Sly Cooper Ladri nel Tempo Recensione: la banda del procione torna su PS3

Il ritorno del ladro-procione.

Sly Cooper Ladri nel Tempo Recensione: la banda del procione torna su PS3
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  • Sparito dalle scene per troppo tempo, Sly Cooper è finalmente pronto a tornare su Playstation 3. Nato e cresciuto sulla vecchia console Sony, il procione fu purtroppo abbandonato da Sucker Punch, che preferì, al cambio generazionale, dedicarsi ad una nuova IP. Ma proprio mentre l'attenzione dei giocatori è calamitata da Infamous: Second Son, titolo che debutterà assieme a Ps4, Sanzaru Games recupera l'IP e ci propone il quarto capitolo di Sly.
    Nonostante i dubbi iniziali, legati soprattutto alle credenziali non troppo brillanti del team, gli ultimi playtest avevano infuso un generale ottimismo sulle qualità di Sly Cooper: Thieves in Time. Rispettosi della tradizione e dell'iconografia classica, i ragazzi di Sanzaru erano sulla giusta strada per confezionare un prodotto vivace: un platform tridimensionale leggero e vario, come quelli di una volta.
    Messe le mani sul prodotto finale, non possiamo che confermare questa impressione: Sly 4 guarda da vicino alla grande eredità dei platform nati ai tempi d'oro della prima PlayStation: da Spyro a Crash, fino ad arrivare poi al primo Jak & Daxter. Purtroppo le buone premesse si scontrano poi con alcune soluzioni poco brillanti, sul fronte del design dei livelli e dell'originalità, che rendono l'ultima parte dell'avventura un po' stanca. Probabilmente da giocare a piccole dosi, Sly 4 è un titolo che saprà coccolare gli appassionati del genere, rimasti quasi a bocca asciutta in una generazione di Shooter e Action/Adventure, ma è bene avvertire che dopo l'ottima partenza il motore si raffredda un po'.

    Il procione perde il pelo...

    Sly è ormai in pensione. Fingendo una provvidenziale amnesia alla fine del terzo episodio, ha potuto finalmente coronare il suo sogno d'amore, avvicinando l'avvenente Carmelita Fox. Nonostante l'ispettrice sia stata in passato la sua più tenace avversaria, fra i due era sorta negli anni un'evidente infatuazione. Dopo così tanto tempo senza avvertire il brivido del furto, tuttavia, Sly sente il bisogno di tornare in azione. L'occasione provvidenziale arriva proprio quando Bentley si presenta di fronte al nostro protagonista, esponendogli un enorme problema. Le pagine del Thievius Raccoonus stanno scomparendo proprio sotto i suoi occhi, e pure la fidanzata Penelope è svanita nel nulla: deve entrarci qualcosa la macchina del tempo che la geniale tartaruga ha costruito, e qualche paradosso tipo quelli di "Ritorno al Futuro".
    La lunga introduzione raccontata con tavole disegnate a mano introduce gli eventi e ci ripresenta i personaggi principali, giusto per chi si fosse perso la trilogia uscita su PlayStation 2. Lo stile complessivo di questo "fumetto in movimento" è in verità un po' spuntato, così come non troppo felice è la scelta della voce di Sly in quello che è il doppiaggio italiano: bisogna farci l'abitudine, e convivere anche con una recitazione dai ritmi un po' lenti, probabilmente influenzata dal look un po' fanciullesco dell'intera produzione.
    Una volta partita la vicenda, dopo un lungo prologo ambientato a Parigi, la trama fatica un po' ad ingranare, e passato l'entusiasmo per il ritorno della Banda, il plot risulta in verità abbastanza triviale. La furia di Carmelita per l'inganno di Sly, un colpo di scena tutto sommato prevedibilissimo, ed un "cattivo" che non riesce a bucare lo schermo, restando troppo in disparte per buona parte dell'avventura, ci consegnano una trama complessivamente non eccelsa e forse un po' troppo infantile. Più che le solite chiacchiere sul valore dell'amicizia e lo scontato Happy Ending, insomma, a tenere in piedi il tutto è piuttosto il vortice di personalità che si alternano sullo schermo. I buffi antenati di Sly ed alcuni dei nemici che si incontrano nelle varie epoche riescono tutto sommato a strappare qualche sorriso, rendendo l'incedere dell'avventura piacevole. Resta il fatto che certe leggerezze limitano un po' l'appeal del prodotto per i giocatori più navigati.

    Sly il trasformista

    Il gameplay di Sly Cooper: Thieves in Time, nelle sue fondamenta, è sostanzialmente identico a quello dei vecchi capitoli. Il protagonista trascina anche su PlayStation 3 tutte le sue doti atletiche e l'agilità da ladro, facendoci riscoprire l'insolito mix fra azione stealth e platform gaming.
    In ognuna delle cinque epoche storiche che esploreremo nel corso dell'avventura, troveremo un'area principale, in cui potremo girovagare liberamente, riscoprendo quella filosofia "free-roaming" che tanto ci era piaciuta ai tempi del secondo episodio (Band of Thieves). E' proprio qui che si prende confidenza con il sistema di controllo, che ci permette di arrampicarci sui tetti, saltare da una zona all'altra della mappa, avvicinarci di soppiatto alle guardie per borseggiarle prima di metterle KO.
    Uno dei front button è dedicato alle azioni contestuali da compiere nei panni del procione, che usando il suo celebre bastone può agganciarsi alle grondaie, svuotare le tasche dei nemici, ma anche appollaiarsi sui cocuzzoli e strisciare non visto su strettissimi camminamenti.
    Sparsi nella mappa principale, oltre ai numerosi collectibles (le classiche bottiglie e qualche reliquia da riportare al covo entro un tempo limite) ci sono i punti d'accesso alle singole missioni, che si svolgono quasi sempre all'interno di aree separate, in livelli che mettono alla prova i riflessi e la coordinazione del giocatore.

    "Anche considerando gli inciampi nell'ultima parte dell'avventura, Sly 4 resta comunque un action/platform godibile, quasi mai impegnativo ma comunque vario e interessante. Per i più piccoli è semplicemente perfetto, e delizioso risulterà per i fan di vecchia data"

    Ovviamente non poteva mancare la base operativa della banda, in cui oltre a Sly troviamo Murray e Bentley, come sempre pronti a supportare il procione. Alcune missioni sono pensate per essere giocate nei panni dell'ippopotamo rosa o dell'astuta tartaruga, ed anche se l'esplorazione dell'area principale è poco interessante nei panni dei compagni, le quest loro dedicate deviano notevolmente dalla formula di base. Bentley, ad esempio, dovrà sfruttare tutti i congegni montati sulla sua sedia a rotelle per attivare marchingegni e mettere fuori gioco le guardie, soffermandosi più volte ad hackerare dei sistemi informatici superando uno dei tre minigame legati alle infiltrazioni cibernetiche. Siano scrolling shooter che sembrano usciti dagli anni '80 o cloni di Marble Madness da giocare inclinando il gamepad, queste attività sottolineano una volta di più quella che è una delle priorità del team di sviluppo: la varietà. Anche nei panni di Murray le cose cambiano, visto il suo approccio decisamente più "diretto": menare le mani è infatti la specialità di quello che un tempo era il pilota del gruppo, e molto spesso si dovranno affrontare abbondanti scazzottate (almeno quando il nostro prode ippopotamo non deciderà di esibire le sue doti da provetto ballerino, in piccole prove di ritmo e tempismo).
    Ma oltre a recuperare quelle che erano caratteristiche già note ai fan della saga, il team si è spinto oltre. Prendendo spunto dalle peripezie temporali di Sly, Sanzaru Games ha alzato ulteriormente il tiro, inserendo ulteriori variazioni alla formula di gioco. La prima riguarda i costumi: in ogni epoca storica Sly sarà chiamato a fabbricarsi un travestimento adeguato, per infiltrarsi non visto all'interno di qualche edificio. Ogni "costume", tuttavia, porterà con se un'abilità speciale, da utilizzare per interagire con qualche elemento dello scenario. L'armatura del Samurai nel Giappone antico, ad esempio, ha uno scudo con cui è possibile rispedire al mittente delle palle di fuoco, mentre nel vecchio west ci travestiamo da galeotto, trascinandoci dietro un'enorme palla d'acciaio su cui possiamo addirittura rotolare. Dopo esserci improvvisati arcieri nelle giostre del medioevo, potremo creare ponti di corda scagliando una freccia con attaccata una fune, mentre nella preistoria apprenderemo un balzo da predatore.
    Tutte queste abilità vengono sfruttate in maniera abbastanza intensa nel livello in cui sono collocate, ma alcune possono essere utilizzare anche per accedere ad aree segrete negli stage già visitati. Purtroppo però il Backtracking di Sly Cooper: Thieves in Time appare un po' spuntato, e ci sono davvero pochi stimoli a tornare nelle epoche che ci siamo lasciati alle spalle per scoprire i nuovi usi dei costumi. L'alternanza di situazioni nell'ambito di un singolo periodo storico è invece molto piacevole, soprattutto perchè alla banda si aggiunge, di volta in volta, l'antenato liberato da Sly. Si compone così un quadro ancora più vario, vivacizzato dalle inedite possibilità dei pelosissimi avi: un pistolero nelle terre di frontiera, un nobile cavaliere fra i merli del castello medievale, e via dicendo.
    E visto che questo capitolo non vuole farsi mancare niente, persino l'avvenente Carmelita metterà al servizio del giocatore la sua pistola.

    Complessivamente, quindi, a livello quantitativo Sly Cooper: Thieves in Time è un titolo bello completo, sicuramente il più curato dell'ormai quadrilogia. Anche se le abilità aggiuntive che è possibile acquistare su Ladro.Net non hanno quasi nessun utilizzo pratico (salvo un paio di eccezioni), si può perdonare questa svista proprio in virtù dell'incredibile numero di possibilità che si manifestano nel corso dell'avventura.
    C'è da dire, però, che superate le prime ambientazioni qualcosa si rompe. Il buon successo di un titolo del genere è legato a doppia mandata alle soluzioni di design ed alla struttura degli stage, che purtroppo nel caso di Sly 4 non mantiene costante il livello qualitativo. Superata l'eccellente gita Giapponese, il livello (meno brillante ma buono) del Far West, e l'ottima ambientazione medievaleggiante, Sly si trova ad esplorare un'area preistorica che fa acqua da tutte le parti. Noioso nelle soluzioni e poco ispirato artisticamente, lo stage è il preludio ad un'ultima parte dell'avventura un po' troppo stanca. Le cose si riprendono un po' quando si finisce in Persia, e sembra quasi di trovarsi nel bel mezzo del setting di Aladdin, ma da qui in avanti saranno le soluzioni di level design ad apparire un po' troppo strascicate, poco vibranti. Il tono leggero dell'avanzamento, che smussa parecchio la difficoltà complessiva in nome di un'ampia accessibilità, all'inizio non si fa sentire, ma sulla lunga distanza fa sì che l'avventura proceda in maniera leggermente troppo meccanica. Qualcosa in più ci si aspettava sul fronte della componente platform, o nello studio delle routine dei Boss, che invece solo a sprazzi riescono a brillare. É un peccato che l'entusiasmo iniziale venga leggermente frenato, e le sequenze più riuscite restino in fondo quelle free roaming. Ma anche su questo fronte il team averebbe potuto fare un po' di più: ad esempio sfruttare anche nelle aree aperte le specificità di ciascun personaggio, "costringendo" il giocatore a passare da Bentley a Carmelita per esplorare tutti gli angoli degli stage.
    Anche considerando gli inciampi nell'ultima parte dell'avventura, Sly 4 resta comunque un action/platform godibile, quasi mai impegnativo ma comunque vario e interessante. Per i più piccoli è semplicemente perfetto, e delizioso risulterà per i fan di vecchia data. Ma guardando alle dinamiche di gioco, ed alla loro "tenuta" per le dieci ore necessarie a completare l'avventura, si deve ammettere che qualche inciampo c'è. Ad apprezzare massimamente il prodotto, quindi, sarà piuttosto chi sente un po' di nostalgia per i platform dell'epoca dei 128 bit.

    Eccellenza visiva

    Sul fronte tecnico, Sly Cooper: Thieves in Time si presenta con un Cell Shading pulitissimo. Il lavoro di Sanzaru Games, su questo fronte, è stato davvero eccezionale: ha saputo reinterpretare ed aggiornare il look di personaggi molto amati, senza snaturarlo ma anzi aggiungendo un tocco di personalità che serve alla "gang" per distinguersi. Complessivamente l'engine non fa gridare al miracolo, nonostante una buona vastità dell'orizzonte visivo nelle ambientazioni aperte, e si concentra soprattutto sull'abbondanza di dettagli che caratterizzano ogni stage. Espressivo nel suo esaltare i "contorni nero-notte" della scena, quasi fossero dipinti a matita, il colpo d'occhio è promosso senza riserve, grazie anche ad una buona ottimizzazione complessiva (stabile il framerate). Il comparto animazioni è davvero eccezionale, mentre la direzione artistica, dopo la partenza eccellente, perde qualche colpo. Al di là della già citata ambientazione preistorica, il Far West è un po' troppo uniforme dal punto di vista cromatico, e solo il livello orientale ritorna ad esplorare lo sfarzo cromatico del Giappone.
    Il comparto sonoro, purtroppo, tentenna. Le voci italiane sono molto caricaturali, quasi sempre espressive ma non sempre con il giusto piglio recitativo.
    Le musiche restano quasi in disparte, poco incisive anche nei momenti più importanti della trama. Gli effetti sono ripuliti ma riciclati dai vecchi episodi.

    Sly Cooper: Ladri nel Tempo Sly Cooper: Ladri nel TempoVersione Analizzata PlayStation 3Sly Cooper. Thieves in time è un divertente tuffo in un passato quasi dimenticato, che sopravvive a stento in una generazione gonfiata da effetti speciali e proiettili. Questo basta per consigliare la produzione a tutti i giocatori di vecchia data, cresciuti fra bandicoot e draghi, per cui “platform” è sinonimo non solo di “salto”, ma anche di “colore” e “simpatia”. Che un approccio del genere possa funzionare ancora oggi lo dimostrano le prime fasi dell'avventura, davvero ottime e ben bilanciate, supportate da un buon design e da un'incredibile varietà. Varietà che non viene mai a mancare in tutto l'arco della produzione, ma che si scontra poi con soluzioni meno incisive. Sly 4, nella seconda metà del gioco, perde un po' di mordente, avanza in maniera un po' meccanica e meno ispirata, fa poco per aumentare gli stimoli. Sarà forse la difficoltà monocorde, che non si sforza mai di alzare la posta ed impegnare veramente il giocatore, oppure la direzione artistica che si imbratta con qualche cliché di troppo. Al di là di questo, ritrovare vecchi “eroi” che pensavamo perduti è sempre piacevole, e i risultati complessivi non sono malvagi. Se non cercate l'eccellenza o un solido senso di sfida, Sly potrebbe regalarvi qualche soddisfazione.

    7.5

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