Recensione Summon Night: Swordcraft Story 2

Anche un armaiolo può salvare la giornata!

Recensione Summon Night: Swordcraft Story 2
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  • Si batte il ferro finchè è caldo

    Gli appassionati del genere ed i curiosi hanno aspettato a lungo e speranzosamente che prima o poi la saga di rpg tattici di Summon Night venisse portata fuori dall’oriente. Che piacesse o meno, fino a poco tempo fa l’unico titolo di questa saga in commercio in occidente (dalla scorsa estate) era Swordcraft Story, uno spin-off che, seppur piacevole, non era certo ciò che molti, aspettandosi un episodio “regolare”, bramavano. La loro attesa dunque continua, e nel frattempo, in un periodo di scarse uscite rilevanti per Game Boy Advance arriva, a poca distanza dal precedente, un nuovo lavoro dei Flight-Plan: Swordcraft Story 2.

    L’eroe “figlio d’arte” contro il demone malvagio

    Nulla sembra turbare la pace che regna da anni nel villaggio di Cliff, e le rovine su cui la sua gente vigila sembrano solo un lontano ricordo della distruzione che il malvagio demone Goura spietatamente seminava prima di essere sigillato ed imprigionato nelle profondità della terra, proprio sotto quelle stesse rovine. Nessuno si sarebbe mai aspettato che il losco straniero da poco giunto al villaggio fosse in realtà intenzionato ad infrangere il sigillo per tentare di impossessarsi dell’immenso potere di Goura. Ed ora che il fattaccio è irrimediabilmente avvenuto, chi o cosa potrà rimediare al guaio? Il prescelto! L’unico capace di maneggiare abilmente la Daemon Edge, il figlio dello stesso cavaliere che anni prima sacrificò la sua vita per imprigionare Goura. Insomma, il protagonista che impersoniamo in questo gioco.
    Nonostante lo spropositato abuso dei soliti cliché, l’avanzamento nell’avventura è piacevole, grazie a dei dialoghi scritti con cura, in modo da definire bene il carattere dei personaggi ed allo stesso tempo, tra situazioni buffe e accesi scambi di battute, strappare di tanto in tanto qualche sorriso al giocatore. Come per il suo predecessore, la trama di Swordcraft Story 2 (fondamentalmente banale, ma resa leggera e più scorrevole dai suoi toni scherzosi) è solo un pretesto per spingere il protagonista ad esplorare e ripercorrere più volte le classiche rovine/foreste/dungeon di turno, cercando nel frattempo nuovi materiali da forgia e testando sui nemici incontrati nel cammino le nuove armi appena uscite dalla nostra fucina.

    Tales of Summon Night

    Il protagonista del gioco (selezionabile all’inizio dell’avventura tra due personaggi, uno maschile ed uno femminile) è un apprendista craftknight, una insolita casta di fabbri-guerrieri, la cui etichetta impone di combattere usando solo armi forgiate con le proprie mani e con l’aiuto del proprio guardian beast, una creatura proveniente da un altra dimensione che è legata al suo padrone attraverso un patto di reciproca stima e fedeltà. Per creare una nuova arma, selezionabile tra 5 categorie diverse: spade, lance, asce, tirapugni o drill-arm (una sorta di trapano da braccio), c’è bisogno innanzitutto di una “shapestone”, materia prima di base da cui dar forma all’arma, e poi di altri materiali reperibili nei dungeon, che se usati durante la forgiatura permettono di ottenere prodotti di qualità superiore. I materiali possono anche essere usati per comprare a prezzo scontato altri oggetti utili (quali pozioni o kit per riparare le armi) nel negozio presso il villaggio.
    Spinti dagli eventi che coinvolgono il protagonista col progredire della trama, nel corso del gioco ci si avventura attraversando più volte varie locazioni (spesso abbastanza stereotipate: dopo il tempio dell’acqua, quello del vento e quello del tuono, indovinate cosa ci aspetta?), che si riveleranno per lo più vuote. In generale negli ambienti c’è una scarsissima presenza di elementi interattivi o meccanismi che possano rendere l’esplorazione un po’ meno piatta e monotona; quasi sempre il tutto si riduce al percorrere corridoi o sentieri asettici, passando da un’area all’altra con l’unica premura di rompere nel frattempo tutte le casse, i barili o i bauli disseminati in giro in cerca di eventuali oggetti o materiali utili. Ad inframezzare queste scorribande intervengono gli incontri (casuali) con gli stray summons, creature provenienti da altre dimensioni sfuggite al controllo del proprio evocatore, che vagano per i territori meno battuti attaccando gli umani a vista. I combattimenti si svolgono, in tempo reale, secondo un sistema simile ad un picchiaduro: con la croce direzionale si sposta il proprio alter ego lateralmente, si salta o si effettua un piccolo balzo all’indietro per schivare; con A si attacca con l’arma in uso e, combinando l’attacco con la pressione di una direzione sulla croce direzionale, si possono assestare colpi differenti; il tasto B serve per chiamare in aiuto il proprio guardian beast con un oggetto o un incantesimo; con la pressione dei tasti L ed R si cambia rispettivamente l’arma in uso o l’azione che eseguirà il guardian beast nel suo prossimo assist. Pur nella loro semplicità, i combattimenti sono dinamici e piacevoli da affrontare. La varietà di colpi eseguibili, anche se esigua, unita alle sostanziali differenze che le diverse categorie di armi possono apportare allo stile di combattimento, generano un discreto quantitativo di situazioni diverse, ognuna superabile con diverse strategie, dando al sistema una buona varietà di sfida. Rispetto al suo predecessore, in Swordcraft Story 2 il battle system è sicuramente migliorato, ma se da un lato vi sono un bilanciamento delle armi più curato e nemici che seguono pattern comportamentali meno prevedibili, dall’altro ritroviamo lo stesso sistema di incantesimi: questi sono pochi e soprattutto poco fantasiosi; l’unica differenza che intercorre tra un guardian beast e l’altro (all’inizio del gioco se ne sceglie uno tra quattro disponibili) è l’ordine con cui le magie vengono apprese nel corso dei progressivi aumenti di livello. Ci si ritrova alla fin fine ad usare gli incantesimi, che sono per la quasi totalità d’attacco, solo in caso non si abbia voglia di combattere usando le armi, o se si vogliono sfoltire le fila nemiche senza dover ricorrere ad attacchi mordi e fuggi.

    Smussature da artigiano esperto

    Graficamente, il secondo episodio di questo spin off si dimostra più curato del precedente, mantenendo i dettagli già da prima apprezzabili, come i ritratti dei personaggi visualizzati durante i dialoghi (con tanto di espressioni facciali diverse per definire meglio i toni del discorso), gli sprite in stile superdeformed dalle animazioni fluide, gli ottimi fondali usati nei combattimenti, e rinnovando ciò che prima non soddisfaceva appieno: niente più villaggio e dungeons dai tratti abbozzati e generici, ma piuttosto ambienti più rifiniti, vividi e ricchi di dettagli.
    Anche l’accompagnamento musicale si rivela più gradevole, con tracce orecchiabili ed adeguate ad ogni situazione, ma soprattutto senza quelle sonorità “gracchianti” dell’episodio precedente.

    Summon Night: Swordcraft Story 2 Summon Night: Swordcraft Story 2Versione Analizzata Gameboy AdvanceSwordcraft Story 2 rivede e ripropone con qualche miglioria il sistema di gioco già visto nell’episodio precedente di questa serie spin-off, ma alla fin fine ne eredita fondamentalmente gli stessi pregi e difetti. Alla luce di tutto ciò, resta un titolo gradevole, particolarmente consigliato a chi ha già apprezzato Swordcraft Story o a chi ha voglia di un jrpg dai toni leggeri in cui non si corre il rischio di impantanarsi nei combattimenti a turni.

    7

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