Ratchet & Clank Rift Apart Recensione: un'avventura esplosiva per PS5

Insomniac Games torna alla carica con un'esclusiva PlayStation 5 che si preannuncia come l'episodio di Ratchet & Clank più ambizioso di sempre.

Ratchet and Clank Rift Apart 4K
Recensione: PlayStation 5
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  • Pc
  • PS5
  • Non importa che si tratti della primissime battute - con la trionfale parata intergalattica che celebra i due protagonisti con cui si apre un racconto entusiasmante - oppure delle fasi avanzate di un'avventura che vi terrà impegnati per circa quindici ore: l'impressione che puntualmente vi accompagnerà durante lo svolgimento di Ratchet & Clank: Rift Apart sarà sempre e comunque quella di un formidabile giro su un ottovolante.

    Il più delle volte lanciati a folle corsa, di quando in quando a velocità più misurata per ammirare un panorama particolarmente evocativo o magari una cutscene, spesso con la sensazione di assistere un po' passivamente a una messinscena sì davvero grandiosa ma al tempo stesso anche piuttosto stringente e guidata. L'effetto finale è in generale inebriante, fosse solo per l'incredibile cura con cui Insomniac Games ha confezionato un videogame che per qualità grafica, scrittura e resa globale ricorda in tutto e per tutto un film d'animazione in stile Pixar.

    Eppure, nonostante un risultato per certi versi irreale a livello tecnico, una volta arrivati a un epilogo deliziosamente corale l'impressione non è al 100% di quella pienezza che sarebbe stato lecito aspettarsi da una produzione che si sperava potesse far compiere il salto definitivo allo studio californiano di Sunset Overdrive e Marvel's Spider-Man (a proposito, eccovi la nostra recensione di Miles Morales). E così, in definitiva, la forsennata Odissea fra le dimensioni funziona e diverte eccome, senza tuttavia lasciare un segno particolarmente profondo.

    Quando i mondi collidono (e si aggiunge un eroe in più)

    Rift Apart si presenta in esclusiva assoluta su PlayStation 5, a cinque anni di distanza dal remake dell'episodio originale pubblicato insieme al debutto nelle sale della pellicola in CG (per approfondire, qui trovate la nostra recensione di Ratchet & Clank). Cronologicamente sarebbe da intendere come il seguito diretto di Into the Nexus, eppure, al di là delle strizzatine d'occhio e dei rimandi al passato, in realtà questo capitolo è stato concepito come un perfetto punto di ingresso per una schiera di appassionati tutta nuova. Un pubblico vasto ed eterogeneo, che va dai giovanissimi agli utenti hardcore più smaliziati, pronto a farsi coinvolgere in una storia non priva di spunti educativi e lezioni morali.

    Questo perché, come anticipato, Rift Apart sembra rivestire un'importanza cruciale tanto per un franchise nato in piena epoca PS2 (se volete saperne di più, qui trovate uno speciale sulla storia di Ratchet & Clank) quanto per un team capace di farsi notare a più riprese grazie a talento e idee interessanti, senza tuttavia riuscire a consacrarsi fra i primissimi della classe. Uno slancio che sembrava essere invece pronto a fare capolino proprio in questa occasione, con un titolo che oltre a denotare dei valori produttivi stellari segna il debutto di un'esclusiva PS5 sviluppata e pubblicata da un esponente dei PlayStation Studios. Uno di quei giochi che teoricamente arrivano e mostrano la via, per intenderci.

    L'avventura parte da una premessa rivolta ai fan di lunga data: dopo anni di imprese intergalattiche, il robottino Clank decide di fare un regalo alquanto particolare al compagno di scorribande di una vita intera. Ratchet è infatti l'ultimo superstite della razza Lombax, una condizione che il protagonista ha in passato vissuto con solitudine e malinconia. Clank pensa allora di fare una sorpresa all'amico e decide di ricostruire il Dimensionatore - una potentissima

    arma in grado di aprire le porte di altre realtà - per permettere a Ratchet di ricongiungersi una volta per tutte alla sua famiglia. Sul più bello però qualcosa va ovviamente storto: il malvagio Dottor Nefarious si mette infatti di mezzo, sottraendo ai due uno strumento che nelle sue mani può trasformarsi nell'inestimabile chiave d'accesso a infiniti mondi da soggiogare. Il dinoccolato antagonista robot però, si sa, è tanto malintenzionato quanto pasticcione, e in pochi istanti scatena una catastrofe interdimensionale che apre le porte a un vero e proprio multiverso: comincia così un appagante viaggio tra pianeti e realtà alternative che collassano fra loro. Mondi ipotetici in cui la storia si è sviluppata in maniera differente, con Nefarious affermatosi come un tirannico despota a capo di un gigantesco impero e una combattiva Lombax lilla, Rivet, nelle vesti di una resistenza solitaria ma gagliarda. Un'idea di contrappasso che coinvolge anche altri personaggi storici della serie, riproponendo vecchie conoscenze in una veste gustosamente diversa dal solito, che di pari passo alla brillante scrittura riesce a dare una verve davvero apprezzabile all'insieme.

    Il tutto senza contare l'inaugurazione di una spassosa coppia nuova di zecca, composta da Rivet & Clank. Il metallico automa - per la cronaca, genuinamente sconvolgenti le riflessioni in ray tracing sul suo corpo, ma ci arriviamo tra un po'... - si ritrova infatti catapultato con una compagna inedita: un personaggio abituato da sempre ad agire come un lupo solitario, che in corso d'opera stringerà un legame avvincente con quello che lei chiama bonariamente "lattina".

    Proprio l'alter ego femminile di Ratchet risulta di certo uno dei principali pregi di Rift Apart: Rivet si dimostra una protagonista intrigante e delineata alla grande, che convince a pieni voti tanto in termini di design (al punto da far apparire piuttosto datato il ben più celebre individuo della stessa specie...) quanto di personalità.

    Apoteosi Lombax

    Pur nella sua semplicità senza troppe pretese - i toni sono quelli di uno squillante cartone animato per bambini - la storia della Lombax Lilla e in generale quella di Rift Apart funzionano e appassionano: gran parte del merito va alla sbalorditiva alternanza senza transizione alcuna tra cutscene e gameplay, alle animazioni sontuose e all'ottimo doppiaggio, con una resa davvero di valore anche in italiano. Un'esperienza che come da tradizione riesce a coinvolgere e a divertire anche per merito del gameplay (a dispetto però di qualche piccolo passo falso un po' inatteso) e di una realizzazione tecnica per la prima volta fuori scala.

    Partiamo appunto dalla messa in scena, che sin dall'annuncio originale si è rivelata l'elemento più appariscente di Ratchet & Clank: Rift Apart. A livello visivo, il bersaglio può dirsi centrato in maniera clamorosa. Senza mezzi termini, al netto di perdonabilissime sbavature riscontrabili andando volutamente a guardare là dove non si dovrebbe, la grafica è sensazionale: Rift Apart si dimostra, a oggi, il videogame più tecnicamente all'avanguardia di sempre. Purtroppo non ho avuto modo di testare le modalità prestazioni, godendomi come avrei preferito l'avventura a 60fps - due opzioni, con e senza ray tracing, sbloccate con la patch day one messa a disposizione solo nelle ultime ore - eppure vi assicuro che, anche (e anzi forse soprattutto...) a 30fps il risultato è glorioso.

    Siamo semplicemente al cospetto di quello che è il primo vero esponente a piene mani delle potenzialità della next-gen: un trionfo mozzafiato che combina effetti a profusione, una densità poligonale senza precedenti, shader eclatanti, un'illuminazione celestiale e una distanza dell'orizzonte a perdita d'occhio. Un insieme che lascia semplicemente a bocca aperta, specie se si considerano i tempi di caricamento pressoché inesistenti con cui alle volte - anche se invero mai abbastanza - si salta da un varco dimensionale all'altro.

    Il risultato raggiunto da Insomniac è davvero prodigioso: a schermo vi aspetta una ricchezza monumentale, che riesce a esaltare dalla prospettiva globale del panorama di una metropoli intergalattica al più minuscolo dei particolari di un

    elemento secondario. Ad attendervi una miscela purissima di visione, talento, ispirazione e bravura: la resa dei materiali è senza termini di paragone, ma è fondamentale sottolineare quanto a una perizia tecnica miracolosa si sposi una direzione artistica eccellente, con un gusto e uno stile adorabilmente a fuoco. Una meraviglia che non a caso trova un coronamento degno di nota in un Photo Mode esagerato, con cui vale decisamente la pena di spendere un po' di tempo (fosse solo per potersi soffermare come si deve sui dettagli di contorno, che spaziano dalle prodigiose riflessioni deformate sulla calotta del Dottor Nefarious alla pelliccia dei Lombax, che può essere bagnata dalla pioggia e mossa dal vento).

    Scorribande fra le galassie

    C'è tuttavia un "ma" abbastanza inequivocabile. Per quando solido e sempre assai più che godibile, il comparto ludico di Rift Apart non raggiunge infatti gli standard fuori parametro della sua stellare componente tecnica. È proprio in quel versante che anzi l'ultima avventura della briosa coppia - ormai diventata di fatto un trio - presta il fianco se non a qualche debolezza di troppo, comunque a una sostanza oggettivamente meno all'avanguardia. La formula da sparatutto-action con venature platformiche di Ratchet & Clank di per sé reggerebbe eccome, ma l'impressione finale è quella di un capitolo piuttosto conservativo e meno coraggioso del previsto in termini di game design.

    Prendiamo ad esempio il concetto di anomalie dimensionali che fa da sfondo alle vicende: a parte uno spettacolare livello costruito su un dualismo pregevole alla Metroid Prime Echoes, il collasso delle dimensioni non va mai

    effettivamente al di là di quanto visto nei trailer e nelle prime battute di gioco, rimanendo nel complesso un'idea tutto sommato poco sviluppata. Un peccato perché quando ad esempio si assiste a scontri che iniziano su un pianeta e continuano su un altro, sconvolgendo magari la tranquillità di uno scenario completamente diverso, l'effetto risulta sorprendente, freschissimo e caoticamente originale. Considerando anche che i portali gialli si dimostrano più efficaci per spostarsi fra zone altrimenti inaccessibili che per effettive finalità di combattimento e che le cosiddette sacche dimensionali finiscono per essere digressioni extra alquanto contenute, legate alla pura ricerca di collezionabili da indossare, l'anima "interdimensionale" di Rift Apart risulta insomma meno totalizzante del previsto.

    Notizie assolutamente appaganti invece dal sistema di combattimento, ancora e forse più delle altre volte autentico fiore all'occhiello capace di legare e nobilitare il tutto. Da Resistance a Sunset Overdrive le armi sopra le righe sono uno dei punti di forza indiscussi di Insomniac Games, e anche in questo caso lo studio di Ted Price ha dimostrato un sapiente mix di inventiva e perizia: aspettatevi un arsenale ricchissimo e golosamente sfaccettato, che lascia spazio a interpretazioni diverse degli scontri (io ad esempio non ho mai fatto a meno dello Spruzzatore per Piante, impeccabile per fare crowd control e colpire magari a distanza ravvicinata con bocche da fuoco dal morso più feroce tipo il Giustiziere).

    L'esito, tra improvvisati funghi assassini, fucili che trasformano in cubetti di ghiaccio e tante altre follie che vi lascerò il piacere di scoprire da soli, è galvanizzante: si battaglia a 360° con un dinamismo invidiabile, muovendosi agilmente per le arene e alternando di continuo un'arma dopo l'altra.

    La pesantezza dei colpi e le funzionalità dei vari strumenti di distruzione, di base già alquanto soddisfacenti, vengono ulteriormente enfatizzate dalle peculiari feature del DualSense: feedback aptico e grilletti adattivi aggiungono senza dubbio qualcosa in più, sia in termini di sensazioni che di fuoco alternativo, pur senza tuttavia arrivare alla superlativa magia di Astro's Playroom o alla feroce concretezza di Returnal.

    Modalità SfidaUna volta arrivati ai titoli di coda, Rift Apart vi darà modo di mettervi alla prova con la modalità Sfida: un new game plus che vi farà ripartire dall'inizio, mantenendo però i progressi della partita precedente in termini di armi e collezionabili. I nemici che vi si pareranno di fronte saranno più agguerriti, ma in corso d'opera avrete modo di sbloccare le cosiddette armi omega, ovvero versioni potenziate delle stesse, migliorabili non più fino al livello 5 ma fino al 10. Non mancheranno pure un paio di sorprese extra, incluso un ritorno che farà la felicità degli amanti del retrogaming.

    A mancare è però un livello di sfida adeguato, specie qualora si sia alla ricerca di un po' di pepe in più. Rift Apart procede infatti spedito, con un ritmo invidiabile spezzato ogni tanto da qualche godibile momento puzzle come i livelli nel metaterminale di Clank o la caccia ai virus della ragno-robot Glitch, ma anche dando la costante sensazione del pilota automatico perennemente inserito. Nonostante le munizioni in esaurimento nessun nemico si dimostrerà infatti mai davvero all'altezza del vostro arsenale, specie considerando le agevoli migliorie dello stesso. E anche qualora dovesse sopraggiungere il fatidico game over non incorrereste in nessuna penalità diversa dal dover riprovare da capo, con comunque checkpoint frequentissimi: insomma zero rischi e ricompense assicurate, per un bilanciamento davvero troppo generoso che fa via via perdere mordente alla progressione.

    Pochi guizzi anche in termini di boss fight ed esplorazione, con scontri meno memorabili rispetto a quelli visti nel remake e una mancanza dell'apprezzabile verticalità data dal jetpack che i nuovi rollerblade a razzo, sfruttati a dovere solo in alcune occasioni, non riescono a compensare appieno. Il risultato finale, a prescindere da un codice ben più "sporco" del previsto - a cui comunque la patch del day one promette di porre ampiamente rimedio - è appunto il giro sulle giostre a cui facevo riferimento in apertura: sovente esagerato, alle volte strabiliante, godibile e tutto da vivere... ma anche non così incisivo e indimenticabile una volta rimesso piede a terra.

    Ratchet & Clank: Rift Apart Ratchet & Clank: Rift ApartVersione Analizzata PlayStation 5Ratchet & Clank: Rift Apart è un'esperienza che compiace, che diverte e che appassiona, ma che pure scorre guidata ed entro binari limitati (e non mi riferisco necessariamente alle rotaie da grindare in passaggi dall'interazione inversamente proporzionale alla maestosità dello spettacolo), senza forse mai sconvolgere al di là del perturbante aspetto tecnico. Sta dunque in questo palese sbilanciamento verso la componente audiovisiva forse il limite più grande di un videogame godibilissimo ma comunque meno ambizioso del previsto, a cui manca quel quid ludico capace di proiettare Insomniac Games e il franchise stesso verso una dimensione di eccellenza totale. Così com'è, Rift Apart rimane un Ratchet & Clank spassoso e un'avventura a tratti adorabile, ma anche un'esclusiva francamente un filo meno dirompente del previsto.

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