Recensione Star Wars Battlefront Renegade Squadron

Il fronte di battaglia diventa portatile

Recensione Star Wars Battlefront Renegade Squadron
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Psp
  • Buone nuove dal fronte

    L’universo di Guerre Stellari non è nuovo ad incursioni nel mondo videoludico. Si può anzi ben dire che l’esalogia partorita dalla prolifica mente del buon George Lucas sia una delle più sfruttate dall’industria videoludica. Giochi di strategia, sparattutto, arcade adventure, giochi di guida, non esiste un genere che non veda almeno un titolo ispirato ad uno degli episodi cinematografici. Nonostante questa cornucopia di titoli (molti dei quali assolutamente memorabili), Lucasarts sentì il bisogno, nell’autunno 2004, di invadere il mercato con una nuova serie, capace di trasmettere l’epica furia delle battaglie campali di Guerre Stellari. Nacque così Star Wars Battlefront, un third person shooter massivo, che faceva del gioco in rete (fino a cinquanta giocatori potevano affrontarsi su personal computer) il suo cavallo di battaglia. Nemmeno un anno più tardi, giunse il seguito, convertito, come da tradizione, su ogni piattaforma di gioco compreso il neonato portatile di casa Sony. Nonostante uno schema di controllo mediocre (ereditato direttamente da quello delle console maggiori, su una macchina dotata di un unico stick analogico) e la mancanza del gioco online, Battlefront 2 fu uno dei giochi più venduti su Playstation Portable, tanto che il terzo capitolo della serie, ribattezzato appunto Renegade Squadron, è stato sviluppato esclusivamente (ed appositamente), su questo sistema.

    Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare

    Una delle grandi novità di Renegade Squadron (se pur non la più importante) è proprio l’introduzione delle modalità campagna, inedita per la serie. L’impero è caduto, la nuova Repubblica ha riconquistato il pianeta “capitale” di Coruscant, sede del tempio del rinato ordine dei Jedi. La nuova archivista comincia la lunga opera di ricerca sulla storia della ribellione e s’imbatte in un nome riccorrente: quello del Renegade Squadron. La squadra pare aver avuto un ruolo determinante per la vittoria della Ribellione, ma tutti i dati relativi sono persi o cancellati. In breve, l’archivista riesce a contattare il capitano dello squadrone, Col Serra, il quale è ben contento di poter lasciare una traccia delle gesta dei suoi uomini nelle memorie dei cittadini della nuova Repubblica. Attraverso il racconto di Serra vengono quindi ripercorsi i momenti chiave della guerra civile galattica, dalla battaglia di Yavin 4 (Episodio IV, Una nuova speranza) fino alla risolutiva battaglia di Endor e la morte dell’Imperatore (Episodio VI, Il ritorno dello Jedi).
    Tutta la narrazione segue quindi le gesta della squadra segreta, voluta da Han Solo, e composta in buona sostanza da tutti i malfattori (banditi, trafficanti, assassini e pendagli da forca in genere) desiderosi di combattere l’impero ma al tempo stesso troppo “anarchici” per far parte ufficialmente della ribellione. Non stupisce che i lavori più sporchi siano stati assegnati a questo commando fantasma, dalla liberazione dell’ammiraglio Ackbar alla ricerca di una nuova base dopo la distruzione di Yavin 4. Si viene a scoprire (e a giocare sulla propria pelle) che il Renegade Squadron è stato l’ultimo a lasciare la base di Hoth, difendendo gli ultimi trasporti ribelli e affrontando sul campo Darth Vader in persona.
    La campagna scorre velocemente e senza particolari difficoltà, complice la sua brevità (soltanto undici missioni) e la semplicità disarmante con cui è possibile sopraffare l’intelligenza artificiale, ma è un buon viatico per le altre modalità di gioco e costituisce alla fine un’ottimo addestramento al nuovo sistema di controllo e di personalizzazione del proprio alter ego.

    La Forza è nulla senza il controllo

    Come detto, il precedente capitolo per PSP era caratterizzato da un sistema di controllo ostico ed assolutamente illogico, che prevedeva l’utilizzo di pad digitale e analogico per controllare il movimento e la visuale dei personaggi. Riuscire ad avere il pieno controllo del campo di battaglia era impresa pressochè impossibile. Adattando il concept del gioco appositamente sulla macchina portatile, i ragazzi di Rebellion (responsabili dello sviluppo) hanno ben pensato di stravolgere questo sistema di controllo, in parte semplificandolo, ma rendendolo decisamente più vivibile e gratificante.
    I movimenti sono ancora deputati allo stick analogico, mentre la visuale è affidata ad un sistema di lock attivabile tramite la pressione del tasto dorsale “R”. Un po’ come accade nella serie di Socom (o in quella di Metroid Prime), il pulsante dorsale permette di bloccare la mira su un singolo bersaglio e di attivare lo strafe (il movimento laterale). Le ovvie implicazioni sono una libertà dei movimenti molto limitata, ma anche una maggiore immediatezza e semplicità nei controlli.
    L’altro pulsante dorsale è deputato alla corsa e al salto, mentre i quattro tasti principali gestiscono armamento principale e secondario (croce e quadrato), l’utilizzo di oggetti e mezzi (triangolo) e una capriola (cerchio) utile per evadere la mira degli avversari. Il d-pad viene utilizzato solo in maniera marginale, per scorrere armi e oggetti e per inquadrare altri nemici sul campo di battaglia.
    Il risultato è un gameplay tendente all’arcade, che sacrifica parte della profondità della serie in favore dell’immediatezza e della frenesia di gioco.
    Modificati anche i controlli dei combattimenti spaziali, che vedono i giocatori pilotare i veicoli che hanno reso celebre la saga cinematografica. I dorsali modificano la velocità del mezzo, la croce direzionale gestisce il sistema di puntamento mentre con i quattro tasti principali si accede alle armi, alle manovre evasive e al pilota automatico. Questa funzione (sostituita nel livello di difficoltà più elevato con una telecamera che inquadra la posizione del bersaglio selezionato) semplifica forse eccessivamente la vita dei piloti ribelli. Attivandola la nave si indirizza automaticamente verso l’avversario più vicino, regolando la velocità di conseguenza, e al giocatore viene chiesto soltanto di aprire il fuoco nel momento più opportuno. Un consiglio? Evitatela come la peste: così facendo i combattimenti aerei acquisteranno in profondità, rievocando i fasti del mai dimenticato “X-Wing vs Tie Fighter”.

    Feccia ribelle

    Ma i Rebellion non si sono limitati a rivoluzionare il sistema di controllo ed hanno introdotto un inedito sistema di customizzazione del proprio alter ego. Per ciascuna delle quattro fazioni (Ribelli, Impero, Repubblica e Confederazione) è possibile scegliere tra uno di tre modelli, ciascuno dotato di tre diverse “teste” (che determinano spesso anche la razza). È poi possibile cambiare i due colori base del personaggio così ottenuto e sceglierne l’insegna. Certo, non una grande varietà, ma se si pensa che nei precedenti capitoli i modelli tridimensionali erano pressochè identici gli uni agli altri e soprattutto considerando i limiti dell’hardware PSP, il risultato ottenuto non è affatto disprezzabile.
    Se le possibilità offerte nella personalizzazione grafica delle truppe di Renegade Squadron sono limitate, lo stesso non si può dire per il complesso sistema di punteggio che va a determinare le abilità di ciascun soldato. A differenza dei precedenti capitoli, dove il giocatore era costretto a scegliere la classe del personaggio tra una ristretta rosa (cecchino, ingegnere, pilota...), in questo episodio per PSP vengono forniti cento punti spendibili equipaggiando armi ed abilità. In questo modo è possibile creare un fante dotato di lanciarazzi, ma estremamente mobile o un cecchino particolamente rapido nella cattura delle basi avversari od un esperto di esplosivi dotato di scudi personali. Le combinazioni possibili sono innumerevoli e bisogna dar adito a Lucas di aver ottimamente bilanciato i punteggi in modo che non esista un equipaggiamento in grado di sbaragliare gli altri. Allo stesso tempo tutti gli strumenti offerti hanno la loro ragion d’essere e possono essere di grande aiuto sul campo di battaglia. Si passa da nuove armi, come il lanciarazzi teleguidati, il fucile a carbonite o il devastante attacco orbitale, a gadget stravaganti come il jump pack, la batteria di scudi personali o il sistema di rigenereazione dell’energia. Il gioco permette addirittura di stabilire la quantità di energia del soldato, la sua velocità e la rapidità con cui cattura le basi avversarie, naturalmente al costo di preziosi crediti.
    Questo il vero cuore della customizzazione di Renegade Squadron, che permette di affrontare il gioco in maniera sempre diversa, spingendo il giocatore a sperimentare nuove soluzioni, anche grazie alla possibilità di cambiare le proprie scelte nel bel mezzo della battaglia (a patto di essere nelle vicinanze di un proprio punto di controllo). Questa possibilità aggiunge spessore al gioco: se per esempio abbiamo equipaggiato un fucile da cecchino e ci troviamo improvvisamente circondati da mezzi pesanti, è sufficiente raggiungere una propria base per modificare il proprio personaggio, dotandolo di maggiore energia e di lanciarazzi ed esplosivi.

    Come conquistare la galassia

    Oltre alla breve campagna, Renegade Squadron offre poco al giocatore singolo: una modalità “Partita veloce” (in cui si entra subito nell’azione su di uno scenario generato dal caso) ed il gradito ritorno della modalità “Conquista” (in cui i combattimenti sono alternati da una semplice mappa strategica in cui acquistare e spostare truppe sui vari pianeti). È sul lato multiplayer, invece, che il titolo Rebellion mostra veramente i muscoli.
    A differenza del proprio predecessore (limitato alla modalità Ad Hoc a quattro partecipanti), Renegade Squadron consente ad otto giocatori in rete locale e a ben sedici in modalità infrastruttura di darsi battaglia sui quindici pianeti che fanno da scenario alle vicende narrate nella campagna. Il codice di rete appare solido e convincente, capace di sostenere l’elevato ritmo dell’azione senza cali nel frame rate o fastidiosi lag. Naturalmente i server Lucas dedicati al gioco offrono un sistema di classifiche ed una leaderboard accurata.
    Le modalità offerte spaziano dalla classica “capture the flag”, in cui ciascuna delle due squadre in campo deve riportare un oggetto (la bandiera ma anche parti di un’astronave) alla propria base, a quelle caratteristiche della serie: “assault”, in cui si devono pilotare X-Wing e Tie-Fighter e “conquest” dove per vincere occorre occupare tutti i punti di controllo avversari, portando a zero il numero di rinforzi a loro disposizione (che coincidono con il numero di respawn a disposizione della squadra). Tutta nuova la modalità denominata “hero capture the flag”, dove uno dei componenti della squadra può raccogliere la propria bandiera, divenendo così uno degli eroi dell’universo di Star Wars. Naturalmente a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità, e trasformarsi in Darth Vader o Luke Skywalker comporta il divenire bersaglio mobile per l’altra squadra (che mira, come ovvio, alla bandiera).
    Tecnicamente, il titolo non brilla certo per qualità. Texture slavate ed a bassa risoluzione ricoprono modelli tridimensionali convincenti ma spogli. In compenso, il gioco non risente di alcun tipo di calo di frame rate, o di lag nel corso delle partite online, particolare non di poco conto se si considera la quantità di oggetti su schermo e il volume di fuoco non indifferente che questi generano. Se insomma Renegade Squadron appare un po’ spoglio nelle immagini statiche è capace di sorprendere per la solidità e la facilità con cui riesce a gestire i frenetici combattimenti che lo caratterizzano. Nulla da eccepire sul comparto audio che, come sempre quando si tratta di un titolo ispirato a Star Wars, può attingere alla straordinaria colonna sonora di Jhon Williams e alla pletora di ottimi effetti speciali creati per le pellicole cinematografiche. La versione analizzata era caratterizzata da un ottimo doppiaggio inglese, ma sul mercato italiano il titolo dovrebbe arrivare completamente adattato nella nostra lingua.

    Star Wars Battlefront Renegade Squadron Star Wars Battlefront Renegade SquadronVersione Analizzata PSPFinalmente Star Wars Battlefront approda su PSP in una versione GIOCABILE. L’ottimo compromesso escogitato da Rebellion per rendere accessibile il sistema di controllo, pur sacrificando parte della profondità del titolo, ne esalta le doti di giocabilità ed immediatezza, rendendolo ancora più adatto ad una piattaforma portatile. Alle lunghe però i nuovi controlli rischiano di trasformare il titolo in un arcade caotico in cui i giocatori tentano di “corrersi attorno”, utilizzando il nuovo sistema di targeting. Fortunatamente, la possibilità di personalizzare nel dettaglio del proprio alter ego riesce a donare maggior spessore al gioco, spingendo alla sperimentazione e ad un approccio sempre diverso al campo di battaglia. Probabilmente Renegade Squadron non vincerà nessun premio per la sua realizzazione grafica, ma ad una veste estetica poco curata (ma comunque convincente) fa da contraltare una solidità che ha del miracoloso. Consigliamo caldamente l’acquisto a chi (indipendentemente dalla passione per Star Wars) è alla ricerca di un titolo capace di proiettare online la propria PSP. Da questo punto di vista, Renegade Squadron è forse il miglior prodotto disponibile sul mercato. Purtroppo la brevità della campagna e una intelligenza artificiale al limite dell’imbarazzante rendono insufficiente l’offerta del gioco per il giocatore singolo.

    7.5

    Quanto attendi: Star Wars Battlefront Renegade Squadron

    Hype
    Hype totali: 0
    ND.
    nd