Recensione Resistance 3

Insomniac chiude in bellezza la sua trilogia

Resistance 3
Recensione: PlayStation 3
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Disponibile per
  • PS3
  • Secondo brand di Insomniac Games, quello di Resistance è un nome legato a doppio filo al ciclo vitale di Playstation 3. Fall of Man fu un solido Launch Title, un po' troppo bistrattato da un'utenza che si rivelò esigentissima fin dai primi momenti, ma capace di costruirsi un discreto stuolo di fan, grazie ad una campagna dilatata, un approccio molto particolare, ed un multiplayer efficace.
    Purtroppo Resistance 2 commise qualche passo falso, sconfessando in parte le conquiste del suo predecessore, accontentando evidentemente buona parte della stampa specializzata ma lasciando un retrogusto amaro che questo terzo capitolo è chiamato a sciacquare via. Tornando “alle origini”, il capitolo conclusivo della trilogia cerca redenzione, e di fatto la trova dal punto di vista stilistico e del gameplay. Ed anche se sul fronte del Single Player non tutto è a posto, il profilo di un multiplayer vivace e vario, ma soprattutto ricchissimo di contenuti, rende questo First Person Shooter un boccone decisamente goloso.

    Sangue, travagli, lacrime e sudore

    Già nel corso della (lunga) installazione, il giocatore viene sollazzato da un rapido filmato che riassume l'evoluzione del conflitto fra umani e Chimera, reintroducendo questa grigia realtà alternativa. Le tavole animate, dal tratto nervoso, e la sbiadita palette cromatica, subito ci fanno intuire che la prima evoluzione di Resistance 3 è soprattutto stilistica. Insomniac sembra aver finalmente raggiunto una piena maturità, da questo punto di vista, dimenticando lo Sci-Fi spintissimo del secondo episodio per tornare ad una affascinante commistione fra l'opacità della guerra e le architetture sintetiche dell'invasione aliena.
    Al di là delle conquiste espressive, la trama di Resistance 3 viene introdotta dal racconto di quello che è successo dopo la fine del secondo capitolo. Il sacrificio di Nathan Hale, morto per mano del nuovo protagonista (Jospeh Capelli), non è stato vano: dal suo sangue è stato infatti sintetizzato un vaccino, che interrompe il decorso del morbo alieno che ha ormai decimato la popolazione terrestre. Il nostro nuovo eroe, per il suo gesto disperato e perentorio, è stato congedato con disonore dall'esercito, ed è adesso rintanato in Oklahoma, in un piccolo villaggio di disperati che tenta con ogni mezzo di proteggere la propria vita e la propria famiglia. I primi momenti di gioco sono pervasi di amarezza e rassegnazione, mentre scopriamo che oramai l'avanzata delle forze aliene ha seriamente compromesso le speranze di sopravvivenza dell'intera razza umana. La cifra stilistica della narrazione è proprio questo suo concentrarsi sulla disperazione della resistenza, sull'assenza di prospettive di una guerra che ha logorato gli animi e la speranza. Il dottor Malikov, giunto a portare scompiglio nell'accampamento di Joe, chiede al protagonista di imbarcarsi in un'impresa senza speranza, correndo verso New York per distruggere il centro nevralgico di un'infrastruttura che gradualmente sta abbassando la temperatura del pianeta. Capelli viene convinto proprio dalla moglie, che lo sprona a partire, ormai stanca di nascondersi e fuggire. I primi momenti della trama riescono ad incuriosire il giocatore, e la spinta del plot non viene mai meno. Nel cammino verso la costa est si incontreranno nuovi gruppi di rifugiati: alcuni dediti alla resistenza armata, altri invece affidati solo alle loro preghiere, altri ancora -ubriachi di potere- che razziano il territorio con scorribande terribili. E di tanto in tanto, in questo cupo viaggio, non mancheranno momenti più delicati, in cui Joseph dovrà lottare con il senso di colpa per aver abbandonato la propria famiglia e con la disperazione di essersi imbarcato in una missione senza speranza. Eppure, nonostante questi buoni spunti compaiano per tutta la durata dell'avventura, avvicinandosi al finale si intuisce chiaramente che manca qualcosa. I buchi della sceneggiatura si aprono come voragini, correndo verso una conclusione frettolosa e che lascia senza alcuna spiegazione. Alla fine il giocatore desideroso di una degna conclusione resta con un pugno di mosche, senza risposte decise sull'andamento del conflitto o sulla funzione della grande torre che è chiamato a distruggere. Tutto sembra ricondotto alla sfera degli affetti familiari, ma il prevedibile Happy Ending è davvero troppo stringato e laconico; vuoto. L'idea è quella che le attenzioni di Insomniac si siano rivolte, a metà del progetto, verso altri lidi (la volontà di diventare un Team Multipiattaforma ha di sicuro tolto cure a Resistance 3), anche perchè la sceneggiatura di Resistance 3 è davvero piena di spunti non colti, monconi narrativi abbandonati a se stessi. E' un vero peccato dunque che tutta l'avventura si limiti a proporre quadretti sicuramente evocativi sulla situazione della resistenza, senza però stringere le fila del discorso.

    Vecchia Scuola

    Appurato che la trama non è il punto di forza di Resistance 3, vale comunque la pena ribadire che nella decina di ore necessarie per completare l'avventura, l'utente viene costantemente motivato dalla varietà delle situazioni e dell'armamentario, in un notevole crescendo di ritmi e complessità. Perchè in fondo il punto di forza del titolo Insomniac è proprio il gameplay “vecchia scuola”, che finalmente torna a puntare sulla pluralità e sulla creatività.
    Il sistema di controllo è schietto e diretto: quello di uno Sparatutto ancora legato alla frenesia del frag, fieramente ancorato ad un'eredità in cui le coperture non erano dinamiche, e per ripararsi dal fuoco nemico ci si accucciava dietro una cassa o si spariva al di là di un muro. E questo radicale “ritorno alle origini” viene sottolineato anche dal fatto che non esiste un sistema di ricarica dell'energia. Per rimpinguare la propria vitalità si deve necessariamente raccogliere uno dei medikit sparsi per il livello o, di tanto in tanto, lasciati cadere dai nemici più coriacei. Basta questo per dare a Resistance 3 un sapore davvero tutto nuovo, in cui il giocatore deve lavorare d'ingegno per superare le situazioni più critiche. Non basta acquattarsi dietro un riparo ed attendere: giocare male le proprie carte, esporsi al fuoco nemico, significa andare incontro ad una morte quasi certa. Meglio dunque avanzare con circospezione, utilizzando in maniera intelligente le caratteristiche delle vari armi (selezionabili tramite la comoda Weapon Wheel di “Ratchetiana” memoria).
    Rapido e reattivo, il buon sistema di mira viene infatti valorizzato da un arsenale di tutto rispetto, formato da vecchie conoscenze e nuove introduzioni. Ogni bocca da fuoco ha le sue particolarità, nonché una funzionalità secondaria in grado di renderla utilissima in qualche particolare situazione. Il Bullseye è una mitraglietta rapida e precisa, il cui fuoco secondario permette di "tracciare" un nemico in modo che tutti i proiettili esplosi si direzionino su di lui. Interessante l'idea di aggiungere un tracciatore laser che evidenzia le traiettorie. Anche la pistola d'ordinanza ci sorprende con un fuoco secondario davvero "scoppiettante": delle mine a innesco remoto che possono essere appiccicate sui nemici e fatte esplodere a piacimento, magari per sfoltire un intero manipolo. Nel corso dell'avventura si troveranno poi fucili a pompa, mitragliette d'epoca, Sniper Rifle precisissimi: tutte armi interessanti e pratiche da utilizzare. Anche le nuove introduzioni convincono: l'atomizer è un'arma ad energia micidiale sulla corta distanza, che è in grado di generare una sorta di warphole che attira a se i nemici e ne prosciuga lentamente l'energia. Il Mutator trasforma gli avversari in schifose aberrazioni genetiche, mentre il fuoco secondario crea una nube tossica per ottenere risultati anche su larga scala. Troviamo poi una sorta di pistola gelante con cui intrappolare gli avversari: il fuoco secondario è una sorta d'onda d'urto che manda in frantumi le statue di ghiaccio appena create. Impossibile poi non citare l'indimenticabile Auger, i cui proiettili possono oltrepassare qualsiasi superficie. L'arsenale, insomma, è completo e strabordante, ed il giocatore verrà invogliato ad utilizzarlo non solo dalle soluzioni dell'ottimo Level Design, ma anche dalla possibilità di potenziare ogni bocca da fuoco per ottenere effetti aggiuntivi (il fucile a pompa guadagna proiettili incendiari, il DeadEye evidenzia invece la posizione dei nemici).
    Proprio la qualità della progressione riesce a soddisfare i videoplayer più esigenti: nonostante la linearità sia evidente, Resistance 3 non si fa scrupoli a mettere l'utente in situazioni ad alto rischio, facendolo battagliare in ampi spazi aperti dove la mobilità è tutto. Restare sempre in movimento, utilizzare le peculiarità di ogni arma, diventa fondamentale, soprattutto perchè i nemici vi assalteranno da ogni parte e con ogni mezzo. L'intelligenza artificiale degli avversari non è certo di qualità esorbitante, ma le routine comportamentali bastano per mettere in seria difficoltà già a livello “Normale”. La varietà dei nemici è infatti esemplare: troviamo gli assaltatori (LongLegs), che saltano da una parte all'altra dello stage risultando decisamente evasivi, o i bruti che caricano a testa bassa forti della loro stazza monumentale. Anche i chimera classici tentano di avvicinarsi al giocatore senza dargli tregua, mentre le teste d'acciaio, dotate di Auger, mantengono la posizione bersagliandoci costantemente. Capiteremo poi nel mezzo di scontri più serrati, in cui dovremo sostenere gli assalti corpo a corpo degli schifosi creep. Infine, Resistance 3 vivacizzerà ulteriormente le cose con sequenze più pilotate (a bordo di una barca o di un treno in corsa) e gradevoli Boss Fight. L'esaltazione di abbattere un Vedovizzatore, o di far saltare per aria uno Stalker viene amplificata dall'asperità dello scontro, in cui strafe laterale e prontezza di riflessi sono davvero tutto.
    Complessivamente, dunque, a livello di Gameplay e Level Design, Resistance 3 non ha nulla da invidiare a congeneri più blasonati. Riesce anzi a mostrare un carattere degno e originale, avvicinandosi con successo ai First Person Shooter di una volta. In un settore ampiamente standardizzato, Insomniac ha scelto la via del “recupero storico”, e grazie all'esperienza maturata negli anni, ci consegna un prodotto freschissimo, dai ritmi gradevolissimi e dal coefficiente di difficoltà fortunatamente tarato verso l'alto.

    Online

    Una delle eccellenze di Resistance 3 è sicuramente il comparto Multiplayer.
    Da una parte abbiamo la possibilità di giocare in modalità cooperativa tutta la campagna, chiedendo eventualmente ad un amico di raggiungerci al volo. Rispetto alla componente co-op del vecchio capitolo, tuttavia, questa soluzione ci sembra un passo indietro: evidentemente la struttura dei livelli è pensata per il giocatore singolo, e di certo erano più divertenti le arene di Resistance 2 (unico vero punto di forza del predecessore).
    La componente competitiva, tuttavia, mostra una qualità eccezionale: i ragazzi di Insomniac si sono ispirati chiaramente a Call of Duty, proponendo una struttura efficace e vastissima. Fra Killstreak e Perks (attivi e passivi), ci si può dedicare metodicamente al potenziamento del proprio personaggio, salendo di livello per potenziare armi e abilità. Il bilanciamento delle abilità è buono, e nonostante le partite con giocatori di alto grado tendano a diventare un po' confusionarie, i fanatici del frag troveranno pane per i loro denti. Frenetico e veloce, grazie all'inedito armamentario il multi di Resistance mostra un carattere tutto suo. Il valore produttivo di questo comparto è testimoniato anche dalla qualità del Level Design, che ci trascina anche in mappe inedite, non riciclate dalla campagna principale e ambientate in tutto il mondo. Buona la selezione di modalità, fra cui si segnala l'ottima “Reazione a Catena” (già sperimentata anche da Uncharted 3) e “Breccia”, modellata sulla base dell'eccellente Rush di Bad Company 2.
    Il multiplayer di Resistance 3 rappresenta dunque un serio incentivo all'acquisto (ricordate che per accedere è necessario il Network Pass presente in ogni confezione, ma riscattabile una sola volta). Vista la mole del comparto Online, Everyeye ha pensato di dedicare a questa modalità, oltre all'approfondito playtest eseguito in occasione della beta, un sostanzioso speciale che potrete leggere nei prossimi giorni. Basti sapere, al momento, che la stabilità del netcode è ben salda, e che le proporzioni meno esagerate degli scontri (dimenticati, fortunatamente, i confusionari 64 giocatori del secondo capitolo) fanno benissimo alla qualità del divertimento. Considerata dunque la malleabilità eccezionale del sistema di Perks e Loadout, siamo molto fiduciosi sulla buona presa che l'Online Competitivo avrà sugli appassionati, anche se avremmo forse preferito che questa esclusiva Ps3 mostrasse un po' più di carattere (le somiglianze con CoD sono evidentissime). L'idea che ci siamo fatti è quella che il Multiplayer di Resistance 3 sarà largamente apprezzato soprattutto da chi cerca un'esperienza non dissimile a quella dell'ultimo Modern Warfare, magari sostenuta da una community più compatta e lontana dai fanatismi che spesso sono legati al “fenomeno videoludico dell'anno”. Anche ritmo e fisicità delle armi sono molto più regolari e apprezzabili, in questo Resistance, e chi ha avuto qualche esperienza di gioco con il titolo Activision sa bene quanto sia preziosa una qualità del genere.

    La pelle dei Chimera

    Dal punto di vista tecnico, Resistance 3 compie una buona prova. Siamo ben lontani dall'eccellenza fatta registrare da altre esclusive, ma il colpo d'occhio complessivo non sfigura. E' opportuna soprattutto la mole poligonale, adeguata a tratteggiare i profili architettonici delle ampie location. La texturizzazione vive di alti e bassi, riuscendo a caratterizzare al meglio soprattutto i modelli dei personaggi principali e le zone più anguste, ma rinunciando giocoforza a dettagli e definizione quando si passa alle zone più estese. Su un televisore dalla diagonale ampia, i difetti tendono ad essere amplificati, ma fortunatamente una discreta ottimizzazione smussa le asperità. Il filtro anti-aliasing è efficacissimo, e il V-Synch evita che il tearing infastidisca gli sguardi più attenti. La fluidità è sommariamente garantita, anche se qualche rallentamento non stenta a mostrarsi nelle concitate fasi finali dell'avventura. Scarsa è l'interazione ambientale, forse uno dei pochi rimpianti del team di sviluppo. A risultare molto gradevole è in generale il comparto stilistico, che dipinge una terra grigia e cupa, portando sulla scena quadretti molto evocativi: la luce dei ceri votivi in una piccola chiesa della Pennsylvania, le chiacchiere della resistenza in un pub adibito a quartier generale, le lugubri prospettive di un centro di prigionia in cui spadroneggia una banda di predoni. Unitamente ad una serie di filmati molto pregevoli (che ricordano, con la loro regia sintetica ed i contorni molto marcati, lo stile da Comics americano), questi accorgimenti riescono a fare di Resistance 3 un prodotto tecnicamente più che riuscito, in grado di imporsi su tanti altri titoli in arrivo questo inverno, e diremmo leggermente sopra il livello delle migliori produzioni multipiattaforma.
    Il commento sonoro, infine, risulta ottimo nella prima metà dell'avventura, sottolineando opportunamente i momenti drammatici e l'alternanza di ritmo nelle fasi giocate. Purtroppo però il commento musicale si fa, sul finire, molto spento e appena avvertibile, quasi come se mancasse, nella seconda metà dell'avventura, il lavoro di lima evidentissimo inizialmente. D'alto livello, invece, il doppiaggio italiano, sempre molto espressivo e con voci assolutamente azzeccate.

    Resistance 3 Resistance 3Versione Analizzata PlayStation 3Resistance 3 è un'ottima esclusiva, nonché la perfetta evoluzione di un brand che fino ad oggi ha degnamente accompagnato la console Sony. Purtroppo qualcosa manca per raggiungere le vette qualitative di altre esclusive: ad esempio, non c'è una trama brillante e compiuta, bensì una narrazione traballante e con qualche buco, tanto che il finale sbrigativo lascerà l'amaro in bocca a molti giocatori. E non c'è neppure una grafica al top, con l'attenzione meticolosa per la perfezione del dettaglio. Ma dal punto di vista ludico, a Resistance 3 si possono fare davvero pochi appunti. Adrenalinico e serrato, il gameplay recupera le conquiste del primo capitolo, mescolandole con una progressione vivace e varia come poche. Vicino ai canoni del First Person Shooter d'antan - quello coi medipack e le coperture statiche - l'ultimo lavoro di Insomniac stimola continuamente il giocatore, con un buon livello di difficoltà e soprattutto con un armamentario creativo. Tentare approcci diversi e divertirsi a potenziare le proprie armi, sfruttandone appieno le peculiarità, è un'attività che non esclude a priori un secondo Playthrough (e già la longevità della campagna è oltre la media). A sostenere una produzione “esplosiva” ci pensa anche il multiplayer: da una parte la possibilità di giocare la campagna con un amico (in locale o in rete), dall'altra un settore competitivo ricchissimo, colmo di mappe e modalità, piuttosto divertente e dai ritmi sempre elevati. Se amate il gioco in rete, insomma, provate assolutamente Resistance 3, perchè potreste rimanere rapiti per molto tempo. Ma anche a chi cerca un FPS con personalità e carattere, l'ultimo lavoro di Insomiac avrà molto da dire.

    8.5

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