Starbound Recensione

Il resoconto del nostro viaggio nell'Universo creato da Chucklefish, uno dei titoli dall'Early Access più duraturo, ma anche di maggior successo.

Starbound Recensione
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  • Quella fra Open World e Sandbox è una disputa che dura da quasi dieci anni, ormai, basata sulla non sempre difficile identificazione delle feature che permettono di classificare il videogioco nell'una o l'altra categoria.
    Il giocatore è coinvolto in una trama? La progressione delle abilità di interazione del protagonista è subordinata al superamento di certi ostacoli narrativi? È possibile esplorare tutta la mappa/campo di gioco? In definitiva, chi crea il "contenuto ludico" nel gioco?
    Queste sono alcune delle domande che, normalmente, ci aiutano a distinguere fra i due tipi di esperienza ludica ma che, nel caso di Starbound, non ci hanno permesso di inquadrarlo con precisione.
    Il titolo di Chucklefish, infatti, fonde al suo interno queste due anime, integrando una campagna lineare e definita con la completa libertà di esplorazione garantita da un universo generato proceduralmente, che offre decine, se non centinaia di pianeti da esplorare e ambienti con cui interagire.
    Non avendo avuto occasione di provarlo durante il suo lungo periodo di Early Access, il più lungo della storia di Steam andato a buon fine, la nostra opinione si baserà esclusivamente su quanto provato dalla pubblicazione della versione 1.0.


    I Predatori dell'Arca ritrovata

    Come già anticipato, la prima caratteristica che vanifica il confronto fra Starbound e titoli apparentemente simili come Terraria è la presenza di una trama di fondo, costituita da missioni principali e side quest, che offrono al giocatore un pretesto per esplorare a fondo le decine di pianeti che compongono l'universo di gioco, nonché guadagnare nuovi membri per l'equipaggio della propria navicella spaziale.
    Pur non brillando per varietà o impegno narrativo, le quest principali sono il modo più veloce per familiarizzare con gli elementi principali del gioco, ovvero il Manipolatore di Materia, una sorta di strumento universale con cui smantellare, manipolare e riposizionare a piacimento gli elementi dello scenario (concetti familiari a chi è pratico dei sandbox puri), e l'Avamposto, una sorta di mercato interstellare in cui riuniscono mercanti e scienziati di tutte le razze che, nelle sue profondità, nasconde la misteriosa Arca. La necessità di analizzare e recuperare oggetti alieni rappresenta uno stimolo ideale all'esplorazione delle altre tipologie di pianeti, divisi in biomi e sotto-biomi di tutti i tipi: dai "mondi giardino" alle distese tossiche, prive di vita e funestate dalle piogge acide, fino alla desolazione dei paesaggi lunari, unico luogo in cui è possibile trovare il prezioso Erchius, con cui alimentare i motori FTL dell'astronave.

    Un Universo di possibilità

    Al di là della storia e del background, Starbound si presenta come uno dei migliori esponenti del genere. Stiamo parlando, in ogni caso, di un titolo annunciato ufficialmente a Febbraio 2012 e giocabile da Dicembre 2013, ovvero nel periodo in cui Minecraft e Terraria avevano fatto conoscere al grande pubblico il termine "sandbox".

    10 attività che si possono svolgere in Starbound

    A testimonianza delle tante libertà d'approccio offerte da Chucklefish, vogliamo proporvi cinque attività possibili in Starbound che, da sole, potrebbero tenervi impegnati per decine di ore di gioco.
    Se il semplice svolgere le Missioni principali e scoprire cosa si nasconde dentro l'Arca non vi attira, potete sempre prendere in considerazione l'idea di viaggiare fra le stelle, visitando pianeti dalla morfologia sempre diversa e affascinante e scoprendone i dungeon nascosti. I "raccoglitori seriali", invece, potrebbero trovare affascinante la prospettiva di scavare una rete di gallerie sotterranee fino al centro dei pianeti di passaggio.
    Se la vostra passione è la costruzione (e se avete acquistato questo gioco lo è quasi certamente), potreste trovare molto interessante la possibilità di costruire un megacondominio, formato da appartamenti arredati di tutto punto, e vivere di rendita con gli affitti versati dai numerosi affittuari; oppure una ferrovia che attraversi in lungo e in largo il pianeta e, ovviamente, una o più basi personali, fornite di tutte le attrezzature necessarie e dalle forme più improbabili (una Batcaverna? Certo! Una base militare? Perché no!). I veri nerd, invece, dovranno faticare un po' per sviluppare il loro Manipolatore ma, alla fine, potranno sfruttare la "Modalità Cablaggio" per creare una rete di interruttori e porte logiche tale da poter creare circuiti più o meno complessi, come una calcolatrice oppure, esempio recente, una tabella di luci che si illuminano in corrispondenza di determinate lettere dell'alfabeto. Nel caso le già tante possibilità offerte di base da Starbound non vi bastassero, potete sempre moddare il gioco, grazie alle decine di mod presenti sul Workshop di Steam.
    Se non vi interessa niente di tutto ciò, allora potreste dedicarvi semplicemente all'agricoltura e, dopo aver trovato abbastanza semi, creare il vostro giardino perfetto, un'arcologia di terrazze su cui far crescere alberelli di banane, ananas e kiwi, circondate da orticelli di patate, pomodori e carote e, in lontananza, filari di vite e campi di grano, mentre la stazione culinaria prepara la marmellata di neonmelone!


    I concetti di base, d'altronde, ci sono tutti: si raccolgono blocchi di materiali e metalli, li si raffina e li si usa per craftare equipaggiamenti oppure materiali costruttivi, come mattoni, tegole e ingranaggi; Chucklefish non ha fatto altro che prendere le basi ed espanderle, aggiungendo la possibilità di evolvere le stazioni di crafting, utilizzando materiali sempre più rari e complessi, e moltiplicando la quantità e la varietà di ricette a disposizione, tutte facilmente apprendibili sia attraverso lo "sblocco automatico", che avviene quando si crea uno dei "componenti", oppure attraverso la scoperta e la "lettura" dei blueprint disseminati in giro per l'Universo. Per darvi un'idea, vi basti sapere che le barre di rame, uno dei primissimi materiali con cui si viene a contatto durante una partita, è un componente fondamentale per l'assemblaggio di ben cinquantasette (57) oggetti, comprese le sette variazioni razziali della Bandiera (oggetto fondamentale che permette di stabilire un punto di ancoraggio per il teletrasporto, indipendentemente dalla distanza a cui si trova il pianeta destinazione); un numero esorbitante, che vi dovrebbe far intuire le quantità di materiali che dovrete estrarre e conservare in decine di scrigni, distribuiti fra la stiva della vostra astronave e su varie basi planetarie.
    Le attività da svolgere in Starbound, in effetti, sono così tante che abbiamo deciso di dedicarvi un box a parte, che vi invitiamo a leggere.

    Pixel art per tutti

    Come avrete capito, l'anima sandbox è la parte preponderante dell'esperienza di gioco confezionata, in questi anni, da Chucklefish; ma non lasciatevi ingannare, la "storia" esiste ed è anche interessante, se si ha la voglia di viaggiare alla ricerca dei pianeti giusti nel vasto Universo di gioco; un'esperienza Open World studiata per "guidare con mano" i neofiti verso le infinite possibilità del Sandbox.

    La dedizione degli sviluppatori si nota da tanti piccoli dettagli, come i temi musicali che accompagnano i vari biomi (opportunamente ovattati quando ci si immerge in un liquido) e, al loro interno, gli avamposti alieni in cui ci si imbatte. Le stesse razze giocabili meritano un plauso per la caratterizzazione, dai tribali e ritualistici Floran ai robotici Glitch, paradossalmente programmati per comportarsi come cavalieri medievali, dalle scimmie antropomorfe e progressiste Apex agli anfibi Hylotl, garbati come samurai e geishe, divisi fra gli ultramoderni insediamenti subacquei e le rovine dei loro antichi castelli.
    Tutto ciò risulta visibile e intuibile grazie al peculiare stile di pixel art utilizzato, le cui regole sono state condivise con il pubblico allo scopo di mantenere l'uniformità anche nella creazione dei mod. Ciliegina sulla bella torta confezionata dagli sviluppatori, i mod potenziano l'esperienza di gioco in diversi modi, dalle banali modifiche che permettono di rinominare le casse, ordinare automaticamente gli oggetti contenuti e impilare i materiali culinari (carni, frutta e verdura) ad aggiunte più "avanzate", come una serie di mech pilotabili, uno più letale dell'altro, fino ai veri e propri cheat, che trasformano il Manipolatore di Materia in uno strumento in grado di "sciogliere" qualsiasi roccia in una frazione di secondo, a distanze "impossibili".

    Starbound StarboundVersione Analizzata PCStarbound è un titolo che si muove con estrema leggerezza sulla la linea che separa Sandbox e Open World. Il numero di attività eseguibili è impressionante e il bello è che sono quasi tutte superflue, evitabili, se questa è la nostra indicazione. Nelle decine di ore che abbiamo giocato dall'uscita ufficiale, ci siamo trovati davvero raramente in situazioni noiose: il titolo Chucklefish non stanca mai, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire nel prossimo pianeta e nuove armi da scoprire nel prossimo forziere. Il nostro stesso giudizio sul gioco si è evoluto nel corso delle settimane, passando da un’accoglienza tiepida, dettata da incomprensioni sull’uso del Manipolatore (un consiglio, usate Shift per ridurre il “raggio d’azione” a un singolo blocco!) e dalla penuria di moduli di potenziamento, trasformata in continua meraviglia una volta superati i confini del primo pianeta e del primo sistema solare.

    Abbiamo testato il gioco successivamente al lancio ufficiale

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel i5-4660K @3.40Ghz
    • RAM: Corsair Dominator Platinum 16GB CL9
    • GPU: Nvidia Asus GTX-660Ti
    8.2

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