Recensione Sign Motion

Quando Limbo incontra la segnaletica stradale

Recensione Sign Motion
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  • Cosa non tollerereste mai, per nessuno motivo, in un platform bidimensionale? La risposta più ovvia è naturalmente un sistema di controllo che fa acqua da tutte le parti e che rende la vita del giocatore un vero inferno. Sign Motion, accattivante e inconsueto com’è, era riuscito a catturare l’attenzione del pubblico grazie al suo trailer, spingendo l’utente a dare una possibilità a quel mondo creato utilizzando fantasiosamente i segnali stradali e le icone al loro interno. Dopo qualche istante di gioco, di fronte a una realtà dei fatti spiazzante e per certi versi inaspettata, si comprende però che il titolo sviluppato da Midnart è ben distante dall’essere un degno seguace della scuola di platform rappresentata da capolavori indie come Limbo: si tratta, in realtà, di un incidente ben più grave di ciò che i confusionari cartelli lasciano intuire.

    Provaci ancora

    Il protagonista di Sign Motion è l’anonimo omino stilizzato che sosta sul segnale stradale in prossimità di una scuola. La sua storia è confusionaria fin dall’inizio, ma lascia intuire che tutta l’avventura sia basata sulla ricerca del familiare che ha perso scappando via dal cartello, divenuto improvvisamente pericolante dopo uno sferragliare d’auto accompagnato dal tremendo impatto contro un ostacolo. Da quel momento in poi, tutto si trasforma in un’escalation di piattaforme e puzzle imprevedibili che portano a un livello di frustrazione semplicemente imperdonabile: e non perché il gioco sia difficile e punitivo, ma perché anche per portare a compimento l’azione più semplice dovrete lottare con le variabili sballate e assurde che governano il mondo e la fisica di gioco. Vi accorgerete immediatamente che qualcosa non va nel sistema di controllo di Sign Motion, e lo farete sin dal primo salto da una piattaforma all’altra. L’impressione si concretizza quando vi accorgerete inequivocabilmente che gli errori non sono dovuti a una vostra mancanza di riflessi o di attenzione, ma al disastroso tempo di risposta degli input. Il problema, non saltuario ma profondamente radicato ai controlli, costringe a saltare sempre con anticipo rispetto al dovuto, e ci sono momenti in cui la pressione del tasto viene completamente ignorata, mandandovi automaticamente in un fossato.

    Vien da sé che le parti più complesse da superare, quelle dove bisogna far fronte a una sequela di ostacoli nel più breve tempo possibile, si trasformano in un continuo trial and error completamente privo di senso. La situazione peggiora ulteriormente quando la fisica degli elementi si mette in mostra in tutta la sua schizoide logica. Innanzitutto, il personaggio tende sempre a pattinare sulle superfici, e riuscire a mantenere il controllo nei declivi si trasforma in un’operazione improba: capita spesso di non avere il minimo slancio dopo una lunga discesa ad alta velocità, o di schizzare via con un balzo innaturale dopo essere andati oltre un ricciolo di terra appena rialzato. Allo stesso modo, risulta difficile comprendere in che modo gestire gli slanci con le funi: anziché seguire le leggi della fisica, le corde si comportano come uno spago che ondeggia nel vento, ed è chiaro come la totale arbitrarietà di tutte queste variabili crei problemi che vanno ben al di là della normale tollerabilità.

    Mondo avverso

    Immaginate le atmosfere cupe di Limbo e sostituitele coi colori sgargianti di un mondo molto più vispo e caotico; dopo di ciò, fermatevi qui coi paragoni, perché Sign Motion non condivide nessuno dei meriti del titolo di Playground. Qualche buona trovata in effetti c’è e fa a tratti sperare che l’avventura migliori e prenda definitivamente il volo, ma quando la complessità aumenta e il sistema di checkpoint mal calcolato vi sembrerà studiato appositamente per minare ogni buon proposito, ripetere una ventina di volte la stessa sezione diverrà una totale perdita di tempo.

    I puzzle ambientali si presentano spesso nell’arco dell’avventura e mettono in luce delle buone idee, stimolano in particolar modo il pensiero laterale; la loro realizzazione, tuttavia, subisce le stesse problematiche che affliggono le sezioni platform, e la risoluzione degli enigmi si trasforma ben presto in una serie di operazioni lunghe e macchinose. Giusto per fare un esempio, vi capiterà di capire quasi subito cosa fare per andare avanti, ma di non riuscire a realizzare ciò che avete in mente per via delle continue bizze di alcuni oggetti da trascinare o capovolgere. Altre volte ancora, sarete costretti a suicidare il vostro alter-ego per riposizionare degli oggetti chiave. Capita anche di essere uccisi dopo essere entrati in contatto con un oggetto inanimato, senza alcun motivo plausibile, a dimostrazione del fatto che i bug sono talmente tanti da creare un certo imbarazzo in chiunque si stia cimentando nell’eroica sfida di portare a termine questo platform. La verità di fondo, in tutta onestà, è che il progetto sia stato considerato pronto quando in realtà era ancora una fase che sarebbe stata meglio chiamare Accesso Anticipato, dando così il tempo di mettere pesantemente mano al codice e risolvere tutti i difetti che rendono oggi Sign Motion una buona iniziativa sviluppata in modo a dir poco catastrofico.

    Sign Motion Sign MotionVersione Analizzata PCSign Motion aveva l’appeal dell’opera di nicchia, aderente ad una precisa logica di genere ma interessante nelle premesse e nella struttura. In realtà, non troverete mai un reale motivo per affezionarvi all'opera di Midnart, trascinati in una vuota ricerca che si configura unicamente come uno strazio continuo. La colpa è soprattutto di programmazione approssimativa che distrugge ogni aspetto della produzione, trasformando Sign Motion in un platform veramente disastroso.

    3.5

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