Seeking Dawn Recensione: sopravvivere su un pianeta alieno in realtà virtuale

Un mondo alieno da esplorare in cerca di una squadra perduta, armi da fuoco ed elementi survival in un imperfetto shooter per la VR...

Seeking Dawn Recensione: sopravvivere su un pianeta alieno in realtà virtuale
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • PS4 Pro
  • Nel tentativo di produrre contenuti di qualità, che siano sempre più coinvolgenti ed entusiasmanti, i team impegnati nello sviluppo di produzioni per i visori VR hanno trovato nello spazio e nei pianeti ostili che lo compongono le ambientazioni ideali per far immergere i giocatori all'interno di un mondo tutto nuovo, trasportandoli in luoghi pieni di immaginifiche suggestioni.
    Chiaramente si tratta di setting usati e abusati da moltissimi altri videogiochi, di ogni genere e risma, ma in realtà virtuale elementi come la gravità zero di Adr1ft e l'ansia della solitudine in un ambiente minaccioso di Farpoint riescono a raggiungere i sensi dell'utente in una maniera molto più netta, decisa e rimarchevole.
    Conscio delle potenzialità immersive del cosmo, anche team Cinese Multiverse ci propone una sua visione di pianeta alieno situato nelle profondità di una remota galassia: il suo Seeking Dawn è uno shooter di stampo multiplayer disponibile su PC per sistemi Oculus e HTC Vive, un titolo piuttosto ambizioso che, sfortunatamente, riesce solo in parte a centrare il bersaglio.

    Solitudine e meraviglia

    L'incipit della trama di Seeking Dawn, nella sua classicità, è tutt'altro che spumeggiante: nel bel mezzo di una guerra intergalattica, due fazioni sono in lotta tra di loro, finché una delle due scopre un pianeta inesplorato che potrebbe cambiare le sorti del conflitto. Una squadra di ricerca viene inviata sulla superficie del luogo alieno per le prime analisi e, ovviamente, non fa più ritorno. Dovremo quindi vestire i panni di un soldato facente parte del team di recupero, scegliendo se dedicarci alla missione in solitaria oppure se collaborare con altri giocatori online, fino a formare una squadra di quattro membri. Trama a parte, la sequenza iniziale ha il pregio di permetterci di esplorare le varie dinamiche sviluppate per il locomotion, optando per quelle che meglio si adattano al nostro stile di gioco in VR, spesso legato all'eventuale insorgenza di effetti indesiderati causati al motion sickness. Per camminare è possibile utilizzare il classico stick sinistro del controller Oculus Touch, selezionando il movimento libero, oppure preferire un più classico sistema a teleport, meno esigente per l'utente ma anche scarsamente immersivo. Soluzione simile anche per le rotazioni, fluide o a scatti, con l'angolo che può essere regolato dal menu delle opzioni, in modo da trovare un giusto compromesso tra senso di presenza e comodità del gameplay. Infine troviamo la corsa, un'abilità associabile ad un pulsante o effettuabile con un metodo che, dopo il successo di Sprint Vector, sta quasi diventando uno standard: basta dunque muovere le braccia ritmicamente lungo i fianchi per iniziare a spostarsi con una velocità che evolve di pari passo con il ritmo dettato dagli arti. Si tratta di una tecnica curiosa, già sfruttata con ottimi risultati anche in contesti meno movimentati come in L.A. Noire: The VR Case Files. Se insomma il gioco riesce ad adattarsi adeguatamente alle specifiche necessità del giocatore, l'incontro iniziale con il nostro comandante metterà in luce un aspetto tutt'altro che riuscito di Seeking Dawn: la narrazione non si dimostra capace di mantenersi sugli stessi standard del comparto visivo, con una recitazione lontana anni luce dal livello qualitativo di un'opera come Lone Echo, ponendo l'accento dell'esperienza molto più sull'azione e sulla sopravvivenza rispetto allo svolgimento della storia. La trama evolve infatti in modo banale, con una performance attoriale a tratti ridicola, che spinge a non prestare attenzione alle decine di lunghe comunicazioni via radio che ci accompagneranno una volta scesi sulla superficie del pianeta.

    Per fortuna da quel momento i nostri sensi verranno rapidamente rapiti da un'atmosfera riuscitissima, che ammalia e inquieta allo stesso tempo: il territorio è oscuro ma vivo, pieno di fauna e flora in movimento ottimamente ideata dal team di sviluppo. Camminando sulla superficie, evitando massi e cercando un sentiero per proseguire, saremo rapiti da piante simili ad organismi viventi che respirano ritmicamente, insetti giganti che riposano su una cresta di roccia e creature volanti che continuano a volteggiare, in cerca di prede, in un cielo dai colori molto acidi.
    La sensazione di sentirsi davvero in un mondo alieno è pertanto fortissima, supportata da un ottimo colpo d'occhio e da un audio avvolgente, che dà il meglio con gli auricolari in-ear di Oculus Rift, in grado di isolare l'utente dai rumori esterni.
    Lo stupore iniziale dura però fin quando non ci imbattiamo nei primi scontri a fuoco con le creature del posto: il gunplay, infatti, non convince del tutto e si ha sempre la sensazione che la nostra mira sia imperfetta, malgrado spesso i colpi vadano comunque a segno. Da questo punto di vista, per rimanere in ambito PC, Arktika.1 rimane ancora imbattuto, in virtù dell'ottimo feeling delle sparatorie. Nell'alternanza tra momenti d'azione e altri di quiete, emerge poi un'interfaccia piuttosto invadente e macchinosa. Le informazioni essenziali vengono proiettate su quella che è la visiera dell'armatura che stiamo indossando, in grado anch'essa di alimentare la percezione di realismo. Tuttavia, aprendo i menu, veniamo invasi da scritte, pulsanti, simboli e tabelle, con una resa visiva più adatta ad un RPG rispetto ad uno shooter.
    Seeking Dawn , in ogni caso, non è un sparatutto nudo e crudo, e si contamina con qualche sporadico elemento survival: sulle lande del pianeta dovremo del resto trovare il modo di mantenerci in salute, visto l'ambiente apertamente ostile. Inoltre è presente un sistema di crafting, che permette di costruire e migliorare armi ed oggetti grazie all'ottenimento di risorse sul campo, ora sconfiggendo i diversi nemici ora trovando numerosi artefatti di misteriosa natura.

    Se alcune di queste idee risultano tutto sommato interessanti, la necessità di bere e mangiare non aggiunge nulla di davvero significativo nell'economia ludica della produzione, ed anzi ci costringerà ad aprire i confusionari menu di gioco, dai quali dovremo afferrare una borraccia e mimare l'azione di avvicinarla alla nostra bocca. Tali meccaniche risultano spesso tediose e spezzano fortemente il ritmo degli scontri. In aggiunta, dettano una progressione negli ambienti abbastanza forzata, che non permette di fermarsi per qualche istante a godersi scorci alieni di eccellente fattura. Ogni sequenza più calma, infatti, è aggravata dal timore di dover scovare qualche carico abbandonato, con la speranza che in esso sia contenuta dell'acqua, dato che spesso saremo al limite della disidratazione. A segnalare il nostro costante stato precario di salute, ci sarà un indicatore visivo e sonoro che impareremo rapidamente ad odiare, e che risulterà spesso molto più minaccioso delle varie creature con le quali dovremo vendere cara la pelle.

    Seeking Dawn Seeking DawnVersione Analizzata PCSeeking Down propone un mix di elementi riusciti e altri assolutamente sottotono o fuori contesto. Visivamente stupisce e appaga i sensi dei giocatori, ma le armi e gli scontri che mette in scena non sono stati curati con la medesima attenzione. D'altro canto, il senso di presenza ci è parso davvero ben implementato, peccato soltanto che venga spesso scalfito da meccaniche survival e crafting poco rifinite, che mal si amalgamano con lo spirito action alla base del gameplay. Si tratta quindi di un prodotto ibrido che osa troppo, mischiando aspetti molto diversi tra loro e non riuscendo a trovare un giusto bilanciamento. Se l’intera esperienza verrà equilibrata a dovere dopo il lancio, seguendo il feedback degli utenti, ed i server online si popoleranno a sufficienza, in modo da permetterci di giocare l'avventura grazie all’ottima modalità online, Seeking Dawn potrebbe guadagnare parecchi punti, ergendosi ben oltre il livello qualitativo medio nel quale è attualmente confinato.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: i5 6600K
    • RAM: 16 GB
    • GPU: Nvidia GTX 1080
    6.5

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