Resident Evil Village: la recensione del DLC Le Ombre di Rose

Il nostro verdetto finale su Le Ombre di Rose, il DLC che conclude l'epopea della famiglia Winters e la storia di Resident Evil Village.

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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Dei contenuti in seno alla Gold Edition di Resident Evil Village (qui la recensione di Resident Evil Gold Edition), che permetterà di vivere il viaggio di Ethan Winters in terza persona, nonché di prendere parte alle lotte per la vita di The Mercenaries Missioni Aggiuntive, il più atteso di tutti era certamente Le Ombre di Rose, il DLC posto a chiusura della saga dei Winters con protagonista la coraggiosa Rosemary, figlia di Ethan e Mia. Ebbene, ora che abbiamo concluso l'avventura, siamo pronti a parlarvene nel dettaglio e a spiegarvi perché - sebbene abbia saputo regalarci dei momenti di viva tensione - non è riuscita a colpirci del tutto, soprattutto in virtù dell'interessante immaginario alla base del settimo e dell'ottavo capitolo della serie.

    Un'immersione nell'oscurità

    Lunghi anni sono trascorsi dagli eventi di Resident Evil Village - che è assolutamente necessario recuperare nel caso in cui si voglia giocare a questo DLC - e Rose Winters è ormai un'adolescente alle prese con una vita difficile. Da una parte esiste la possibilità di unirsi alla missione anti-bioterrorismo di Chris Redfield e dall'altra resta quella che è una quotidianità amara, all'insegna di insulti ed emarginazione: se per alcuni sono un dono, per la giovane Winters le sue prodigiose abilità costituiscono una maledizione che sogna ardentemente di spezzare.

    Quando questa possibilità le viene offerta da K, un membro dell'organizzazione di Redfield, Rose sceglie volontariamente di abbracciare l'incubo, di compiere una pericolosa discesa nei livelli più profondi della rete della muffa del Megamicete che, ospitando al suo interno le coscienze di innumerevoli individui, dovrebbe celare la chiave per curare il suo male.

    Risvegliatasi nelle segrete di un castello abitate da mostri affamati d'anime, gli sgherri marcescenti di una versione malvagia del Duca di Village, si imbatte anche in delle ragazze spaventate e identiche a lei, venendo colta da un terrore che comincia ad avvolgerla al pari della melma nera che sta lentamente divorando i sotterranei dell'antica struttura. Proprio nell'attimo più buio però la ragazza trova un misterioso alleato e, dimostrando grande forza d'animo, decide di proseguire per raggiungere l'agognato obiettivo.

    Senza svelarvi altro sulle vicende narrate ne Le Ombre di Rose - sorrette da una scrittura a volte sopra le righe anche per un Resident Evil - sappiate che gli interrogativi che sorgono all'inizio di questo viaggio dell'incubo troveranno delle risposte chiare alla sua conclusione, sebbene non tutte ci abbiano soddisfatto allo stesso modo. Tra colpi di scena abbastanza telefonati e un paio d'occasioni perse, legate a due specifici personaggi del racconto, la trama non riesce a restituire la sensazione di star esplorando effettivamente una "rete di coscienze" perché, al netto delle premesse, finisce per concentrarsi davvero solo sulla figura di Rose.

    Ciò detto, non mancano dei momenti più riusciti, talvolta anche a livello emotivo, che quasi sicuramente verranno apprezzati da coloro che si sono appassionati al filone nato con Resident Evil 7 (per saperne di più vi rimandiamo alla recensione di Resident Evil 7 Biohazard).

    Le tante insidie nella rete della muffa

    Proprio come sarà possibile fare nel gioco base grazie alla Winters Expansion, le circa tre ore e mezza necessarie a trovare la luce in fondo al tunnel oscuro di Le Ombre di Rose si vivono con una visuale in terza persona, che ci ha permesso di ammirare il castello Dimitrescu e gli altri scenari da una prospettiva differente.

    Anzi, il fatto di non poter vedere troppo da vicino alcune superfici - pensiamo ad esempio ai mattoni delle segrete, non privi di qualche "semplificazione" - non fa che conferire un tocco in più a quella che resta una presentazione visiva di grande caratura, che poggia su di una sapiente direzione artistica e un'illuminazione globale di alto livello. Anche nei momenti più concitati, con diversi mostri fungini a schermo e melma in ogni dove, il frame rate si è mantenuto privo di tentennamenti, a vantaggio della piacevolezza dell'azione, di cui parleremo a breve. Senza andare nello specifico, quasi tutte le ambientazioni che fanno da teatro agli eventi narrati nel DLC sono state recuperate da Resident Evil Village, con l'intenzione di inscenare vari tipi di orrore. La tensione generata dalla sezione alla residenza Dimitrescu, ad esempio, gioca sul terrore esplicitato - che si fa carne - e si basa tanto sui combattimenti contro le creature nate dai liquidi del Megamicete, quanto sulle fughe disperate o il bisogno di accovacciarsi e nascondersi, le uniche scelte praticabili dinanzi a una minaccia inarrestabile e torreggiante.

    Ebbene, complice anche l'intelligente "bilanciamento" dei poteri della protagonista, è proprio questa la fase del DLC che è riuscita a instillare in noi il seme della tensione, di certo più di quella fondata sull'orrore psicologico, che a fronte di un paio di idee indiscutibilmente buone vive di alti e bassi, si pensi ad esempio alla sua durata estesa in modo un po' artificioso.

    Equipaggiata con un paio d'armi legate a un sistema di shooting dai ritmi compassati - coi nemici fungini che peraltro sono coriacei e insidiosi, viste le loro movenze convulse e piuttosto rapide - l'inesperta Rose deve ricorrere ai suoi talenti per sopravvivere ed evitare che gli orridi esseri riescano a succhiarle via l'anima.

    In un modo che preferiamo non svelarvi, la protagonista comincia a prendere coscienza del suo potere e a espanderne le possibilità, non mancando di assumere particolari piantine per ricaricarlo. Ebbene, col suo "dono" è in grado di rallentare e di molto i movimenti degli avversari, sia per bersagliarli più facilmente coi proiettili della sua pistola, sia per fuggire quando necessario. A tal proposito, se in possesso di almeno un nucleo d'energia, la giovane può spenderlo per liberarsi dalla presa mortifera di un abominio fungino, per poi reagire con la sua arma da fuoco.

    Non mancano delle bombe artigianali o qualche sporadica abbondanza in termini di munizioni raccoglibili ma siccome gli sviluppatori hanno saputo dosare con sapienza la quantità di potere utilizzabile nel cuore dell'esperienza di gioco, sono riusciti a mantenere intatta la sua capacità di far sentire in pericolo il giocatore durante gli scontri. In materia di battaglie, mentre la prima boss fight si è dimostrata sufficientemente ben costruita, le restanti non sono riuscite a oltrepassare i confini della sola dimensione narrativa, rivelandosi più blande di quanto ci aspettassimo. Promossa è invece la trovata dei nuclei del Megamicete, che infestano varie ambientazioni e bloccano il passaggio a Rose, con tutte le conseguenze del caso sia durante l'esplorazione che in frangenti ben più ansiogeni. Il fatto che la giovane debba impiegare alcuni secondi per farli seccare e quindi liberare la strada di fronte a sé - magari sperando di non essere vista o raggiunta dai suoi assalitori - favorisce proprio l'insorgere della tensione.

    Basati sull'interazione con elementi dello scenario o sul corretto inserimento di oggetti in certe stanze, gli enigmi sono tutt'altro che complessi ma si intervallano con efficacia all'azione e rappresentano un elemento piacevole del pacchetto.

    Resident Evil Village Resident Evil VillageVersione Analizzata PlayStation 5Il tassello mancante del grande mosaico della famiglia Winters, le cui peripezie hanno giocato un ruolo centrale nelle ultime iterazioni della serie, è una gradevole aggiunta all’ormai ampia offerta in seno a Resident Evil Village, seppur non priva di alti e bassi strutturali o di occasioni mancate. Dal punto di vista ludico, l’ampia sezione al castello Dimitrescu è di certo la più efficace, complici il sapiente uso dei poteri di Rose e le trovate come i nuclei del Megamicete, la cui rimozione - unita alla presenza di abomini sufficientemente pericolosi - riesce a dar vita a momenti di sana tensione. È un peccato però che Le Ombre di Rose abbia esplorato un po’ poco l’idea della “rete di coscienze” in favore del solo vissuto della figlia di Ethan, il cui viaggio in ogni caso merita di essere vissuto da tutti gli appassionati del filone dei Winters.

    7.5

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