Recensione Shadows of the Damned

Trittico di menti geniali per la nuova IP Electronic Arts

Shadows of the Damned
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Un progetto come Shadows of the Damned ha saputo suscitare immediatamente l'interesse della platea videoludica. Non tanto per le caratteristiche o per le qualità del videogame in sé (almeno non di primo acchito), quanto per gli altisonanti nomi che hanno lavorato "dietro le quinte" per realizzarlo. Parliamo di Shinji Mikami, Goichi Suda e Akira Yamaoka, tre delle menti -nei loro settori- più apprezzate di questa e della scorsa generazione. L'opera, in potenza, doveva quindi presentare le rodate meccaniche di Resident Evil infarcite dalle follie tipiche delle produzioni Suda 51 (riferimenti sessuali compresi, ovviamente) ed accompagnate da una soundtrack della caratura di quella di Silent Hill. Tutto molto promettente, insomma, ma la realtà non riserverà forse qualche sorpresa? Everyeye, grazie ad un codice completo da poco sviscerato, è qui oggi proprio per sottoporre la sua analisi di Shadows of the Damned, in uscita su Xbox 360 e Playstation 3.

    Un Hombre de mala suerte...

    Garcia Hotspur è uno spietato cacciatore di demoni dal passato oscuro. Tutto ciò che conosciamo è la sua sfrenata passione per i tatuaggi (che ricoprono buona parte del suo corpo) e per Paula, la sua -bellissima- fidanzata. Ed è proprio la prosperosa ragazza l'oggetto del contendere dell'intera avventura: arrabbiatosi, Fleming -uno dei re demoniaci-, decide di approfittare dell'assenza dell'eroe dalla sua non-molto-umile dimora per rapirla e tentare di stipulare un patto con Garcia. Per riabbracciarla il nostro dovrà prostrarsi al demone, dichiarandosi suo schiavo nonché essere assolutamente inferiore. In tutta risposta il buon Hotspur si produce in una sequela d'insulti che mescolano con maestria idioma anglofono ed ispanico, peggiorando però le condizioni della fanciulla, che viene definitivamente condotta nel regno degli inferi, per sollazzarne i più alti ranghi. Letteralmente bruciato dall'ira il nostro beniamino decide di gettarsi a capofitto nelle viscere oscure della terra, con il preciso intento di sterminare l'intera stirpe demoniaca.
    La "trama" che si delineata sin dai primi istanti è dunque quanto di più trash si possa desiderare: il mix di violenza, sesso e volgarità che ci si potrebbe aspettare dalla mente visionaria di Suda 51 (o da Robert Rodriguez, per proporre un paragone cinematografico familiare). Questa carica violenta e gratuitamente offensiva e brutale scaturisce principalmente dai personaggi che compongono il sanguinario mosaico narrativo di Shadows of the Damned, caratterizzati da un piglio totalmente dissacrante. La verve umoristica, a volte geniale a volte superflua, è sostenuta dalla continua interazione tra i due protagonisti, Garcia (sempre avvezzo alla scurrilità) e Johnson, demone rinnegato con la capacità di trasformarsi in tutta una serie di potenti armi da fuoco (o in motocicletta). L'accoppiata, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, funziona: allo sprezzo di Garcia si contrappone un atteggiamento rinunciatario e timoroso tipicamente british del compare, che produce situazioni piuttosto esilaranti. Il tutto è condito con una pesante dose di erotismo, veicolato dalle continue allucinazioni del nerboruto ammazzademoni, la cui protagonista è ovviamente una Paula sempre meno vestita. Un incedere leggero e scorrevole che, per quanto abbiamo potuto vedere, accompagna costantemente il videoplayer.

    Shadows of Biohazard

    Tolto l'elemento irriverente che caratterizza protagonisti e comprimari ciò che resta di Shadows of the Damned è una struttura ludica da Third Person Shooter con qualche spruzzata d'Adventure, ovvero, in sostanza, un clone (nel senso più positivo del termine) di Resident Evil 5. Il posizionamento della telecamera, l'incedere del protagonista, le meccaniche d'interazione con l'ambiente, il combat system che prevede l'utilizzo delle armi ma anche qualche attacco melee: ogni elemento richiama vividamente l'ultimo survival horror Capcom. Eccezion fatta per l'aggiunta di alcuni puzzle ambientali e per una feature che avrebbe fatto estremamente felici tutti i fan di Biohazard: la possibilità di sparare in movimento.
    Garcia dovrà farsi strada nel regno dei demoni armato del solo Johnson, demone mutaforma in grado di assumere le sembianze di svariate bocche da fuoco. In principio si tratterà di un semplice revolver quindici colpi ma in seguito, ottenendo particolari cristalli al termine dei boss fight, potremo contare su un potente fucile a canne mozze, su un mitragliatore e su altre chicche che preferiamo non svelarvi, per un totale di circa dieci armi. Disintegrando demoni di varia stazza e natura otterremo diverse tipologie di cristalli, la moneta degli inferi. Questi saranno suddivisi principalmente in due tipologie: bianchi, utili solamente come moneta, e rossi, indispensabili per il potenziamento dell'equipaggiamento. Potremo, in tal modo, aumentarne la potenza di fuoco, la velocità di ricarica e la capienza del caricatore; avremo inoltre la facoltà d'intensificare gli effetti del cosiddetto "Colpo di Luce", uno speciale fuoco secondario legato ad ogni arma che risulterà indispensabile nelle situazioni più pericolose. Agli strumenti di morte, nel nostro inventario, si uniranno anche gli oggetti curativi, figurati sotto forma di super alcolici; ma attenzione: bevendo troppo anche un duro come Garcia Hotspur vedrà annebbiarsi i suoi sensi. Nonostante l'introduzione del "fuoco in movimento" le fasi shooter non si discosteranno molto da quelle delle ultime cronache del T-Virus: sfoderando l'arma l'incedere del protagonista diverrà più lento ed impacciato, due aspetti che, uniti all'avvicinarsi della telecamera, non renderanno agevole l'individuazione delle creature in arrivo dai lati, così come di quelle troppo vicine ai nostri piedi.
    Le dinamiche di combattimento, veicolate dalla strumentazione descritta, s'inseriranno in una struttura piuttosto lineare, che vedrà il nostro beniamino progredire di capitolo in capitolo fino al cruciale scontro con Fleming. Ad alleviare una monotonia presente all'appello poco dopo il via contribuiranno, fortunatamente, alcuni espedienti che renderanno più vivace l'esplorazione e -alle volte- meno scontati i combattimenti. La progressione, ad esempio, porterà Garcia ad ottenere nuovi effetti per il suo armamentario, grazie ai quali liberare passaggi prima ostruiti ed avere accesso a cristalli e curativi bonus. Altre sezioni presenteranno l'elemento "oscurità", capace, se non debellato mediante accensione di particolari lanterne, di prosciugare l'energia vitale dell'avatar. Tale elemento, nelle sezioni leggermente più avanzate, dovrà essere sfruttato anche per mettere alla luce i punti deboli di particolari avversari o per risolvere alcuni puzzle ambientali; un'espediente che regala dunque un minimo di tatticismo, inserendo tra le variabili il delicato equilibrio tra la risoluzione della situazione e l'energia del protagonista. Interessanti variazioni al tema del massacro indiscriminato che, pur unendosi ad una discreta bio diversità tra le file nemiche, non riescono sempre a fugare un senso di ripetitività piuttosto oppressivo. Nemmeno un livello di sfida generalmente tarato verso l'alto normalizza la situazione. All'elevata aggressività degli avversari si uniscono infatti le problematiche legate alla gestione della telecamera e al sistema stesso di putamento/fuoco dinamico di cui si parlava poco fa. La difficoltà, soprattutto durante i boss fight, viene dunque acuita da difetti intrinseci che non sempre permettono di godere al 100% della stramba dotazione bellica, ricordando troppo spesso i risultati incerti di Resident Evil 5.

    Unreal Engine, siempre!

    Dal punto di vista tecnico Shadows of the Damned non è secondo a nessuno nel suo genere. I modelli poligonali risultano definiti e curati in ogni più piccolo particolare, così come le numerose animazioni che ne caratterizzano i movimenti nei quadri di gioco. Buona anche la texturizzazione superficiale, alla quale si aggiungono shader ed effetti di alto livello che caratterizzano perfettamente materiali vari così come pelle ed eventuali imperfezioni sui volti. Buono, da questo punto di vista, anche il lavoro svolto per quel che concerne le espressioni facciali. Discreta, seppur limitata a confini piuttosto stretti, la modellazione degli scenari, che presentano una buona ricchezza di particolari ed una texturizzazione piuttosto riuscita. Peccato non si possa dire lo stesso riguardo all'interazione ambientale, ridotta ai minimi storici: a parte qualche porta o finestra gli unici elementi con i quali potremo "entrare in contatto" saranno casse e barili da distruggere a colpi d'arma da fuoco; decisamente troppo poco per una produzione targata 2011.
    Per quanto concerne il sonoro Shadows of the Damned si difende proponendo una soundtrack che mescola in maniera sapiente rock ed heavy metal ed un ottimo doppiaggio inglese, che propone, come detto, diverse inflessioni linguistiche atte a caratterizzare meglio i personaggi.

    Shadows of the Damned Shadows of the DamnedVersione Analizzata Xbox 360Shadows of the Damned basa tutta la sua fortuna sull’irriverente caratterizzazione dei personaggi e sullo stile macabro ed ammiccante dell’azione e delle linee di dialogo. La concentrazione su questi aspetti, tuttavia, sembra aver fatto dimenticare al team elementi chiave come la varietà del gameplay (non del tutto soddisfacente) e lo storytelling, banale ed estremamente scontato. La bilancia, nonostante il titolo diverta, pende dunque verso la mediocrità, per un titolo “alla Resident Evil” che, con tutta probabilità, non resterà scolpito nella memoria dei videogiocatori.

    7

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