Recensione Prinny: Can I really be the Hero?

I pinguini di Disgaea sbarcano su Psp

Recensione Prinny: Can I really be the Hero?
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  • Posso essere anche io un eroe?

    E' fatto oramai constatato che molte serie di videogiochi (a volte famose, a volte no) annoverino fra le loro fila uno Spin Off, vale a dire un titolo più o meno slegato dai canoni di gameplay della serie principale, ma che con essa ha uno o più elementi di contatto nel cast dei personaggi che lo compongono. Senza voler scomodare il più noto idraulico italiano, al genere spin off possiamo annoverare un paio di titoli creati da Square in cui il protagonista era il Chocobo, la piumata cavalcatura divenuta mascotte della software house nipponica: il simpatico struzzo giallo venne utilizzato (con scarso successo, a dirla tutta) sia in un gioco di ruolo che in un più strampalato racing game. Sempre rimanendo in ambito di Jrpg, ecco venir fuori Nippon Ichi, softco apprezzata per la celebre serie di strategici a turni Disgaea. E proprio dal loro cavallo di battaglia i programmatori del sol levante propongono "Prinny: Can I Really Be The Hero?" platform game per Psp già uscito in Giappone negli USA e di recentissima pubblicazione anche in Italia.

    Dagli Stati Uniti con furore

    Inaspettatamente, nonostante inizialmente non fosse prevista una versione PAL, il gioco è giunto sul finire dell'estate sugli scaffali nostrani. Nonostante sia interamente in inglese (neppure il testo è stato tradotto), il gioco è facilmente fruibile da qualsiasi utente, per la semplicità di fondo. Data la supposta marginalità del titolo, che questa localizzazione sia l'indizio di una nuova era per la consolina Sony?

    Ma che bontà, ma che bontà

    Vediamo di dare qualche ragguaglio a tutti coloro che non hanno mai avuto a che fare con la serie di Disgaea. I Prinny sono delle creature con corpo di pinguino, ali di pipistrello e piccoli trampoli al posto delle zampe. Secondo il bestiario del gioco di Nippon Ichi, i Prinny sono le reincarnazioni di tutte gli esseri umani che hanno condotto una vita dissoluta e che ora, per redimersi dai loro peccati, devono assoggettarsi come schiavi ad uno dei tanti signori del male del Netherworld o di Celestia, in una sorta di contrappasso Dantesco. La più famosa schiera di serventi è senza ombra di dubbio la Prinny Squad dell'avvenente quanto demoniaca Etna, che ha letteralmente schiavizzato i buffi palmpiedi costringendoli ad adempiere alle più disparate commissioni. E proprio da una di queste ultime che traggono inizio le vicende di "Prinny: Can I Really Be The Hero?" : la conturbante diavolessa è particolarmente golosa di dolci e, proprio per soddisfare questo suo peccato di gola, ha incaricato i suoi asserviti di realizzare per lei il dessert perfetto. Un semplice lavoro di arte culinaria dunque, non fosse per il non secondario dettaglio che i vari ingredienti della ricetta sono sparsi ai quattro angoli del mondo di Netherworld... Indovinate un po' a chi toccherà il compito di andare a recuperare queste delikatessen entro le dieci ore concesse dalla padrona Etna?

    Dood, dood!

    Prinny rientra a pieno titolo nei canoni dei platform game in due dimensioni, un genere oramai estinto nell'attuale panorama videludico, soppiantato dal più ammaliante 3D. Nel gioco di Nippon Ichi dovremo percorrere una serie di livelli saltellando allegramente ed eliminando qualsiasi forma ostile ci si dovesse parare di fronte. Una volta arrivati alla fine dello stage avremo il nostro bel da fare nel confrontarci con un pericoloso ed agguerrito boss di fine livello. Un compito non facile, che però potremo assurgere con relativa tranquillità tramite le abilità offensive del nostro simpatico protagonista: nonostante l'aspetto inoffensivo e pacioccoso, Prinny è una vera e propria macchina da guerra, e può contare su di una certa varietà di attacchi a corto e medio raggio. L'arma principale del nostro eroe sarà una coppia di pugnali grazie ai quali potremo infierire rapidi colpi agli avversari (tramite la semplice pressione del tasto quadrato) oppure scagliare delle letali onde d'urto comodamente sospesi a mezz'aria. Il secondo strumento di dolore a disposizione di Prinny è invece un tipico retaggio del settore platform: dopo aver spiccato un salto potremo (premendo in basso sul d-pad) ricadere con una potente sederata sui nostri malcapitati avversari, i quali rimarranno temporaneamente storditi e di conseguenza in balia della nostra furia omicida. Il colpo di terga ci sarà utile anche per riempire un contatore di combo, tramite il quale guadagneremo punti, energia o una vita extra. Sparsi per i vari livelli potremo infine trovare sia delle pratiche bombe a mano, sia alcuni curiosi e potentissimi mezzi meccanici (fra i quali spicca un carroarmato chiaramente ispirato a quello della serie di Metal Slug). Completano il quadro comandi un tasto adibito alla corsa (che verrà caricata tramite una simpatica animazione in cui Prinny inizierà a roteare vorticosamente su sé stesso) ed, ovviamente, il salto/doppio salto (effettuabile tramite pressione singola o doppia del pulsante X). E proprio su quest'ultima azione, fulcro del genere platform game, che vogliamo soffermarci: i programmatori hanno infatti deciso, con una certa dose di coraggio, di implementare nel loro prodotto un sistema di fisica del tutto particolare, non dissimile addirittura a quello dei primordiali esponenti del genere. In Prinny il giocatore non potrà assolutamente correggere la direzione del salto durante la fase di volo (semmai cambiare radicalmente direzione tramite il già citato doppio salto). Tale peculiarità lascia inizialmente sconcertati e delusi: non saranno infatti infrequenti le volte in cui vedremo cadere in qualche baratro il nostro simpatico palmipede, il quale non potrà essere sottratto al suo sciagurato destino. Come se ciò non bastasse la difficoltà del titolo Nippon Ichi è sicuramente più elevata rispetto alla media dei titoli visti sino ad ora, risultando in alcune fasi piuttosto frustrante. Una volta presa la mano e fatto il callo con le doti atletiche di Prinny, il gioco riesce a mostrare il suo lato migliore, grazie ad una giocabilità più che discreta nella quale si alternano fasi squisitamente platform ad altre mutuate di peso dal già citato titolo di casa SNK (Metal Slug); a fine livello, come tradizione del genere, dovremo affrontare un agguerrito boss la cui dipartita ci farà guadagnare un ingrediente per la tanto agognata ricetta da preparare alla seducente Etna.
    In definitva il gameplay ibrido risulta perfettamente funzionale: il mix di azione frenetica (quasi da hack'n' slash) e salti millimetrici permette di riscoprire, oggi, meccaniche di gioco antiche, ma ancora divertenti. Il sapore retrò -che si gusta anche a causa della curva di difficoltà non troppo morbida- è adattissimo alla console portatile Sony (non è un caso, del resto, che gli emulatori Homebrew spopolino su PSP), e Prinny appare quasi un lucido tentativo di ridare valore alla storia ludica meno recente, regalando all'handheld una rivisitazione in chiave moderna dei classici da sala. Proprio questa sua natura allontanerà forse i giocatori più arrendevoli, o chi proprio non sente nessuna "affinità elettiva" con l'action platform "old school" (da Decap Attack a Chuck Rock).
    Da notare infine un corposo quantitativo di extra da sbloccare (fra i quali spicca la possibilità di salvare i replay e di inviarli agli amici) in grado di risollevare non poco il fattore di rigiocabilità del titolo.

    Tanto stile, anche senza una dimensione

    Dal punto di vista squisitamente tecnico, il titolo di Nippon Ichi si presenta come una vera e propria gioia per gli occhi e le orecchie. Visivamente Prinny prosegue nel solco tracciato dalla software house nipponica con i suoi precedenti lavori, presentando un comparto grafico assolutamente di primissimo valore, in grado di rivaleggiare con le migliori produzioni ammirate sul portatile di casa Sony. Seppur realizzato quasi totalmente in 2D (il gioco ci ha fatto tornare in mente quel Pandemonium uscito anni or sono su Psx), Can I really be the Hero è un concentrato di stile e di design, a conferma ulteriore che le "limitate" due dimensioni possono, se programmate da software house competenti, tranquillamente tener testa all'inflazionato 3D. I mondi, i nemici, gli amici del nostro Prinny trasudano carisma da tutti i pori, grazie ad una caratterizzazione superba e ad una certosina cura per i particolari. Mulini a vento che girano, cascate, alberi, castelli e casette in lontananza, panorami bucolici di grandissima qualità che difficilmente potremmo descrivere a parole, saranno all'ordine del giorno durante la prosecuzione delle avventure dello strambo protagonista, le cui movenze impacciate e buffe ben si amalgamano con il succitato contesto. A supporto di quanto appena descritto troviamo un accompagnamento musicale pertinente ed in grado di sottolineare l'azione di gioco con delle musiche allegre e ben orchestrate, degli effetti sonori non esaltanti ma comunque in linea con l'atmosfera ironica del titolo e, infine, un doppiaggio delle cutscene appena sufficiente.

    Prinny: Can I Really be the Hero? Prinny: Can I Really be the Hero?Versione Analizzata PSPPrinny: Can I really be the Hero è stata una gradita sorpresa, un altro titolo in grado di risollevare l'asfittica line up della console portatile Sony, in attesa dei grandi titoli in uscita nel 2010. Il prodotto di Nippon Ichi si eleva dalla massa grazie ad un comparto tecnico di prim'ordine, soprattutto per quel che concerne la componente grafica, ad ulteriore conferma del valore assoluto dei designer della software house giapponese. Un vero peccato che Prinny non riesca a confermarsi sopra le righe anche per quel riguarda l'aspetto squisitamente ludico, risultando alla fine dei conti piuttosto gradevole da giocare, senza però toccare quei picchi di coinvolgimento e di divertimento propri di altre produzioni del settore. Ci sentiamo comunque di promuovere lo spin off con protagonista il simpatico Prinny, e di consigliarne l'acquisto a tutti i possessori di Psp in astinenza da platform, a patto che riescano a scendere a compromesso con le succitate scelte di gioco e di settaggio di difficoltà di Can I really be the Hero.

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