Recensione Satellite Reign

Il titolo sviluppato da 5 Lives Studios si presenta come il successore spirituale di Syndicate: un titolo solido, arricchito nella sua componente stealth e migliorato sotto vari aspetti.

Recensione Satellite Reign
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  • Chi guarda con attenzione alla scena indie non può non aver sentito parlare di Satellite Reign, titolo d'esordio di 5 Lives Studios, che proprio da qualche settimana è uscito dalla sua fase beta, posizionandosi in bella mostra sullo scaffale degli strategici nel negozio di Steam. Nonostante la sua natura dichiaratamente elitaria, la risposta del pubblico a Satellite Reign è stata più che positiva e ciò non è solo merito dell'ottima campagna di Kickstarter, ma anche del prestigioso pedigree di cui il progetto si fregia. Già, perché questi non è che l'ultimo erede della dinastia dei Syndicate: il venerabile brand che qualche generazione fa fece da apripista a molti degli RTS moderni. Il paragone non è certo azzardato, tant'è che sin dal 2013 Mike Diskett e il suo team hanno sempre dichiarato un forte attaccamento al gameplay originale della saga, famoso per aver unito la componente micro-gestionale tipica degli RPG occidentali ai ritmi ponderati della strategia in tempo reale. Oggi, per tutti gli amanti del genere, Satellite Reign si mostra solido come il suo lontano padre spirituale, arricchito nella sua componente stealth e potenziato ulteriormente da una libertà d'azione apparentemente senza pari, il tutto perfettamente trasposto in una avvolgente megalopoli cyberpunk. L'imprescindibile fattore fedeltà è indubbiamente riuscito (e chi ha vissuto ai tempi di Harbringer potrà confermarlo), eppure, dopo qualche ora sotto la pioggia incessante dell'oscura città, qualche difetto è infine emerso. La totale mancanza di una narrazione attiva si è presto fatta sentire anche sulle nostre vecchie spalle e la ripetitività di alcune missioni ha finito per logorarci in più di un'occasione. Satellite Reign è comunque un titolo validissimo, che come molti altri suoi simili, però, si rivolge ad un pubblico estremamente ben definito, tagliando inevitabilmente fuori tutto il resto. Se volete dunque scoprire a quale dei due gruppi appartenete, non vi resta che continuare a leggere...

    L'unicorno di carta

    Quando si parla di Satellite Reign è impossibile non citare i grandi capolavori del genere sci-fi, e i riferimenti al Blade Runner di Scott quasi si sprecano. L'oscurità fumosa dei vicoli, la pioggia che batte inesorabile sulle finestre dei palazzi, e infine l'arrivo degli androidi, divenuti oramai parte costituente della moderna società. La nostra avventura comincia esattamente così, in un sobborgo mezzo allagato dell'ennesima megalopoli in stile Escher, dannatamente enorme e suddivisa per noi in tre maxi-aree, liberamente esplorabili sin dai primi momenti di gioco. È un mondo spietato, freddo e senza eroi, dove il dilemma dell'unicorno di carta è ormai acqua passata. I nostri personaggi sono infatti dei "cyborg qualunque", silenziosi e del tutto rimpiazzabili, un po' come gli abitanti che affollano le vie del downtown. In questo mondo, fatto di metallo e neon, il potere è in mano alle corporazioni, che si erigono a mo' di legge al di sopra di tutto e tutti. Come nei vecchi Syndicate, faremo le veci di una delle suddette corporazioni, ma il nostro scopo non sarà quello salvare il mondo, piuttosto di prenderne il controllo, soverchiando con la forza i nostri concorrenti. La routine è semplice: si ottengono le informazioni, spesso estorcendole, si prepara l'attacco e si entra in azione. Si tratta di operazioni di assalto o di ricognizione, che spaziano dalla semplice eliminazione di un bersaglio al trafugare dati o prototipi dai quartieri generali dei nostri avversari, simili in tutto e per tutto a delle blindatissime fortezze. Se dovessimo parlarvi della sola atmosfera che permea Satellite Reign, allora non ci sarebbero dubbi: l'ambientazione in cui ci muoviamo è perversamente magnifica, distopica e opprimente come nel migliore dei copioni cyberpunk, e meriterebbe di essere attraversata almeno una volta da chiunque si ritenga appassionato del genere. Il comparto grafico è realizzato mediante Unity e svolge egregiamente il suo lavoro, dimostrandosi anche superiore (sia per il numero che per la qualità dei dettagli), agli attuali standard di categoria, sorreggendo perfettamente l'opera. Per quanto riguarda la storia invece, è doveroso fare qualche precisazione. L'intera campagna principale ci viene raccontata mediante le sole righe di testo, che ci pervengono periodicamente attraverso i nostri dispositivi di comunicazione, e assumono la forma di veri e propri ordini da eseguire. Non fraintendeteci, la scrittura è buona e ispirata, ma non aspettatevi la profondità raggiunta da uno Shadowrun qualsiasi, o, per essere ancora più chiari, neanche l'elegante semplicità del recente Invisible Inc. Il punto è che non ci sono veri e propri dialoghi, nulla di parlato, e persino nessun espediente narrativo in stile graphic novel. Tutto è freddo e impermeabile come le corazze dei nostri androidi, e sebbene ciò sia estremamente coerente con il concept della saga (e nondimeno con lo spietato gameplay), in alcuni casi il tutto ci è sembrato troppo asciutto e poco carismatico.

    Le quest principali, che sono completabili in maniera del tutto libera e slegata, ci hanno comunque intrattenuto per più di quindici ore e grazie alle missioni secondarie è possibile arrivare ben oltre le venti. Ci sarebbe da ridire anche sulla ripetitività delle suddette missioni, che dopo un po' cominciano ad assomigliarsi tutte, fatta eccezione per il loro grado di difficoltà e per le soluzioni a noi proposte, sempre varie e soprattutto stimolanti. Insomma, se siete dei fanatici del vecchio Syndicate, ciò non rappresenterà assolutamente un problema, se invece siete alla ricerca di una narrazione potente il dubbio sull'acquisto potrebbe essere lecito.

    La nostra corporazione è piccola, ma ha un grande potenziale

    Dopo la storia veniamo al gameplay, che rappresenta un po' il pilastro portante dell'intera offerta ludica. Se non avete mai provato i vecchi Syndicate, per avere un paragone dovete immaginarvi qualcosa di simile alla più recente saga di Commandos (o Desperados), dove tutto era basato sull'indissolubile unione fra le statistiche da RPG, il ritmo degli RTS e le coperture da stealth game. Ci troveremo quindi a capo di quattro cyborg, appartenenti a quattro rispettive classi, ognuna munita di un particolare corredo di abilità. Nella fattispecie troviamo il soldato, l'hacker, il supporto e infine l'infiltratore. Le specializzazioni parlano da sé, sono piuttosto intuitive e coprono efficientemente le necessità delle missioni a noi proposte, così da permetterci un approccio a scelta fra l'assalto frontale, la violazione telematica o l'infiltrazione silenziosa.

    Queste sono, in linea puramente teorica, le tre opzioni con cui affrontare gli intricati sistemi di sicurezza dei nostri nemici, ma grazie anche ad una discreta quantità di fattori imprevedibili, sopravvivere significherà spesso dover mischiare le carte in tavola. L'IA delle guardie armate, ad esempio, è semplice ma mai completamente prevedibile, come anche il loro raggio visivo, e qui entra in gioco la nostra reattività, che ci vedrà spesso chiamati a riprogrammare in corso d'opera le nostre tattiche. Ovviamente, trattandosi di uno strategico, non si è mai in balia del caos, solo non aspettatevi nulla di semplice, perché Satellite Reign punisce ferocemente ogni più piccola distrazione. Per aiutarci a creare un party ben variegato, esistono chiaramente tutta una serie di armi, abilità e augmentations che apriranno nuove e interessanti frontiere alla nostra piccola guerra. Le armi, innanzitutto, sono presenti in gran numero e sono tutte modificabili con qualche upgrade, mentre le abilità e gli innesti cibernetici, pur essendo pochi, sono ben calcolati e sviluppano davvero nuovi approcci di gioco, come l'invisibilità per l'infiltratore e il burattinaio di droni per l'hacker. Per quanto libero però, Satellite Reign resta comunque assai legato allo stile stealth, perciò dimenticatevi il mezzogiorno di fuoco giù al mercato, anche perché a differenza di Syndicate Wars, qui non c'è nulla di distruttibile (o almeno nulla di strategicamente utile). Ai veterani possiamo assicurare che il livello di sfida è adeguato e appagante, ma ci teniamo a precisare che chi si avvicina per la prima volta ad un titolo del genere, dovrà misurarsi più volte con la sua pazienza, poiché la curva di apprendimento delle dinamiche di gioco è piuttosto alta e la ripetitività è una costante.

    Satellite Reign Satellite ReignVersione Analizzata PCSe la lunga assenza di Syndicate ha lasciato un gran vuoto dentro di voi, non temete, Satellite Reign porrà rimedio alla vostra sete di cyber-strategia, garantendovi le stesse emozioni di allora, con l’aggiunta di una grafica davvero invidiabile per la sua categoria. 5 Lives Studios ha saputo trasmettere, pur con qualche piccola dimenticanza, l’essenza originale del capolavoro degli anni novanta, tralasciando però alcune migliorie che avrebbero garantito all’opera un respiro più ampio, che gli avrebbe permesso anche una maggiore fruibilità per il giovane pubblico. Ad un’ottima realizzazione tecnico-artistica infatti, si contrappone una mancanza generale di carisma, riscontrabile soprattutto in ambito narrativo. Ciò non intacca pesantemente il titolo, che resta comunque apprezzabile su molti livelli, fra i quali spicca la componente del gameplay, ben orchestrata e capace di intrattenere come pochi altri nell’attuale mercato di riferimento. Il prezzo previsto per Steam, attualmente stabile sui 27,99€, è tutto sommato appropriato, e se questo è il vostro genere non c’è nient’altro da aggiungere. Se invece, dopo quanto vi abbiamo appena descritto, siete ancora nel dubbio, allora vi consigliamo di attendere fino alla stagione degli sconti, così da poter beneficiare anche dell’imminente patch che include le altre localizzazioni, Italiano incluso.

    7.2

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