Rugby 18: Recensione del nuovo gioco sportivo di Bigben Interactive

Dopo il non eccelso Rugby 15, Bigben ci riprova con la palla ovale: arriva Rugby 18, nuova edizione del simulatore dedicato a questa disciplina...

Rugby 18: Recensione del nuovo gioco sportivo di Bigben Interactive
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Rugby 15, prima fatica nel mondo della palla ovale per Bigben Interactive, entrò tre anni fa in pompa magna nel poco invidiabile club dei peggiori titoli per console di ultima generazione. Tecnicamente imbarazzante e del tutto incapace di restituire anche solo parzialmente l'atmosfera e le dinamiche di una vera partita di rugby, il gioco decretò anche la bocciatura dei suoi stessi sviluppatori, quegli HB Studios che ai tempi del sodalizio con EA Sports erano riusciti a realizzare titoli tutto sommato dignitosi, almeno fino a Rugby 06. Dopo il disastro, confermato dallo spin-off dedicato alla Coppa del Mondo 2015, l'arrivo in cabina di regia dei francesi EKO Software non lasciava però presagire nulla di buono, visti i trascorsi del marchio, quantomeno in ambito sportivo: la serie Handball, poco convinta versione videoludica della pallamano, si era infatti rivelata distante anni luce dalla media realizzativa di titoli analoghi di ultima e penultima generazione. Rugby 15 era però talmente pessimo che difficilmente EKO Software sarebbe riuscita a fare peggio. Diciamolo subito: per quanto il risultato finale sia lievemente superiore a quanto mostrato dal predecessore, Rubgy 18 rimane un prodotto mediocre, che non potrà in alcun modo soddisfare le esigenze degli amanti del nobile sport. Ma andiamo con ordine.

    Licenze ufficiali e poco altro

    Non sono certo le licenze ufficiali il problema del titolo di Bigben Interactive. Rugby 18 mette infatti in mostra una discreta infornata di club, capace di coprire le principali competizioni dedicate alla palla ovale, dalla Premiership al Top 14, dal Pro12 (niente Pro14, almeno per quest'anno) al Pro D2, con squadre e giocatori reali.
    Non mancano gli All Blacks e tutte le principali rappresentative nazionali, che potranno però essere utilizzate solo in partite singole. A latitare decisamente sono le modalità di gioco, ridotte a una manciata di opzioni, comprendenti la classica partita veloce, i campionati e la Carriera. In particolare, è proprio la Carriera a stupire per una realizzazione davvero pessima: all'inizio, un po' alla Ultimate Team, dovremo creare da zero il roster di 23 uomini della nostra squadra, pescando dal database dei giocatori. Basterà però andare in passivo col bilancio per vedere chiudere in maniera definitiva la nostra avventura. Unico modo per rigiocare la Carriera? Ripartire da capo...

    Bene l'interfaccia, molto meno il resto

    Certo, se Rugby 18, una volta scesi in campo, si rivelasse un gioco in grado di ricreare al meglio l'esperienza dei match 15 contro 15, queste debolezze passerebbero in secondo piano. E invece... Va detto, il passaggio di consegne tra sviluppatori ha portato un generale miglioramento del gameplay, a partire dai comandi, immediati e rapidi quanto basta.

    I passaggi controllabili tramite i dorsali L1 e R1 scivolano via con naturalezza, così come la creazione delle mischie e la liberazione della palla. Stesso discorso per i calci, controllabili con le levette analogiche. Un po' più macchinosa la gestione delle touche, che si avvale di una speciale inquadratura al rallentatore, non di immediata digeribilità. La scelta di proporre una sola visuale, dall'alto alle spalle dei giocatori, se da un lato fa perdere al gioco qualsiasi afflato televisivo, dall'altro facilita non poco le dinamiche di uno sport che si sviluppa in massima parte per vie orizzontali. Qui però terminano le note liete. Rugby 18 sbilancia fortemente il gioco su situazioni di ruck, che ci vedranno impegnati ad assembrare giocatori per buona parte del tempo, a detrimento di una varietà di azioni che nella realtà è fortunatamente ben diversa. L'AI non aiuta a creare situazioni realistiche e si comporta spesso in maniera scriteriata. A proposito di realismo, i punteggi, a causa soprattutto delle debolezze di cui sopra, si mantengono quasi sempre bassissimi, aspetto questo che danneggia non poco il giocatore nelle modalità di campionato, dove le partite tra squadre gestite dalla AI vengono simulate sugli 80 minuti, creando forti disparità nel computo complessivo delle marcature.

    Grafica vintage?

    Dulcis in fundo, il comparto tecnico di Rugby 18 conferma le brutture del predecessore, ponendo il titolo di Bigben Interactive a distanze siderali dalle produzioni major. Poco male se il gioco fosse venduto a un prezzo budget, ma non è così. A prezzo pieno ci ritroviamo per le mani un prodotto che potrebbe giocarsela con videogame di 7-8 anni fa, uscendone comunque male.

    La grafica è spoglia, obsoleta, minata da animazioni legnose e modelli dei giocatori in alcuni casi addirittura risibili nelle loro sproporzioni. Il contorno non è da meno, con stadi (nessuno reale, tra l'altro...) e manti erbosi presi di peso da due generazioni fa di console. Il commento in inglese è tra i peggiori mai ascoltati in un titolo sportivo, con frasi spesso del tutto slegate dall'azione e una qualità di registrazione quasi amatoriale.

    Rugby 18 Rugby 18Versione Analizzata PlayStation 4Il rugby è uno sport complesso, che non ha mai vantato conversioni videoludiche di livello davvero eccelso, per quanto la vecchia serie targata EA Sports non fosse poi così male. Rugby 18 continua il poco invidiabile percorso del predecessore, nonostante il cambio di sviluppatore. Ne consegue un gioco debole sotto tutti i punti di vista, poco vario, dal gameplay altalenante e dalla realizzazione tecnica da mani nei capelli. L’atmosfera delle partite non viene colta in alcun modo e l’estrema ripetitività dei gesti farà scemare l’interesse in pochi minuti, anche tra i fan più sfegatati della palla ovale. Spiace doverlo sottolineare, ma un prodotto del genere non può essere proposto sul mercato allo stesso prezzo di un FIFA o di un NBA 2K. Il pubblico merita un trattamento ben diverso.

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