Recensione Prince of Persia Rival Swords per PSP

Il trono di Babilonia di nuovo diviso tra il bene e il male

Recensione Prince of Persia Rival Swords per PSP
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    Audace, furioso e maledetto: queste le credenziali che hanno spalancato le porte del successo alle vicende del famigerato Principe di Persia. Sì, perché nonostante la validità di Prince of Persia: The Sands of Time, la serie Ubisoft è riuscita a catturare l'attenzione delle masse solo con il secondo episodio Prince of Persia: Warrior Within, che snaturava completamente il vecchio concept tracolmo di fascino esotico e mistero a favore di uno stile dalle tinte oscure ed incredibilmente violente; uno stile criticato e disapprovato da molti ma che si è accaparrato comunque i favori dell'utenza mondiale in men che non si dica.

    Cavalcando l'onda di questo trionfo inaspettato, la nota softco francese ha rilasciato un terzo capitolo, Prince of Persia: The Two Thrones, con il quale ha cercato bilanciare vecchio e nuovo ottenendo un discreto compromesso tra frenesia e suggestione ma senza, tuttavia, raggiungere livelli di eccellenza. Le gesta del coraggioso eroe babilonese arrivano su Playstation Portable grazie a Prince of Persia: Revelations, fedelissima trasposizione di Warrior Within che purtroppo non aggiunge nulla di particolarmente interessante rispetto alla controparte casalinga se non qualche scenario bonus e tanta adrenalina. Rival Swords ripropone la stessa identica avventura del terzo episodio con un paio di varianti che potrebbero costituire quel minimo di valore aggiunto che dovrebbe stuzzicare chi ha già giocato alla versione originale.

    È da questo punto che devo cominciare il racconto?

    Nessuna variante alla trama di questo secondo adattamento handheld. Il Principe, stanco e segnato dalla rocambolesca esperienza nell'Isola del Tempo (leggete la recensione del relativo episodio per saperne di più), può finalmente fare rotta verso l'amata terra natia, l'incantevole Persia. Il Dahaka placato, l'avvenente Kaileena sottratta al suo destino e divenuta sua compagna di viaggio: ogni pena, ogni turbamento sembra infine giunto a termine. Ma Babilonia non è più la splendida città di un tempo. La capitale è ridotta ad un cumulo di macerie, le fiamme avvolgono ogni cosa, le grida di dolore del popolo si mescolano alle esplosioni e alle urla degli aguzzini. Chi si cela dietro a questo scempio? Il Visir, naturalmente, riportato in vita dallo stesso principe che si era illuso di poter cancellare tutti gli errori del passato semplicemente facendo in modo che questi non fossero mai accaduti. Farah (bellissima principessa indiana co-protagonista del primo episodio) non conserva alcuna memoria delle avventure vissute con il principe poiché, sebbene siano passati sette anni dal loro incontro, questo in realtà non è mai avvenuto così come le sabbie del tempo non sono mai state liberate. Come se non bastasse, il nostro eroe dovrà vedersela con il suo lato oscuro o come viene definito nel gioco stesso "potenziale inespresso"; una personalità decisamente più cinica ed insolente che si impossessa di lui in situazioni prestabilite creando, ovviamente, un ottimo spunto per una sana differenziazione del gameplay.

    Mission: Porting

    Prince of Persia: Rival Swords è l'esatta copia del titolo originale, fatta eccezione per due o tre dettagli che analizzeremo in seguito.

    La struttura di gioco rimane saldamente ancorata alla superba componente platform, caratteristica vincente sin dal primo titolo della serie, che vede il principe eseguire spettacolari arrampicate sulle mura della città, scalare aperture claustrofobiche e colonne disfatte, attivare interruttori e azionare meccanismi, superare trappole mortali e pavimenti che crollano sotto i suoi vigorosi passi, calarsi lungo catene, fracassare casse e anfore, lanciarsi da altezze vertiginose nel tentativo di aggrapparsi a sporgenze, cornicioni, travi, pali e chi più ne ha più ne metta. Spesso si rende necessario correre sulle pareti per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili o saltare su tapparelle aperte per realizzare salti acrobatici da una parete all'altra e sfruttare il fido pugnale per agganciarsi a delle mattonelle o magari lanciarsi in una discesa mozzafiato squarciando a metà le lunghe tende purpuree che un tempo facevano da ornamento al palazzo. Non va dimenticato inoltre, l'incredibile potere del Pugnale del Tempo, alleato prezioso e letale perchè, come tutti gli amanti della serie sapranno già, consente di riavvolgere il tempo per annullare i propri errori ed evitare gli attacchi avversari (riavvolgimento) o rallentare il flusso temporale (occhio del ciclone) dell'ambiente che lo circonda mentre le sue movenze continuano ad una velocità normale; elemento molto importante perché non solo si rivela molto utile in combattimento ma si dimostra indispensabile nel caso in cui vogliate oltrepassare una porta che si chiude troppo in fretta o un trabocchetto rotante particolarmente rapido.

    Assieme al ritorno delle missioni cooperative tra Farah e il principe, troviamo inoltre una serie di azioni strettamente riservate alla seconda personalità del nobile guerriero, il Principe di Sabbia, che può utilizzare la sua lunga catena per appendersi ai pennoni ed attirare a sé blocchi di pietra fuori dal muro attivando così il dispositivo che gli permette di accedere al livello successivo.

    La duplice natura del principe, come anticipato nel precedente paragrafo, si ripercuote soprattutto nello stile di combattimento, fortemente influenzato dalla diversità delle armi a disposizione di ciascuna parte. Quando il Principe è in sé maneggia con abilità il Pugnale del Tempo e una seconda arma (pugnali, spade, mazze e asce) che può raccogliere direttamente dai nemici che uccide o dalle rastrelliere sparse lungo le location mentre quando si trova in balia del suo alter ego oscuro può solamente fare affidamento sulla sua catena, più potente e dal raggio d'azione decisamente più ampio. In entrambi i casi le combo a disposizione sono veramente numerose ma, similmente alla versione domestica, del tutto accessorie poiché solo uno sprovveduto potrebbe mettersi a provare tutte le combinazioni disponibili quando può benissimo affrontare e vincere ogni scontro -boss a parte- attaccando normalmente l'avversario. Si tratta di un difetto "ereditato" dalla precedente versione e che avrebbe dovuto rendere i combattimenti più frizzanti e variegati; peccato però che questa intenzione abbia trovato la sua unica concretizzazione nell'assassinio silenzioso, un entusiasmante attacco in pieno stile stealth attraverso il quale l'eroe si avvicina furtivamente agli scagnozzi facendoli fuori premendo il pulsante quadrato al momento giusto.

    L'eccellente sistema di controllo, ampiamente collaudato nelle passate edizioni, si adatta come un guanto alle contenute dimensioni della macchina Sony, delegando i movimenti al piccolo stick analogico e distribuendo tutte le altre funzioni tra le frecce direzionali e i pulsanti di azione in maniera del tutto simile alla sua controparte casalinga con la sola limitazione della gestione della telecamera: in mancanza del secondo stick, Ubisoft ha dovuto relegare i cambi di visuale ad una combinazione di tasti piuttosto scomoda, L + rotazione del pad analogico, che costringe l'utente ad interrompere ogni attività per potersi guardare intorno o avere una panoramica più ampia dell'ambiente in cui si trova.

    Il popolo ha sete di novità

    Giunti a questo punto vi starete sicuramente chiedendo cosa ci sia di nuovo in questa produzione. Apparentemente ben poco perché, a parte una manciata di livelli di gioco inediti, si tratta della medesima avventura proposta in Prince of Persia: The Two Thrones. Scorrendo le voci del menù, tuttavia, si notano un paio di opzioni che mai si erano viste nei precedenti episodi, ovvero Corse delle Bighe e Multigiocatore. Nel primo caso, l'utente può cimentarsi in una spericolata corsa a bordo di una biga, attraverso tre differenti ambientazioni brulicanti di insidie, nemici ed ostacoli; una trovata niente male se non fosse per il fatto che il carro si sfascia completamente al minimo contatto e che alla fine del percorso la sola cosa che si ottiene è un misero "Congratulazioni. Hai Vinto". Ad ogni modo stiamo parlando di un'applicazione che funge da semplice intrattenimento perciò è bene considerarla per quello che è: un discreto momento di svago in grado di spezzare la tensione di miliardi di salti acrobatici e combattimenti caotici.

    La modalità multiplayer costituisce sicuramente un aspetto molto più corposo e stimolante rispetto a quello appena esposto. Tramite collegamento Wi-Fi, due giocatori possono gareggiare l'uno contro l'altro lungo speciali livelli appositamente progettati per l'online e suddivisi nelle categorie Sprint (due stages di durata variabile dai 2 ai 4 minuti) e Maratona (un livello di partenza più 4 livelli sprint aggiunti in ordine casuale). In entrambi i casi lo scopo finale è quello di tagliare il traguardo prima dell'avversario, il che dipende sia dalla propria abilità che dal tipo di percorso scelto: il sentiero rosso, molto più rapido e pericoloso, si adatta ai giocatori più abili ed esperti, quello giallo consente di attivare delle trappole per bloccare l'avversario mentre quello verde, più facile e comodo, offre al giocatore due possibilità di innescare le trappole e la sicurezza che non ne venga attivata nessuna contro di lui. Malgrado si tratti di una gradita e divertentissima aggiunta, la componente multigiocatore avrebbe potuto essere un pochino più interessante, includendo ad esempio il gioco di massa e mettendo a disposizione più personaggi da impersonare (Kaileena, Farah o addirittura il Visir) invece del solito principe e della sua metà oscura.

    Piccolo schermo, grandi perdite

    Tecnicamente parlando, Prince of Persia: Rival Swords si presenta come un prodotto a metà strada tra l'eccellenza e l'imperfezione.

    Può sembrare strano ma la straordinaria qualità dei filmati in CG si scontra, suo malgrado, con evidenti effetti di aliasing, bugs audio/video e frequenti cali di framerate che portano spesso ad una paralisi momentanea della situazione di gioco che dura fortunatamente un paio di secondi: solo in rare occasioni si è verificato un vero e proprio blocco del gioco, al quale è stato possibile porre rimedio solo spegnendo la console.

    La causa di questi rallentamenti è da attribuire probabilmente all'imponenza e alla complessità degli enormi spazi tridimensionali, colmi di oggetti in movimento e characters vari ma potrebbe essere ricondotta anche alla buona fluidità delle animazioni e alla grandezza dei personaggi a video, ben definiti e visibili in qualunque situazione. La scarsa risoluzione della texture abbraccia un sonoro magistralmente doppiato in italiano (i continui dialoghi tra le due personalità del principe sono eccezionali) ma tuttavia frammentario e mal sincronizzato con le espressioni facciali dei personaggi e la situazione di gioco; accade sovente che l'audio si blocchi o si interrompa proprio nel bel mezzo di una frase o di una scena importante facendovi perdere, non senza fastidio, punti importanti della storia.

    Ciononostante, gli straordinari giochi di luce e l'ottima riproduzione dell'architettura persiana contribuiscono a rendere meno gravoso il peso di piccole e grandi carenze molte delle quali, tenetelo sempre a mente, riconducibili agli evidenti limiti tecnici di una console delle dimensioni di PlayStation Portable.

    Prince of Persia Rival Swords Prince of Persia Rival SwordsVersione Analizzata PSPUbisoft ce l’ha messa tutta per rendere questa seconda trasposizione migliore della prima ma è riuscita nel suo intento solo a metà. Paradossalmente, l’anima di questa produzione è divisa in due proprio come quella del principe: da una parte un gameplay immutato e dall’altra l’introduzione di una importante novità come quella del multiplayer. L’ago della bilancia, tuttavia, stenta a trovare il giusto equilibrio tra una struttura di gioco imperitura e le imperfezioni tecniche che ne minacciano la godibilità ed proprio per questa sua natura ambivalente che riteniamo sia il caso di ricercare le virtù di questo titolo nel “mezzo” piuttosto che da una parte o dall’altra. Prince of Persia: Rival Swords è un ottimo titolo platform da inserire nella vostra collezione portatile e se non avete mai giocato allo stesso episodio sulle altre console rimarrete sicuramente soddisfatti della sua immediatezza. Il discorso cambia se invece avete già preso tra le mani Prince of Persia: The Two Thrones perché, a parte l’opportunità di sfidare un amico o sbizzarrirvi in brevi corse di bighe, questo adattamento non introduce alcun cambiamento sostanziale (anche gli extra da sbloccare sono identici). Chiedetevi dunque se due opzioni multiplayer valgono l’acquisto dello stesso titolo.

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