Splinter Cell Double Agent: recensione della versione PS2

Stealth on Ps2

Splinter Cell Double Agent: recensione della versione PS2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • DS
  • Xbox
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • Pc
  • Psp
  • È ora di fare il cattivo... o forse no?

    Sono passai ormai diversi anni da quando abbiamo avuto modo di conoscere Sam Fisher, l’agente stealth nato dalla mente del mai pago Tom Clancy. Approdata inizialmente su Xbox, come ennesima prova di forza dell’hw Microsoft, la serie si è estesa alle altre console (portatili compresi) sviluppandosi in 3 capitoli, ognuno tratto da un romanzo dell’autore.
    Uscito il quarto romanzo, non poteva mancare la trasposizione videoldica in due versioni ben distinte, per quanto portino lo stesso nome.
    “Sprinter Cell: Double Agent” si presenta infatti in versione next-gen su Xbox 360 e in un’edizione rivisitata per le console in vista di pensionamento: quello che molti non sanno, infatti, è che i due giochi sono radicalmente diversi... non solo per la grafica.
    La versione che esaminiamo in questa recensione (quella Ps2) offre infatti livelli differenti e una narrazione che fa luce su molti dettagli della trama forse affrontati precipitosamente nella versione 360... compreso il finale.

    Portafogli, chiavi, cellulare...ehi, dov’è la minicamera?

    Chi già conosce la serie saprà benissimo cosa attendersi da questo quarto capitolo, mentre chi si appresta per la prima volta a impersonare Sam si troverà di fronte a un gioco puramente stealth, dove è d’obbligo muoversi nell’ombra, non fare rumore ed essere precisi al millesimo in quello che si fa per non attirare l’attenzione.
    Messa così può sembrare difficile, ma alla Ubi hanno ben pensato di realizzare un primo, lungo, livello di gioco che guida il giocatore passo passo mostrando con dei filmati “quasi interattivi” tutte le abilità di Sam e l’uso degli strumenti a sua disposizione.
    Quasi interattivi perché in questi filmati si prosegue solo premendo il tasto relativo all’azione presa in esame, rendendo ancora più immediato apprendere ogni mossa degna del miglior agente segreto.
    Già, agente segreto: e come tale non mancano miriadi di gadget da sfruttare a dovere, come i diversi visori che permetteranno di vedere al buio, visualizzare le fonti di calore e indicare la presenza di campi elettrici.
    Non mancano ovviamente, nelle armi in dotazione, accessori come la minicam (indispensabile per “sbirciare” dietro gli angoli), i proiettili elettrici per stordire i nemici e un comodo sistema a impulsi che interferisce con telecamere, laser, luci, permettendo al nostro infiltrato di superare agevolmente ogni tipo di inconveniente.

    Doppio gioco

    Ora le cose vi sembrano più semplici?
    Bene, perchè tutto questo ben di dio dovrete metterlo da parte nelle missioni sotto copertura: già, “Double Agent” non è un sottotitolo messo a caso, perché il nostro Sam sarà costretto ad infiltrarsi all’interno di un’organizzazione chiamata John Brown’s Army e si troverà privo dei potenti mezzi del caso, dovendosi affidare alle armi da fuoco e alla propria abilità.
    Sarà dunque fondamentale diventare veri maestri nel doppiogioco, cercando di non destare il sospetto tra i criminali e senza allontanarsi troppo dall’etica professionale. Per aiutarci in questo vi è un indicatore che mostra verso quale delle due parti “propendiamo”, a seconda delle azioni compiute: uccidendo a ripetizione forze dell’ordine o altri esponenti dei “buoni” (sì, il concetto è proprio semplice) l’indicatore propenderà verso la JBA con conseguente aumento della fiducia di chi controlla nell’organizzazione, ma instillando allo stesso tempo il dubbio nei vertici della NSA sul vostro operato.
    Sarà dunque indispensabile passare inosservati ed uccidere il minor numero di persone possibile, così da non doversi trovare a che fare con problemi di “moralità” che possono influire sul prosieguo dell’avventura, oltre che sul punteggio finale della missione.
    Indispensabile sarà dunque controllare costantemente l’indicatore di visibilità e l’indicatore del rumore, poiché rappresentano un punto di riferimento spesso più efficace di quanto sia la semplice vista: può capitare infatti che stando nell’ombra, con l’indicatore di visibilità completamente oscurato, i nemici non vi vedano neanche passandovi a fianco, creando un effetto comico che raggiunge il suo apice nel momento in cui, arrivati in una zona illuminata, questi si accorgono istantaneamente della vostra presenza (anche se girati di spalle), o che sentano il rumore di un cavo ottico in una fessura di una porta a 20-30 metri di distanza, quando non hanno minimamente percepito i vostri passi dietro la loro schiena.
    L’intelligenza artificiale pare dunque deludente, ma si può sopperire in minima parte al problema cercando di vivere il gioco meno come uno stealth “visivo” ma maggiormente basato sugli indicatori, costantemente da tenere d’occhio.
    In questo caso la profondità di gioco è evidente e in linea con gli episodi precedenti, che soffrivano anche loro di problemi di IA dei nemici.
    Se volete dimenticare per qualche oretta i vostri discutibili rivali, potete sfruttare le modalità multiplayer offerte dal titolo: la modalità cooperativa può essre affrontata via split-screen con un vostro amico, oppure online con un qualsiasi videogiocatore collegato in rete, e - una volta completata - permette di accedere ad un ulteriore grado di difficoltà (la modalità elite, dove ci sono restrizioni di equipaggiamento).
    Non manca anche la modalità “Spia contro Spia”, giocabile online e via lan, in cui si affrontando 2 squadre da 2 giocatori: le modalità sono varie, partendo dal classico deathmatch passando per le missioni di sabotaggio dei computer, e offrono dunque un ampio ventaglio di possibilità.

    Tecnicamente

    Dal punto di vista grafico è evidente come questa volta Ubi Montreal abbia cercato di elevare la versione Ps2 (nelle precedenti edizioni surclassata in maniera pesante) ai livelli di quella XBox, comunque superiore, in modo da non sfigurare graficamente: il risultato per quel che riguarda modellazione, animazioni e resa degli ambienti è ottimo, ma il complesso soffre di problemi di frame rate, raramente sui 30fps, che rovina decisamente l’esperienza con la sua mancanza di fluidità. Arrivati al ciclo finale della vita di Ps2 ci saremmo aspettati un’ottimizzazione grafica rivolta maggiormente alla solidità complessiva piuttosto che ai dettagli da screenshots, nonostante questo però il titolo è giocabile e verosimilmente molti player non baderanno neanche a questo problema.
    Fanno sorridere tuttavia alcuni momenti che mostrano quanto “old-gen” sia la progettazione di alcune situazioni, tipo l’impossibilità di lanciare una minicam attraverso un cancello a rete (con lo spazio sufficiente nella maglia) che si attacca magicamente al vuoto senza superarlo.
    C’è da dire che questa è più che altro una pignoleria dovuta all’affacciarsi delle nuove console e delle nuove interazioni di gioco, quindi storto il naso la prima volta si va avanti senza problemi.
    Per ciò che concerne l’audio ci troviamo di fronte a picchi di alti e bassi decisamente sconcertanti, perché il gioco è ottimo per quel che riguarda le musiche, adeguate e d’atmosfera, che accompagnano le situazioni più importanti e allarmano il giocatore appena scoperto dal nemico e nell’insieme contribuiscono a dare concretezza all’esperienza.
    Purtroppo però i problemi nascono quando si parla di doppiaggio: salutato definitivamente il grande Luca “Il Gladiatore" Ward, ci ritroviamo un discreto protagonista che cerca quasi di scimmiottarlo ottenendo il classico effetto “voglio far il duro ma non lo sono”, e una schiera di doppiatori presi molto probabilmente dal mondo dei cartoni animati e dei telefilm, incapaci di dare corpo a personaggi importanti e generalmente senza troppe pretese.
    Già lo stesso filmato iniziale risente pesantemente di questo problema, fallendo nel catturare lo spettatore basito di fronte a uno scambio di battute degno del miglior cartone animato commerciale delle 4 del pomeriggio.
    E pensare che la versione originale vanta ancora la presenza del veterano Michael Ironside...

    Splinter Cell:Double Agent Splinter Cell:Double AgentVersione Analizzata PlayStation 2Sprinter Cell: Double Agent rappresenta la degna prosecuzione di una saga che ha segnato la generazione di console ormai in chiusura e di certo non deluderà i fan che troveranno, oltre all’innovazione del doppiogioco, anche una trama più concreta, profonda e che affronta in maniera più umana e introspettiva il personaggio di Sam Fisher, in passato troppo spesso rappresentato come macchina da guerra senza una vera identità, calandolo in situazioni in cui non è solo la sua vita in gioco, ma anche quella delle persone a lui care. Una buona modalità single player e una modalità multi che offre diverse possibilità: Double Agent su Ps2 è un titolo che non va sottovalutato nonostante gli storici difetti della serie, e che andrebbe giocato anche da chi ha spolpato la versione 360, in modo da costruire una visione d’insieme in grado di fare luce su parecchi punti oscuri della trama. Consigliato senza riserve se siete fan, mentre è il caso di provarlo invece se volete avventurarvi per la prima volta nel mondo virtuale basato sui libri di Tom Clancy o se siete abituati allo stile stealth radicalmente diverso di giochi come Metal Gear Solid.

    7

    Quanto attendi: Splinter Cell:Double Agent

    Hype
    Hype totali: 12
    67%
    nd