Recensione Rise of the Argonauts

La caduta dei miti

Rise of the Argonauts
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • A dominare gli andamenti del mercato videoludico, a sostenere gli entusiasmi delle grandi masse di (pseudo)giocatori, ad esaltare le aspettative, ci pensa in larga misura il reparto marketing. Non è facile dire quando il confine fra interventismo pubblicitario e operazione critica sia stato attraversato, ma nella realtà di oggi investire in una campagna significa sostanzialmente mantenere alte le attese e la fiducia del pubblico. La stampa internazionale concede ad ogni prodotto mostrato attraverso trailer e discusso dai comunicati il beneficio del dubbio, senza concentrarsi (mai!) sulle plausibili mancanze della produzione. Capita così che prodotti evidentemente incapaci di tenere il passo coi tempi vengano sempre più sovrastimati. Dopo intense sessioni passate in compagnia di Rise of The Argonauts si potrebbe prendere il nuovo titolo di Liquid Enterntaiment proprio come esempio emblematico. Visto quasi come un nuovo messia dell'Action RPG, il prodotto mostra una concezione ludica del tutto inadeguata a soddisfare l'utente moderno, ed un comparto tecnico più antico della mitologia di cui è intriso. Del resto, perdonate la cattiveria, aspettarsi grandi rivoluzioni dalla Software Company responsabile dello sviluppo di Desperate Housewives pareva, a chi scrive, lievemente eccessivo. Perchè a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.

    Uno dei grandi pregi di Rise of the Argonauts è la sua impostazione concettuale. L'idea di produrre un action game a sfondo mitologico, rivisitando in chiave ruolistica le gesta dei grandi eroi della tradizione ellenica, esercita un fascino indiscusso anche nella mente del giocatore più navigato.
    Le software house a scommettere su progetti di questo tipo si contano anche nella storia recente, in cui Conan e Viking hanno invaso i tray delle next generation console. Il titolo Codemasters, poi, è apparso abbastanza fresco e insolito nel character design, e nella sua estrema voracità, grazie alla quale ha saputo recuperare materiale diversissimo ed eterogeneo. A partire dal mito degli argonauti, Liquid Entertainment ha inglobato nel plot della sua ultima fatica personaggi provenienti dalle più disparate credenze antiche, in quello che appare quasi uno "spaccio universale" della tradizione epico-eroica. A Giasone, indiscusso protagonista, si affiancano così Ercole e Achille, Dedalo e Pan, in quello che è un mosaico estremamente ricco. L'intento non è dunque quello di rispettare le credenze mitologiche, quanto quello di attingere da un patrimonio culturale comune ma non troppo frequentato dalle produzioni videoludiche. Il risultato finale, si deve ammetterlo, non è malvagio, anche se spesso la rivisitazione delle storie secolari appare lievemente forzata, poco seria, e con qualche evidente caduta di stile. Chi non ha troppe pretese potrà trovare un plot decente, con alcuni momenti altamente stereotipati e colpi di scena assai prevedibili, ma che funziona grazie alle numerose personalità che lo animano. I risultati sono molto lontani da quelli ottenuti da God of War (la cui interpretazione delle personalità mitologiche resta ancora oggi un indiscusso capolavoro di sagacia), ma comunque sufficienti per interessare più di un giocatore. A meno che, per amor di serietà, non dia fastidio l'idea di un Ercole dalla massa muscolare quasi deforme, o di Achille trasformato in un giovane esibizionista.

    Al di là dell'impianto scenografico, la trama procede in maniera abbastanza lineare. Alla ricerca di un metodo per riportare in vita l'amata Alceme, uccisa il giorno stesso delle nozze, Giasone salpa a bordo della Argo, viaggiando per mari misteriosi e isole sconosciute. Poco a poco farà la conoscenza di nuovi eroi, disposti ad imbarcarsi con lui, e temibili antagonisti.
    La struttura portante di Rise of The Argonauts è piuttosto classica: in ognuna delle locazioni visitate sarà possibile interagire con qualche personaggio, per recuperare missioni primarie e secondarie.
    Alle fasi più pacate, in cui è indispensabile sorbirsi il logoro chiacchiericcio degli abitanti, portando avanti i dialoghi in base a scelte contestuali, si alternano momenti esplicitamente dedicati allo scontro, in cui Rise of The Argonauts comincia a mostrare i propri limiti.
    Il gameplay appare infatti confuso e poco profondo, lontano dalla varietà di Conan e molto superficiale. Giasone ha a disposizione tre armi (spada, lancia, mazza), che può cambiare alla pressione di un tasto dorsale. Due gli attacchi disponibili (rapido e debole, forte ma lento), che danno luogo però ad un numero di combinazioni davvero ridicolo. Le possibilità di attacco si esauriscono in una manciata di fendenti ed affondi poco incisiva, e la capacità di cambiare arma mentre si esegue una combinazione non rende più tattici o coinvolgenti gli scontri. La pratica del button mashing più sfrenato non è mai scongiurata dall'intelligenza artificiale dei nemici, i cui demeriti si assommano a quelli che derivano dai problemi di collisione e dalla lentezza esasperante di ogni movimento. Il fatto poi che ogni uccisione sia sottolineata con qualche attimo al rallentatore rende ogni battaglia frammentata e tediosa. Basta poco per intuire che non c'è possibilità d'appello per un sistema di combattimento banale e affatto incisivo, nettamente inferiore a quello dei titoli concorrenti. Anche chi dovesse apprezzare la buona dose di violenza che il titolo trasmette, dovrebbe ammettere che i colleghi già disponibili sul mercato (i già citati Conan e Viking) hanno raggiunto risultati migliori.

    Fortunatamente qualche spunto originale viene dall'interessante sistema di gestione del personaggio. Avanzando nell'avventura Giasone avrà modo di compiere numerose gesta eroiche, legate appunto alla risoluzione delle quest, ma anche al raggiungimento di particolari obiettivi (l'uccisione di un tot di avversari, ad esempio). Ognuna di queste imprese potrà essere dedicata ad una delle quattro divinità care al protagonista, così da ottenere (al riempimento di un'apposita barra), un punto da spendere nello skill tree legato al dio in questione. Ovviamente ogni "nume tutelare" permetterà di padroneggiare la meglio un'arma particolare, offrendo skill relative alle proprie inclinazioni. Ares, dio della guerra, potenzierà la forza degli attacchi con la mazza, permettendo di infrangere gli scudi con più facilità, o donando all'arma a lui sacra la capacità di stordire i nemici o scagliarli lontano con violente esplosioni. Atena renderà più rapidi gli attacchi di lancia, così che Giasone diventi un combattente insidioso ed agile. E' possibile inoltre potenziare la difesa, o ottenere abilità di supporto (Apollo e Mercurio). Una sfortuna che la maggior parte delle skill sia sostanzialmente passiva: le mosse speciali sono rarissime (da assegnare ai tasti del D-Pad), così la pratica del combattimento, come dicevamo molto limitata, non viene svecchiata e arricchita nelle fasi più avanzate. Peccato, perchè il sistema di power up appare dinamico e ben integrato con tutte le fasi di gioco. Anche le chiacchierate coi cittadini, infatti, possono rivelare le inclinazioni di Giasone, che tramite un sistema di selezione multipla potrà ingraziarsi -passivamente- i favori di questa o quella divinità. Anche la struttura degli skill tree è abbastanza ben congegnata: ricca di attività propedeutiche e fortemente piramidale, permette in linea di massima una grande personalizzazione, che tuttavia viene totalmente sprecata a sostegno di un gameplay fragilissimo e frustrante.
    Le altre possibilità "ruolistiche" sono invece molto ridotte: la gestione dei compagni e dell'inventario, effettuata sulla nave Argo in apposite stanze che svolgono il ruolo di menù interattivi, non aggiunge nulla all'esperienza di gioco. Limitato e poco pregnante il supporto di due argonauti che accompagneranno Giasone nelle sue gesta, appena accennata l'importanza delle scelte in merito alle armi equipaggiate.
    Rise of the Argonauts, tirando le somme, soffre per causa di una componente action semplicistica e mal progettata. Gli scontri sono frustranti e mai impegnativi, piatti e insipidi, frammentati da continui "fermo immagine" e mai capaci di regalare emozioni. Spingono anzi in direzione della pressione sconclusionata dei tasti d'attacco, senza stimolare l'adozione di strategie avanzate. Un peccato dunque che il discreto impianto ruolistico vada sprecato: la speranza è quella di vederlo replicato in altre produzioni, che sappiano anche correggere le imperfezioni riguardo alla gestione dell'equipaggiamento. Il titolo Codemasters potrebbe piacere solo ai più affezionati frequentatori del genere, che troverebbero comunque un buon numero di quest da affrontare, e numerose linee di dialogo che ben caratterizzano l'intera avventura. E' quindi relativamente spinosa la questione longevità: in effetti il completamento del gioco richiede un numero di ore lievemente superiore allo standard, ma non tutti saranno in grado di sopportare la pressione delle fasi action (abbandonando il prodotto prima della sua conclusione). Anche i più fedeli estimatori della narrazione potrebbero inoltre "skippare" le sequenze dialogiche, a volte davvero logorroiche, e non sostenute da una buona "recitazione digitale". Per la mediocrità che affligge trasversalmente ogni suo comparto, insomma, è impossibile premiare Rise of the Argonauts, che si presenta adatto solo ai fan più insaziabili e pazienti.

    Il comparto tecnico di Rise of the Argonauts è senza dubbio uno dei peggiori visti in questo floridissimo inverno videoludico. Il motore di gioco pare essere uscito dai recessi della scorsa generazione, soprattutto per i demeriti di una mole poligonale esile quanto mai. La modellazione dei personaggi principali strappa una stentata sufficienza, ma quella ambientale risulta poverissima. Squadrati e poco dettagliati, gli elementi architettonici sono privi di qualsiasi fascino, mentre nei viali alberati le sagome malmesse dei cipressi rimandano con la mente al tempo perduto dei primi 128Bit. I modelli dei personaggi secondari sono poco ispirati, con una realizzazione dei volti davvero ridicola, e tendono a ripetersi quasi ossessivamente. Il set di espressioni facciali che li anima nel corso delle sequenze di dialogo non trasmette nessuna emozione, il movimento labiale è desincronizzato e poco credibile. Analogamente, la qualità delle animazioni del corpo è pessima, e anche quelle degli eroi non sono affatto efficaci (l'assenza del motion capture diventa, in questi tempi di progresso tecnico, il primo sintomo di una produzione "low cost").
    La scarsa qualità della resa visiva è testimoniata infine da texture incapaci di rendere vivo l'ambiente di gioco, piatte e poco definite. In generale anche il lato artistico è parecchio deficitario, e molti degli ambienti attraversati sono stereotipati, poco piacevoli allo sguardo, estremamente monotoni da percorrere. Sintomo di una competenza tecnica non esemplare, è poi la pessima ottimizzazione del motore di gioco. La mancanza di V-Synch risalta ad ogni movimento di camera, ma non certo per permettere una maggiore stabilità del framerate. Quest'ultimo inciampa continuamente, anche nelle fasi di gioco più calme. E nonostante le ambientazioni non siano così ampie (l'illusione di una libertà da free roaming svanisce già sull'isola di Iolco, nelle prime battute dell'avventura), anche solo attraversarle significa assistere ad una serie di rallentamenti e scatti davvero rovinosa (il numero di quadri al secondo scende ben al di sotto della soglia consigliata di 30fps). Si aggiunga a questo un set di effetti speciali fatto di sprite bidimensionali, problemi di collisioni nel corso degli scontri, un sistema di illuminazione appena decente (le soft shadow sono il desiderio represso di Rise of the Argonauts), e si avrà in generale una piattezza tecnico-visiva che scoraggerà anche i più feroci sostenitori dell'impianto ruolistico.
    Quasi sufficiente il comparto sonoro. Le tracce musicali mimano con efficacia il tono epico dei grandi brani orchestrati dei concorrenti più agguerriti, anche se il loro numero è pericolosamente basso. Il doppiaggio italiano non ha particolari pregi (il piglio interpretativo degli attori non è esaltante), ma almeno non commette quasi mai scivoloni. Devastante invece la qualità e la quantità delle campionature: una rumorofonia del tutto priva di fascino.

    Rise of the Argonauts Rise of the ArgonautsVersione Analizzata PlayStation 3Rise of the Argonauts è un fallimento su più fronti. La prepotente originalità del sistema di upgrade, ed una sceneggiatura tutto sommato godibile, sono gli unici elementi rilevanti nell'economia di un titolo claudicante, infestato dallo spettro di un gameplay ripetitivo e fiacco. Un action game antico e superato, che abbraccia soluzioni incapaci di lasciare divertiti. Ma il più clamoroso capitombolo è quello tecnico: ambientazioni monotone, ottimizzazione inesistente, problemi a livello progettuale e di design rendono frustrante l'intera esperienza. C'è poco, oltre al fascino indiscusso del contesto mitologico, che possa attirare l'attenzione degli utenti, ed anche gli estimatori più convinti dell'Action RPG di vecchia concezione troveranno numerosi deterrenti all'acquisto. Liquid Entertainment merita forse un plauso per aver tentato l'arrembaggio del mercato con una nuova IP (dopo aver trasposto in chiave videoludica serial televisivi, giochi di ruolo cartacei e grandi best seller fantasy), ma niente di più.

    4.5

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