
Spellbreak Recensione: un Battle Royale a colpi di magia
A tu per tu con l'ambizioso gioco multiplayer di Proletariat che spera di elevarsi al di sopra della concorrenza dei Battle Royale a suon di magie.
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Davide Falconero Persiani
Disponibile perPc
PS4
Xbox One
Xbox One X
PS4 Pro
Non è certo un mistero che il panorama dei battle royale sia ormai saturo e popolato da più free to play di quanti gran parte dei giocatori siano in grado di seguire con una certa regolarità, eppure questo non ha in alcun modo scoraggiato i ragazzi di Proletariat a lanciarsi nella mischia con Spellbreak, titolo che potremmo definire come "la risposta magica" a Fortnite e ai suoi tanti fratelli. Parliamo infatti di un titolo che propone un'interessante rilettura delle caratteristiche tipiche dei più noti battle royale in circolazione proprio attraverso un gameplay fondato sull'uso delle arti magiche, e questo, possiamo anticiparvelo, garantirà agli appassionati del genere un'esperienza familiare ma al tempo stesso ricca di spunti interessanti. Siamo dunque di fronte a una produzione destinata a un grande successo?
I guanti del potere
L'idea alla base di Spellbreak è molto semplice e, come impone la tradizione dei battle royale, si fonda ovviamente sulla sopravvivenza ad ogni costo: cinquanta maghi vengono proiettati all'interno di un territorio il cui spazio vitale si riduce progressivamente e l'obiettivo, che ci si trovi a combattere da soli o in squadra, è sempre quello di imporsi come unici sopravvissuti di una lotta senza esclusione di colpi. Un concept semplice, che ormai anche i più giovani conoscono alla perfezione, ma che in Spellbreak viene proposto attraverso interessanti rielaborazioni strutturali fondate, come anticipato poco fa, proprio sull'uso della magia.

Scegliendo tra sei classi differenti, ciascuna caratterizzata da specifiche caratteristiche che possono essere peraltro potenziate nel tempo attraverso un canonico sistema di progressione, è infatti possibile approcciarsi ai combattimenti in maniera sempre diversa, capitalizzando sull'uso di arti magiche uniche ed originali che vanno dal fuoco al ghiaccio, senza dimenticare ovviamente il veleno o l'elettricità, ciascuna delle quali permetterà di accedere a specifiche resistenze e arti magiche.
La scelta della propria magia dominante andrà a condizionare profondamente lo stile di gioco da adottare in battaglia, ma la possibilità di personalizzare il proprio avatar non finirà qui, visto che sarà possibile attivare anche speciali talenti (la maggior parte dei quali sbloccabili attraverso la progressione ingame) in grado di garantire la massima libertà in termini di approccio alle sfide.
Insomma, com'è facile intuire Spellbreak concede dunque parecchia libertà per sviluppare il proprio mago ideale, e questo soprattutto in virtù del fatto che, una volta in partita, è anche possibile equipaggiare una seconda classe magica attraverso appositi guanti (intercambiabili a piacimento e potenziabili, un po' come accade con le armi di Hyperscape per intenderci), raddoppiando e portando dunque a quattro il numero massimo degli incantesimi utilizzabili. E questo ci conduce a una delle peculiarità più interessanti dell'intera produzione ovvero i rapporti di forza tra tipologie di magie, aspetto che può essere sfruttato a proprio vantaggio andando a combinare gli effetti distruttivi dei propri incantesimi per infliggere danni apocalittici sui nemici di turno - anche in gruppo - ma soprattutto per disinnescare le potenzialità di molti attacchi che gli avversari potrebbero tentare di scatenare contro di voi.
Complice un tutorial che non ne fa alcun accenno, molti potrebbero comprendere questo elemento dell'esperienza solo dopo alcune ore ma sappiate che, a conti fatti, sarà davvero imprescindibile ai fini della vostra sopravvivenza. Il nostro consiglio, soprattutto in virtù di un bilanciamento che allo stato attuale rende alcune tipologie di incantesimi decisamente più efficaci rispetto ad altre è dunque quello di sperimentare il più possibile sin dalle primissime partite, focalizzandovi su combinazioni diverse, sia in chiave offensiva ma soprattutto difensiva, piuttosto che sulla ricerca ossessiva di una vittoria che probabilmente stenterà ad arrivare prima che abbiate compreso alla perfezione le leggi che regolano l'universo di Spellbreak.
Il vero problema, almeno in questa primissima fase, riguarda però il matchmaking, che non ci è sembrato tenere in particolare considerazione il livello dei giocatori durante la fase di abbinamento. Sin dalle primissime sfide capita infatti molto spesso di ritrovarsi a dover combattere contro dei veri esperti del prodotto, motivo per cui ci sentiamo di consigliarvi, almeno per le prime ore, di dedicarvi quasi esclusivamente a battaglie a squadre, cercando di trarre il massimo anche e soprattutto dai vostri compagni di squadra. Vi stupirete di quanto osservare chi combatterà al vostro fianco potrà esservi utile per evitare un'infinità di piccoli, trascurabili errori.
Facile da giocare ma difficile da padroneggiare
Ciò che differenzia Spellbreak da altri esponenti della categoria è inoltre il suo maggior dinamismo: complice anche la possibilità di ricorrere a una temporanea levitazione, i personaggi denotano una mobilità estremamente marcata che, unita al costante utilizzo degli incantesimi sia in fase difensiva che offensiva, rende ogni scontro molto più frenetico di quanto fosse lecito attendersi.
Pad alla mano, che si tratti di esplorare o combattere, tutto risulta infatti molto semplice e accessibile, ma non lasciate che questo vi induca a pensare che il mondo di Spellbreak sia alla portata di chiunque, perché ottenere il successo richiederà parecchio allenamento e anche un pizzico di fortuna, come in qualsiasi altro battle royale che si rispetti.
E se a questo aggiungiamo anche la possibilità di recuperare sul campo di battaglia diversi oggetti utili al proprio progressivo potenziamento, come degli stivali per accrescere la propria velocità di movimento, o di equipaggiare rune in grado di darvi ulteriori variabili tattiche soprattutto nelle fasi più concitate di gioco, è facile intuire quanto le fasi finali di ogni battle royale possano brillare per un dinamismo davvero estremo.
La ricerca di equipaggiamenti sempre migliori sarà dunque un'assoluta priorità nel corso di ogni partita, ma non lasciate che questo vi porti ad abbassare la guardia perché i vostri nemici saranno pronti a colpirvi in ogni momento.
A tal proposito la scelta di proporre sfide aperte a un massimo di 50 partecipanti, anziché i canonici 100 che si vedono nella stragrande maggioranza dei battle royale in circolazione, si è inoltre rivelata particolarmente gradita in quanto fondamentale per accrescere la componente strategica alla base dell'esperienza.

In virtù di una minor densità di giocatori, le fasi iniziali di ogni sfida non denotano infatti il tipico caos che di solito contraddistingue questo genere di produzioni, dando così l'opportunità ai giocatori (specie se in squadra) di pianificare le proprie strategie con maggior cura per puntare alla vittoria con un pizzico di lucidità in più. Gli irriducibili dei battle royale potrebbero forse non apprezzare i ritmi più compassati che caratterizzano i primi minuti delle sfide proposte da Spellbreak, ma a conti fatti non abbiamo potuto fare a meno di constatarne gli effetti positivi sulla qualità delle singole sfide.
Tecnicamente parlando, infine, Spellbreak propone una realizzazione senza infamia e senza lode, attestandosi su standard complessivamente discreti in cui l'uso accennato del cell shading si rivela tuttavia piuttosto utile ad accrescere l'intensità di un'atmosfera altrimenti abbastanza anonima. I modelli dei personaggi, così come la stessa ambientazione all'interno della quale ci si trova a combattere non garantiscono infatti chissà quale colpo d'occhio, ma lo stesso non può fortunatamente dirsi per l'effettistica legata all'uso dei vari incantesimi, pregevolissima soprattutto nei momenti in cui magie di natura contrapposta si scontrano in appariscenti esplosioni di energia.
SpellbreakVersione Analizzata Xbox OneSpellbreak si dimostra dunque un titolo promettente ma dal potenziale ancora in parte inespresso, sebbene la decisione di puntare sul cross play e sulla cross progression sin dal debutto sia assolutamente degna di un convinto plauso. Le premesse sono infatti molto interessanti, così come una componente magica che in un contesto battle royale aggiunge parecchi risvolti interessanti in termini di puro gameplay, ma sarà necessario ancora parecchio lavoro in termini di bilanciamento delle classi e puro matchmaking per permettere a Spellbreak di elevarsi al di sopra dei suoi più diretti concorrenti e, chissà, magari addirittura provare a puntare alla vetta del genere. Per ora ci sentiamo dunque di promuovere il prodotto con una certa convinzione, auspicando però che i chiari margini di miglioramento evidenziati già in questa fase preliminare dello sviluppo possano essere adeguatamente sfruttati nel corso dei prossimi mesi.
7.5
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