Recensione Siren: Blood Curse

Il lamento della sirena torna su PS3

Siren: Blood Curse
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • L'atipico survival horror Forbidden Siren, che vide la luce nell'epoca d'oro dei 128 Bit, fu forse il primo tentativo di avvicinare l'utenza europea ad un prodotto sviluppato e pensato per un pubblico con gusti e cultura molto lontani da quelli che attraversano i giocatori del vecchio continente. Dall'impianto narrativo a quello ludico, le soluzioni adottate dal team di sviluppo si distanziavano non poco da quelle degli horror canonici. Proiettando i protagonisti in una dimensione sanguigna e terribile, buia e tetra, e raccontando la storia principale attraverso frammenti discontinui (che andavano poi a comporre una sceneggiatura intricata e non sempre comprensibile), Forbidden Siren si dimostrava un titolo ostico anche dal punto di vista della semplice fruizione. Il giocatore doveva studiare attentamente i movimenti e ed i comportamenti degli Shibito (zombie piuttosto aggressivi), utilizzando l'utilissimo potere del Sight Jack, che permetteva di vedere con gli occhi degli avversari. Lo studio doveva essere metodico e continuativo, l'esecuzione di ogni singolo movimento avviata con un tempismo perfetto, in modo da evitare in ogni caso di entrare nel campo visivo degli zombie (che, lontani da quelli dell'immaginario collettivo, non si facevano scrupolo ad utilizzare armi occasionali e persino fucili da cecchino). Il risultato finale era un titolo dalla complessità machiavellica, in cui la pazienza e l'applicazione erano indispensabili, e forse chiamate a lavorare fin troppo.
    Il seguito di Siren si dimostrò degno erede del capostipite, tornando ad utilizzare metodologie narrative oniriche e surreali per coronare un gameplay di certo pensato per gli amanti della tensione continua e delle sfide impossibili.
    Con Blood Curse, la serie prende una direzione completamente nuova. La volontà chiarissima è quella di estendere il target dei giocatori potenzialmente interessati al prodotto, non solo accettando una narrazione dagli stilemi più classici, ma anche ammorbidendo non poco la difficoltà, innestando vistosi elementi action nell'economia di gioco e lasciando che le sessioni stealth vadano affrontate in maniera molto meno complessa e ragionata.

    Downloading

    Siren: Blood Curse è stato pensato inizialmente soltanto per il mercato del Digital Delivery, e fino ad oggi è rimasto disponibile solo per il donwload, sulla piattaforma commerciale Sony, il Playstation Network. Nonostante le dichiarazioni iniziali, una versione retail arriva però sugli scaffali dei negozi europei (segno evidente che il mercato non è ancora pronto per il totale abbandono della distribuzione classica).
    Per chi predilige il supporto digitale, comunque, Blood Curse è ancora disponibile su PSN, al prezzo di 29,90 Euro, più che adeguato se relazionato alla longevità generale ed alla qualità globale della produzione. Interessante anche l'opportunità di scaricare una delle quattro parti in cui è frazionata l'avventura (composta integralmente da 12 episodi), al prezzo di 9,90 Euro, per testare efficacemente il prodotto e capire se le sue caratteristiche sono opportune per quel che si cerca.
    Unico neo nell'intera strategia, la necessità di scaricare ben 12 file (uno per ogni capitolo) e la lunghissima installazione conseguente, che metterà alla prova persino la pazienza dei più quieti. Così, in molti potrebbero decidere di usufruire della più immediata versione su disco, che senza aumenti di prezzo irretisce col fascino del package.

    Story-telling

    Le premesse narrative del nuovo Siren (titolato efficacemente New Blood in terra d'America), sono in verità piuttosto banali. Le vicende ruotano attorno ad una troupe televisiva americana (per la prima volta nella serie i protagonisti sono uomini e donne occidentali), sbarcata nel paese del Sol Levante per realizzare un servizio su un paese misteriosamente scomparso molti anni addietro. Ben presto il reportage si trasforma in un incubo: il suono lugubre della sirena echeggia ancora una volta, ed una incostante pioggia rossa si abbatte sui malcapitati, che si trovano proiettati in una sorta di dimensione alternativa, in cui le tenebre regnano sovrane, sovrastando l'orizzonte arcigno di un eterno tramonto color del sangue. Se le prime battute della trama appaiono scontate e banali, ma sempre pervase dal senso di inquietudine, fortunatamente ben presto le vicende di Blood Curse riescono ad interessare. Il continuo alternarsi dei protagonisti riesce ad incuriosire costantemente, e sebbene siano pochi i personaggi che brillano per caratterizzazione, a conti fatti la chiusa narrativa è in grado di lasciare soddisfatti e compiaciuti tutti gli amanti dell'horror classico.

    Playing

    Dal punto di vista ludico, Blood Curse si presenta come un riuscito mix fra i survival più action (Resident Evil su tutti) e le meccaniche più ragionate tipiche degli stealth game. Lontano dunque dalla concettosità inarrivabile dei suoi predecessori, il nuovo capitolo presenta una progressione meno proibitiva, in cui si alternano con efficacia momenti di estrema tensione, dove si deve procedere con cautela per non farsi scoprire dagli Shibito, ed altri di aperto scontro, a suon di proiettili o di violente mazzate. In nessun momento di gioco la componente "action" diventa però invadente: questa si limita a fiancheggiare l'avanzamento nei livelli lasciando il giusto spazio all'accurata pianificazione dei movimenti, allo studio delle routine comportamentali avversarie. Tuttavia in Blood Curse anche l'osservazione diretta diventa indispensabile, e ricorrere al Sight Jacking non è una pratica stressante e continua (per altro il comodo split screen che si attiva quando si usa questa sorta di potere speciale, permette di continuare a muovere il personaggio). Non è opportuno dunque affermare che il nuovo episodio di Siren banalizza del tutto le meccaniche di gioco, rendendole troppo simili a quelle di un survival horror qualunque. Diminuisce ovviamente il senso di sfida (data anche la possibilità di rimediare agli errori con una fuga ben studiata o con i colpi di qualche spranga), ma la tensione resta palpabile in ogni momento ed i nervi sono stuzzicati costantemente.
    L'introduzione di una mappa rende un poco più lineari le sessioni di gioco, dissolvendo quel senso di totale smarrimento e rendendo superflua l'esplorazione delle locazioni.
    Ma a conti fatti l'esperienza è più che adeguata al genere di appartenenza. Non rivoluzionaria, ma senza dubbio incisiva, decisa e con carattere.

    Looking (and Listening)

    Proprio l'ambientazione e la realizzazione visiva sono fra gli elementi fondamentali per la buona riuscita di Blood Curse. A livello meramente quantitativo il gioco traballa in numerosi aspetti, a partire da un parco texture non certo all'altezza di quelli di ultima generazione, per arrivare ad un set di animazioni lente e legnose, e a volte poco credibili (quasi infantile la lenta camminata di alcuni personaggi). Unito ad un sistema di gestione dei movimenti leggermente ostico, quest'ultimo problema è il difetto più grande di Blood Curse, dato che il gioco richiede un periodo d'adattamento per imparare a governare i movimenti dei protagonisti e la gestione delle inquadrature.
    E tuttavia ai difetti tecnici si passa sopra in virtù dell'ottima atmosfera riprodotta. Siren proietta il giocatore in un mondo distorto e marcio, corrotto e rugginoso, in cui il rosso dell'ossidazione si mescola con quello del sangue e del tramonto. Tutto è poi travolto, divorato e dilaniato da un'oscurità oppressiva e invadente, interrotta dal flebile raggio di una torcia. Alcuni scorci si rivelano davvero spaventosi. Inattesi ostacoli che si parano di fronte al protagonista interrompendo il fascio di luce della torcia lasciano che il buio conquisti lo schermo in un istante. L'inquietudine regna sovrana, anche grazie all'ottimo accompagnamento sonoro. Se già il doppiaggio inglese (sottotitolato interamente in italiano) è finalmente convincente e opportuno, è il filo di musica che stagna nell'aria marciscente, o i rumori scomposti degli Shibito, che calano sulla scena come improvvisi brividi lungo la schiena.

    Siren: Blood Curse Siren: Blood CurseVersione Analizzata PlayStation 3Siren: Blood Curse è un buon prodotto, perfettamente adeguato per compiacere i fan del genere. Sebbene qualche problema tecnico ed un concept abbastanza lineare non permettano di annoverarlo fra i più alti esponenti del suo genere, il nuovo progetto del Team Siren riesce nell'intento di mescolare un survival horror vecchia maniera con uno stealth game non troppo proibitivo. La trama, che terrà i giocatori impegnati per una decina di ore, traballa inizialmente ma non lesina colpi di scena a partire dalla metà dell'avventura. Ma è soprattutto l'atmosfera unica e ottimamente ricreata (in campo visivo ed acustico) che invoglierà gli amanti del terrore a guardare con interesse Blood Curse: onesto e ben sviluppato, è un titolo in linea con la tradizione e la logica di genere.

    7

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