Recensione Shift 2: Unleashed

Sviscerato il racing game di Slightly Mad Studios

Shift 2: Unleashed
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Il mondo delle corse automobilistiche è una continua sfida con il tempo, con la traiettoria e con se stessi.

    Con questa massima prende il via Shift 2 Unleashed, nuova produzione corsistica Slightly Mad Studios che promette di far dimenticare i passi falsi del primo capitolo, bissandone il successo e garantendo una delle più coinvolgenti esperienze di guida mai viste in ambito console.
    Nei mesi che hanno preceduto l'oramai imminente release il titolo si è mostrato alla stampa molte volte, focalizzando l'attenzione soprattutto sulla nuovissima helmet cam e sull'immancabile Autolog: due feature capaci d'indirizzare l'esperienza di guida verso la sfera più intima di ciascun pilota virtuale. Ora, grazie ad una build completa, Everyeye ha finalmente avuto modo di testarlo a tuttotondo, sviscerando ogni aspetto per capire quanto "oltre" si siano riusciti a spingere i ragazzi capeggiati da Marcus Nillsoni.
    Shift 2 Unleashed, in uscita il 1° Aprile, sarà disponibile per Xbox 360, Playstation 3 e PC.

    La strada verso la GT1

    Inserito il disco di Shift 2 Unleashed nel tray della console i cambiamenti si notano sin dal menù iniziale, dove l'asettica grafica dello scorso episodio è stata sostituita da una gradevole -per quanto non perfettamente accessibile- disposizione "tridimensionale" delle opzioni attorno al fermo immagine di una gara. Come a voler dire che, alla fine, tutto ruota attorno alle sensazioni date dal gareggiare, dall'odore delle gomme bruciate e degli ottani che si mescolano alle molecole d'ossigeno.
    Intrapresa la via della Carriera verremo introdotti al vastissimo mondo di Unleashed da Vaughn Gittin Jr., iconica figura del mondo drifting nonché campione di Formula D. In seguito al più classico dei tutorial (una prova libera seguita da una gara con una Nissan GT-R rigorosamente in prestito) ci verrà data facoltà di acquistare il nostro primo veicolo ed iniziare così l'ascesa verso il campionato del mondo FIA GT1, obiettivo finale di quest'avventura.
    Giungere al traguardo e sfilare da vincitori alla bandiera a scacchi non sarà facile e richiederà tempo e dedizione. Abbandonato il sistema delle "stelle" del primo Shift, Unleashed incentra tutto sull'esperienza che, gara dopo gara, andrà ad incrementare il livello del pilota, fondamentale per sbloccare nuovi eventi e possibilità di personalizzazione sempre più ampie. Gli EXP (o PE, come chiamati dal buon Vaughn - voce guida per l'intera carriera) saranno collegati alle cosiddette "azioni personali", ovvero ad ogni manovra compiuta in pista, sia essa un sorpasso pulito, una sverniciata o una traiettoria seguita perfettamente. Esattamente come nel primo capitolo, dunque, ma eliminando le differenziazioni tra piloti aggressivi e precisi (i famosi "stemmi" che si componevano progredendo); nient'altro che elementi di contorno da mostrare nella propria gamercard. Mantenute, invece, le sfide secondarie, nella misura di tre per ciascuna gara: battere un particolare tempo sul giro, completarne uno impeccabile o mantenere per un certo intervallo di tempo la prima posizione saranno le variabili standard per guadagnare esperienza extra. Variabili in mutamento nel momento in cui si andrà ad affrontare le gare di Drift o le Hot Laps. Ed è proprio dal punto di vista della varietà degli eventi che, rispetto ai concorrenti, Unleashed da il meglio di sé. Nella lunga serie di 250 eventi che compongono la carriera saranno veramente rarissime le ripetizioni: alle normali gare si alternerà il drifting, le competizioni Manufacture con auto diverse della stessa marca, i Time Attack e le Hot Laps, diversificate dalla presenza simultanea -nelle prime- di tutti i concorrenti. Ed ancora i Testa a Testa con i Pro, le Elimination (l'ultimo, ad ogni intervallo di tempo prestabilito, viene squalificato), le sfide Retrò, le Endurance e le immancabili Wild Card che permetteranno di testare in anticipo alcuni veicoli di classe superiore. Dal punto di vista strutturale, insomma, a questa modalità carriera si può imputare solamente la mancanza di tutte le scorciatoie utili per passare istantaneamente dalla gara al garage (e viceversa), di sessioni di qualifica e prove libere prima di ogni gare e dell'assenza dei pit stop. In realtà ognuna di queste "mancanze" ha la sua spiegazione, la si possa accettare o meno. Il team ha spiegato in primis di aver preferito inserire sempre il giocatore a metà schieramento (al posto di fargli intraprendere un round di qualifica) per incrementare la bagarre e il coinvolgimento ed in secondo luogo di non aver realizzato pit lane e pit stop perché renderli al meglio avrebbe richiesto molte risorse, limitando altri aspetti importanti dell'esperienza. E' bene precisare infine che l'assenza delle Prove Libere è perfettamente mitigata dalla facoltà di creare Eventi Veloci dal menù principale.
    Unleashed, come abbiamo detto in apertura, non è solo gareggiare in pista ma riguarda a tutto tondo la competizione. Proprio per questo, rispetto al primo episodio, sono state espanse e potenziate anche le fasi di tuning e di personalizzazione estetica del veicolo, capaci di approfondire l'esperienza collaterale alla guida quasi al pari di Forza Motorsport 3. Le elaborazioni meccaniche riguarderanno ora ogni singolo componente, dal motore ai freni, dagli ammortizzatori al sistema di trasmissione. Ogni parte "da gara" montata sul veicolo darà poi spazio al settaggio manuale, intervenendo -ad esempio- sulla lunghezza dei singoli rapporti, sulla pressione dei pneumatici (a coppie), sul bilanciamento dei freni, sulla durezza delle sospensioni, sull'altezza da terra (anteriore e posteriore) sulla campanatura e molto altro ancora. L'effetto "Turn 10", insomma, si fa sentire, in officina come in pista, dove ogni ritocco -grazie anche all'ausilio della telemetria a schermo- si farà sentire. Nella nostra prova, per dare un'esempio pratico, siamo venuti a contatto con una Lotus Elise S, prestataci per un evento ad invito a Suzuka che permetteva -primeggiando- di vincerla. L'auto (una RWD) si è mostrata subito "scalpitante", quasi a rievocare fantasmi dal passato. E' bastato però averla in officina, regolarne leggermente la deportanza ed adattare l'equilibratura dei freni e la pressione delle gomme al nostro modello di guida (forgiato, in sostanza, dai videogiochi) per limarne le asperità e renderla lineare e domabile.
    Ad affiancare una serie di regolazioni di fattura leggermente più dozzinale rispetto ai più blasonati Real Driving Simulator di questa generazione un reparto estetico che, invece, non ha nulla da invidiare. Procedendo lungo la carriera di pilota sbloccheremo nuovi elementi per aerografare ogni parte della carrozzeria, nuovi modelli per i cerchi (oltre cinquanta) e nuove tipologie di verniciatura per una personalizzazione il cui limite sarà solamente la creatività del videoplayer. E ancorché non fossimo avvezzi al painting più spinto il team ha messo a disposizione, per ciascun bolide, una serie di verniciature predefinite nonché una gamma molto soddisfacente di modelli completi di sponsor e decalcomanie ricalcanti alla perfezione i modelli visti -negli anni- in varie competizioni automobilistiche. Molto, molto interessante, inoltre, la possibilità di salvare i settaggi di ciascuna vettura differenziati per tipologia di pista (corte, lunghe) e addirittura separati per ogni tracciato. Indispensabile!

    L’evoluzione del social-racing game

    Come ogni titolo automobilistico moderno nemmeno Shift 2 Unleashed si limita alla sua componente offline, proponendo per le competizioni in multiplayer una rosa di modalità e filtri applicabili paritetica a quanto è possibile apprezzare nei sopracitati Eventi Veloci (tipologia evento, selezione pista, classe auto, ora del giorno, numero di giri e di avversari). Da questo punto di vista, al momento, non si può far altro che quest'elenco visto che i server di gioco, chiusi sino a qualche ora fa, non presentano giocatori disponibili per testare le condizioni di rete. D'altronde manca quasi un'intera settimana alla commercializzazione, almeno per quel che riguarda il territorio italiano.
    Il verso asso nella manica di EA e Slightly Mad Studios risiede però nel blasonato Autolog, inserito nella prima iterazione del brand, mutato alla versione 2.0 con Hot Pursuit e reintegrato ora in una versione riveduta e corretta. Il sistema sarà sostanzialmente una gigantesca bacheca (accessibile in qualsiasi momento tramite pressione del tasto BACK/SELECT) sulla quale verranno pubblicati tutti i risultati di tutti i possessori di Unleashed iscritti ai servizi di connettività online Sony e Microsoft. Vi saranno schede giocatore che mostreranno i progressi nella carriera, tracce di ogni giro completato sui tracciati con tanto di tempo registrato e auto utilizzata ed, infine, una parte dedicata esclusivamente alla lista amici. Grazie a questa scheda, soprannominata The Wall, verremo costantemente allertati (anche con Autolog ridotto ad icona) dei progressi in record ed obiettivi dei nostri amici, con facoltà immediata di scoprire dove ci hanno battuto e con quale autovettura (con tanto di Indice Prestazionale - la stessa suddivisione presente in Forza 3 con classe ed indice incrementale in seguito ad elaborazioni). Ma, ancor più importante, avremo la possibilità di rispondere immediatamente, catapultandoci sullo stesso tracciato ed inviando, qualora avessimo successo, una simpatica serie di messaggi di scherno al malcapitato. In una speciale sezione chiamata Galleria saremo inoltre in grado di condividere tutte le foto e i replay delle gare salvati, osservandone il gradimento online e navigando a nostra volta (alla stregua di Youtube) tra le prestazioni che gli altri piloti sparsi nel Mondo vogliono mostrare.
    Un ulteriore passo avanti per quanto riguarda la connettività tra gli utenti che, specialmente al giorno d'oggi, pare non poter più fare a meno di "fenomeni sociali" che si estendono su sempre più larga scala: da questo punto di vista il brand Electronic Arts non è solo al passo con i tempi ma addirittura costante portatore di funzionali ed interessanti innovazioni.

    Scendere in pista

    La passione per il mondo delle corse nonché i più evidenti passi avanti rispetto alla precedente incarnazione, in Unleashed, si vedono una volta acceso il motore e scesi in pista. Aldilà delle diatribe pad-volante e dei settaggi annessi e connessi (vedi Box: l'Invenzione della Ruota) il prodotto Slightly Mad Studios, grazie soprattutto alla collaborazione costante di alcuni piloti professionisti ed ai numerosissimi feedback giunti dalle community ufficiali in seguito al debutto nella Next Gen, riesce a catturare il videoplayer ed immergerlo in un mondo fatto di costante tensione ed adrenalina.
    Prima di valutare intrinsecamente il modello di guida -una vera e propria riserva di sorprese- è bene precisare che l'alto tasso d'immersione è dovuto a due aspetti in particolare. Il primo riguarda la gestione delle telecamere interne, migliorata rispetto al precedente capitolo ed ampliata grazie alla helmet cam citata in apertura; il secondo concerne l'Iintelligenza Artificiale dei piloti in gara, indipendentemente dalla difficoltà sicuramente la miglior programmazione vista in questa generazione e non solo. Partendo dal principio la più grande novità di Unleashed, sponsorizzata sin dalla prima dimostrazione, è proprio la nuova "visuale casco", realizzata monitorando l'head tracking dei piloti reali tramite una telecamera posta sul casco ed un paio di fronte ad inquadrare con precisione ogni movimento. Il risultato in game è a dir poco sbalorditivo. Accelerazioni e decelerazioni vengono sottolineate da un effetto blur avvolgente e da vibrazioni e scuotimenti della visuale che riproducono in maniera perfetta -corredate da vibrazioni inviate al pad/volante- le forze costantemente in azione. Avvicinamento ed allontanamento della telecamera (con ri-focalizzazione della visuale) garantiscono una perfetta simulazione della velocità in rettilineo e delle brusche inchiodate, così come il costante spostamento dello sguardo verso il punto di corda permette di anticipare le traiettorie delle curve. Un caotico sfocarsi, il viraggio al bianco e nero ed una serie violentissima di scossoni riproducono infine gli incidenti, capaci di devastare letteralmente l'auto (come vedremo in seguito) e lasciarci in notevole difficoltà con il cristallo completamente incrinato. A chiudere il quadro di un realismo visivo senza precedenti la riproposizione di quanto già detto in chiave notturna, dove l'illuminazione precaria dei fari darà la claustrofobica sensazione di perdita dei punti di riferimento ed ogni avversario (in coda o in testa) sarà una vera e propria manna per illuminare meglio la pista od ottenere un riferimento grazie alle luci dei freni.
    L'esperienza visiva viene poi corroborata dall'ottima programmazione dell'IA computerizzata, capace anche a livelli di difficoltà non elevati di darci del filo da torcere tentando sorpassi azzardati, chiudendo la traiettoria ottimale e non disdegnando nemmeno qualche sportellata. Anche mantenendo la testa della gara, spesso, le emozioni saranno fortissime: la continua pressione avversaria ad ogni variante e la sensazione di poter essere infilati al primo errore manterranno costante il livello di tensione ed adrenalina, figurando il traguardo come una vera liberazione. L'aspetto migliore è tuttavia imputabile alla bagarre tra gli stessi piloti della CPU, intenti in sorpassi e contro sorpassi e finalmente fallibili. Nel corso delle gare da noi disputate non è stato raro infatti osservare avversari andare lunghi, scorgere piloti in totale scampagnata e persino auto letteralmente distrutte ferme a bordo pista. Niente più trenini, niente più noia.
    Ogni aspetto sin qui descritto sarebbe però ben poca cosa se non supportato da un modello di guida solido e convincente. Unleashed riesce anche in questo presentandosi come l'ibrido che tutti aspettavano dai tempi di Race Driver: GRID.
    Tramite una folta schiera di opzioni comprensive degli aiuti alla guida che tutti abbiamo imparato a conoscere (ABS, TCS, Aiuto frenata, Aiuto sterzata, Traiettoria ideale...) avremo la possibilità di personalizzare il gameplay in maniera molto profonda e variegata, ricavando dalle varie configurazioni il modello di guida che più ci aggrada. Senza scendere esageratamente nel particolare vi basti sapere che selezionando Principiante potremo sostanzialmente goderci il panorama, preoccupandoci solo dell'acceleratore e dello sterzo; all'opposto, impostando Elite (e disattivando dunque ogni aiuto), dovremo impegnare il 100% delle nostre risorse ad ogni staccata, mantenere sempre lucidità, fermezza e sangue freddo e, soprattutto, un'elevata dose di concentrazione. Aldilà della difficoltà più o meno elevata (a seconda dell'elettronica attivata) nel governare i veicoli è interessante notare come il modello fisico generale sia estremamente più coerente rispetto al diretto predecessore, avvicinandosi in maniera stupefacente a mostri sacri del calibro di Gran Turismo e Forza Motorsport. Indipendentemente dalla periferica utilizzata (sebbene abbinare ad Unleashed un buon volante sia caldamente consigliato) le differenze fisiche rispetto al primo episodio si notano immediatamente: le auto presentano una maggior consistenza in pista, una pesantezza attinente alla realtà che fuga in maniera totale il fastidioso effetto "pattinamento" visto nel capostipite e limita quasi totalmente l'altrettanto grottesco effetto perno, presente ora -ed in minima misura- solamente con la visuale esterna al veicolo. Molto buono è risultato poi il lavoro svolto in termini d'interazione con l'asfalto, che mostra una chiara perdita d'aderenza qualora una o due sole ruote appoggino sul cordolo o entrino in contatto con l'erba, facendo perdere in quest'ultimo caso il controllo della vettura. Naturalmente, eccezioni a parte, non ci si può aspettare la stessa meticolosa precisione riposta negli anni nello sviluppo dei capisaldi della simulazione. Shift 2, pur risultando in un'esperienza di guida realistica, si pone -a nostro modo di vedere- uno o due gradini sotto agli illustri concorrenti citati qualche riga più sopra, denotando qualche concessione atta a non rendere troppo frustrante l'esperienza e a mantenere sempre viva una serrat--co--eô--io--. --r0--e{--, -- %--mp--, -- p--ve--iA-- s--rt--la-- (--an-- l--ge ) --rr--no)-di-)an-- i--ta--o,--co--on--e"--pe--%t--nd-,di--ro--gu--å -- g--a /-nz--tr)-pe--re--c}--zi--i$--ad--ri--ur--di--or-- )--un--p/--zi -e -- v--ta-)io-­is--tt--cl--avversario. Già piy "fastidhosa" la mancanza della giusta penalizzazione (in terlini di slittaoento) in seguito al maîtenimenôo del gas premuto i fondo pbima e durante la partenzq. Ogni "lIcenza poetica", in ogni cawo, soprattuto per quel che riguarda un modello fisico non sempre rigoroso, non sarà comunque -lo ribadiamo- da prendere con leggerezza poiché l'impianto ludico messo in piedi da Slighlty Mad Studios, con le giuste impostazioni, ha ben poco da spartire con produzioni arcade come GRID e addirittura con il suo antenato naturale.

    L'invenzione della ruota

    Il primo impatto con Unleashed, specialmente al volante, è a dir poco spiazzante. Mantenendo i settaggi di default le vetture si presenteranno spesso ingovernabili. Basterà qualche giro d’ambientamento per capire quali sono le correzioni da attuare direttamente dal menù di gioco. Pur consci che i più esperti preferiranno un testing personalizzato Everyeye vuole venire in contro a chi avesse voglia di gustare subito a pieno l’esperienza, proponendo i settaggi personalmente ritenuti ottimali. Riguardo al pad, invece, ci siamo trovati bene con l'impostazione default.
    Per completezza segnaliamo che la prova è stata effettuata utilizzando un Fanatec Porche 911 Turbo S Racing Wheel ed un gamepad wireless per Xbox 360. Precisiamo infine che questi intendono essere dei nostri consigli, sicuramente migliorabili dalle varie community online nei giorni a venire.

    SETTAGGI VOLANTE
    Sensitivity (SEn): 900
    Force feedback strength (FF): 60
    Vibration strength (Sho): 100
    Drift mode (dri): Off
    ABS: 70
    Linearity (Lin): 0
    Deadzone (dEA): 0
    Spring (SPr): 0
    Damper (dPr): 0

    SETTAGGI IN GAME

    Intensità della vibrazione: 100%
    Zona morta sterzo: 0%
    Sensibilità sterzo: 100%
    Zona morta acceleratore: 0%
    Sensibilità acceleratore: 100%
    Zona morta freni: 0%
    Sensibilità freni: 100%
    Zona morta marce: 0%
    Sensibilità marce: 100%
    Sensibilità velocità: 50%
    Sensibilità velocità (derapata): 100%

    Il rombo assordante di 500 cavalli

    Dal punto di vista tecnico Shift 2: Unleashed è quanto di meglio il panorama racing abbia da proporre. Le oltre cento vetture a disposizione (tra cui segnaliamo, ahinoi, l'assenza delle Ferrari) presentano una modellazione poligonale fuori scala, con una perfetta riproposizione di ogni dettaglio sia per quanto riguarda gli esterni che gli interni. In barba ai proclami di produzioni ben più blasonate Unleashed mostra, per ogni veicolo presente nel gioco, una modellazione interna perfetta e -non bastasse- doppia, dato che vi è la possibilità, tramite elaborazioni, di cambiare ogni componente interno montando componenti da competizione. Di ottimo livello anche la modellazione dei tracciati, che spaziano dalle piste (Suzuka, Monza, Doninghton, Laguna Seca...) ai tracciati cittadini inventati (Miami, il porto di Tokyo, Hong Kong). Nelle località ufficiali si nota anche una precisione non comune nella riproduzione delle asperità, che garantisce un'esperienza di guida abbastanza fedele anche senza la gestione minuziosa dei rimbalzi che altri titoli in questa generazione hanno permesso di apprezzare. Qualche imperfezione, sempre mantenendo il colpo d'occhio sul generale, offusca di tanto in tanto un buon comparto texture, che mostra (specialmente sull'erba) le canoniche perdite di definizione che caratterizzano tutti i titoli del genere; un difetto mostrato soprattutto dai replay, migliorati in questa seconda incarnazione depauperandoli dalle fastidiose telecamere in continuo movimento. Aldilà di qualche imperfezione ai margini del tracciato ed un leggero aliasing su entrambe le piattaforme Unleashed non presenta difetti di sorta L'assenza di tearing ed un frame rate stabile a 30fps, coadiuvato da un effetto blur rapportato al tipo di visuale selezionata, rendono alla perfezione in senso di velocità. Una serie di ottimi effetti particellari arricchiscono la scena con fumo, detriti e fango scagliato direttamente sul cristallo (i cui effetti sporco ed infranto sono semplicemente entusiasmanti). L'illuminazione rende spettacolari le gare notturne e diurne, riflettendo in maniera convincente sugli ottimi shader che ricoprono gli elementi a schermo ed ampliando oltre ogni limite il coinvolgimento visivo e sensoriale (soprattutto in notturna). Il tutto viene infine arricchito da un motore fisico per la gestione dei danni semplicemente mostruoso, che permette -gradualmente- di mandare in pezzi la propria autovettura e rimanere letteralmente a piedi a bordo pista. La gestione degli scontri, chiaramente, viene spettacolarizzata oltre ogni limite, facendo rieccheggiare un minimo lo spirito arcade che aleggia ancora leggero sulla produzione SMS.
    Favoloso è infine l'unico aggettivo per descrivere il comparto sonoro di questa seconda iterazione di Shift che propone -senza esagerare- le migliori campionature sonore nel mondo corsistico unite ad una profondità ed una tridimensionalità nel suono raggiunta sinora da ben pochi videogiochi. Di discreto livello anche il doppiaggio italiano dei piloti che fungeranno da tutor nel corso dell'esperienza.

    Shift 2: Unleashed Shift 2: UnleashedVersione Analizzata Xbox 360Shift 2: Unleashed più che l’ennesimo Real Driving Simulator si pone come una genuina e viscerale esperienza di guida; un titolo capace di mettere il videoplayer al volante di un bolide da 4-500 cavalli e regalare attraverso lo schermo una buona parte delle sensazioni che si provano correndo in pista oltre i 300 orari. In aggiunta a questo la produzione Slightly Mad Studios propone un gameplay dall’indubbia profondità che, pur con tutti i limiti di un team ancora “giovane” nel circuito puramente simulativo, riesce a farsi strada in maniera inaspettata ponendosi soltanto pochi gradini sotto i regnanti del genere. Se a questo aggiungiamo una qualità audio-visiva assolutamente al top, la solidissima strutturazione della carriera, la miglior Intelligenza Artificiale mai vista in un racing console dai tempi di TOCA Race Driver e, ultimo ma assolutamente non meno importante, l’Autolog, ecco apparire il quadro di uno dei migliori racing game a tutto tondo degli ultimi anni. Assolutamente imperdibile.

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