Styx Shards of Darkness Recensione

Dopo il valido Masters of Shadows, il goblin Styx torna sulle scene in Shards of Darkness, un sequel che amplia e migliora la formula del predecessore.

Styx Shards of Darkness
Recensione: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Un ghigno sprezzante, l'agilità di un gatto selvatico, la scaltrezza di una faina e la cattiveria di un rottweiler nutrito a pane secco e bastonate. Tutte queste caratteristiche ben delineano le qualità del goblin Styx, che grazie al suo fare guascone ha lasciato il segno in produzioni come Of Orcs and Men e Styx: Master of Shadows, il diretto predecessore di Shards of Darkness. Non è un segreto, infatti, che i giochi di Cyanide Studio fossero tenuti in piedi soprattutto dal carisma dell'antieroe verdognolo: le meccaniche di gioco lasciavano del resto intravedere qualche buona idea, ma la realizzazione finale risultava piuttosto rozza e approssimativa. Nonostante ciò, Master of Shadows fu apprezzato da una piccola nicchia di appassionati cresciuti a pane e stealth game, proprio per la sua capacità di proporre dinamiche stealth pure e brutali, enfatizzate inoltre da un level design stratificato, che permetteva approcci variegati e sempre soddisfacenti. Shards of Darkness prende tutto quel che c'era di buono nel capitolo precedente e lo migliora: la struttura dei livelli esplode e si amplia sia in verticale che in orizzontale, cresce il numero delle abilità e la varietà dei nemici. Tutto, insomma, è più grande e più bello. Tutto tranne il protagonista: Styx non perde i connotati da gemello brutto di Tyrion Lannister, e va benissimo così.

    Goblin Holocaust

    È passato diverso tempo dagli eventi di Master of Shadows, i goblin si sono moltiplicati e hanno invaso le terre degli elfi, dei nani e degli uomini. Proprio quest'ultimi, per arginare il fenomeno noto come "La Piaga Verde", hanno istituito un'organizzazione appellata con l'inquietante acronimo S.T.R.A.G.E. (C.A.R.N.A.G.E. nella lingua d'Albione), che ha il chiarissimo obiettivo di sterminare tutti i verdi mostriciattoli.

    Ovviamente Styx non è interessato alla sorte dei suoi simili, che tra l'altro disprezza per il loro scarso intelletto e la loro incapacità di parlare, ed è persino disposto ad allearsi con uno dei luogotenenti degli squadroni della morte anti-goblin per amore di una ghiotta ricompensa. Helledryn, così si chiama la fiera combattente che stringe un momentaneo sodalizio col protagonista, brama il potere racchiuso in uno scettro, custodito gelosamente in un'aeronave battuta giorno e notte da zelanti sentinelle. Solo il simpatico "pelleverde" è abbastanza folle e abile per compiere una tale impresa, che però si rivela più ardua del previsto: giunto nella cabina del capitano, dove è nascosto il misterioso manufatto, Styx si imbatte in un nemico furbo e pericoloso, in grado persino di sventare il suo astuto piano. Sconfitto ed umiliato, il piccolo ladruncolo giura vendetta, ed intraprende così un viaggio alla ricerca della sua nemesi, che lo porterà a scoprire delle macchinazioni sconvolgenti, davanti alle quali è costretto ad abbandonare (ma neanche troppo) il suo irriverente cinismo.
    Il turbinare di situazioni e l'alternanza di luoghi affascinanti, tra le catapecchie di una sporca città sospesa su una baia e le rocciose mura di un'antica fortezza elfica, contornano Styx: Shards of Darkness di un'aura fascinosa, cui contribuiscono anche le ottime cinematiche, le quali sfoggiano dei guizzi registici decisamente apprezzabili.
    Malgrado una partenza degna d'interesse e uno sviluppo iniziale gradevole, però, la narrazione del gioco di Cyanide segue una parabola discendente, che raggiunge il suo punto più basso in un finale tronco ed indecente, così tanto da lasciarci basiti ad osservare i titoli di coda nella speranza che un filmatino possa chiarirci quello che abbiamo appena visto.
    Dalla metà in poi, inoltre, la trama si sfilaccia, alcuni personaggi scompaiono ed altri comprimari stringono improbabili alleanze con Styx, mentre una personalità senza alcun carisma assurge al ruolo di antagonista definitivo. La sequela di fatti, a tratti dilatata, altre volte fin troppo sincopata, non restituisce un quadro soddisfacente: se messa a confronto con quella di Master of Shadows, la struttura narrativa di Shards of Darkness non riesce ad evitare una figura barbina (e siete liberi di sostituire quest'ultimo vocabolo con qualcosa di più gretto).

    Fortuna che tutto il cadente "ambaradan" è tenuto in piedi dal carisma di Styx, che tiene sempre viva l'attenzione: commenta i fatti con battute intrise di black humor, si lancia in simpatiche citazioni e non perde l'occasione per rompere la quarta parete ed insultare il giocatore ogni volta che lo conduce maldestramente alla morte.
    È un peccato che il valore narrativo del gioco di Cyanide risieda solo qui: il mondo in cui sono ambientate le vicende, lo ripetiamo, è affascinante, tuttavia non è arricchito da paratesti che avrebbero potuto espanderne l'immaginario.
    Per scoprire qualcosina in più è necessario ascoltare con pazienza i dialoghi delle sentinelle, che oltre a garantirci dettagli alle volte essenziali per il completamento di un obiettivo, parlano dei retroscena di alcuni fatti importanti o commentano i risultati prodotti dalle nostre azioni. Per quanto gradevoli, gli scambi di battute dei nostri avversari non sfruttano appieno il grosso potenziale di un universo interessante, reso tale più dal lavoro degli artisti che da quello degli sceneggiatori.

    Cinquanta sfumature di pugnalate nella giugulare

    La struttura ludica di Styx: Shards of Darkness fonda le sue basi su quella del precedente capitolo, arricchendo la pedissequa riproposizione di alcune meccaniche con un level design più sviluppato, una migliore varietà di situazioni, più abilità ed una serie di feature inedite. Bastano le prime ambientazioni di gioco a testimoniare l'impegno degli sviluppatori sulla struttura delle mappe: sono più vaste e stratificate, offrono una grandissima varietà d'approcci e hanno uno sviluppo verticale notevolmente più pronunciato rispetto a Master of Shadows.

    Per arrivare ad un obiettivo potremo quindi passare dal basso, inerpicandoci su formazioni rocciose ed inumidendo i teneri piedini di Styx con l'acqua proveniente dagli scarichi di una fogna, avremo l'opportunità di agire furtivamente passando attraverso gli edifici e facendo attenzione a non allertare eventuali inquilini, oppure ci sarà la possibilità di eseguire mirabolanti acrobazie con delle funi sospese, piombando sui nemici dall'alto. Ogni percorso ha le sue insidie e i suoi punti di forza e starà al giocatore scegliere come affrontare le situazioni: sotto questo punto di vista Shards of Darkness lascia molta libertà e non suggerisce esplicitamente quale strada prendere, tanto che, a volte, ci capiterà persino di adocchiare un passaggio nascosto che, in precedenza, non avevamo notato.
    Questo tipo di libertà interessa, anche se in maniera decisamente ridotta, anche gli scontri con le pattuglie, che possono essere evitati del tutto, portati avanti con furtività o risolti in tenzoni all'arma bianca.
    Togliamoci subito il dente avvelenato: il combattimento non è poi così differente da quello (pessimo) del primo capitolo. In questo caso, però, non sarà più necessario premere tasti con tempismo per evitare che il nostro goblin venga affettato, bensì basterà parare un singolo fendente per sbilanciare l'avversario, dopodiché potremo ucciderlo o sfruttare il suo attimo di confusione per darcela a gambe.
    È evidente che Shards of Darkness non è pensato per essere affrontato in questo modo: chi è solleticato dall'idea di avanzare come un treno, mandando al creatore ogni essere vivente, dovrà guardare quindi altrove, soprattutto per via di alcune scelte nella struttura dei livelli e per la pericolosità di specifiche tipologie di nemici che si paleseranno nel corso dell'avventura.
    Chi vorrà insozzare la lama di sangue rimanendo celato nelle ombre, troverà, invece, un design che incentiva questo tipo di approccio, mettendo a disposizione metodi creativi per eliminare le sentinelle. Sganciare un lampadario e farlo precipitare sulle teste di guardie ignare o avvelenare le riserve di cibo e d'acqua, non rappresenta solo un modo estremamente divertente di risolvere i problemi, ma è anche l'unica soluzione per liberarsi di alcuni tipi di soldati che non possono essere abbattuti in modo tradizionale. La varietà dei nemici è infatti molto buona: si parte da semplici scagnozzi per arrivare a nani con un raffinato senso dell'olfatto ed a guerrieri elfici armati di cerbottana, passando poi per imponenti cavalieri in armatura pesante, i quali brandiscono possenti durlindane in grado di ucciderci in un singolo attacco.

    Dinanzi a simili minacce, quindi, è bene seguire la via della discrezione, evitare di lasciare tracce (ad esempio nascondendo i cadaveri negli armadi o nelle cassapanche) e sbarazzarsi di fastidiose fonti di luce. Per esser sempre sicuri di trovarsi in un ambiente avvolto dall'oscurità basterà guardare il fodero del pugnale di Styx, che si illuminerà in presenza delle zone d'ombra (come la luce alle spalle di Sam Fisher). Tuttavia neanche al buio saremo del tutto al sicuro e potremo essere individuati, ma con più difficoltà, dagli attenti occhi delle ronde. Il sistema di allerta è classicissimo: sopra la testa di un nemico è presente un cerchietto che si colora progressivamente, si passa dal bianco fino ad arrivare al rosso (quest'ultimo, in particolare, indica che l'avversario è allarmato e ed è in procinto di chiamare rinforzi). I soldati sono molto attenti anche ai rumori, e possono essere attirati in una determinata posizione grazie a speciali diversivi: ma le routine abbastanza semplici dell'IA ci hanno costretto a ricorrere a questi espedienti in ben poche situazioni.
    Ciò non significa però che in Shards of Darkness ci troveremo alle prese con un branco di ebeti con problemi cognitivi: anzi, le guardie sono abbastanza percettive, leste ad individuarci e ad attaccarci, ma iniziano ad entrare in confusione (come nella maggior parte degli stealth game) quando cerchiamo di fuggire passando sopra le loro teste. Ben più importanti sono le mancanze che interessano i loro percorsi di ronda: a volte gli NPC si incastrano e non riescono a raggiungere un luogo segnalato come obiettivo di una missione. Fortunatamente per venire a capo di questa magagna ci è bastato allertare il bersaglio e poi aspettare il "reset" delle sue routine. Un problema simile era presente anche in Master of Shadows, sebbene nel primo episodio le ripercussioni siano state po' meno invalidanti. Ma le seccature ereditate dal precedente capitolo non si fermano qui, poiché le sezioni in cui dovremo scalare pareti e saltare su appigli rocciosi sono sempre piagate da un edge detection impreciso, che conduce in diversi casi a decessi ignominiosi.

    MacStyxer

    Un goblin che si accinge ad affrontare nani in armature sfavillanti, crudeli umani ed elfi fanatici, non può contare solamente sulle sue doti feline e sulla sua capacità nel brandire numerosi strumenti di morte. Styx riesce anche a manipolare i poteri dell'Ambra, una sostanza che crea sì una forte dipendenza, ma che garantisce delle abilità sovrumane, o meglio, "sovragoblinesche". Può, ad esempio, utilizzare la "Visione d'Ambra", simile all'Occhio dell'Aquila di Assassin's Creed e alla Visione Oscura di Dishonored, che gli permette di individuare i nemici (fino a percepirne i percorsi di ronda e il rumore dei passi), eventuali oggetti interessanti o elementi dello scenario con cui interagire. Riesce persino a diventare completamente invisibile o dar forma ad un proprio clone, che può essere manovrato a distanza ed utilizzato nei modi più disparati. La clonazione è di certo l'abilità più interessante del protagonista, nonché quella più versatile: dopo opportuni potenziamenti potremo infatti utilizzare la copia come diversivo (grazie ad una nube tossica che stordisce i nemici), o ancora come un teletrasporto improvvisato. La concatenazione delle abilità permette di sfruttare combinazioni piuttosto varie e gradevoli.

    Tutti poteri dell'Ambra, ad eccezione della Visione (che rispetto a Master of Shadows può essere utilizzata quando si vuole), consumano una barra che va ripristinata attraverso delle fiale. Le pozioni si trovano sparse per gli scenari ed appese alla cintola di alcune guardie, oppure possono essere create ad un banco per il crafting. In Shards of Darkness, infatti, esordisce un sistema per la creazione degli oggetti dal funzionamento piuttosto classico: si raccolgono le materie prime durante l'esplorazione della mappa e poi si combinano in speciali postazioni.
    Con trappole e dardi avvelenati nell'arsenale, il nostro goblin riesce ad essere ancora più sadico e cattivo, con conseguente aumento del divertimento. Il numero di oggetti assemblabili può essere accresciuto attraverso lo sviluppo di uno skill tree notevolmente ampliato rispetto al passato, e che ora offre un gran quantitativo di abilità, alcune in grado di influenzare fortemente lo stile di gioco.
    Per sbloccare i diversi nodi si devono accumulare i PA: questi ci verranno assegnati al termine di una missione e dipenderanno dal numero di obiettivi secondari completati e dalle medaglie ottenute (relative al tempo impiegato per finire un livello, al numero di uccisioni, alla furtività e alla raccolta di speciali gettoni). Una simile componente di stampo più "arcade" garantisce al gioco di Cyanide un buon livello di rigiocabilità, nonostante una durata di tutto rispetto: a livello di difficoltà normale, procedendo con calma e portando a termine tutti gli obiettivi secondari, abbiamo terminato l'avventura dopo 15 ore di gioco e con un livello di completamento pari al 90%. La longevità è in linea con quella del predecessore, ma anche in questo caso si ha l'impressione che sia stata un po' stiracchiata: la parte finale dell'avventura è, del resto, la meno riuscita, a causa di un costante riciclo di ambientazioni e situazioni. Qualche ora in meno, quindi, ci avrebbe regalato di sicuro un prodotto più armonioso ed equilibrato.

    Chiude il quadro dell'offerta ludica una modalità cooperativa che, purtroppo, non siamo riusciti a provare. Tuttavia, considerando che gli stage non si adatteranno al numero di giocatori e che la narrativa non contempla la presenza di un secondo personaggio, il modo migliore di giocare Styx: Shards of Darkness è, probabilmente, in singleplayer. Una volta concluso il gioco, invece, la co-op potrebbe rappresentare un valore aggiunto, oltre che un'occasione per divertirsi insieme ad un amico ed aumentare il replay value.

    Au claire de la lune

    Grazie all'utilizzo del fiammante Unreal Engine 4, Shards of Darkness riesce a compiere un enorme salto di qualità rispetto al modesto Master of Shadows. Il gioco di Cyanide è indubbiamente bello da vedere e propone all'occhio del giocatore panorami magnifici, che dimostrano un grande lavoro nella caratterizzazione delle ambientazioni. Si spazia da cadenti città degli uomini, composte da casupole di legno in precario equilibrio sull'oceano, e si arriva alle imponenti fortezze degli elfi, caratterizzate da uno stile slanciato e infuso di una bellezza esotica. In cotanta beltà basta però aguzzare la vista per notare qualche mancanza, come texture in bassa risoluzione ed animazioni non sempre al top (provate, ad esempio, ad osservare i personaggi mentre salgono le scale).

    Al di là di questi piccoli elementi, il motore si è dimostrato ottimo sia dal punto di vista del dettaglio complessivo che da quello della fluidità: il gioco non ha ceduto, infatti, neanche di fronte a situazioni un po' più complicate da gestire.Il doppiaggio, esclusivamente in inglese, si attesta su buoni livelli, il cui apice è raggiunto dall'espressività del protagonista. Abbiamo però riscontrato un rognoso problema con il missaggio dell'audio: la voce di Styx è troppo bassa e spesso è coperta dalle musiche e dagli effetti sonori. Un piccolo neo che può essere corretto con semplicità da qualche patch post-lancio.
    La colonna sonora, infine, si è rivelata ottima per rafforzare l'atmosfera dei vari luoghi che abbiamo visitato, senza però spiccare più di tanto: nella soundtrack, in ogni caso, brilla il bellissimo brano "This Shadow" di Marc Scibilia, di sicuro uno dei maggiori punti di forza del comparto audiovisivo.

    Styx Shards of Darkness Styx Shards of DarknessVersione Analizzata PCForte di un level design esplosivo, di una buona varietà di situazioni e di meccaniche rodate e funzionanti, Styx: Shards of Darkness avrebbe potuto puntare davvero in alto. Eppure, sotto alcuni punti di vista, la seconda avventura del furfante verdognolo ha l’amaro sapore di un’occasione sprecata. Cyanide ha cercato di raccontare una storia dal sapore più epico, finendo poi per dar vita ad una narrazione dall’incedere schizofrenico e che cola a picco nel finale. La casa francese, inoltre, è caduta negli stessi errori commessi con il predecessore, compreso quello di aver sviluppato un prodotto forse fin troppo longevo, che verso la conclusione si limita a riproporre, con piccole variazioni, gli stessi scenari già affrontati i precedenza. Nonostante tutto, non esitate a farlo vostro se avete giocato e gradito Master of Shadows: il secondo capitolo, dopotutto, amplia e migliora la formula del predecessore in quasi ogni aspetto. Ma tenetelo in considerazione anche se siete soliti allietarvi con gli stealth game più intransigenti: Shards of Darkness vi offrirà infatti un buon livello di sfida ed un alto grado di soddisfazione. Parola di goblin.

    7.7

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