzzle game e lo sparatutto in terza persona. Di seguito vi proponiamo dunque le nostre consolidate impressioni sul prodotto, ricordandovi che questo sarà disponibile su PlayStation 4 e Nintendo Switch (anche in edizione fisica) a partire da venerdì 16 aprile. Siete pronti a calarvi nell'Inferno assieme a noi?

    Purificare i sentimenti che avvelenano il cuore

    Da Criminal Girls allo stesso Disgaea (se volete, qui potete recuperare la nostra recensione di Disgaea 5 Complete Edition), sono ormai innumerevoli le saghe ludiche che ci hanno proposto delle visioni assurde e inverosimili dell'Aldilà, ma è probabile che nessuna di queste fosse tanto squinternata quanto quella offerta da Poison Control.

    Non solo l'Inferno trabocca di colori, ma al suo interno si generano ogni giorno delle paludi velenose che hanno origine dai sentimenti negativi provati dalle ragazze venute a mancare: difatti, una volta piombate nell'altro mondo, queste rimangono puntualmente intrappolate all'interno delle manifestazioni velenose della propria disperazione personale, e vi continuano a soffrire fino al momento della purificazione. Protagonisti della vicenda sono un avatar senza nome e dal sesso personalizzabile, che per qualche misteriosa ragione è giunto nell'aldilà senza ricordare nulla della vita che conduceva nel Regno Mortale, e l'altezzosa Poisonette, una graziosa fanciulla che ha rubato il corpo al povero amnesico.

    Quando i due si sono incontrati per la prima volta, la Poison Maiden ne ha infatti divorato le carni per ottenere finalmente un involucro, ignorando che, così facendo, si sarebbe legata in maniera forse inscindibile al nuovo ospite dell'Inferno. L'unica speranza che hanno di separarsi è quella di raggiungere il Paradiso, dove ognuno di loro potrà vedere esaudito un desiderio: rispettivamente, tornare nel mondo dei vivi e avere un corpo personale.

    Per meritare l'accesso al suddetto luogo, tuttavia, il duo dovrà prima esplorare veri e propri dungeon nati dai cuori delle cosiddette "Belle", scoprire cosa ne abbia causato la caduta all'Inferno, affrontare il veleno nei loro animi e infine liberarle dal dolore. Un'impresa tutt'altro che facile e che li porterà a scontrarsi a più riprese coi temibili Kleshas, delle creature spaventose che fuoriescono dalle pozze velenose e sempre pronte ad annichilire qualsiasi intruso. Come di certo avrà intuito chiunque abbia un minimo di familiarità coi titoli targati Nippon Ichi Software, Poison Control non ha l'ambizione di raccontare una storia oscura e intrigante, ma la sconclusionata cornice narrativa è un mero pretesto per giustificare i continui siparietti e le reazioni esagerate di attori puntualmente stereotipati. Elementi che fanno di Poison Control un'esperienza non adatta a tutti i palati, anche a causa dei dialoghi prolissi e in stile visual novel che si susseguono per tutta la campagna e che a più riprese incoraggiano il giocatore a saltarli a piè pari. Il target cui il titolo si rivolge è ancora una volta rappresentato dai più sfegatati estimatori della tipica comicità nipponica, ai quali il prodotto riesce invero a strappare qualche risata a intervalli tutto sommato regolari. Battibecchi provocati da infantili rivalità, esilaranti malintesi e persino un pizzico di fanservice sono insomma le portate principali di un rodato menu che, rinunciando alla benché minima parvenza di originalità, si lascia comunque apprezzare, specie se assaporato a piccole dosi.

    Eroi complementari

    Appurato il ruolo marginale che la componente narrativa gioca nell'economia del titolo, è tempo di esaminare nel dettaglio la stravagante commistione di generi effettuata da Nippon Ichi Software. Dal momento che i due indiscussi protagonisti condividono il medesimo corpo e possono quindi scambiarsi di posto in qualsiasi momento, la peculiarità di Poison Control è rappresentata dalla continua alternanza tra le sequenze da sparatutto in terza persona e quelle da puzzle game, le quali si invertono a seconda del personaggio controllato dal giocatore e della situazione affrontata.

    Essendo l'unico combattente della squadra, l'Avatar smemorato è infatti al centro delle fasi di shooting, e come tale può equipaggiare vari tipi di armi e accessori che ne alterano i parametri di base, i pattern di attacco, la gittata e il numero di munizioni a disposizione; Poisonette ha invece il compito di purificare al solo passaggio le aree corrotte e sporcate da ampie pozzanghere di veleno, attraverso meccaniche ispirate al noto videogioco arcade chiamato Qix.

    Quando ha il controllo della fanciulla, il giocatore può infatti tenere premuto l'apposito tasto per far sì che la ragazza crei una linea sul pavimento con cui circondare la zona da ripulire: tuttavia, dal momento che Poisonette può essere utilizzata soltanto per pochi secondi prima di cedere nuovamente il controllo all'altro personaggio, occorre valutare con attenzione il percorso da compiere e l'area da purificare. Anche perché, mentre la ragazza non riceve alcun danno quando cammina sul veleno, il suo compagno di squadra ne è particolarmente vulnerabile.

    Di conseguenza, se lo scopo delle fasi di shooting è quello di rimuovere dal terreno di gioco chiunque possa ostacolare l'operato di Poisonette, la purificazione del campo circostante è invece finalizzata a spianare la strada all'Avatar e ridurre al minimo il rischio che questi possa sguazzare nelle pozze venefiche e perdere i propri punti salute. Dal punto di vista strategico, le suddette fasi sono ugualmente indispensabili per superare lo stage e completare gli incarichi che il sistema affida al duo di volta in volta. Peccato soltanto che proprio la meccanica dello scambio sia afflitta da un paio di problemi tecnici che la rendono una delle principali cause di sconfitta.

    A dispetto di quanto si potrebbe immaginare, la sostituzione non è immediata, ma al contrario è preceduta da animazioni che richiedono qualche prezioso secondo in cui l'uno o l'altro personaggio sfuggono al controllo dell'utente, prestando dunque il fianco agli assalti dei nemici. Una situazione che puntualmente si traduce in ingenti perdite di punti di salute. Oltretutto, quando il giocatore controlla Poisonette capita troppo spesso che la comparsa di un nemico potente inneschi un breve allarme, invertendo in maniera repentina e senza un motivo preciso i due personaggi. Come risultato, durante la purificazione del veleno siamo stati interrotti innumerevoli volte da brevi intermezzi che azzerano l'operato di Poisonette e la scambiano di posto con l'Avatar, che per giunta ricompare suo malgrado nelle pozze venefiche. A queste criticità già abbastanza irritanti si aggiunge inoltre l'impossibilità di ingrandire la mini-mappa per orientarsi nei dungeon, capire quale sentiero non sia ancora stato battuto ed evitare di girare in tondo (rischiando per altro di esaurire il tempo), senza dimenticare i frequentissimi casi in cui l'Avatar, pur avendo a disposizione ancora molte munizioni e non necessitando di ricaricare, cessa improvvisamente il fuoco per diversi secondi.

    Difetti tecnici che sommati minano la fruibilità del titolo, generando episodi a dir poco frustranti e spiacevoli. Nulla che una patch non possa provare a risolvere, ma dal momento che il titolo è uscito in Giappone da quasi un anno e che nel frattempo lo sviluppatore non vi ha ancora rimediato, le probabilità che questo avvenga appaiono assai remote.

    Comparto tecnico datato

    Come tanti altri titoli confezionati da Nippon Ichi Software, Poison Control presenta un comparto artistico minimalista e un po' datato. Difatti, i modelli poligonali sono affetti da un scarso livello di dettagli e da chiaroscuri inefficaci, per non parlare di un antialiasing spesso irreperibile, e di texture troppo spartane, monotone e noiosette.

    A riequilibrare almeno in parte la situazione ci pensano gli splendidi artwork realizzati da Madoka Hanashiro, già character designer di The Witch and the Hundred Knight 2 e The Princess Guide, la vivace colonna sonora e il ben recitato doppiaggio in lingua originale.

    Poison Control Poison ControlVersione Analizzata PlayStation 4Poison Control è un titolo riuscito solo in parte. Se sulla carta la meccanica dello scambio dei protagonisti spalanca le porte a una dilettevole componente strategica, all’atto pratico alcune carenze tecniche dell’action RPG fanno sì che proprio questa giochi a sfavore dell’utente, offrendo ai nemici numerosi occasioni per svuotare la barra vita dell’Avatar. Affrontato a piccole dosi, magari nei momenti di pausa dal lavoro o dallo studio, Poison Control riesce comunque a intrattenere il giocatore con un crescente un livello di sfida e tanti siparietti comici, a patto che questi non abbia una naturale avversione per l’onnipresente senso dell’umorismo tipico dei prodotti targati Nippon Ichi Software.

    6.3

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