Recensione Rise to Honour

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Recensione Rise to Honour
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Disponibile per
  • PS2
  • Ritrovare
    l'Onore

    Rise To Honour è un gioco
    sviluppato per conto della Sony Computer Entertainment of America, arrivato alla
    ribalta senza creare eccessivo “hype” intorno a se, offre buoni spunti e
    realizzazioni che, sotto alcuni punti di vista, non si vedevano da anni né nel
    parco titoli della PlayStation2 né in quello delle console rivali. L'ultima
    fatica del team di sviluppo Triad, composto da sviluppatori americani e cinesi,
    gode di un sistema di controllo innovativo e di una buona trama, seppure in
    alcuni tratti questa risulti scontata e poco originale, inoltre vi sono una
    buona grafica e realizzazioni scenografiche di tipo Hollywoodiano. Infatti in
    alcuni momenti del gioco la comodità di avere inquadrature sempre da dietro, in
    grado di porre il giocatore nella situazione ottimale per svolgere le azioni,
    viene sacrificata per favorire la spettacolarità di alcune scene di
    combattimento o di particolare concitazione. Questo titolo è la storia di Kit
    Yun, impersonato da Jet Li, fidata guardia del corpo di Boss Chiang, leader di
    una delle più note bande criminali di Hong Kong. Caduto in un agguato, Chiang in
    punto di morte chiede al suo fido protettore di eseguire il suo ultimo
    desiderio, rintracciare la figlia Michelle, da tempo negli Stati Uniti, e di
    riportarla sana e salva ad Hong Kong. Nel frattempo Kwan, che ha succeduto il
    defunto capo della gang alla guida di questa ordina a Yun di lasciare perdere
    Michelle, e di lavorare come sua bodyguard ed al servizio della sua nuova gang.
    Successivamente alla morte di Boss Chiang, Yun cerca di uscire dal giro della
    criminalità organizzata per tornare ad avere il suo onore, e poter mettere fine
    ad un capitolo della sua vita colmo di sofferenze. Per fare questo si allea con
    il Criminal Bureau di Hong Kong, pagandosi l'uscita dal giro lavorando in
    incognito per la polizia cinese. L'ultima fatica SCEA altro non è che un gioco
    d'azione/combattimento in terza persona, indubbiamente ben realizzato, ma che
    manca l'appuntamento per diventare un classico senza tempo. Buono il gameplay,
    l'audio e la gestione fisica e del motore, un po' meno la grafica e la
    longevità. Inizialmente si presenta abbastanza sottotono, senza filmati che
    spiegano ciò che accade intorno a noi, lasciando che la matassa della trama si
    svolga da sola, fornendo singolarmente i pezzi del puzzle che serviranno per
    capire bene questa stessa. Il primo impatto è un po' duro: ci troviamo di
    fronte un sistema di controllo mai realizzato prima d'ora:si utilizzano le due
    levette analogiche ed i tasti dorsali del joypad, lasciando completamente
    inutilizzati gli altri tasti, se non per lo scorrimento nei menù. Questo
    sistema, inizialmente un po' ostico, si rivela nel corso del gioco molto
    versatile ed estremamente veloce, anche se alle volte una soluzione accettabile
    nei combattimenti è quella di muovere vorticosamente la levetta senza nessuna
    logica, riuscendo a cavarsela nella maggior parte degli scontri. L'utilizzo
    delle levette analogiche presenta inoltre il vantaggio di poter eseguire
    numerose combinazioni con pochi comandi. Se a questo si aggiunge un'ottima
    interazione del personaggio con l'ambiente si creano tutti i presupposti per
    una riuscita spettacolare: potrete utilizzare oggetti come sedie, mazze da
    baseball, chiavi inglesi; oppure appoggiarvi su muri, tubi sospesi sul soffitto
    o nemici per effettuare ancora più mosse. Il motore di gioco non soffre
    assolutamente di rallentamenti di nessun genere, rendendo il tutto molto fluido.
    Anche le animazioni, realizzate con un ampio uso della tecnologia Motion
    Capture, contribuiscono a dare ancor più realismo ai movimenti, anche se le
    animazioni più naturali come il camminare risultano un po' legnose. Un piccolo
    appunto lo si può fare all'intelligenza artificiale degli avversari:i in molti
    casi non esiteranno a caricare verso di voi senza curarsi della trappola che gli
    state tendendo, magari attendendoli vicini ad un muro per poterlo utilizzare e
    fare una mossa molto efficace. La grafica è adeguata e non presenta errori, le
    ambientazioni ricostruiscono bene San Francisco ed Hong Kong, dandone un aspetto
    tipico da quartiere malfamato, ma anche portandoci in ambienti decisamente più
    raffinati come sale ricevimenti o bar. Anche il volto di Kit Yun ricalca per
    bene quello di Jet Li, riuscendo a ricreare su console l'espressività del
    personaggio. Dal punto di vista sonoro il titolo offre ciò che si può chiedere
    ad un gioco principalmente fondato sulle arti marziali: una colonna sonora
    gradevole e effetti che accompagnano le mosse che eseguirete. Inoltre è
    completamente localizzato in italiano con ottimi doppiaggi, e non presenta
    errori nella traduzione. La giocabilità è buona grazie anche alle varie modalità
    che si utilizzano nello svolgimento della storia: oltre alla modalità in
    combattimento che copre una buona percentuale del gioco, vi sono una modalità
    stealth di buona fattura e una modalità con armi anch'essa con controlli molto
    originali e funzionali. La longevità del gioco purtroppo è una nota dolente:
    sostanzialmente per andare avanti non dovrete fare altro che abbattere nemici:
    seppure questi siano molto vari e utilizzino stili di combattimento diversi,
    alla lunga può risultare noioso. Oltretutto il livello di difficoltà non è
    elevatissimo, anche se alle volte alcuni avversari vi metteranno alla prova. Il
    DVD inoltre include dei filmati dei backstage del gioco, con interviste a Jet Li
    e ai suoi collaboratori.

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