Recensione Soul Calibur 4

Il ritorno di Mitsurugi e compagni in veste next-generation

Soul Calibur 4
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • The legend will never die

    Dopo mesi e mesi di estenuante attesa è finalmente approdato sulle nostre console next-generation il quarto capitolo (il quinto, considerando il capostipite della serie noto come Soul Blade/Soul Edge) della amatissima saga di Siegfried e compagni, con una nuova veste grafica in alta definizione, un notevole affinamento della già eccelsa giocabilità, grandi novità nelle opzioni di gioco (evoluzione del Create a Soul) e soprattutto l’introduzione di una modalità multiplayer online tanto desiderata dai fan della serie.
    La trama, ricca di sfaccettature ma pur sempre semplice pretesto per darsi battaglia, parla dell’eterna lotta tra il bene ed il male, incarnata rispettivamente dalle celebri spade Soul Calibur e Soul Edge, che in questa occasione risvegliano da un lungo sonno il cattivissimo di turno (il re Algol), in grado di gestire i poteri di entrambe le armi e fermamente deciso a ri-ottenere le originali da Siegfried e Nightmare per dominare il mondo intero.
    Ciascun personaggio all’interno del cospicuo roster disponibile (parliamo di oltre 31 combattenti originali) è inserito in questo contesto ed ogni singola storia, orientata al bene o al male a seconda dei casi, è permeata dal desiderio di raggiungere almeno una delle due spade ed è influenzata dall’atavico potere che esse emanano.
    Non mancano forzature (vedi l’inserimento di Jedi e Sith) ed aspetti poco convincenti in uno spettro così ampio di situazioni, nonostante ciò si parla pur sempre di un picchiaduro ed una presentazione piuttosto anonima (fatta col motore del gioco, il cui unico momento emozionante è la formazione del logo del gioco), o finali ed introduzioni spesso trascurati non minano assolutamente la bontà generale di un prodotto che presenta un altissimo livello di piacere ludico.

    Il nuovo Create a Soul

    Una delle novità più interessanti del prodotto Namco-Bandai è sicuramente l’evoluzione e la profondità del sistema Create a Soul (già presente nel terzo capitolo della serie), un accuratissimo editor di personaggi permeato da influenze tipicamente rpg con il quale si possono creare da zero un numero praticamente infinito di combattenti personalizzati (nell’aspetto, nello stile e nelle abilità) e potenziare quelli già presenti.
    Il primo passo per realizzare l’alter ego dei nostri sogni è la scelta del sesso e dello stile di combattimento, che naturalmente è riferibile ad uno di quelli preesistenti (gli stili bonus di Soul Calibur 3 sono stati eliminati perché considerati poco profondi, l’unico mantenuto è quello dello spadino inglese di Amy, ora personaggio del roster originale).
    Selezionato il proprio stile di lotta preferito si passa alle caratteristiche dell’equipaggiamento (armatura pesante, leggera e standard), selezionando poi la propensione per la difesa, per l’attacco o per la resistenza fisica (è possibile anche ottenere un bilanciamento delle tre abilità). Infine bisogna toccare l’orientamento della personalità, che può essere buona, malvagia o neutra.
    Fatto questo si può metter mano alla modellazione fisica, al vestiario, all’armamento ed alla gestione delle diverse abilità, che strizza l’occhiolino a prodotti di ben altro genere (leggete Rpg) per completezza e possibilità d’intervento.
    A differenza del Create a Soul di Soul Calibur 3 è possibile modificare persino la muscolatura e l’altezza del proprio personaggio, così come il timbro di voce e la colorazione di ciascun elemento del viso (capelli, barba, sopracciglia e via discorrendo) e dell’equipaggiamento, garantendo al giocatore un’ampia gamma di soluzioni.
    Il numero di oggetti, di armature e di "vestiti" in generale è talmente ampio e variegato che come abbiamo detto le possibilità sono praticamente infinite (ci si può sbizzarrire creando anche il più improbabile dei guerrieri), ma è importante sottolineare che i vari elementi non hanno solo una funzione di contorno, bensì influiscono pesantemente sulle abilità ed i poteri del proprio alter ego, per cui è importante ponderare accuratamente le proprie scelte.
    Le varie armi e gli oggetti più preziosi si sbloccano procedendo nel gioco (in particolare nella modalità “Torre delle anime” dove sono numerosi i tesori da scoprire per ciascun livello), ma andranno poi comprati nell’editor spendendo l’oro che si guadagna giocando in tutte modalità presenti.
    L’aspetto più influenzato dalla componente rpg è quello riferibile ai vari poteri assegnabili ai quattro slot in dotazione di ciascun personaggio, che spaziano dalla neutralizzazione utomatica dell’uscita dal ring o delle prese, fino al recupero di energia, passando per l’aumento del danno fino e per proprietà più influenti come invisibilità e maggiore velocità. Ciascun potere è legato a punti abilità associati al livello raggiunto dal proprio personaggio: più alto sarà il nostro livello e più punti potremo spendere per potenziarci.
    Naturalmente una così profonda ed accurata gestione del CaS necessita di un attento studio e di buona esperienza per ottenere i risultati migliori, soprattutto considerando gli scontri online, dove non sarà difficile trovare guerrieri alle caratteristiche elevatissime.
    Dato che comunque Soul Calibur è un picchiaduro noto per essere tra i più bilanciati (ed i nuovi interventi in questo quarto capitolo hanno ulteriormente limato il gap tra i vari personaggi, con qualche piccola eccezione) e soprattutto fra i più tecnici, un bravo giocatore con caratteristiche intermedie che conosce bene il proprio combattente non avrà mai troppi problemi a disfarsi di uno potente ma incapace, nonostante sia noto che anche i neofiti possono divertirsi sin dalle prime battute con la serie targata Namco-Bandai.

    La Torre delle anime

    Molti degli orpelli presenti nei capitoli precedenti sono stati eliminati per favorire una struttura più snella. Alcuni tagli lasciano l’amaro in bocca, come ad esempio la sezione dedicata alle forme nel cosiddetto Museo, dove oggi sono comunque presenti immagini, artwork ed alcune spiegazioni sulle relazioni dei vari protagonisti, oltre naturalmente ai filmati dei finali sbloccabili nella modalità storia (alcuni, bisogna sottolineare, decisamente poco ispirati e curati).
    Il cuore pulsante della modalità single player è la cosiddetta “Torre delle anime”, che sostituisce in pratica le “Cronache della spada” presenti nel terzo capitolo della saga.
    Tale modalità rappresenta il campo di battaglia ideale per testare e mettere alla prova le abilità e l’equipaggiamento personalizzato ottenuto attraverso il CaS; infatti i numerosi avversari che si affrontano ad ogni piano hanno armi e poteri speciali che possono essere contrastati a dovere solo con personaggi potenziati o modificati.
    Nessuno vieta di affrontare la sfida con il roster originale, ma alcune imprese risultano particolarmente ostiche e piuttosto frustranti senza il supporto dei poteri.
    Altre caratteristiche interessanti di questa modalità “Torre delle anime” sono rappresentate dalla possibilità di scalare o scendere la torre (nella prima si affrontano piani sempre più difficili, nella seconda si valutano le nostre capacità di sopravvivenza in una sorta di survival mode). E' possibile, poi, combattere utilizzando più personaggi (in una sorta di Tag Match dove i combattenti sono "switchabili" tramite la pressione di un tasto), ed infine questa modalità permette di sbloccare gli oggetti nascosti più preziosi sconfiggendo i nemici in un determinato modo (ad esempio finendoli con una mossa critica o con il classico “ring out”) o distruggendo alcune parti dello scenario: starà al giocatore scoprire come ottenere questi ambiti tesori.

    Le nuove leve

    La folta schiera di combattenti presenti nella serie Soul Calibur è sempre stata considerata una delle migliori, per bilanciamento e varietà di stili, oltre che carisma.
    Naturalmente nel corso degli anni ci sono state nuove introduzioni e personaggi “riciclati” (in pratica cloni degli originali) che non sempre hanno riscosso grande successo tra gli appassionati (Necrid, Spawn e Link solo per citarne alcuni). In questo Soul Calibur 4 probabilmente gli sviluppatori hanno osato ancora di più, inserendo nella squadra originale persino tre combattenti provenienti dal mondo di Guerre Stellari (Yoda, Darth Vader e Starkiller, dal prossimo Star Wars:Unleashed). Una scelta commerciale ma che sicuramente farà gola ai non pochi patiti della saga di George Lucas.
    Ecco un rapido riassunto di informazioni su questi nuovi interessanti combattenti:

    Angol Fear, Kamikirimusi, Shura, Ashlotte, Scheherazade:

    Cominciamo da queste cinque “simpatiche ragazze”, che rappresentano in pratica i cloni di cui abbiamo parlato prima: si tratta di personaggi speciali (sbloccabili dopo averli affrontati e battuti nella modalità storia) dotati di stili identici a quelli di alcuni protagonisti della storia (ad esempio Angol Fear, equipaggiata con una lunga asta sormontata da una specie di luna, ha lo stile di Seong Mi-Na) e che derivano dall’estro e dal genio di alcuni autori di manga più in voga nel Sol Levante.
    Si tratta semplicemente di un esercizio di stile dedicato da questi grandi disegnatori al mondo di Soul Calibur, in cui si nota tutta la stravaganza e la particolarità dello stile giapponese.
    Ahslotte è ad esempio una sorta di androide donna dalle fattezze gotiche, Scheherazade una classica elfa e Kamikirimusi una specie di demone armata di poderosa mazza (stile di Siegfried); ciascuna di esse possiede una trama specifica e naturalmente sono tutte giocabili nella modalità Storia.
    Per sottolineare l’entità di questi personaggi come gustoso bonus extra, sono stati raggruppati nella schermata di selezione sotto un’unica casella a forma di stella, in alto a destra della scacchiera completa.

    Yoda

    Per ora disponibile solo su Xbox360 (in seguito sarà sicuramente un download content su Playstation 3), il maestro Jedi per eccellenza rappresenta uno dei personaggi più stravaganti e meno amalgamati nel cast di Soul Calibur.
    Il problema fondamentale è rappresentato dalle sue minute fattezze, che lo rendono immune alla maggior parte degli attacchi alti ed alle proiezioni; estremamente pericoloso se utilizzato da mani esperte (agilità e potenza con la spada laser sono le sue prerogative), Yoda è un tipico esempio di personaggio mal bilanciato all’interno di un cast così omogeneo e raffinato.
    Sebbene rappresenti una graditissima sorpresa per i fan di Star Wars probabilmente sarà odiato dalla maggior parte dei sostenitori di Soul Calibur.

    Dart Vader (o Lord Fener, se preferite)

    Anakin Skywalker, il poderoso signore dei Sith ed incontrastata icona tra i cattivi nel mondo dei film di fantascienza, è presente in tutto il suo splendore con tuta, casco e tipico respiro che lo hanno consacrato a leggenda della cinematografia.
    Attualmente disponibile solo su Playstation 3 (sarà presto anch’egli un download content su Xbox Live) il carismatico padre di Luke Skywalker è un personaggio piuttosto lento ma molto potente, paragonabile ad una sorta di Mitsurugi “castrato”.
    I suoi attacchi comprendono potenti colpi con la spada laser ma anche mosse speciali attraverso l’uso della Forza: un combattente affascinante che ammalierà sicuramente i fan della saga, ma probabilmente poco competitivo rispetto ad altri personaggi ben più agili e scattanti.

    Starkiller (l’apprendista)

    Terzo personaggio proveniente dal mondo di Guerre Stellari (precisamente dal gioco Star Wars: The Force Unleashed, in uscita a settembre), Starkiller è sicuramente il meno carismatico dei tre per ovvie ragioni di fama, ma riesce comunque ad essere fascinoso per la sua posa a “spada invertita” e gli attacchi veloci e potenti in combinazione coi poteri della forza (come ad esempio un violento fulmine che copre grande distanza).
    Nonostante sia equipaggiato con la classica light saber, questo allievo di Darth Vader è sicuramente il personaggio proveniente dal mondo di George Lucas che riesce ad amalgamarsi meglio con il cast originale di Soul Calibur, soprattutto per le sue caratteristiche più intermedie.

    Algol

    Il nuovo cattivissimo di turno (il boss finale della modalità Storia) è anche un personaggio giocabile, sicuramente tra i più temibili grazie alla potenza di alcuni attacchi ed alla velocità di esecuzione di molte mosse: combo aeree e “fireballs” sono le sue armi più letali, connesse ai poteri delle due spade leggendarie che brandisce simultaneamente (sebbene si tratti di riproduzioni delle originali, equipaggiate da Nightmare e Siegfried). Forte ed agile, Algol rappresenta adeguatamente il concetto di “Boss” all’interno di un gioco, sebbene le sue caratteristiche lo rendano un poco sbilanciato (ma non imbattibile) se utilizzato da mani molto esperte.

    Hilde

    Graziosa fanciulla di ispirazione medioevale equipaggiata con pesante armatura, elmo ed una potentissima lancia per gli attacchi a distanza, oltre che da una corta spada per i confronti ravvicinati.
    Personaggio fascinoso e pieno di carisma non impiegherà molto per entrare nei cuori degli appassionati di Soul Calibur: potente e veloce al punto giusto, Hilde rappresenta il lottatore ideale che mancava nella serie, infatti col suo ottimo bilanciamento ed il suo stile innovativo si integra alla perfezione con il cast originale.


    Tutti gli altri personaggi hanno subito modifiche più o meno velate (sarebbe meglio dire perfezionamenti e raffinamenti) sia nella forma di alcune mosse che nell’esecuzione manuale di queste ultime, aumentando ulteriormente l’alto grado di bilanciamento che da sempre contraddistingue l’opera Namco-Bandai (con alcune familiari eccezioni).
    Per fare un esempio banale, Kilik col suo temibile bastone non è più così temibile, grazie ad alcune limitazioni imposte alla potenza e all’esecuzione di diversi colpi. Allo stesso modo Mitsurugi è stato leggermente rallentato (come del resto tutto il gioco, per aumentare il livello di tecnicismo) e depotenziato, mentre di alcune mosse sono state riviste le combinazioni di tasti, in modo da rendere più difficoltosa l'esecuzione.
    Dunque ogni personaggio presenta piccole correzioni atte a limitare il gap con tutti gli altri, sia esso stato in positivo o in negativo, rendendo il gioco ancor più equilibrato che in passato, con le poche eccezioni di cui abbiamo discusso.

    Puro piacere ludico

    Oltre al bilanciamento dei personaggi di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, sono numerose le innovazioni a livello del gameplay che rendono Soul Calibur 4 il miglior piacchiaduro in tre dimensioni disponibile attualmente sul mercato.
    Il già citato rallentamento dell’azione a suffragio del gioco tattico e tecnico è supportato da alcune mosse ed abilità che possono decretare la vittoria di un round con un solo micidiale colpo, un cosiddetto “critical hit”.
    Naturalmente per eseguire una mossa del genere non è sufficiente premere un pulsante, ma bisogna innanzitutto maturare una certa supremazia durante lo scontro ed inoltre essere rapidi e precisi nell’esecuzione, dato che un ottimo tempismo sarà necessario per cogliere il brevissimo momento in cui si può sferrare questo attacco: tutto ruota intorno alla cosiddetta “barra dell’anima”, che decresce quando vengono parati i colpi ed aumenta invece per ogni fendente a segno. Se si para un attacco potente o se uno di questi viene respinto da un “guard impact” (tecnica invariata rispetto a Soul Calibur 3, con le quattro possibilità di respinta), ci si trova nello stato di “anima infranta”, momento cruciale in cui si possono danneggiare le parti dell’equipaggiamento nemico fino a distruggerlo, colpendo ripetutamente la stessa locazione (sono presenti tre porzioni di equipaggiamento, rappresentate da tre barre distinte sotto al nome del combattente).
    Naturalmente distruggendo elmi, corpetti e via discorrendo si pone l’avversario in una posizione di svantaggio ed i danni inferti dai nostri colpi sono notevolmente maggiori: è proprio durante la fase di “anima infranta” che possiamo mettere a segno il fatale colpo critico, premendo contemporaneamente i quattro tasti di base o quello che fa riferimento alla loro pressione simultanea. Per eseguirla è necessario che la nostra barra dell’anima sia caricata al massimo (il blu diventa brillante) e quella avversaria diventi nera (essa resta tale solo per un brevissimo lasso di tempo). La possibilità di concludere i Round con i colpi critici non sono dunque alla portata di tutti, ed uno scontro fra combattenti esperti non vedrà probabilmente l'esecuzione di queste particolari finishing move (la cui realizzazione visiva è, sfortunatamente, discutibile nella maggior parte dei casi).

    Ma oltre alle nuove introduzioni, Soul Calibur resta il picchiaduro di sempre.
    Le numerosissime mosse a disposizione di ciascun personaggio, per esser “fatte proprie” dai giocatori necessitano di lunga pratica ed esercizio, dato che non tutte sono di facile esecuzione. Inoltre è praticamente impossibile diventare dei veri esperti nell'utilizzo di molti combattenti, proprio in virtù delle differenze nel controllo dei personaggi (alcuni sono più adatti ai neofiti, altri estremamente complessi da gestire) e nel loro stile di combattimento.
    Una interessante e ben nutrita modalità “allenamento” è stata come sempre inserita nel menù delle opzioni ed è caldamente consigliato provarla prima di gettarsi nella mischia. Questa è utilissima grazie alla dimostrazione delle mosse ed alla possibilità di impostare il “manichino” della cpu secondo i propri gusti: ad esempio è possibile richiedere attacchi in sequenza per imparare il tempismo dei “guard impact”, uno degli aspetti fondamentali nella giocabilità di Soul Calibur.
    Dal punto di vista del gameplay questa nuova opera Namco-Bandai rappresenta sicuramente il punto più alto raggiunto dai moderni picchiaduro in tre dimensioni; profondo, appagante, eccezionalmente divertente ma anche accessibile a tutti, una dote necessaria per imporsi anche nella nuova generazione di console, dove il genere sembra non essere mai decollato nonostante le buone prove di Dead Or Alive 4 e Virtua Fighter 5.
    Infine, un piccolo accenno sui due controller utilizzati per il nostro test, il sixaxis della Playstation 3 ed il pad ufficiale dell’Xbox 360: sebbene per questo titolo la soluzione migliore sia rappresentata da un joystick in classico modello arcade (con serie da 6/8 pulsanti in fila), i due joypad delle console next generation hanno superato a pieni voti il nostro test, anche se il per il pad Microsoft è consigliabile l’utilizzo della leva analogica (ingiocabile con la croce direzionale) mentre per il sixaxis quello della croce digitale, da sempre un’ottima compagna per gli amanti dei picchiaduro.

    Grafica, tecnica e stile

    Con l’avvento dell’alta definizione anche Soul Calibur non poteva mancare all’appuntamento con un sostanzioso make-up dal punto di vista audiovisivo, risultando naturalmente il capitolo della serie più bello e solido di sempre.
    Ciò che colpisce maggiormente sono le animazioni dei personaggi (uno dei punti di forza della serie), fluidissime e talmente belle da osservare che vien voglia di eseguire alcune mosse solo per ammirarne l’affascinante sequenza.
    Eccezionali anche i vari effetti particellari che accompagnano alcune mosse speciali e le conseguenze sul malcapitato avversario; assolutamente da vedere le saette ed i fulmini che scaturiscono dalle combinazioni più potenti in fascinosi raggi di luce blu.
    I personaggi, composti da una corposa mole di poligoni, sono adornati generalmente da ottime texture e da alcuni effetti di illuminazione e shader decisamente interessanti (superfici lucide in primis), tuttavia certi difetti sono legati ad errori già presenti nei capitoli passati, come inspiegabili compenetrazioni poligonali (i risultati peggiori si ottengono mixando alcuni oggetti nella modalità CaS, ma purtroppo il difetto è osservabile anche tra i personaggi principali).
    Alcune texture (soprattutto in certi stage) inoltre paiono di qualità nettamente inferiore ad altre donando un cosiddetto aspetto “slavato” poco piacevole rispetto ad altri dettagli, ma la qualità generale e la bontà visiva d’insieme restano sempre all’altezza, pur mostrando il fianco a qualche piccola critica.
    Suggestive, epiche o evocative, la maggior parte delle arene di gioco non si discostano dalle sensazioni cui la serie ci ha abituati, anche se alcune sembrano meno ispirate di altre ed un po’ povere di particolari.
    Naturalmente ci sono scorci decisamente attraenti, come il livello al tramonto con un gruppo di dodo (uccelli estinti) che foraggia nei pressi della battaglia, oppure lo stage finale molto suggestivo che artisticamente rappresenta per metà il potere della Soul Calibur (cristallo, ghiaccio) e per l’altra metà quello della Soul Edge (fuoco). Impossibile poi non citare poi le ambientazioni dedicate al mondo di Star Wars o lo stage in cui alcuni burattini realizzati ottimamente (e distruttibili) circondano tutta l’arena di gioco.
    Insomma, anche dal punto di vista grafico, nonostante qualche neo trascurabile, il titolo distribuito da Ubisoft si pone al vertice del proprio genere risultando sempre gradevole ed affascinante, pur non impressionando nel salto generazionale come fece un certo Dead Or Alive 3 ai tempi della prima Xbox.
    Dal punto di vista dello stile ci sono alcuni aspetti opinabili ma tutto deriva dall’origine nipponica del prodotto e dalla volontà di avvicinarsi molto alle opere manga: una scelta squisitamente artistica insomma, che può piacere come non piacere. Esemplificando, il primo costume di Astaroth manca totalmente di personalità e lo stesso accade con qualche altro personaggio, inoltre in questa nuova reincarnazione è stato posto ancor di più l’accento sul carattere “hentai” delle donzelle, sempre più prosperose (Ivy è sicuramente passata dal chirurgo estetico, non si spiega una tale maggiorazione!), discinte ed ammiccanti.
    La colonna sonora è composta da brani evocativi in linea con quelli delle passate versioni (sebbene il migliore da questo punto di vista resti ancora il primo Soul Blade, con ben tre bellissime musiche per ciascun personaggio), con alcuni pezzi assolutamente gustosi ed orecchiabili, altri anonimi e privi di mordente, ma per fortuna si tratta di eccezioni.
    Gli effetti sonori sono solidi e profondi; urla, dialoghi (è consigliabile impostare il giapponese come lingua per il parlato, molto più incisivo e d’effetto, sebbene sentire uno Yoda “nipponico” faccia uno strano effetto), ma soprattutto il rumore dei fendenti e delle armi che collidono sono realizzati magistralmente, in particolare se disponete di un consigliatissimo impianto dolby digital 5.1, l’unico modo per apprezzare appieno la profondità dell’audio.

    Multiplayer che passione

    Ogni esperto di Soul Calibur custodisce in un antro del proprio cuore lo scontro più epico, quello che ha generato maggiore soddisfazione e suspance, una vittoria sudatissima contro un avversario bravo, temibile e naturalmente umano!
    Il bello della serie targata Namco-Bandai risiede proprio nell’avvincente modalità per due giocatori, che finalmente si espande dal locale (ancora la migliore: non ha prezzo battere un amico seduto al proprio fianco) alle lungimiranti vette di internet, con le proprie classifiche, statistiche e naturalmente con il sorprendente livello di sfida che solo il gioco in rete può regalare.


    Questa modalità è strutturata secondo due tipologie di versus estremamente diverse ma legate tra loro: nella prima (versus special) si possono utilizzare i personaggi personalizzati con tutte le abilità e gli effetti dell’equipaggiamento derivanti dal CaS, nel secondo solo i personaggi originali senza poteri o modifiche di sorta (sicuramente sarà la più apprezzata dagli aficionados della serie).
    Naturalmente è possibile partecipare sia a partite classificate che a partite personalizzate, inoltre si può impostare una sorta di minitorneo per quattro giocatori, dove si gioca a “chi vince resta”; divertente, veloce e pratico.
    Nei nostri test (su Xbox Live) generalmente non abbiamo riscontrato fenomeni di latenza o di ritardo nella risposta ai comandi, ma anzi, con le connessioni migliori (il ping buono viene indicato col verde) gli scontri scorrevano fluidi e naturali come se si giocasse in locale: purtroppo con i giocatori d’oltreoceano i problemi di lag a volte sono piuttosto evidenti, ma basta evitare le stanze con ping rosso ed il problema è risolto.
    L’aggiunta della modalità multiplayer online è sicuramente uno degli aspetti più interessanti ed innovativi in questa versione di Soul Calibur e siamo sicuri che il titolo resterà per molto tempo in cima alla lista dei titoli più giocati, sia su Xbox Live che su Playstation Network, anche se non è dotato di lobby particolarmente ispirate (come per Dead or alive 4) o opzioni differenti dal semplice versus.

    Soul Calibur 4 Soul Calibur 4Versione Analizzata PlayStation 3Un roster rinnovato e perfezionato di oltre 31 personaggi giocabili, un gameplay ancor più profondo, equilibrato e divertente, un’enorme modalità Create a Soul con le sue sfaccettature da rpg, l’inserimento della modalità multiplayer online ed un aspetto tecnico al passo coi tempi. Tutto questo è Soul Calibur 4: uno sbalorditivo picchiaduro, qualunque sia la vostra console next-generation (le differenze tra le due versioni sono impercettibili, con un leggerissimo vantaggio Playstation 3 sul lato cosmetico). Asceso a punta di diamante per il genere dei beat’m up in tre dimensioni, questo Soul Calibur 4 rappresenta un obiettivo da raggiungere per tutti i concorrenti, grazie ad un gameplay semplicemente superbo.

    8.5

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