Recensione Rule Of Rose

Tanto fumo, pochissimo arrosto

Recensione Rule Of Rose
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  • PS2
  • I videogiochi e il ruolo dei genitori

    Rule of Rose è forse il gioco più conosciuto dall’opinione pubblica negli ultimi anni. Purtroppo non per i propri meriti, ma per i contenuti: alcune scene scabrose, presenti nel gioco ma mal interpretate, lo hanno infatti portato agli onori della cronaca italiana, facendogli guadagnare titoli TV e persino la copertina di un noto periodico. I videogiochi si sono quindi trovati per l’ennesima sotto accusa, colpevoli di portare bambini e adolescenti all’uso smodato e sconsiderato della violenza, presente in prodotti come Mortal Kombat, Grand Theft Auto e -per l’appunto- Rule of Rose. In questo si caso, i titoli dei giornali inneggiavanocontro un gioco dove bisognava seppellire vive le bambine per vincere. Una gran falsità, visto che nel videogioco in esame la scena incriminata altro non è che il trasporto di Jennifer, la ragazzina protagonista, in una cassa di legno da un giardino a un casolare abbandonato. Il gioco quindi, un survival horror sulla scia di Silent Hill e Resident Evil, fa sì leva sulla violenza e sul terrore, ma assolutamente non nei termini "politically uncorrect" denunciati dai media. Nonostante ciò, molti uomini di stato e di chiesa hanno alzato la voce chiedendo alle autorità di istituire un organismo di controllo per salvaguardare la salute dei più piccoli. Tralasciando i soliti discorsi sull’effettiva e presunta capacità dei videogiochi di deviare o meno la psiche infantile, mi pare doveroso esprimere la mia opinione personale e sottolineare come l’organo di controllo più efficace e produttivo sarebbe quello esercitato dai genitori, e non dalla legge. Sono loro a fornire il denaro per l’acquisto dei videogiochi ed è nelle loro case che i figli giocano: chi meglio di queste persone può interessarsi delle attività ludiche della propria progenie, salvaguardandola da immagini e scene che potrebbero influenzare il proprio sviluppo?
    Qualunque cosa venga detta, Rule of Rose rimane un videogioco apparso su Ps2 pochi giorni fa. Dopo una piccola premessa, questa recensione prende in analisi i consueti aspetti tecnici e contenutistici del titolo, tralasciando le reazioni suscitate nella società italiana.

    C'era una volta...

    Come in una favola, l’intreccio di Rule of Rose segue uno schema narrativo malinconico, infantile, quasi romantico, che mischia elementi di orrore e gioco in qualsiasi suo aspetto. Basta notare il menu di gioco, disegnato da mano incerta con un gesso su una lavagnetta, oppure coniderare i vari enigmi, guidati da disegni colorati e vivaci tipici dei bambini. Ogni livello è anticipato e presentato da storielle o filastrocche, di una semplicità quasi inquietante, ma i cui contenuti raccontano spesso scene tragiche. Se a ciò aggiungiamo che Jennifer, protagonista del videogioco, non è un’eroina bensì una ragazzina fragile e indifesa, possiamo capire come il titolo punti a creare nel videogiocatore una continua sensazione di irrequietezza e attesa, che purtroppo non sfocia mai in vero e proprio terrore. I balzi sulla sedia, infatti, sono merce assai rara: gli sviluppatori del team Punchline hanno preferito indurre sensazioni durature, anziché effimeri spaventi. Emozioni che rimangono a lungo, come quelle vissute durante la nostra infanzia. Un’infanzia il cui ricordo viene continuamente stimolato dalla scenografia del prodotto Punchline.
    In Rule of Rose vestiremo i panni di Jennifer, una ragazzina che viene spedita all’orfanotrofio Giardino della Rosa, dopo la morte dei propri genitori in un incidente. Dopo pochi minuti dedicati all’esplorazione dell’edificio presente in mezzo al bosco, Jennifer comprenderà ben presto come i suoi compagni non siano dei bambini propriamente raccomandabili. Il club degli Aristocratici della Matita Rossa non è un semplice gioco infantile, bensì un vero e proprio ritrovo volto a sbeffeggiare i bambini più deboli... in questo caso, Jennifer. La protagonista viene quindi rapita e trasportata in una specie di balena volante, un fantasioso dirigibile. In questo luogo la ragazzina dovrà destreggiarsi tra enigmi e grattacapi per rispettare il volere degli Aristocratici, raccogliendo oggetti e compiendo alcuni incarichi. Il tutto sotto una coltre di mistero che porterà l'eroina a difendersi da creature oscure e le machiavelliche cospirazioni dei suoi nuovi “compagni di gioco”.

    Se son rose, fioriranno

    Un'interessante particolarità di Rule of Rose è data dalla presenza di Brown, il cane di Jennifer. Grazie a lui, ogni oggetto può rivelarsi un’importante fonte di informazioni: basterà farglielo annusare per scatenare la sua caccia ad eventuali strumenti correlati. In caso di bisogno, ad esempio, basterà mostrargli una scatola di caramelle per avviare la ricerca di gustosi dolci in grado di ristabilire la nostra salute. L’unica pecca è data dall’eccessiva semplicità derivata da questo sistema: nella maggior parte dei casi, la risoluzione di un enigma si limita ad un annusa-cerca qualche volta troppo ripetitivo.
    Come si può dedurre dalla trama, Rule of Rose ci trasporta in un immaginario onirico e surreale legato all’infanzia. Il concetto di innocenza in questo caso è fuori luogo: i bambini si mostrano malvagi, quasi crudeli, in grado di commettere ogni tipo di scempiaggine. È forse questo l’aspetto più affascinante del gioco: una trama ricca di spunti interessanti, dal fascino particolare di questi bambini in un contesto così alternativo. Le ambientazioni, ricche di tinte scure, rafforzano questa sensazione: ambienti solitamente allegri come saloni e camere da letto vengono resi con tonalità di grigio, e risultano freddi e anonimi. Insomma un contesto visivo deviato, alternativo, fuori dal senso comune. Gli unici elementi colorati appaiono in relazione agli enigmi, basati spesso sui disegni che troveremo sulle pareti delle stanze.
    La grafica, sia in game che nei filmati FMV, è di ottima qualità, ma il character design non è purtroppo all’altezza del rivale Silent Hill: i nemici e i boss sono scarsamente ispirati, non riuscendo a suscitare quel terrore psicologico tipico del design Konami.
    Dal punto di vista del suono, Rule of Rose è una graditissima sorpresa: le musiche del gioco sono molto suggestive, basate sull’uso di archi e pianoforte. L’espressione sonora si allinea quindi perfettamente a quella data dai pixel su schermo, in un crescendo di malinconia e tristezza. Il doppiaggio inglese è inoltre curato, in grado di caratterizzare con precisione il profilo psicologico (spesso complicato) dei protagonisti delle vicende.

    Ma tutte le rose hanno le proprie spine...

    La prima ora di gioco di Rule of Rose è ottima: trama interessante e suggestiva, sonoro e grafica all’altezza, ritmo forse un po’ lento ma comunque buono. Il più gran difetto del titolo appare al momento del nostro primo combattimento, dove avremo in dotazione una forchetta (per poi ottenere in seguito tubi, coltelli e infine una pistola). In questo frangente, la giocabilità è a dir poco scadente: il sistema di collisioni è semplicemente mediocre, e spesso ci troveremo ad attaccare l’aria senza riuscire a toccare l’avversario. L’IA dei nemici è inesistente, e nel 90% delle situazioni potremo sfuggire alle grinfie degli avversari semplicemente schivando i loro prevedibili movimenti. Durante i conflitti inoltre, un nostro colpo verrà rappresentato su schermo da uno schizzo di sangue dalla qualità a dir poco scadente. Un effetto grafico trash che mal si addice all’atmosfera sopra citata. I combattimenti sono quindi il tallone di Achille del titolo, vero e proprio difetto che vi porterà a odiare qualsiasi scontro diretto con nemici o boss.
    La maggior parte dei puzzle presenti nel gioco sono mal progettati: molto spesso ci troveremo a fronteggiare situazioni del tutto assurde. Basti un esempio: nelle prime fasi di gioco, troveremo un’apertura coperta da una tela in stoffa. Nonostante Jennifer possegga un coltello, non potremo lacerarla. Bisognerà attendere l’intervento di Brown, che con un abile mossa sfilerà la copertura permettendo l’accesso.

    La longevità si attesta sulle 10-12 ore; un dato piuttosto scarso, risollevato parzialmente dalla presenza di due finali, uno positivo ed uno negativo, che potrebbero spingere l’utente a rigiocare l’avventura. Il condizionale è d’obbligo, visto che un’eventuale seconda partita è consigliata solo ai masochisti o ai veri amanti del survival horror: l’imbarazzante sistema di combattimento costringerà tutti gli altri a dedicarsi a qualche alternativa.

    Rule Of Rose Rule Of RoseVersione Analizzata PlayStation 2Rule of Rose è tecnicamente quasi ineccepibile: un reparto sonoro di alta qualità e un comparto grafico ottimo sia in game che nei filmati FMV fanno da cornice ad una trama suggestiva, ricca di elementi infantili che la rendono ancor più misteriosa e affascinante. La presenza del cane Brown inoltre, introduce un interessante elemento di ricerca per enigmi e prosieguo dell’avventura di Jennifer. Purtroppo, l’atmosfera per tutto il corso del gioco rimane malinconica e tediosa, senza alcun picco adrenalinico di paura, anche per colpa dello scarno design di nemici e dei boss. Ma la vera pecca del titolo risiede nella giocabilità, nel sistema di combattimento, afflitto da difetti macroscopici e nell'assurdità dei puzzle proposti: in ogni scontro dovremo sopportare un sistema di collisioni pietoso, un'IA inesistente ed uno stile completamente fuori luogo. Una vera e propria piaga per un titolo così interessante, almeno dal punto di vista tecnico e contenutistico. La longevità, limitata alla decina di ore, non aiuta la situazione. Rule of Rose è quindi dedicato a chi ama il genere survival horror o a chi è disposto a soprassedere sulla giocabilità del titolo in favore della trama: per tutti gli altri, sarebbe meglio provare per qualche minuto il gioco prima di un eventuale acquisto.

    4.5

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