Recensione Spore

Uscito finalmente l'originale titolo di EA

Recensione Spore
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  • La sfida di Spore

    Infine, dopo anni di attesa e di indiscrezioni, annunci e speculazioni, ecco arrivare nei negozi l’ultima fatica di Will Wright, la mente che in passato ha dato vita ad alcuni tra i giochi più rivoluzionari ed originali della storia dei videogames, come la serie The Sims o Simcity, e che ora tenta nuovamente di sedurci con Spore.
    Intorno a Spore si sono venute a creare con il tempo parecchie aspettative: un God game che affronta il tema dell’evoluzione, dalla cellula primordiale alle guerre spaziali, non poteva che affascinare il pubblico e la critica, facendo intravedere infinite opportunità per questo titolo. Inoltre, la possibilità di poter creare autonomamente molti degli elementi di gioco ha ulteriormente acuito le attese, rafforzate dal rilascio dello Spore Creature Creator in Giugno, che ha mostrato fattivamente la grande libertà concessa da questo editor interno. Ultimo, ma non meno importante, la firma di Wright è per molti giocatori sinonimo di gran cura del prodotto e di un perfetto bilanciamento tra profondità ludica e semplicità nell’apprendimento dei comandi: non sorprende, quindi, la grande attenzione dedicata a questo titolo sia dal pubblico sia dai media, anche quelli tradizionalmente meno interessati ai videogame come i quotidiani o le televisioni.
    Spore è un progetto molto ambizioso, una vera e propria sfida anche per un team come Maxis, che delle sfide fa il suo pane quotidiano, come testimonia il lungo processo di sviluppo che il titolo ha dovuto affrontare: verifichiamo allora se questa ennesima sfida può dirsi vinta, e in che misura.

    Le cinque tappe dell'evoluzione

    Spore è un gioco che racchiude in sé più generi. E' stato strutturato in cinque fasi che rappresentano le cinque tappe fondamentali dell’evoluzione, che conducono l’ organismo vivente creato dal brodo primordiale alla conquista dello spazio: fase cellula, fase creatura, fase tribù, fase civiltà, fase spaziale. Il giocatore può scegliere, una volta sbloccate, di giocare la fase che preferisce, o affrontare la campagna totale: giocando la campagna intera, le varie fasi saranno legate da dei tratti ereditari, determinati da come si è scelto di affrontare l'avventura, che danno accesso a delle abilità bonus.
    Una volta selezionato il pianeta dalla mappa stellare, la nascita della vita inizia con lo schianto di una cometa sul pianeta stesso: si avvia così la “fase cellula”. Prima di iniziare la partita vera è propria, è possibile scegliere quale tipo d’alimentazione si desidera per il proprio organismo cellulare, tra carnivora ed erbivora. Il nostro organismo non è l’unico nato da tale impatto, e già da subito dovrà imparare la legge del più forte per sopravvivere nel “tutti contro tutti” del brodo primordiale: anche se si è optato per un organismo erbivoro si dovrà comunque dare la caccia agli altri esseri per ottenere parti più evolute e per non essere eliminati, mentre nel caso si sia creato un carnivoro, la caccia è essenziale per ottenere punti DNA spendibili poi nel “creatore di cellule”. Il “creatore di cellule” è il nome dell’editor per questa fase, a cui si accede grazie al richiamo di accoppiamento: dopo un piccolo rituale di corteggiamento, si potrà entrare nella schermata di modifica del nostro essere. Da qui si potranno aggiungere parti, come aculei, bocche, filamenti per migliorare la velocità. Sarà possibile inoltre decidere la forma e colorazione, con una buona dose di libertà, pur giustamente limitata dal fatto che gli organismi così primitivi non possono avere un grado troppo elevato di complessità.
    Per essere chiari, questa prima fase è soprattutto un piacevole prologo, un gioco in 2D molto simile a flOw, che permette all'utente di familiarizzare con il titolo ed i concetti base del gioco (raccolta punti DNA, raccolta parti, lotta per la sopravvivenza, evoluzione continua per rimanere competitivi con le altre specie): mentre si procede all’accumulo di punti DNA vedremo la nostra creatura ingrandirsi e passare ad un ambiente di gioco sempre meno “abissale”, fino al fatidico momento in cui Spore ci informa che siamo pronti per uscire dalle infide acque per conquistare la terraferma.
    Passiamo, quindi, alla fase creatura, non prima di essere passati per un livello più ampio dell’editor, il “creatore di creature” appunto, in cui si ha accesso ad un numero limitato di parti, ma ad una piena libertà per quanto riguarda forma, struttura e colori: purtroppo, evidentemente per esigenze legate alla difficoltà dello sviluppo, non importa quanto i nostri animali saranno grandi, il loro peso e le loro forme: queste caratteristiche non hanno la minima influenza sul gioco, sia in termini di velocità, di agilità che di potenza di combattimento. L’unico vantaggio effettivo sarà la possibilità di mangiare sugli alberi più alti, nel caso si sia scelto un erbivoro o un onnivoro.
    La fase creatura è sostanzialmente un gioco di ruolo action in 3D, in cui sarà necessario esplorare il pianeta per raccogliere parti evolute dalle carcasse o dalle altre specie, accumulare punti DNA per poter utilizzare queste parti, e cercare del cibo per sopperire al bisogno primario del nutrimento. Ci sono due modi per rapportarsi alle altre specie animali: cacciandole o cercando di farsele alleate, tramite un rituale in cui si dovranno utilizzare le abilità canore, di ballo o di posa della propria creatura. Anche per il combattimento/caccia, l’esito dipenderà dalle abilità acquisite tramite le parti usate per la creazione, e, come nella fase cellulare, anche qui è possibile migliorare gradualmente la propria creatura, accedendo all’editor tramite il rituale dell’accoppiamento.
    Nonostante la limitatezza delle azioni disponibili ed una certa semplicità della meccanica di gioco, questa fase al livello più difficile conserva un certo appeal, grazie alla presenza di creature più evolute in grado di cacciarci a loro volta (tra cui alcune bestie epiche), ed alla necessità di sopperire con alcuni espedienti alle proprie mancanze.
    Accresciuta la propria intelligenza grazie alla socializzazione o alla caccia, e completati i punti DNA necessari, si potrà accedere alla terza fase, quella tribale. Qui non sarà più possibile modificare il proprio essere, e l’editor servirà esclusivamente per l’abbigliamento dei propri sudditi. In questa fase avviene un cambio di registro deciso per quanto riguarda la tipologia di gioco, e si passa ad uno strategico in tempo reale: il giocatore dovrà confrontarsi con una tribù che necessità di cibo, e che dovrà difendersi da animali (ammaestrabili in alcuni casi)
    e da altre tribù, con cui è possibile anche socializzare.
    Grazie all’aggiunta di nuovi edifici, è possibile accedere gradualmente a nuove abilità che danno accesso a nuove armi, a nuovi strumenti di raccolta del cibo e a oggetti capaci di impressionare le altre tribù, rendendole ben disposte nei nostri confronti: l’obbiettivo è quello di riuscire a dominare i villaggi vicini per poter prosperare, ed arrivare cosi alla fase successiva, quella della civiltà.

    In questa fase l’editor si trasforma in un editori di edifici e veicoli (terrestri, marini, e aerei) che lascia uno spazio molto ampio alla creatività del giocatore, permettendo di raggiungere risultati veramente buoni e vari: purtroppo, come per la fase tribale, molte di queste opzioni sono puramente cosmetiche, dando poca motivazione al giocatore nel cimentarsi con quello che invece sarebbe uno dei più liberi ed intuitivi editor visti in un videogioco. Inoltre, inspiegabilmente, è previsto un solo veicolo per tipologia, quando sarebbe stato veramente interessante avere a disposizione mezzi con caratteristiche diverse per creare scontri di livello.
    Nella fase civiltà la competizione avviene con altre nazioni, con cui è possibile allearsi, combattere e commerciare: lo sviluppo della propria civiltà avviene attraverso il controllo della “spezia” (una citazione per uno dei capostipiti del genere, Dune), risorsa che da crediti spendibili nell’ampliamento della città e nell’acquisizione di mezzi, da combattimento o commerciali. Il termine di questa fase avviene tramite il controllo di tutte le città, che possono essere dominate militarmente, economicamente o spiritualmente (grazie ai mezzi di conversione religiosa). In questa fase le scelte effettuate durante i tre settori precedenti permetteranno di accedere a diverse abilità, utili per estendere la propria dominazione: nel caso si sia scelto ad esempio di seguire una strada aggressiva, si potrà sfruttare un potente attacco balistico, in grado di annientare tutte le città, mentre se la socialità è il nostro forte, a rendersi disponibili saranno strumenti che permetteranno la conversione immediata. Nonostante sia piuttosto statica, anche all'interno di questa fase il gioco continua ad "evolversi", grazie a dei passaggi intermedi che danno l’accesso ad alcune abilità particolari (come quella di costruire aerei). E' doverso citare che la fase diplomatica sembra meno convincente rispetto a quella bellica (ed anche meno divertente, strategicamente parlando). Terminata la conquista delle città, e posto il dominio sul mondo natale, arriva il momento del balzo verso lo spazio.
    La fase spaziale è forse quella che regala maggiori soddisfazioni, con una grande varietà di possibili azioni da compiere: dallo svolgimento di missioni per ricevere crediti, all’esplorazione di più di 500 mila pianeti dislocati in migliaia di sistemi solari, dalla fondazione e la gestione di colonie (con annessa fase di strutturazione del pianeta, dal clima alla vegetazione), alla creazione di eserciti per preparasi a guerre di espansione, dal commercio alla diplomazia, il tutto con il fine ultimo di controllare la galassia. Elemento base su cui fondare l’impero, qualunque sia la via che si vuole seguire, rimane la Spezia, qui presente in varie tipologie.
    Si può rimanere incollati ore davanti a tanta varietà di gioco senza accorgersi del tempo che passa, rapiti dalle molteplici implicazioni ed opzioni che la galassia presenta.

    Molto rumore per nulla?

    In Spore, tutte le fasi possono essere facilmente gestite tramite il mouse, nonostante sia prevista la possibilità di aiutarsi con la tastiera per il controllo nelle fasi più concitate: il giocatore non avrà, quindi, difficoltà ad ambientarsi con i controlli del gioco, grazie anche ad un interfaccia molto intuitiva e ad un tutorial preliminare ad ogni fase e ad ogni nuova situazione di gioco. Anche l’editor colpisce per la sua facilità di utilizzo: armandosi di un po’ di pazienza e di tempo, è veramente semplice riuscire ad ottenere risultati molto buoni, avendo allo stesso tempo una libertà abbastanza ampia per assecondare le proprie idee.
    Complessivamente, valutando tutte e cinque le fasi, dobbiamo però dire che Spore non è un titolo così profondo com ei comunicati stampa ci avevano fatto intuire: al gioco manca quella profondità e quella complessità che era nelle attese, e tutto risulta eccessivamente semplificato. Molte delle caratteristiche interessanti sono, purtroppo, solo abbozzate, ed il titolo Maxis sembra in grado di intaccare semplicemente la superficie dei vari generi a cui si ispira. Mondi troppo piccoli nelle prime quattro fasi, una limitata varietà d’azioni da eseguire, una certa ripetitività nelle strategie per raggiungere i propri scopi, limitate possibilità di interagire con le altre creature/fazioni, un’IA non certo indimenticabile anche al livello più difficile, il limitato impatto delle caratteristiche create nell’editor. L’elenco di semplificazioni sarebbe, in effetti, molto più lungo, visto che riguarda l’impostazione generale che è stata data al gioco, ragion per cui non si può nemmeno parlare di difetti incidentali, ma di una scelta consapevole degli sviluppatori. Spore è volutamente un titolo "etereo", poco approfondito, concesso in pasto agli utenti meno esperti, ai casual gamer di nuova generazione. Ed è un peccato, da un certo punto di vista, che un'idea così geniale e visionaria venga banalizzata per espandere la fetta di mercato a cui il prodotto vuole rivolgersi.
    Il titolo offre, ad ogni modo, una buona dose di divertimento, grazie alla varietà di situazioni di gioco, ad una fase di editor molto interessante e alla sua originalità, elementi che colpiscono il giocatore in maniera molto positiva: la scelta di Maxis di non premere in maniera decisa sul pedale della complessità lascia, proprio per questo motivo, ancor di più la sensazione di una grande occasione persa, considerando che con una adeguata taratura delle difficoltà poteva realmente diventare un titolo per tutti, vista anche la facilità di apprendimento dei controlli.
    Allo stato attuale dei fatti, dopo aver completato il ciclo vitale della propria specie, ed essersi tolti la curiosità di incontrare il più onnicomprensivo dei design ludici, molti utenti potrebbero non avere molti stimoli a riprendere in mano il titolo di Will, costretti alla fine a ripetere le stesse azioni, di fase in fase, senza che le variazioni dovute all'alimentazione o all'indole risultino così incisive da mutare l'intera esperienza.

    Sporepedia

    Spore è un titolo esclusivamente per un giocatore singolo, nonostante questo l’online ha la sua importanza: tramite un server centrale le proprie creazioni, siano esse veicoli, creature, edifici o organismi unicellulari, sono condivisi con tutti gli utenti del mondo. Questo significa non solo che i giocatori potranno scaricare le realizzazioni di altri utenti ed utilizzarle, ma che una volta creato un elemento, questo entra a far parte automaticamente dell’universo di Spore, tramite la Sporepedia, e che sarà, quindi, possibile ritrovalo in una partita utilizzato dall’IA (questo accade anche se si fa una creazione offline: con un meccanismo chiamato dejà vu si rincontreranno le proprie creazioni precedenti. Eventualmente anche quelle generate questa estate con il Creature Creator). Questa caratteristica rende il gioco soggetto ad un costante aggiornamento automatico, ed è praticamente impossibile trovarsi in due mondi uguali.

    Il fascino di Spore

    Il comparto tecnico di Spore è abbastanza interessante: il gioco presenta un impatto visivo molto buono, ma non eccezionale, in tutte le fasi in cui è suddiviso. La prima fase, quella 2D, punta molto sullo stile (e non potrebbe essere altrimenti), e sulla capacità di ammaliare il giocatore con la quantità di animali in movimento e con un sapiente uso dei colori: il tutto risulta decisamente gradevole, ed anche se si tratta di un semplice gioco bidimensionale il risultato è apprezzabile. La seconda fase è quella in cui il comparto tecnico di Spore dà il meglio di sé: nella fase creatura il gioco, come detto in precedenza, diventa quasi un Hack 'n' Slash in 3D, in cui sono presenti innumerevoli animazioni che danno vita alle nostre creazioni. Quello che colpisce in quest’ottica è la varietà die movimenti, che da un senso anche alle differenze più piccole realizzate in fase di costruzione. Anche in questa fase siamo di fronte a degli ambienti di gioco particolari, permeati da atmosfere molto avvolgenti, guastate solo in piccola parte dalla limitata presenza di elementi ambientali interattivi e da texture non sempre convincenti, come invece lo sono quelle delle creature. Il motore in questa fase si dimostra molto solido, anche su macchine meno performanti, non cedendo il fianco a cali di frame rate nemmeno quando gestisce un elevato numero di creature nello stesso momento: va segnalata dunque l'estrema scalabilità dell'engine, che permette a Spore di girare su hardware di fascia bassa.
    Nella terza e quarta fase, dove Spore diventa uno strategico in tempo reale, il titolo rimane molto convincente, anche se a livello medio di zoom c’è forse un’eccessiva perdita del dettaglio (deprecabile soprattutto nella quarta fase, perché non permette di apprezzare appieno le proprie creazioni, ed è d'altro canto impossibile avvicinarsi di più, se si vuole continuare a gestire la propria civiltà con cognizione di causa, senza perdere la visione d'insieme). Stesso discorso può essere fatto per la fase spaziale, dove si aggiunge solo una parte molto schematica per la navigazione spaziale.
    Infine, un’annotazione particolare, va al comparto sonoro di Spore, veramente di ottimo livello: un accompagnamento musicale capace di sottolineare e creare atmosfera senza diventare mai noioso, dietro il quale c’è un compositore del calibro di Brian Eno, che contribuisce ad immergere completamente il giocatore nell’universo di Spore. Anche gli effetti sono abbastanza vari e ben realizzati, anche se si sarebbe potuto fare qualcosa in più in termini di quantità.

    Spore SporeVersione Analizzata PCLa sfida di cui parlavamo nell’introduzione è vinta solo a metà: Spore non riesce ad essere il titolo rivoluzionario che ambiva a diventare, e questo soprattutto per l’impostazione che gli sviluppatori hanno voluto dare al gioco, preoccupati forse dal fatto che un titolo così originale strutturato in maniera troppo complessa potesse non essere accolto con favore dal pubblico. Ad ogni modo, sarebbe ingiusto valutare Spore solo per quello che poteva essere e non è: il gioco rimane molto originale e divertente, capace di presentare situazioni di gioco differenti, cercando di accontentare un po’ tutti i gusti, e permettendo al giocatore di concentrarsi sulla fase che preferisce (in caso non si voglia affrontare la campagna totale) o sull’ editor, veramente ottimo. Il vero dubbio riguarda la motivazione che Spore può dare ai giocatori, per cimentarsi più volte nell'esplorazione del suo universo: la limita varietà di azioni che si possono compiere in quattro fasi su cinque, la poca profondità generale che permea il titolo e un IA decisamente troppo schematica, potrebbero portare Spore ad un rapido deperimento, anche agli occhi dei giocatori meno assidui. Eppure, uno sguardo al titolo Maxis è consigliato a tutti: nonostante le sue carenze, l'impostazione di gioco è così visionaria da risultare una piccola lezione di game design, e le atmosfere di Spore sono tali che è impossibile non restare rapiti.

    7.5

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