Recensione Stoked Big Air Edition

Torna in pista il simulatore di snowboard targato Namco-Bandai

Recensione Stoked Big Air Edition
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • Dopo aver letteralmente segnato un’era (quella a cavallo tra la metà degli anni ’90 e l’alba del nuovo secolo) quella dello snowboard videoludico è diventata una pratica quasi del tutto dimenticata. In principio (spaziando dalla prima Playstation alla Xbox) i fanatici della neve potevano contare su IP del calibro di Cool Boarders, SSX ed Amped, nella solita diatriba tra spettacolarità e simulazione; con l’avvento della Next Gen, poi, il genere è via via scomparso, proponendo a lungo come unica alternativa il brand dedicato a Shaun White.
    La ritrovata passione per la tavola, tuttavia, ha permesso a Destineers, nel 2009, di debuttare con quello che, in epoca recente, possiamo considerare come l’erede spirituale di Amped: Stoked. Un simulatore di snowboard senza troppi fronzoli, votato quanto più possibile al realismo e volutamente incapace di tendere una mano al giocatore privo della pazienza necessaria per assimilarne le meccaniche.
    Volumi di vendita piuttosto convincenti ed una sequela di critiche più o meno aspre hanno portato tuttavia il team a preparare quella che ora conosciamo come la Big Air Edition, una versione “ampliata, riveduta e corretta” dell’originale Stoked in grado d’incontrare, pur senza abbandonare il suo carattere elitario, i gusti di un più vasto range di videogiocatori.
    Il titolo, al debutto sul mercato europeo l’11 Marzo (diversi dopo la release americana) per Xbox 360 e Playstation 3, si è finalmente mostrato ad Everyeye in forma completa.

    Formula vincente non si cambia

    Dal punto di vista dell’ossatura ludica Stoked: Big Air Edition non presenta alcun cambiamento sostanziale, eccezion fatta per l’aggiunta -del tutto collaterale- di un continuum che chiamare “carriera” risulterebbe davvero eccessivo. Creato il nostro alter-ego digitale grazie ad un discreto editor dovremo guidarlo al successo come snowboarder, impegnandoci in un’innumerevole serie di eventi sparsi su alcune delle alture più famose del mondo. Tanto per citarne alcune in Big Air Edition ritroveremo il Monte Fuji, lo Shuksan e l’Almirate Nieto, alle quali se ne aggiungeranno due nuove di zecca: il K2 e il Laax, situato nella vicina Svizzera. Come da tradizione ogni montagna si presenterà come un vero e proprio mondo free roaming nel quale avremo possibilità di muoverci -da monte a valle e viceversa- in totale libertà, nel tentativo di rintracciare più sfide possibili e scovare i vari percorsi fuoripista disseminati lungo i versanti a cui potremo accedere grazie al proverbiale elicottero. La prima delle “smussature” allo spigoloso Stoked arriva proprio in occasione dell’esplorazione delle catene montuose. Dove prima ci vedevamo costretti a girovagare in lungo ed in largo senza troppa cognizione di causa ora vedremo apparire appositi indicatori che, avvicinatici, permetteranno di accedere alle varie prove semplicemente con un click.
    Dal punto di vista delle sfide proposte questo Big Air Edition non differisce assolutamente dal predecessore, suddividendo i compiti in gare di velocità e di trick, proponendone le solite variabili. Per quanto concerne le evoluzioni, ad esempio, c’imbatteremo in prove durante le quali ci sarà chiesto d’eseguire una particolare sequenza di evoluzioni (mostrate a schermo per le competizioni di basso livello), altre in cui dovremo conquistare uno spot superando un determinato punteggio e le più classiche in cui, data una serie d’ostacoli, ci verrà semplicemente commissionato di battere ogni concorrente in gara. S’inseriscono, tra una sfida e l’altra, i proverbiali sponsor: un aspetto del tutto collaterale nel bilancio ludico della produzione, in quanto -aldilà della mera presenza- non consentiranno di sbloccare alcunché tra un’evoluzione e l’altra ma semplicemente di guadagnare popolarità, consentendo in tal modo l’accesso a nuovi versanti e nuove competizioni.
    Il discorso si estende, a dire il vero, all’intero impianto che, all’inizio del paragrafo, avevamo timidamente tentato di definire “carriera”. L’insieme di eventi ai quali il nostro snowboarder potrà partecipare, infatti, non presenta alcun collegamento tra l’uno e l’altro, mostrando così un’esperienza del tutto eterogenea ed appagante soltanto per la soddisfazione di aver esplorato aree tanto vaste, liberi nel bel mezzo della natura.
    L’intera produzione, dunque, basa sostanzialmente tutto il peso ludico sul gameplay che, pur mostrando timide semplificazioni al sistema di controllo, si dimostra ancora una volta estremamente ostico ed elitario. Si tratta, in parole povere, della versione “snowboard” del control scheme e delle meccaniche di Skate (il simulatore di skateboarding di EA), con una focalizzazione pressoché totale sugli stick analogici che, non senza un’elevata mole di pratica, permetteranno un controllo completo della tavola, slegando le meccaniche di gioco da qualsiasi astrusa combinazione di tasti. La soddisfazione nel vedere chiusa un’acrobazia, in Stoked, sarà inversamente proporzionale alla manualità necessaria per riuscirvici. Molto importante risulta, in particolare, la combinazione di tempismo ed allineamento della tavola al terreno: un delicatissimo equilibrio che obbligherà il videoplayer a dimenticare immediatamente le evoluzioni a la SSX, scagliandolo in un mondo spaventosamente ostico. I movimenti saranno infatti impregnati da algoritmi fisici assolutamente credibili che configureranno in maniera particolarmente realistica il peso dell’atleta e l’inerzia di movimento in aria come sulla terraferma. Questo significa -in soldoni- che oltre ad imparare a memoria i movimenti collegati ai vari trick dovremo giocoforza riuscire a valutare efficacemente la quantità di moto del nostro beniamino in maniera da avere un’idea almeno approssimativa del tempo concessoci in aria. Da non dimenticare, poi, l’importanza del posizionamento nel “prendere” un salto: fondamentale, in questo senso, un corretto direzionamento della tavola, possibilmente perpendicolare all’ostacolo. Decisamente più approcciabili, a patto di avere una chiara idea del comportamento in game del nostro rider, grind e slide, dal comportamento ancora una volta molto simile a quanto visto in Skate.

    Colpo d’occhio

    Dal punto di vista tecnico Stoked: Big Air Edition si presenta come un titolo di medio livello, con qualche spunto verso l’eccellenza di questa generazione. Partendo da quanto non convince è doveroso sottolineare, anzitutto, la natura spartana dell’intera produzione: una caratteristica che parte dai menù (piuttosto grezzi) e giunge sino ad una modellazione poligonale sin troppo essenziale, che sacrifica forse troppi dettagli in nome di una pur ottima profondità di campo. Anche la texturizzazione, rimanendo in ambito d’incertezze, non risulta sempre convincente, presentando spesso una piattezza che poco si confà alla spettacolarità delle folli discese lungo i picchi innevati presentati a schermo.
    Parallelamente il motore del titolo Destineers mostra un comparto animazioni molto vario e curato, che si dimostra un incentivo non indifferente per quanto riguarda l’innalzamento del tasso di realismo della produzione. Anche l’estensione dell’orizzonte visivo, come si diceva, risulta particolarmente impressionante; l’unione di tale profondità di campo con una gestione dell’illuminazione decisamente accurata rende davvero maestosi i panorami ammirabili lungo i versanti montani che caratterizzano la produzione, giungendo ai massimi livelli nel momento di trasporto in elicottero. Buona anche l’effettistica particellare, particolarmente efficace nell’accentuare schizzi ghiacciati ed il sollevamento della neve più soffice.
    Dal punto di vista sonoro la produzione mostra campionature ambientali convincenti e si fregia di una colonna sonora formata da un mix tra tracce rock ed hip-hop che, pur risultando alla lunga ripetitiva, in pista appare decisamente orecchiabile.

    Stoked Big Air Stoked Big AirVersione Analizzata Xbox 360Big Air Edition, come detto in apertura, non è altro che un’edizione estesa del titolo principale, che tenta in maniera piuttosto blanda di venire incontro a chi avesse trovato Stoked troppo ostico e frustrante. Un leggero snellimento di struttura e meccaniche ludiche e l’aggiunta di due nuove location non paiono comunque abbastanza, ai nostri occhi, per giustificare un acquisto a prezzo pieno, sebbene la produzione, forte di un sistema di controlli profondo ed efficace e di un gameplay capace di dare -con la dovuta pratica- grandi soddisfazioni, garantisca agli appassionati un solido simulatore di snowboard.

    7

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