Space Hulk Tactics Recensione: battaglie a turni tra Insetti e Space Marine

Nonostante sia una trasposizione molto fedele del gioco da tavolo di Games Workshop, Space Hulk: Tactics mostra il fianco a molte criticità.

Space Hulk Tactics Recensione: battaglie a turni tra Insetti e Space Marine
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Se ci spingiamo ad esplorare i meandri dell'immenso macrocosmo di Warhammer 40.000 troviamo rivisitazioni piuttosto interessanti del classico gioco da tavolo, ma nessuna come Space Hulk si è dimostrata così fertile in quanto a rappresentazioni digitali. È dal 1993 che lo spin-off del board game di Games Workshop ha cercato di tradursi in pixel, l'ultima delle quali, Space Hulk: Deathwing, non è stata poi così brillante. Ma perché Space Hulk ha un così grande ascendente sui creatori di videogiochi? Il motivo sta fondamentalmente nella sua semplicità, nel regolamento snello ma diretto da riprodurre in qualsiasi forma. Ciò che però l'ha fatto assurgere a vero e proprio elemento di culto per una sostanziosa nicchia di appassionati è il suo modello di riferimento. Ispirandosi ad Aliens, di James Cameron, il creatore di Space Hulk, Richard Halliwell, ha avuto la geniale intuizione di associare l'estetica degli xenomorfi a quella di Warhammer 40.000.

    Nel gioco da tavolo si dà vita ad una competizione asimmetrica tra due giocatori: da una parte c'è una squadra di Terminator degli Space Marine, grossi omaccioni corazzati equipaggiati con letali strumenti mortiferi, dall'altra i Genestealers, insettoidi dotati di grande agilità e di artigli in grado di dilaniare anche la corazza più possente. Questa dicotomia tra le fazioni in gioco è l'aspetto ludicamente più interessante del board game e, di conseguenza, anche quello di Space Hulk: Tactics, il primo videogioco che punta a creare una riproposizione digitale quanto più fedele possibile al materiale originale. Cyanide (lo studio autore di Blood Bowl e Styx) si è concesso qualche rivisitazione, ma ha comunque cercato di reinterpretare il mood del gioco da tavolo senza eccessivi stravolgimenti. Il risultato, ve lo anticipiamo, non ci ha colpito più di tanto, eppure per chi è disposto a passare oltre la matassa di criticità, Space Hulk: Tactics potrebbe configurarsi come un valido esponente della strategia a turni.

    La fede è l'ultima difesa

    Lo Space Hulk è un immenso ammasso alla deriva nello spazio, composto da antichi relitti, rottami ed asteroidi. È una carcassa che cela antichissimi segreti e reliquie, ma anche minacciose mostruosità in agguato nei più remoti recessi.

    Il fascino del grimdarkSebbene tanti aspetti di Space Hulk: Tactics siano scarsamente rifiniti, non ci si può affatto lamentare della dimensione estetica. La fedeltà al materiale originale è indiscutibile, e la stessa maniera in cui son riprodotti gli angusti corridoi dei vascelli accalappiati dallo Space Hulk è encomiabile. Non solo: la lentezza e la goffaggine meccanica dei Terminator è trasmessa attraverso animazioni molto curate, sia quelle di movimento che quelle dedicate ai momenti più concitati. I Genestealer sgusciano invece tra i cunicoli delle mappe con una terrificante rapidità. Schizzano a destra e sinistra, si gettano sulle prede con eccezionale prodezza atletica e ne dilaniano le carni con rabbia famelica. Per vedere da ancor più vicino il buon livello di dettaglio offerto dal titolo di Cyanide, si può impostare anche una visuale in prima persona (a disposizione solo degli Space Marine) che non ha alcuna funzione ludica vera e propria.

    Solo i più valenti tra gli Space Marine, quelli che indossano le leggendarie armature Terminator, hanno il coraggio di penetrare nel dedalo di ferrame ed oscurità: in Space Hulk: Tactics la missione è stata affidata al capitano Ubaldo, leader di una piccola squadra di Angeli Sanguinari, che ha il compito di distruggerlo dall'interno. Il loro intervento è stato richiesto dal vicino pianeta Gorgonum, un mondo-forgia che sta per esser cancellato dall'impatto con l'immenso corpo spaziale. Alle richieste d'aiuto si è però aggiunta anche quella dell'infido Jost von Marburg, un inquisitore dell'Ordo Xenos che ha rivelato la presenza di Genestealer mutati geneticamente, e vuole l'aiuto degli Space Marine per recuperarne dei campioni. La storia, scritta in collaborazione con James Wallow della Black Library, è estremamente lineare e dalla scarsa ispirazione. Svolge una mera funzione di raccordo tra le diverse missioni (quattordici in tutto) della campagna degli Angeli Sanguinari, che in totale richiederà poco più di una decina d'ore per esser completata. Tuttavia, trascurando le sviste di sceneggiatura, la scrittura ha almeno il merito di corroborare un'atmosfera riuscita, la quale si prende di diritto il posto di reale protagonista della campagna.

    La modalità singleplayer di Space Hulk: Tactics alterna missioni sul campo e fasi di navigazione su una mappa molto stilizzata. Il giocatore può spostarsi nell'immenso relitto spaziale visitando vari punti di interesse: si possono recuperare dettagli narrativi e fare scelte (che incidono in maniera minore sull'assetto di alcuni scenari) oppure risorse di vario tipo utili per potenziare la nostra squadra. Muoversi ha però un costo: ogni passo fa crescere un indicatore di "rischio" che provoca diversi effetti spiacevoli. Capita che crollino dei tunnel impedendoci di tornare sui nostri passi, oppure che si attivino delle caselle trappola in cui siamo costretti a fronteggiare la minaccia dei Genestealer.

    Di solito questi passaggi sono i più tediosi, poiché gli sviluppatori hanno pensato di intervallare gli incarichi di rilievo con missioni secondarie molto ripetitive e scarsamente elaborate. Fortuna che con un po' d'accortezza e qualche sacrificio è possibile bypassare buona parte dei contenuti meno riusciti, ma evitarli del tutto è impossibile. Molto più gradevoli le missioni principali, dotate di una mappa più articolata ed obiettivi abbastanza differenziati. Rimane il fatto che la varietà non è uno dei punti forti di Space Hulk, eppure Cyanide si è sforzata per incrementare il numero di variabili in ogni partita.

    Son presenti ad esempio tre tipologie di mappa. Il primo tipo in cui ci s'imbatte è ispirato all'architettura di un vascello della marina dell'Imperium: angusto, oscuro, disseminato di sistemi di sicurezza come torrette Scorpion e piastre inceneritrici che distruggono le unità che ci sostano sopra per un turno. Le navi degli Orki sono un ammasso confuso di lamiere colorate che riflettono la mentalità caotica dei pelleverde: lì si possono trovare dei funghi velenosi che emettono spore capaci di render più difficoltosi i movimenti e barili esplosivi molto insidiosi. Gli interni delle astronavi Eldar sono i più puliti e luminosi, e sono ricchi di portali Warp ed anomalie dimensionali che permettono di ricollocare le unità in vari punti della mappa; sono perciò le arene più godibili e voraci di organizzazione strategica delle mosse.

    Tali particolarità sono una licenza poetica (e nemmeno l'unica) che il team di sviluppo si è preso nei confronti di altri aspetti del gioco da tavolo che invece son stati trasposti pedissequamente: le mappe seguono l'infrastruttura labirintina di quelle del board game e son per forza di cose poco elaborate e varie, anche in termini estetici. Il fatto che gran parte delle stanze abbia dimensioni contenute e sia intervallata da stretti corridoi e porte mette in luce l'importanza tattica degli spostamenti e del posizionamento degli uomini. I Terminator sono lenti e possono muovere solo pochi passi ogni turno, la loro goffaggine è tale che anche ruotare di novanta gradi costa punti azione (limitati per ogni unità). Vien da sé la grande importanza nell'eseguire manovre impeccabili e parsimoniose - quando possibile-, per evitare che la superiorità numerica dei Genestealer sovrasti le forze dell'Imperatore. La riproduzione della fazione degli Space Marine è dunque molto fedele a quella originale, con solo qualche piccola rivisitazione del regolamento che noteranno solo i più indefessi giocatori del gioco da tavolo. Il loro punto di forza è il combattimento a distanza, e per mantenere a debito distacco gli impuri xeno sfruttano un arsenale spaventosamente possente: requiem pesanti, cannoni al plasma (non presenti nel board game), lanciafiamme ma anche temerarie armi da mischia, quali martelli, spade a catena e magli da guerra. L'armamentario è relegato ai vari tipi di unità, le quali dispongono anche di abilità passive che è bene tener in considerazione nel corso dei match. La differenza tra le classi apre tuttavia la strada ad alcuni sbilanciamenti che si amplificano nella campagna giocatore singolo, laddove, grazie ad un basilare sistema di progressione, si riescono a realizzare combinazioni distruttive.

    La storia digitale di Space HulkSpace Hulk è un gioco da tavolo che ha uno storia molto lunga, in gran parte influenzata dal suo successo. Sappiate che dal 1989 sono state sviluppate diverse versioni - ora siamo alla quarta - e a partire dal 1993 sono arrivate molte trasposizioni digitali. La prima, targata Electronic Arts, arriva su MS-DOS, PC-98 e Amiga ed alterna una visuale tattica dall'alto ad una in prima persona. Il gioco riscuote un buon successo tra gli appassionati, soprattutto per via di un'atmosfera molto riuscita. Nel 1995 esce il seguito, sempre targato EA, chiamato Vengeance of the Blood Angels, questa volta su PC, PlayStation, Sega Saturn e 3DO. Nel 2005 esce una versione per telefono chiamata Warhammer: Space Hulk. Si tratta di una versione 1:1 (con moltissimi limiti tecnici) del gioco da tavolo che, per la prima volta, consente di controllare anche i Genestealer. Nel 2008 degli appassionati provano a realizzare la loro conversione del board game, ma incappano in dispute legali. Il risultato è NetHulk, un software freeware che riprende in maniera non ufficiale il regolamento di Space Hulk. Nel 2013 e nel 2014 lo studio danese Full Control ApS rilascia due digitalizzazioni del gioco da tavolo: Space Hulk e Space Hulk: Ascension, entrambi esclusivamente su PC. Nel 2016 i francesi di Streum On, con la collaborazione di Gav Thorpe, pubblicano su PC, PlayStation 4 e Xbox One uno sparatutto in prima persona ispirato a Left 4 Dead ed ambientato nell'universo di Space Hulk.

    Fortuna vuole che i moduli più "dannosi" per la calibrazione dei match vengano ottenuti solo alla fine della storia, come ricompensa per aver superato alcuni obiettivi secondari.

    La divergenza più vistosa tra lo Space Hulk digitale e quello cartaceo sta nell'introduzione di un sistema di carte (sia per gli Space Marine che per i Genestealer) che garantiscono all'utilizzatore vari tipi di bonus. I boost, che vanno dall'aumento percentuale del successo di un colpo a veri e propri upgrade permanenti ad una statistica, non possono esser giocati a piacimento: ogni casta costa infatti dei Punti Comando che vengono forniti in quantità limitata ad inizio turno (e sono una reinterpretazione di quelli presenti nel gioco da tavolo). Se una carta non ci serve possiamo scartarla - ma solo una volta per turno - per recuperare dei punti azione di squadra che sono distribuiti per tutti i membri del team e consentono ad ognuno di loro l'effettuazione di mosse aggiuntive. L'associazione tra un card game molto leggero e Space Hulk è un'idea che ci ha lasciato un po' insoddisfatti, non tanto perché va a minare i fragili equilibri tra ambedue gli schieramenti, quanto piuttosto perché non è concessa al giocatore alcuna possibilità di maneggiare il deck di carte (se non scambiando le unità a cui sono associate). C'è in ogni caso anche un aspetto positivo che questa nuova regola si trascina dietro: dovete sapere che Space Hulk è un gioco profondamente segnato dall'aleatorietà, ed avere dei modificatori che interferiscono con le bizze della dea bendata dà la sensazione d'aver maggior controllo sull'azione. I dadi son però gli unici strumenti che legiferano negli oscuri angoli dello Space Hulk, anche considerata la buona dose di tattica richiesta nel piazzamento delle forze e nella scelta delle carte da giocare. Il successo di un'azione dipende infatti da lanci consecutivi di d6, che ovviamente subiscono modificazioni in base alle casistiche o a particolarità della classe e dell'arma: bisogna mettersi il cuore in pace, dunque, perché anche con strategie impeccabili può capitare di veder infrangersi i sogni di gloria.

    Nonostante la rigida aderenza a regole di gioco cartacee Space Hulk: Tactics non è però un titolo impegnativo, tutt'altro. Il livello di sfida della campagna degli Angeli Sanguinari si attesta su bassi livelli, questo soprattutto per colpa di un'intelligenza artificiale non adeguata al compito che gli spetta. Nei panni dei Genestealer il computer dimostra una pavidità ingiustificabile, evidente soprattutto nelle prime missioni. Quando la CPU controlla gli Space Marine, la situazione migliora solo di poco. Perché mentre da una parte il computer adotta un atteggiamento troppo conservativo, dall'altro può capitare che si suicidi in maniera incredibilmente comica. Le tendenze masochistiche dei Soldati si sono tuttavia palesate in un numero abbastanza contenuto di casi, di conseguenza il livello di sfida della campagna con i Tiranidi è più stimolante. Purtroppo la natura secondaria di questa seconda storyline si fa vedere fin da subito: le missioni sono "solo" nove e distribuite in una struttura per lo più lineare.

    Chi sono i Genestealer?I Genestealer appaiono per la prima volta in Warhammer 40.000: Rogue Trader, la primissima edizione del 1987. Al tempo erano visti come una specie di alieni indipendente, non direttamente collegata alla fazione dei Tiranidi (di cui ora fanno parte). La loro notorietà diviene via via sempre più grande con la pubblicazione, nel 1989, della prima edizione di Space Hulk, dove svolgevano il ruolo di principali antagonisti dei Terminator. Più tardi si è scoperto che i Genestealer sono delle truppe d'assalto che precedono le enormi flotte alveare dei Tiranidi: la loro forza superiore a quella dei loro fratelli li rende strumenti necessari per penetrare le difese planetarie e diffondere scompiglio ed infestazioni. La prima tipologia di Genestealer che di solito approda sul pianeta bersaglio della flotta Tiranide è il Broodlord, un mostro decisamente più grosso e pericoloso dei suoi simili, capace di emanare forti interferenze psioniche.

    Nel corso dell'avventura veniamo accompagnati dalla voce narrante dell'inquisitore Jost von Marburg che ripercorre le vicende degli Ultramarine, dei Dark Angels e dei Lupi Siderali, che prima degli Angeli Sanguinari avevano provato a spingersi nei recessi dello Space Hulk. Anche i Genestealer possono fare affidamento ad un deck di carte potenziabile, ma le loro specificità sono in qualche modo antitetiche a quelle dei colossali Terminator. I viscidi insettoidi sono rapidi ed agili, hanno più punti azione e possono essere schierati senza limiti al numero dopo ogni turno. L'unica loro debolezza è che non possono utilizzare nient'altro che fauci ed artigli per sottomettere i loro nemici, e quindi son costretti ad avvicinarsi e a cadere spesso vittima di bolge di proiettili. Per giocare dalla parte dei Genestealer bisogna abbandonare le logiche difensive degli uomini ed abbracciare tattiche aggressive e, perché no, anche suicide quando serve. Sacrificare le proprie unità può infatti costringere l'avversario a spendere preziose munizioni e lasciarlo così scoperto a futuri assalti. Il punto di forza di questa fazione è anche quello di poter schierare dei "blip", delle interferenze radar che possono contenere da zero (dei diversivi) a tre unità: solo il giocatore che li controlla ne conosce i dettagli e può decidere quando svelarli. Le unità non si limitano, però, ai semplici Genestealer: in contrasto con il gioco da tavolo Cyanide ha introdotto dei mostri "biomorfi" con diverse caratteristiche. Per via di tanti aspetti da tenere in debita considerazione, giocare dalla parte degli aggressori è sicuramente più impegnativo, ma è anche una novità per quanto riguarda le trasposizioni digitali di Space Hulk.

    Battaglie in multigiocatore

    Space Hulk: Tactics trova la sua dimensione ideale nelle schermaglie multigiocatore: lì, senza un'intelligenza artificiale gravemente compromessa, gli scontri si fanno più avvincenti. Le poche differenze tra multiplayer e giocatore singolo riguardano il numero e la tipologia di carte disponibili nel deck e la necessità di completare i turni entro un limite di tempo (regola mutuata dal gioco da tavolo, ma che in questo caso riguarda anche i Genestealer). Le numerose mappe ufficiali disponibili e la presenza di una modalità classificata rende sulla carta l'offerta di Cyanide ottima per chi preferisce dedicarsi all'aspetto competitivo. La realtà è che per ora i server sembrano deserti - per trovare una partita ci vogliono dai cinque ai venti minuti - e ci sono alcune sviste abbastanza grossolane.

    In primis il bilanciamento non ci sembra così impeccabile e fluttua tra favorire in maniera plateale una fazione per poi sfavorirla in base alla mappa scelta. In una delle arene ci sono poi gli obiettivi di vittoria invertiti (no, non stiamo scherzando), quindi può essere un grosso problema qualora vi capiti durante il matchmaking. In generale è l'intera produzione a difettare di cura per i dettagli ludici, ma nel multiplayer questo pesa davvero tanto. Aggiungiamo infine che grazie ad un tool per la creazione delle mappe, piuttosto semplicistico, viene data la possibilità di erigere nuovi scenari da dare in pasto poi agli utenti, che possono giocarli insieme ad un'altra persona o con l'intelligenza artificiale.

    Space Hulk Tactics Space Hulk TacticsVersione Analizzata PCSpace Hulk: Tactics è forse l’unico gioco ispirato al tabletop di Games Workshop a riprodurre in maniera piuttosto fedele e completa il materiale di riferimento. Paga però tutti i limiti del regolamento originale, estremamente suggestionato dalle bizze della sorte, e quelli strutturali, che possiamo riassumere in una cronica mancanza di varietà. A questo aggiunge di tasca sua altri elementi che non sempre funzionano: un sistema di carte che non è stato sfruttato abbastanza bene, fazioni non calibrate alla perfezione ed un’intelligenza artificiale che prende cantonate ingiustificabili, tali da pregiudicare molto del divertimento delle campagne a singolo giocatore. La semi desertificazione dei server multiplayer chiude il quadro su una produzione valida dal punto di vista della fedeltà e dell’estetica, ma abbastanza carente in ogni altro aspetto.

    6.3

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