Recensione Sherlock Holmes vs. Jack 'The Ripper'

L'investigazione è sempre di casa su PC

Recensione Sherlock Holmes vs. Jack 'The Ripper'
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  • Quello di Sherlock Holmes, al pari di tanti altri personaggi dell’immaginario letterale, è un mito ormai praticamente irremovibile dalle menti di chiunque si affacci fuori casa. E’ impossibile infatti non conoscere, colui che è diventato l’investigatore privato più famoso di tutti i tempi, celebrato spesso dalla sua famosa citazione: “Elementare, Watson”. A onor del vero, tale modo di dire non è mai stato pronunciato dai racconti di Sir Arthur Conan Doyle bensì in una trasposizione cinematografica, dalla quale nacque poi il mito della sua invera antipatia nei confronti dell’amico-collega.
    Per questa nuova produzione realizzata da Focus Home Interactive e FrogWares Game Development Studios, abbiamo dall’altra parte invece l’affascinante tenebroso mistero di Jack lo Squartatore, lo spietato serial killer che terrorizzò il quartiere di Whitechapel di Londra nell’autunno del 1888.
    Siamo di fronte alla quinta avventura grafica per PC, e questa volta anche Xbox 360 (sebbene la data di uscita sia organizzata in maniera postuma rispetto il mercato di mouse e tastiera) dedicata al famoso investigatore, chiamato dunque a risolvere una volta per tutte uno dei misteri più affascinanti della storia moderna.

    Londra, Whitechapel. Anno 1888

    Sherlock Holmes contro Jack Lo Squartatore basa l’intera sceneggiatura sulla forsennata ricerca del brutale assassino che terrorizzò la capitale inglese più di cento anni fa. Gli sviluppatori hanno infatti voluto realizzare un ambiente realistico e coerente con quello della Londra, e in particolare di Whitechapel nel 1888, non solo nella riproduzione fedele di strade e vicoli del quartiere nominato, ma soprattutto si pone come il gioco ufficiale delle indagini realizzate in quell’epoca per la sequela di terrificanti omicidi.
    Troverete dunque luoghi del delitto fedeli alle controparti reali, documenti, articoli di giornale e altro ancora tratti direttamente dall’archivio ufficiale del caso di Jack lo Squartatore e tutto quanto vi servirà per portare a termine la difficilissima indagine, che tutt’oggi pervade le menti di tantissimi studiosi in ogni parte del globo. Naturalmente, l’identità finale dell’assassino nel gioco risponde semplicemente ad una delle più accreditate teorie sul vero volto dell’assassino londinese, aspetto che potrebbe essere considerato eccessivamente forzato solo per dare un finale volutamente positivo alla storia. Noi, tuttavia non ci sentiamo assolutamente di bocciare la trama per questo, anzi preferiamo affermare che non è affatto buttato lì tanto per mettere su qualcosa, ma l’intera sceneggiatura non solo è narrata bene ma è anche ricca d’atmosfera e colpi di scena, e difficilmente vi farà staccare gli occhi dallo schermo dopo poche ore.
    Il gioco ha il grande merito di riportare in auge il florido (una volta, purtroppo) genere delle avventure grafiche punta e clicca, sebbene in questo caso sia possibile operare anche per una visuale in prima persona - opzione che dona una maggiore dose di immersione e realismo all’interno della totale esperienza ludica. Sarete di fronte, alla continua ricerca di nuovi oggetti per portare avanti la storia; nuove testimonianze da raccogliere per ottenere un quadro sempre più completo della situazione; informazioni prese qua e là e tutto in maniera sempre scorrevole ed intuitiva, e mai eccessivamente complicata.
    Gli enigmi presenti - contrariamente alle precedenti prestazioni di Frogware - sono abbastanza semplici e sembra siano messi lì giusto per portare avanti la storia, e non lasciarla ancorata unicamente ad una semplice ricerca da “Punto A a Punto B” per l’intera durata dell’avventura. Inoltre, tanto per rimanere in tema, gli sviluppatori hanno apportato delle simpatiche iniziative in modo da favorire, ancora di più, la natura investigativa del gioco in maniera assolutamente coerente con la trama e le reali documentazioni dell’epoca.
    Per ogni scena del delitto che vi troverete ad affrontare, sarete chiamati ad analizzare in maniera decisamente certosina il luogo del mistero. Ogni traccia deve essere controllata al millimetro: una pozza di sangue, un cappello nelle vicinanze, un po’ di fango, la scarsa illuminazione e tutto ciò possa costituire un elemento fondamentale per il prosieguo dell’indagine. Avrete a disposizione il perfetto kit del “piccolo investigatore” per operare: pipa, coppola, un po’ di sana antipatia, metro e lente d’ingrandimento. Saper usare, seriamente quest’ultimi due, vi fornirà un grosso apporto durante la vostra analisi, specialmente nello scovare quei nuovi aspetti che permettano così al protagonista di formulare le sue ipotesi sul caso e tirare le conclusioni da presentare, nella solita maniera “non-ufficiale” alle autorità giudiziarie.
    Ma anche qui dovrete aiutarlo voi, insieme a Watson. Finita la parte investigativa parte infatti quella deduttiva: una volta raccolti tutti gli indizi necessari per la risoluzione di un caso, una serie di appunti su post-it riempirà lo schermo, nei quali all’interno sono segnati tutte le informazioni raccolte durante l’investigazione. Il vostro compito sarà quello di collegare tra loro le varie conclusioni in modo da arrivare ad una spiegazione logica per ogni cosa. Ad esempio, partendo da un post-it con scritto “C’è del fango per terra” (tratto dal primo caso del gioco), tramite quello che sapete e avete raccolto, dovrete capire perché ci sia del fango e dare una spiegazione corretta e coerente. Se lo farete il riquadro della determinata deduzione si colorerà di verde, altrimenti un rosso vi indicherà che non ragionate nella giusta via, e dovrete rivedere qualcosa. Magari, non solo nella risposta finale ma anche nei ragionamenti di “mezzo”.
    La meccanica dunque, come avrete intuito, funziona bene. Il mix tra avventura grafica nel senso stretto del termine ed una avventura, invece, più investigativa è riuscito bene visto che comunque gli sviluppatori mantengono anche alcuni degli aspetti più comuni del genere: vedi la combinazione degli oggetti nell’inventario - utilizzato pochissimo -, i dialoghi “convincenti”, gli oggetti giusti da dare alla persona giusta, il codice da trovare eccetera. Tuttavia, cade nel tranello del basso livello di difficoltà che non riescono ad evitare molti prodotti di questa nuova generazione. Si ha infatti la brutta sensazione di stare partecipando semplicemente ad un film interattivo, poiché il margine di errore è veramente basso o, a volte, basta andare per (pochi) tentativi e risolvere così, in “due secondi”, la questione. Molte volte, peraltro, si è troppo guidati al proprio obiettivo facendo scemare un po’ la soddisfazione di averlo trovato, quasi come se Frogwares abbia puntato più a raccontare una storia che a farla giocare. Senza mezzi termini quindi, il gioco è facile e si completa in non molte ore (specialmente gli appassionati del caso di Jack lo Squartatore, riconoscendo alcuni reali indizi, saranno avvantaggiati e quindi più...veloci) e magari sarà Watson a lamentarsi questa volta con Sherlock di aver agito in maniera troppo elementare.
    Ma a parte questo e le battutine accademiche. Il gioco si salva quasi in calcio d’angolo. A fronte dei difetti sopraelencati, l’avventura sopravvive infatti grazie alla completa fedeltà posta nei confronti della reale indagine, supportata peraltro da una atmosfera davvero unica, e perfettamente studiata per ogni situazione. Quel pizzico di carisma in più lo avrebbe elevato senz’altro a qualcosa di più del suo reale valore. Ma, in fondo può anche andare bene così.

    L’uggioso autunno di Londra

    Solitamente le avventure grafiche, considerata la natura ludica del genere, riescono ad offrire un comparto visivo sempre di primo piano e bello da vedere e la storia si ripete con Sherlock.
    Più che la qualità grafica è la riproduzione fedele dei luoghi a sorprenderci, con la fantastica percezione di trovarsi permeati all’interno degli uggiosi pomeriggio di quell’autunno Londinese, aspetto donato soprattutto da textures, modellazioni poligonali e effetti di nebbia di prima qualità. Nella norma invece appaiono i personaggi di gioco, dotati di un sistema di animazione sufficiente per ciò che sono chiamati a compiere e comunque una resa a schermo più che gradevole, colpita solo da qualche piccolo difetto. Scarsi invece altri aspetti ovviamente più tecnici come l’impianto di illuminazione, supportato però da qualche piccolo “trucco” di programmazione che compensa questa mancanza.
    Ad aiutare, infine, il grande senso di coinvolgimento all’interno dell’avventura, interviene un comparto sonoro più che discreto, il quale ci colpisce maggiormente per la sua malinconica (e breve) colonna sonora che per il doppiaggio in italiano scarso e che a volte stona persino con le situazioni proposte dalla trama. Fortuna che gli effetti sonori in generale sono più che buoni, specialmente se giocato con un bel paio di cuffie.

    Sherlock Holmes vs. Jack 'The Ripper' Sherlock Holmes vs. Jack 'The Ripper'Versione Analizzata PCDare un giudizio effettivamente “giusto” a Sherlock Holmes vs. Jack lo Squartatore non è un compito facile. Se la riproduzione dell’intero caso sull’identità dell’assassino di Whitechapel meriterebbe almeno un dieci, la qualità vera dell’avventura grafica non supererebbe la sufficienza, cosa che dunque ci spinge a dare questo voto finale, la migliore via di mezzo tra le due cose. Perché è comunque impossibile non premiare quello che è ad ogni modo un prodotto divertente e coinvolgente che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti delle avventure grafiche a patto che scendano a compromessi con le pretese di difficoltà. Consigliamo anche una prova a chi si appassiona da sempre ai romanzi o film di Sherlock Holmes o al caso di Jack lo Squartatore, data l’enorme bravura dei ragazzi di Frogwares di realizzare sempre qualcosa nel giusto rispetto della realtà delle cose. Elementare, ragazzi.

    7.5

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