Rayman Legends: recensione della versione PS Vita

Il grande ritorno della melanzana di Ubisoft su PS Vita

Rayman Legends
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • PSVita
  • Wii U
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Dopo aver quasi rischiato di perdere il ruolo di protagonista del suo stesso brand in favore di un esercito di conigli urlanti, la melanzana antropomorfa di Ubisoft si è ripresa le luci della ribalta regalandoci un’interpretazione straordinaria nello splendido Rayman Origins. Grazie a un gameplay da antologia, un level design maestoso e uno stile grafico ispiratissimo, il platform 2D ha totalmente conquistato i nostri cuori, facendoci immediatamente venire voglia di una seconda portata.
    Per nulla restia a serializzare i suoi maggiori successi (basti pensare alla miriade di Assassin’s Creed sviluppati), la casa francese ha dato l’ok per un sequel.
    Inizialmente previsto solo su Wii U, Rayman Legends raggiunge la PS Vita in forma smagliante. Pur sacrificando qualcosa in termini contenutistici (non parliamo della ventina di livelli che verranno aggiunti in seguito via DLC, ma del limitato multiplayer), la portabilità di quest’edizione rappresenta un plus non da poco vista la natura del gioco.
    Se c’erano pochi dubbi sulla qualità generale dell’opera, comunque ben testimoniata dal voto a fondo pagina, fa piacere notare come il team di sviluppo non si sia accontentato di proporre un semplice more of the same, spendendosi al contrario per evolvere la saga in ogni direzione. Persino il già splendido art design del predecessore, che si sarebbe anche potuto riciclare, è stato ulteriormente approfondito e arricchito con soluzioni cromatiche e stilistiche che segnano nuovi picchi non solo per il genere di riferimento, ma per l’intera generazione di console (portatili e non).

    La leggenda della melanzana dormiente

    Mentre Rayman e i suoi amici si concedono il piacere di una pennichella secolare, giusto premio dopo le fatiche narrate e vissute in Origins, il male trova nuovamente il modo di palesarsi e sconvolgere la pace appena ritrovata. Sinistre creature e mostruosità varie hanno costretto in prigionia gli inermi Teen e sconvolto l’incontaminato habitat naturale del nostro eroe e relativa compagnia. Di fronte a una tale minaccia, il vetusto Sognabolle non ha altra scelta: risvegliare Rayman e lasciare che risolva ancora una volta la situazione.
    Le traballanti premesse narrative servono solo a dare il via all’avventura e non dovrete temere che il ritmo del gioco venga spezzato da improbabili dialoghi né da insensate scene d’intermezzo.
    Messo piede nel primo livello dell’avventura, la sensazione che proverete è di estrema familiarità. Se avete giocato il prequel, noterete subito che il sistema di controllo è identico. Il dorsale destro si parte a corsa, mentre con un tasto frontale si attaccano gli avversari; è possibile sin subito planare dopo un salto o correre in verticale lungo alcune pareti. La precisione e la perfezione con cui il tutto è configurato è tale che anche nel caso in cui siate neofiti vi troverete a vostro agio. Muovere Rayman, farlo rimbalzare contro i muri e guidarlo a rotta di collo tra ostacoli e mostri assortiti, regala un piacere indescrivibile e un divertimento immediato. Allo sguardo divertito dell’avatar durante un salto, fa eco quello dell’utente, quasi ipnotizzato e risucchiato dal ritmo semplicemente perfetto.
    Il principale artefice di un tale effetto è naturalmente il level design. Se eravate rimasti estasiati dai risultati ottenuti dal team di sviluppo in Origins, preparatevi ad essere nuovamente sorpresi. Se è vero che il primo set di livelli funge da gigantesco tutorial, senza esibire soluzioni ardite o meccaniche entusiasmanti, in seguito l’avventura si arricchisce di soluzioni sempre nuove e geniali. Esplorando i fondali oceanici dovrete procedere sfruttando le zone d’ombra, stando ben attenti a non farvi scovare dalle sentinelle automatizzate che pattugliano la zona. La soundtrack rubata a un film di 007 non farà altro che immergervi ancora di più nei panni di un subacqueo impegnato in un’operazione di infiltrazione. Rincorsi da un branco di perfidi esserini, desiderosi di azzannarvi a morte, dovrete farvi strada affidandovi ai riflessi e stando ben attenti ad attivare i cristalli utili per eliminare i malefici inseguitori. Scalando una gigantesca struttura di legno, dovrete sopravvivere al suo progressivo crollo, calcolando i tempi e le distanze dai ripari. Se il ritmo di gioco è generalmente indiavolato, non mancano momenti in cui dovrete aggirarvi con più circospezione, vuoi per acciuffare tutti i collezionabili, vuoi per scovare i Teen prigionieri che andranno liberati per sbloccare nuovi livelli e altri gustosi extra come avatar alternativi da impersonare.

    Come se non bastasse la grande varietà interna tra uno stage e l’altro, gli sviluppatori hanno concepito due gruppi speciali di livelli che si distinguono sensibilmente dagli altri.
    I primi sostituiscono quelli di Origins in cui si inseguiva il forziere, e fondono gli elementi platform con la musica. Quasi si trattasse di una sorta di rhytm game, i vari elementi in movimento e la posizione degli ostacoli sono coordinati con la colonna sonora, con il risultato che si finisce per comandare Rayman a ritmo. Senza ombra di dubbio questa serie di stage rappresentano il punto più alto toccato dal prodotto, e passerete diverso tempo a riprovarli per il solo gusto di giocarveli ancora una volta.
    L’altro gruppo invece abbandona completamente il gameplay classico. Vestiti i panni di Murfy, una sorta di rana volante, affidandovi completamente al touch-screen dovrete liberare la strada dagli ostacoli al personaggio controllato dalla CPU. Galvanizzati da un level design anche in questo caso puntuale e ben orchestrato, questi schemi soffrono lievemente di due problemi. Il primo è legato all’IA alleata che non mancherà qualche volta di direzionare maldestramente gli spostamenti dell’avatar, facendovi disperare per il mancato ottenimento di qualche collezionabile. Secondariamente lo schermo tattile pecca lievemente di precisione. Fortunatamente i frequenti check-point limitano moltissimo i danni, ma preparatevi a qualche restart in più.

    Una festa per pochi

    Un discorso a parte lo merita il multiplayer: purtroppo vero tallone d’Achille di quest’edizione per PS Vita. Sia nei livelli standard che in quelli dedicati a Murfy, la cooperazione è possibile solo in locale e limitatamente a due giocatori. Se il divertimento è comunque garantito, rispetto ai quattro utenti ammessi su PS3 e Xbox 360 la differenza si nota e non poco. Le uniche funzioni online sono legate alle Challenges: quasi un gioco nel gioco che rischierà seriamente di mettere a repentaglio la vostra vita sociale. A cadenza regolare gli sviluppatori proporranno particolari missioni (completare un livello più in fretta possibile, raccogliere un tot di Lum e così via) e ogni risultato ottenuto verrà inserito in classifica, sino a decretare i vincitori al termine del tempo stabilito per accettare e affrontare la sfida. Complice l’ottimo level design vantato anche da questi brevi livelli, persino i meno competitivi saranno stimolati a provare e riprovare nella speranza di ottenere un buon piazzamento.

    Per quanto riguarda il gameplay insomma, siamo dunque nei pressi della perfezione. Ogni stage è ben caratterizzato da meccaniche proprioe e il level design vive di idee sempre nuove ed efficaci. L’introduzione di sfide e prove da superare affidandosi esclusivamente al touch-screen, plus di questa edizione per PS Vita, danno ulteriore varietà e linfa vitale a un prodotto mastodontico anche quantitativamente parlando.
    In questo senso, la longevità ben sopra il par è garantita non solo da un’avventura principale prolungatissima, ma anche dalla presenza di tutti i livelli presenti in Origins, lievemente riadattati. Avete letto bene: anche su PS Vita potrete godervi (o rigodervi) il meraviglioso prequel di Rayman Legends.
    Inutile dilungarsi eccessivamente sull’aspetto estetico del gioco. Semplicemente meraviglioso, e ben restituito dallo splendido schermo OLED della console, non si accontenta di riproporre quello già visto in azione nel prequel. Grazie a uno stile più sfumato e meno definito, Rayman Legends sembra davvero un cartone interattivo, con diverse soluzioni artistiche che lasciano letteralmente a bocca aperta.
    Splendido anche il comparto audio che si compone di una soundtrack eterogenea ed effetti sonori ben campionati.

    Rayman Legends Rayman LegendsVersione Analizzata PlayStation VitaUbisoft è riuscita in un piccolo miracolo: proporre un platform ancora migliore di Origins. Rayman Legends surclassa il predecessore non solo quantitativamente, ma anche in termini qualitativi. Tutto, dal level design al comparto grafico, splende di luce propria, regalandoci non solo uno dei migliori platform degli ultimi anni, ma anche una nuova punta di diamante per la softeca della performante PS Vita. Rispetto alle edizioni casalinghe, questa paga in termini di multiplayer, ma guadagna la portabilità: fattore che per un gioco di questo genere non è per nulla secondario. Naturalmente chi è già in possesso dell’edizione Wii U, Xbox 360 o PS3 non ha nessun motivo particolare per guardare con interesse alla versione per PS Vita (nonostante un set di livelli inedito in cui impersonare Murfy). Se così non fosse invece, avete ben pochi motivi per lasciarvi sfuggire questo indiscutibile capolavoro del suo genere.

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