Recensione Spec Ops: The Line

Dubai come non l'avete mai vista

Spec Ops: The Line
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Innovazione e shooter sono due parole che, da ben più di qualche anno, non vanno più d'accordo. E' sostanzialmente impossibile realizzare uno sparatutto -che sia in terza o prima persona- innovativo, a meno di non esser pronti a rischiare il tutto per tutto, magari con l'appoggio di cifre a sei zeri. Ma siccome produrre FPS e TPS "tutti uguali", in buona sostanza, funziona, ecco il mercato affollarsi di produzioni che da una parte strizzano l'occhio a Gears of War (e come dargli torto) e dall'altra a CoD/Halo/Battlefield. Chiaramente non si tratta di copie spudorate ma di videogames che "traggono ispirazione" dai capisaldi del genere d'appartenenza, recuperando l'ossatura di base per poi aggiungere quel "tocco personalizzato" che -sperano- attirerà il grande pubblico e i favori della critica.
    Ragionamento analogo devono averlo fatto i ragazzi di Yager Development, team teutonico responsabile dell'imminente Spec Ops: The Line. Presentandosi, nelle dinamiche basiche, come uno shooter in terza persona dalle caratteristiche piuttosto familiari, il titolo tenta infatti di differenziarsi ponendo l'accento sul coinvolgimento garantito da uno storytelling maturo e da un'ambientazione protagonista tanto quanto l'alter ego del quale ci troveremo al comando. Scelte non certo innovative in senso stretto, ma capaci tuttavia, almeno in Spec Ops, di creare un'amalgama -unitamente al gameplay- molto interessante e capace di elevare la produzione.
    Andiamo dunque ad osservare nel dettaglio pregi e difetti di uno dei pochi titolo che caratterizzerà quest'arida estate videoludica. Ricordiamo infatti che Spec Ops: The Line sarà disponibile per PC, Xbox 360 e Playstation 3 a partire dal 29 Giugno.

    Uomini d’onore

    L'incipit narrativo di Spec Ops: The Line, come spesso accade, prende il via con una catastrofe. Non si tratta, tuttavia, di un'apocalisse atomica o una guerra causata dall'ingordigia umana, bensì della ribellione della natura - più precisamente del deserto. In un non precisato futuro Dubai viene letteralmente inghiottita da una serie di inimmaginabili tempeste di sabbia, che sommergono l'intera città (salvo i grattacieli più imponenti) senza dare scampo ai suoi abitanti. L'esercito americano si mobilita inviando diversi deu suoi ranghi a prestare soccorso ai sopravvissuti, nel tentativo di portarli in salvo. La situazione precipita ulteriormente: vere e proprie bande di sciacalli imperversano in ogni dove: la fame e la sete non fanno prigionieri ed attanagliano la psiche della gente, alimentando conflitti intestini rei soltanto d'incrementare il numero di cadaveri. La situazione è talmente irrecuperabile che il Pentagono decide di abbandonare l'area, portando via quanti più civili possibile.

    "Tra una sparatoria e l'altra sperimenteremo meccaniche la cui solidità sarà garantita da un convincente feeling delle bocche da fuoco e dalla funzionalità del già citato cover system che, pur non raggiungedo i livelli d'eccellenza della produzione Epic, sarà perfettamente in grado di svolgere il suo dovere"

    Un uomo e il suo battaglione, spinti forse da un impeto di coraggio forse da qualcos'altro, decidono tuttavia di restare - per difendere la gente e ricercare disperatamente la salvezza per una metropoli precipitata dritta all'inferno. Qualche mese più tardi del colonnello John Konrad e del suo 33° Battaglione Fanteria non si ha più notizia. Un eroe nazionale Konrad - un uomo che merita di essere cercato e recuperato. Per questo motivo il comando degli Stati Uniti decide di mandare sul campo, in una missione di disperato soccorso, la squadra Alpha della Delta Force: soldati addestrati a cavarsela nelle peggiori situazioni. A capitanarla Martin Walker (nostro alter-ego nell'avventura), comandante con diverse missioni alle spalle ed una particolare riconoscenza verso Konrad, reo d'avergli salvato la vita in Afghanistan. Sotto di lui Lugo, tiratore scelto dalla battuta facile, e Walker, tipico afro-americano dedito agli armamenti pesanti.
    I tre temerari si troveranno presto a fare i conti con una situazione alquanto inaspettata: una città profondamente mutata, privata di qualsiasi connotazione umana e, come si diceva, sbattuta sulle rive dello Stige. Ma oltre alla sabbia i nostri dovranno affrontare un pericolo ben più subdolo: l'uomo. I primi cadaveri del 33esimo fanno subito capire che qualcosa non torna; qualche fugace trasmissione radio parla del colonnello Konrad, apparentemente ancora in vita e "a capo" di non si sa bene (almeno all'inizio) cosa. Forze ribelli si sono inoltre organizzate in loco per dare il benservito alle truppe dell'esercito americano che, evidentemente, devono aver combinato qualcosa di non troppo simpatico agli autoctoni. Una situazione psicologicamente e fisicamente al limite, che comprenderemo nel suo terribile insieme solo col prosieguo dell'avventura.
    Dopo un inizio un pò contrito, ma condito da battute d'ogni genere e cameratismo d'ordinanza, insomma, la vicenda si farà via via più cruda e cupa e verremo letteralmente colpiti allo stomaco dalla brutalità di alcuni sviluppi, caratterizzati ad hoc per atterrire il giocatore. La maturità della vicenda, considerando la media degli shooter di questa generazione, è davvero sorprendente: lo script toccherà molti dei "punti caldi" dell'azione militare al di fuori dei confini della propria nazione, mettendo sulla tavola lautamente imbandita da Yager Development temi come onore, coraggio e rispetto, e ponendo alle volte la scelta allo stesso giocatore. Qualche bivio servirà infatti ad indicare ai nostri la strada verso un finale comunque unico, per giungere al quale, in ogni caso, potremo percorrere un paio di strade leggermente differenti. A cambiare, più che altro, sarà l'approccio psicologico alla battaglia, appesantito o meno rispetto alle decisione prese. Un approccio se vogliamo leggermente differente dalla massa, che poggia anche sulla più che discreta caratterizzazione dei protagonisti - caratterialmente ben delineati e coadiuvati anche da un doppiaggio italiano di buona fattura.
    La vicenda, insomma, si lascia lautamente gustare, benché la durata effettiva dell'avventura non sia esattamente il punto di forza della produzione. Con circa otto ore all'attivo quella di Spec Ops: The Line vi sembrerà una campagna lunga un respiro, considerando anche la scorrevolezza del plot, assolutamente organico e sufficentemente articolato - senza strani tagli, chiusure improvvise o incongruenze di sorta. Per quanto la trama possa dirsi apprezzabile, dunque, non ci sentiamo di promuovere a pieni voti il reparto narrativo: con premesse di questo tipo si sarebbe sicuramente potuto (e dovuto) fare di più - articolando maggiormente le vicende e puntando su qualche colpo di scena più incisivo: forse la più grande mancanza in The Line. Bisogna tuttavia fare un plauso agli sceneggiatori che, se non altro, dimostrano di aver sempre avuto ben chiare le idee, senza sbilanciarsi in arzigogolati intrecci inestricabili nel tempo prestabilito.

    Sabbia

    Sin dalla prima presentazione Spec Ops: The Line doveva essere uno shooter a suo modo rivoluzionario, in grado di prendere meccaniche di terraforming alla Fracture e portarle nella dimensioe desertica di Dubai. Voragini improvvise, slavine di sabbia e diverse possibilità d'interazione ambientale avrebbero dovuto permettere al dev team di creare situazioni continuamente differenti per il giocatore, facendogli sperimentare anche una certa libertà d'azione. Il progetto, tuttavia, è stato più volte rivisto e ridimensionato, rischiando persino la cancellazione. Il risultato finale è un Third Person Shooter abbastanza canonico, per quanto l'esserlo non sia necessariamente aspetto negativo (anzi). Ci troveremo dunque al cospetto di una struttura molto simile a quella del più volte citato Gears of War, con tanto di sistema di coperture restaurato ad hoc.

    "Con circa otto ore all'attivo quella di Spec Ops: The Line vi sembrerà una campagna lunga un respiro, considerando anche la scorrevolezza del plot, assolutamente organico e sufficentemente articolato"

    Tra una sparatoria e l'altra sperimenteremo meccaniche la cui solidità sarà garantita da un convincente feeling delle bocche da fuoco e dalla funzionalità del già citato cover system che, pur non raggiungedo i livelli d'eccellenza della produzione Epic, sarà perfettamente in grado di svolgere il suo dovere. A dar man forte a tale struttura un sistema di controllo piuttosto classico, con i grilletti adibiti alla mira ed al fuoco, i dorsali legati al lancio delle granate ed i front button sfruttati per entrare ed uscire dalle coperture, sfruttare l'attacco melee da vicino e cambiare rapidamente arma. In situazioni particolari, o mantenendovi la pressione, i bumper serviranno anche ad impartire semplici ordini alla propria squadra. Nell'ordine potrete suggerire il lancio di una flashbang per stordire i nemici o indicare un bersagli da tenere sottotiro, magari per levare al protagonista le grane di un pesante fuoco di soppressione e permettergli di far fuori bersagli più comodi. Per quanto marginali queste "opzioni tattiche" si sono rivelate piuttosto utili nel corso dell'avventura, soprattutto alla luce di una sempre massiccia presenza d'avversari. Gli stessi, grazie ad una programmazione decente degli algoritmi legati all'IA, sono stati più volte in grado di sorprenderci, sfruttando soprattutto le peculiarità ambientali per attuare semplici strategie. Ed è proprio il level design a rappresentare forse l'apice della produzione Yager, nonché uno dei motivi che vi spingeranno a sfruttare maggiormente le opzioni "di squadra" (oltre all'achievement/trofeo ad esse collegato). In questo caso il dev team si è dato particolarmente da fare, mettendo in campo zone di guerra caratterizzate da strutturazione (tra dislivelli, ostacoli, passaggi esterno-interno...) sempre piuttosto varia ed in grado di rendere ogni scontro potenzialmente unico. Una discreta mano, da questo punto di vista, viene offerta anche dalla dotazione: sufficentemente differenziata. Il palcoscenico scricchiola leggermente se andiamo però ad analizzare la conformazione delle progressione stessa - eccessivamente lineare. Anche a fronte dei bivi narrativi già descritti la nostra squadra difficilmente (un paio di volte in tutto) prenderà strade fisicamente diverse portandoci ad esplorare zone differenti. Il team ha preferito concentrarsi su altri aspetti, inserendo perciò l'avanzamento nell'avventura all'interno di binari piuttosto ristretti: una decisione che non ci ha convinti del tutto, soprattutto per le potenzialità di un ambiente tanto vasto e ricco di particolari come quello di Dubai. Da non sottovalutare poi l'impatto negativo (seppur non così pesante) che questa progressione in linea retta avrà sicuramente su una parte dei giocatori, alle prese, esclusivamente da questo punto di vista, con un videogioco per nulla permissivo.

    Riguardo alla libertà, infatti, Yager Development ha preferito puntare verso la già citata sabbia, pur dovendone ridimensionare le peculiarità. Ad aprirsi sotto i nostri piedi ci saranno sempre voragini, ma in punti ben predefiniti ed adeguatamente scriptati della progressione; saremo in grado di sfruttare la sabbia per colpire il nemico, sfasciando vetri ed aprendo varchi qua e là, ma, ancora una volta, quasi solamente dove i programmatori lo hanno stabilito. In buona parte dei casi sarà la stessa progressione a richiederci di farlo, "suggerendoci" di sparare in questo o quel punto per eliminare in un sol colpo un gruppo di nemici ed aprirci allo stesso tempo la strada verso l'esterno. Una presa di posizione non da poco quella degli sviluppatori, che imbriglia anche in questo caso il giocatore in un andamento strettamente coscritto. Considerando il numero di situazioni rapportato alla durata non eccessiva dell'avventura, questa linerità non appare in ogni caso come un grosso handicap per la godibilità e la fruibilità della campagna, che rimane in grado di mantenere il giocatore saldamente incollato allo schermo, pur senza ambire alle velleità tipiche dei titoli tripla A.
    Come ogni shooter che si possa definire tale in questa generazione, anche Spec Ops: The Line presenta un nutrito comparto multiplayer, in grado di unire modalità cooperativa e competitiva. Per quel che concerne la prima saremo impegnati in quattro missioni appositamente pensate con location tratte però dalla campagna single player. La modalità verrà rilasciata pochi giorni dopo il day one tramite DLC gratuito e, momentaneamente, è stata presentata e provata soltanto nel corso del recente E3 (clicca qui per leggerne il resoconto). Ben diverso il discorso competitivo, con diverse modalità che ricordano i vari deathmatch (e deatmatch a squadre), cattura la bandiera e king of the hill. In questo caso però il team ha pensato di inserire diversi spunti in più legati alla sabbia, che si rivelerà indispensabile per mettere in difficoltà gli avversari. Anche in questo caso le location saranno liberamente tratte dalla campagna single player ma arricchite da elementi interattivi in grado di mettere in gioco l'elemento naturale di cui sopra. Non mancheranno, naturalmente, avatar personalizzabili e potenziamenti da sbloccare per la dotazione bellica.

    Unreal Engine....again!

    Come molte produzioni del genere anche The Line è stato modellato attorno allo sfruttatissimo Unreal Engine 3. Il risultato a schermo si lascia apprezzare, restituendo soprattutto una modellazione poligonale di ottimo livello con protagonisti e comprimari ottimamente particolareggiati. Particolarmente ben riuscita la modellazione facciale, ricca di dettagli ed in grado di restituire un feeling davvero genuino per ciascuno degli attori digitali. Non sempre perfette, invece, le animazioni, che mostrano di tanto in tanto una certa legnosità ed in qualche frangente sembrano colpevolmente mancare di qualche frame di collegamento, risultando leggermente innaturali. L'azione, in ogni caso, scorrerà fluida (nessun calo di frame rate anche nelle situazioni più concitate) e problematiche di questa tipologia si riscontreranno soprattutto quando avremo a che fare con il sistema di coperture.
    Per quanto la texturizzazione ambientale non sia sempre perfetta, poi, l'impatto visivo riesce quasi sempre ad impressionare - complice il fascino intrinseco della location (accuratamente modellata) e la "presenza scenica" dell'aspetto catastrofico, capace di catturare l'attenzione del giocatore in moltissime occasioni. Il team, da questo punto di vista, è stato intelligentemente in grado d'inserire interessanti spunti registici per mantenere sempre alta la tensione. Ecco dunque spiegate le molte sessioni dialogiche in cui avremo sì il controllo dell'alter-ego ma potremo solamente camminare pian piano in modo da non perdere nemmeno un istante di quanto starà accadendo attorno a noi. Regia e fotografia ben si sposano insomma per sottolineare la drammaticità della vicenda, unendo la desolazione lasciata dai conflitti interni e dalla sabbia al bellissimo skyline di Dubai, che durante la vicenda verrà più volte messo in primo piano.
    Un comparto tecnico convincente ed accattivante che non viene però sorretto adeguatamente dalla controparte sonora. Ci troviamo in questo caso di fronte ad una realizzazione piuttosto altalenante, che mette insieme un ottimo doppiaggio italiano ad una campionatura ambientale non sempre convincente. Parliamo, in particolare, delle molte bocche da fuoco presenti, incapaci di restituire quel "feeling sonoro" che apprezziamo invece in titolo più blasonati e, da questo punto di vista, più curati.

    Spec Ops: The Line Spec Ops: The LineVersione Analizzata Xbox 360Spec Ops: The Line, pur non presentandosi come titolo tripla A, ci ha positivamente stupito. Eccezzion fatta per qualche piccola imprecisione qua e la all’interno delle meccaniche ludiche non si può imputare nulla alla produzione Yager: il gameplay risulta per la maggior parte del tempo solido ed efficace e la narrazione ben confezionata ed adatta a sostenerlo. Visivamente, come abbiamo visto, il titolo si difende piuttosto bene ed a mancare, in sostanza, è quel pizzico di varietà in più che ci si aspettava dalle dichiarazioni del dev team riguardo alla malleabilità del level design. Con l’unico vero difetto della durata The Line riesce dunque ad imporsi come videogioco di buona fattura, proponendosi come un titolo godibile e ben realizzato in questa Estate quasi totalmente priva di uscite di valore.

    8

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