Recensione Shooting Stars!

Dopo l’esordio su mobile, lo shoot’em up in pixel art di Bloodirony e Daedalic arriva su Steam con il suo carico di nonsense e di riferimenti parodistici alla cultura pop americana.

Recensione Shooting Stars!
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  • Pc
  • Tscherno è un nerd barbuto che deve ridestare più di venti personalità dello star system d'oltreoceano dal controllo mentale degli alieni, capitanati da un inedito Chuck Norris scaglia-onde energetiche. L'unica arma a disposizione dell'eroe è un gattone che spara raggi laser dagli occhi. Ha anche un'entità spirituale che lo guida nell'impresa: un unicorno avvolto da una rassicurante energia arcobaleno, il quale ha promesso al suo pupillo una vita senza più l'obbligo di bere decaffeinato. Lasciate ogni speranza, voi che cercate un senso in Shooting Stars!, primo lavoro del team viennese Bloodirony Games, edito nientemeno che da Daedalic Entertainment. Non c'è significato -né volontà di plasmarlo- in uno sparatutto arcade che è soprattutto un divertissement dichiarato, una sciocchezza videoludica che si beffa del peggio della cultura pop dei giorni nostri per restituire qualche sessione di gioco lieve, all'insegna dell'idiozia spinta e incontrollata. Vale la pena di spendere cinque euro per questo? Piantiamo i piedi sul nostro hoverboard rosa -chi ha detto Ritorno al Futuro?- e scopriamolo insieme.

    L'attacco dei VIP

    Rientriamo un attimo nei ranghi e facciamo chiarezza su cosa sia Shooting Stars! a tutti gli effetti. La sua formula di gameplay è in verità molto canonica, trovandoci di fronte a uno shoot'em up a schermata fissa e visuale leggermente rialzata, il cui scopo puro e semplicissimo è quello di fare terra bruciata di qualunque cosa si muova sullo schermo per mezzo della succitata arma felina. La particolarità, rispetto ad esperienze dello stesso genere, risiede esclusivamente nella bizzarria della messinscena. Parlando di una parodia della cultura dell'audiovisivo tout court, i nostri oppositori non potevano essere altro che orde di fangirl dallo sguardo assente e manager incravattati, tutti pronti a qualunque cosa per difendere la propria superstar preferita, finanche a malmenare il povero Tscherno con sfere d'energia, fasci laser e temibilissimi droni delle consegne di Amazon. Dal canto suo il protagonista può contare su una certa rapidità di spostamento e su una forza offensiva di tutto rispetto, rimpinguabile raccogliendo il junk food lasciato a terra dai nemici sconfitti e, soprattutto, mettendo mano su uno degli oltre cinquanta potenziamenti partoriti dalle folli menti degli sviluppatori. Questi abbisognano di un certo tempo di ricarica dopo l'uso e si differenziano leggermente a seconda della tipologia, dai power up più convenzionali -scariche elettriche, scudi energetici, missili a ricerca- a veri e propri attacchi speciali, tra i quali citiamo i "Like" di Facebook, micidiali bombe di pollici in su sganciate dal cielo, e il potere di aizzare greggi di pecore in mantella supereroica contro i malcapitati di turno. Detto questo, il centro dell'esperienza consiste senza dubbio nelle boss fight contro alcuni tra i volti più noti -nel bene, ma soprattutto nel male- dello showbiz statunitense, ovviamente più coriacei rispetto ai loro sottoposti, ma da far fuori esattamente allo stesso modo. Introdotti da una frase intimidatoria -Gabe Newell, tra gli altri, ci ricorda che "le probabilità di sconfiggerlo sono le stesse dell'uscita di Half Life 3"-, le celebrità sono sempre ben riconoscibili, nonostante i developer abbiano deciso di storpiarne blandamente l'identità per dribblare eventuali grane legali. Eccoci allora faccia a faccia con Alk Hogan, Katie Ferry, Pewderpie, Brillex e altri i cui nomi e la cui fisionomia, scolpita in una pixel art per la verità un po' grossolana, non lasciano proprio nulla all'immaginazione di chi gioca.


    Dalle stelle alle stalle

    Com'è facile intuire, il grosso limite di Shooting Stars! risiede nella profonda ripetitività della sua ricetta ludica, che giunge su PC indebolita da una fruizione "statica" rispetto alle sue controparti per iOS e Android, per le quali il titolo è stato in origine pensato e sviluppato. Se l'ambiente mobile ha difatti le potenzialità intrinseche per trasformare il rischio di monotonia nella certezza rassicurante di ritrovare le medesime, semplici meccaniche in partite di durata breve, oltre che piacevolmente fruibili nei ritagli di tempo fuori sede, il discorso è meno scontato allorché seduti dinanzi al monitor di casa. Il porting, peraltro, si presenta all'utenza di Steam con un po' di pigrizia in eccesso, non aggiungendo contenuti rilevanti a un'offerta che non va oltre l'esile esperienza per giocatore singolo, incapace di coinvolgere nel lungo periodo tutti quei giocatori non interessati a scalare la classifica mondiale. La conversione è invece soddisfacente in termini di control system; lo sparatutto di Bloodirony non soffre infatti di particolari carenze da touchscreen, ma anzi convince anche assoggettato a comandi fisici, specie nel caso in cui si decidesse di guidare Tscherno con l'ausilio di pad o mouse -meno efficace, invece, il controllo tramite tastiera. Comunque, per due euro in meno e la possibilità di usufruire di uno smartphone o un tablet, l'impressione è che non si debbano avere molti dubbi su quale delle versioni disponibili privilegiare in vista di un acquisto eventuale.

    Shooting Stars! Shooting Stars!Versione Analizzata PCDivertito e caciarone, Shooting Stars! è uno scacciapensieri arcade come ce ne sono tanti, la cui ragion d’essere si palesa quasi esclusivamente nell’umorismo demenzial-citazionista che l’esperienza riesce a portare in scena nel -verosimilmente breve- tempo che il giocatore medio deciderà di concederle. Confezionata senza particolari sbavature né guizzi, la produzione griffata Daedalic porta sulle spalle il pesante fardello di una formula priva di una benché minima evoluzione con il passare delle partite, per di più abbandonata all’assenza totale di modalità e contenuti aggiuntivi al di là del singleplayer. Fattori, questi, da tenere bene in considerazione prima di cedere alle lusinghe di un prezzo che, di base, è comunque abbastanza onesto. A meno che fare il mazzo all’alter ego digitale di Justin Bieber non sia già di per sé bastevole a concedere un po’ del vostro tempo a un gioco smaccatamente fuori di testa.

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