RPG Time The Legend of Wright Recensione: carta, penna e fantasia

RPG Time The Legend of Wright è un'ode alla creatività che vi farà ricordare quei spensierati momenti bambineschi della vostra giovinezza.

RPG Time The Legend of Wright Recensione: carta, penna e fantasia
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Giocare a RPG Time: The Legend of Wright significa avere perennemente stampato sul viso un bel sorriso. Un'espressione ricavata dalla soddisfazione, dalla gioia e dalla sorpresa che solo produzioni così dotate di inventiva e creatività riescono a veicolare, mettendo in scena una varietà di situazioni, narrative e ludiche, sempre intriganti e a tratti persino geniali. D'altronde, nel fittizio del contesto del gioco, la sua sostanza è partorita dalla mente di un bambino di dieci anni, Kenta, vulcanico e a volte sconclusionato come l'ingenuità della fanciullezza concede. Il giovinetto ne è ideatore, game master, sceneggiatore, ma anche mestierante, perché le sue mani sono efficaci tanto quanto il suo cervello: le sue capacità di artigiano gli permettono di creare con carta e oggetti di uso comune personaggi e mondi colorati, supporto perfetto dell'avventura dell'eroe che conferisce il nome al gioco.

    Kenta è la personificazione di DeskWorks, il team di sviluppo, al quale sono stati necessari nove anni per completare quello che, attenzione, non è un gioco di ruolo, come il titolo lascerebbe intendere, ma un'avventura, che mischia elementi ludici di vari generi per creare una formula bizzarra ma sempre avvincente. Non si sa mai cosa Kenta possa tirare fuori dalla sua fervida immaginazione, ed è di sicuro questo, il piacere dell'inaspettato, la migliore delle tante qualità del prodotto; anche al netto della basilarità e della semplicità con le quali spesso le trovate sono implementate.

    Un omaggio ai giochi di ruolo giapponesi

    Che RPG Time: The Legend of Wright sia un sentito omaggio ai JRPG è evidente fin dai primissimi istanti di gioco, quando il quaderno sul quale è disegnata l'avventura tutta, con un bellissimo e originale stile che vagamente ricorda quello dei Dragon Quest più classici, si apre per raccontare le premesse della storia: un eroe solitario, Wright, deve salvare una dolce principessa, Lay, da un potentissimo demone chiamato Deathgawd (a proposito, ecco qui la nostra recensione di Dragon Quest 11 Echi di un'Era Perduta). Per farlo dovrà attraversare grotte e foreste, montagne e villaggi, incontrando personaggi deliziosamente realizzati.

    Per costruire l'immaginario del gioco DeskWorks non si limita però ad attingere al fantasy più generico, ma si concede tutta una serie di deviazioni tematiche che spesso strappano applausi a scena aperta, tanto per la loro stramberia quanto per il modo in cui vengono proposte. Per fare un esempio, dopo aver esplorato in lungo e in largo un umido anfratto, Wright si trova intrappolato in un videogioco che chiama a pilotare un carro armato. Per scappare, questi deve letteralmente distruggere il mezzo dall'interno. Ebbene, si tratta di una trovata talmente assurda che fa il giro e diventa geniale, e stiamo parlando solo della prima tra le molte che segnano le circa otto ore necessarie per completare il gioco e le rendono, a loro modo, indimenticabili. Tra labirinti da attraversare esattamente come fossero quelli che troviamo sulle riviste di enigmistica, stomaci di enormi demoni che diventano escape room a tema, sessioni da sparatutto a scorrimento laterale, persino, che moltissimo ricordano quelle analoghe di Super Mario Land, ce n'è veramente per tutti i gusti. Addirittura, c'è anche spazio per una miniserie a puntate che delle vicende principali costituisce una sorta di spin-off, finendo poi per ricollegarsi a esse quando stanno per giungere a conclusione.

    Un po' avventura, un po' passeggiata

    Caratteristica alla base dell'intera ricetta ludica di RPG Time: The Legend of Wright, tanto di quella più classica, da avventura grafica, nella quale interagire con persone e oggetti per capire il da farsi, quanto di quella più stramba, che di molto alza ritmi e soglia d'attenzione, è l'estrema semplicità. È chiaro che in un simile contesto, che punta più sulla varietà che sulla profondità di determinate soluzioni, la fruibilità e la comprensione immediata siano la via da percorrere; diversa cosa è, però, procedere senza mai avere la sensazione di essere sfidati, e vedere il game over (che comunque riconduce al momento immediatamente precedente alla dipartita) solo in alcuni momenti di trial and error, il cui fallimento spedisce immediatamente Wright nel mondo dei più.

    Ci mette del suo anche il piccolo Kenta, che è sempre prodigo di consigli, o addirittura spiega per filo e per segno il da farsi. È un peccato tutto sommato veniale, per una produzione che vuole essere prima di tutto un'ode alla creatività e alla nostalgia dei bei tempi passati, quando bastava la nostra immaginazione a fare il più, nelle nostre avventure bambinesche; detto questo si tratta comunque di un limite percepibile del gameplay. Se all'irresistibile direzione artistica e al suo particolare stile grafico, alla classicissima ma efficace colonna sonora e alle molteplici, travolgenti trovate ludiche e narrative si fosse aggiunta anche una maggiore intensità dell'esperienza, staremmo parlando di un gioco assolutamente irrinunciabile.

    RPG Time The Legend of Wright RPG Time The Legend of WrightVersione Analizzata PCRPG Time: The Legend of Wright è un videogioco dalle tante qualità. Il concept che ne sta alla base è delizioso e la sua applicazione è da applausi: c'è tanta, tantissima inventiva nel modo in cui vengono proposte situazioni sempre nuove e stimolanti, figlie di uno spunto creativo che abbellisce con estrema efficacia quella che è comunque una struttura ludica basilare, ma non per questo esile. Manca di profondità, ma si tratta di un difetto che pesa relativamente, perché in quello che vuole fare, celebrare con gioia la più fervida immaginazione, quella fanciullesca, riesce invece pienamente; e con un trasporto tale che arriva anche a noi che siam maturi.

    8

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