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Speciale Videogiochi
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Dura la vita per i sequel dei grandi capolavori del gaming. Le aspettative nei loro confronti sono sempre altissime, tanto elevate quanto il rischio d'incappare in una cocente delusione. Quando poi il videogioco è un vero e proprio cult, le cose tendono addirittura a complicarsi. Super Meat Boy, classe 2010, fa certamente parte di questo circolo esclusivo. Si tratta, d'altronde, di una delle prime produzioni indie che seppe prendere in mano un genere pressoché inamovibile, quello dei platformer, e dargli una bella scrollata, nel contempo inaugurando la lunga stagione dei cosiddetti rage game, esperienze tanto cattive pad alla mano quanto divertenti se fruite da semplici -e un po' sadici- spettatori.
Scrivevamo: quando l'opera prima è di tale calibro, la "seconda", sbandierandone il buon nome, deve prepararsi a faticare. E Super Meat Boy Forever, è noto, ha faticato parecchio: annunciato nel 2014 come progetto spin-off per smartphone e tablet, orfano di Edmund McMillen (ideatore del capostipite insieme a Tommy Refenes), il gioco è scomparso dai radar fino al 2017, per poi ancora svanire nel nulla e riapparire nel 2019. Ha infine visto la luce il dicembre scorso sotto forma di seguito ufficiale, in esclusiva temporale per Nintendo Switch ed Epic Game Store. Ed è un prodotto diverso dal suo predecessore. Decisamente diverso.
Super Meat Boy Forever si allontana dal primo episodio (qui trovate la recensione di Super Meat Boy) a partire nientemeno che dai cardini ludici. Al centro di tutto ci sono sempre Meat Boy e Bendage Girl, ancora una volta intenti a salvare la figlioletta Nugget dalle grinfie del perfido Dr. Fetus, ma il nostro compito di videogiocatori differisce non poco rispetto a quanto provato in passato con il titolo primigenio. Difatti non siamo più al cospetto di un gioco di piattaforme "puro", bensì a un endless runner i cui livelli vengono generati a inizio partita in modo procedurale. Lato gameplay, ciò significa non avere alcuna voce in capitolo sul moto dell'avatar, che in maniera del tutto spontanea e automatica tenderà a correre in orizzontale lungo i percorsi dello stage senza mai poter essere fermato - salvo sporadici escamotage. Non che la sfida non preveda dei comandi da immettere, ma sono limitati a una manciata di azioni: ovviamente il salto semplice e il wall jump, e inoltre un dash/cazzotto a mezz'aria nonché un secondo pugno direzionato verso il terreno, spesso utile per abbassarsi e procedere in scivolata.
Poiché il personaggio non è pienamente sotto controllo, ognuno di questi input deve essere immesso con tempismo e precisione quasi matematica onde evitare di finire maciullati da una delle innumerevoli trappole che costellano la progressione, eventualità che costringerebbe a riprendere la propria avanzata dall'ultimo check point raggiunto.
Da questo punto di vista Super Meat Boy Forever può essere considerato come l'alternarsi di rompicapi ambientali di dimensioni medio-grandi, completabili in non più di un paio di minuti ciascuno, più vicini alle logiche dei puzzle game che a quelle dei platform in senso stretto. A rendere la sfida interessante ci pensa soprattutto il level design, i cui meriti ci paiono incontestabili: gli scenari sono sempre molto articolati e ricchi di ostacoli ben diversificati, neanche a dirlo uno più diabolico dell'altro.
È anche gustoso l'innesto, mondo dopo mondo, di nuovi item e micro-meccaniche volti a mettere ulteriore pepe sulla competizione, dal power up che inverte la rotta del protagonista a quello che gli consente di teletrasportarsi oltre certe architetture, dalle sezioni pseudo-stealth fino a quelle da superare in estrema velocità. Semmai, fa un po' storcere il naso che le dinamiche secondarie si sommino ai comandi di base senza che il software mostri mai come debbano essere approcciate, obbligando l'utente a scoprirne i meccanismi da sé, a suon di morti dolorose.
Perché un Super Meat Boy non può essere tale senza fallimenti e morte, ed anche in Forever si muore; tanto, forse più che nell'episodio originale. Il problema è che stavolta, a differenza del classico di Team Meat, non sempre questo accade per demeriti attribuibili al giocatore. L'impressione, anzitutto, è che "autorun" e "proceduralità" non siano concetti che si sposano troppo bene con una formula intenzionalmente intransigente.
Non è raro che, soprattutto da metà campagna in poi, il gioco proponga livelli sbilanciati in quanto a difficoltà dell'avanzamento, eccessivamente più ostici ora all'inizio, ora alla fine, ora nel bel mezzo della corsa senza che vi siano reali giustificazioni. Ciò si traduce in segmenti illeggibili a una prima occhiata, nei quali lasciarci le penne una, due o più volte tentando di capire cosa stia succedendo è praticamente inevitabile. Una questione che chi in genere mal sopporta il trial & error - il cui pericolo, qui, è di protrarsi oltremodo - farà più fatica che mai a digerire. Discorso a parte va fatto per le boss fight, unici momenti sempre identici a prescindere dalla casualità dell'algoritmo: vanno affrontate senza sbagliare un colpo, pena l'obbligo di riprovarci da zero. Bisogna senz'altro riconoscerne l'efficacia coreografica, sebbene soprattutto gli avversari di fine Story Mode, portati ad agire attraverso fasi molto varie e arzigogolate, richiedano molti tentativi e rischino di far emergere fin troppa frustrazione in chi impugna il controller.
C'è poi un'altra stortura, di carattere prettamente tecnico, che riguarda la scarsa reattività del sistema di controllo e l'imprecisione di alcune hitbox. Capita di frequente - perlomeno su Switch - che la pressione dei tasti si trasferisca a video con dei ritardi seppur non esorbitanti, sicuramente significativi avendo a che fare con una sfida basata sulla puntualità delle azioni. Stessa approssimazione per quanto concerne gli istanti in cui bisogna colpire oggetti e nemici: non sempre è chiaro fino a che punto ci si debba avvicinare al bersaglio per non fare cilecca e, di conseguenza, esser costretti a ritentare nella speranza che vada meglio la volta successiva.
Sembra paradossale, eppure Super Meat Boy Forever brilla di luce migliore in tutto ciò che fa da cornice all'offerta ludica nuda e cruda. È incredibile per esempio pensare alla qualità del suo storytelling, il quale, anche se semplice, non solo riesce a divertire con le sue follie, ma addirittura a risultare -a suo modo- avvincente.
Se la parabola che porterà i due cubetti di carne sanguinolenti allo scontro decisivo con Dr. Fetus è prevedibile nei lineamenti, le dinamiche che conducono al gran finale riservano sorprese a dir poco inaspettate, per altro inscenate da un cast di comprimari assolutamente irresistibile - impossibile non citare lo scoiattolo, palese omaggio al Big Boss di Metal Gear.Il racconto fa utilizzo di cinematiche in animazione tradizionale di ottima fattura che accompagnano il giocatore per tutte le circa cinque ore che servono a veder scorrere i titoli di coda.
Una durata che per alcuni, forse, potrebbe sembrare deludente, ma che tutto sommato si dimostra consona all'esaurimento dei contenuti dell'avventura principale. Del resto, Forever non lesina di certo in termini di rigiocabilità, fra collezionabili da portare a casa con sudore, numerosi character da sbloccare e segreti vari ed eventuali. Che poi, a prima run archiviata, rimanga la voglia di dedicarvi tempo ulteriore, è un altro paio di maniche.
Super Meat Boy ForeverVersione Analizzata Nintendo SwitchSuper Meat Boy Forever è il sequel di Super Meat Boy più nelle intenzioni che nei fatti. Distante dall’originale ricetta da platform tecnico e cattivo, il nuovo gioco di Team Meat sceglie di abbracciare una causa differente, sempre votata alla difficoltà brutale, ma ben più superficiale nella messa in atto rispetto agli esordi del franchise. C’è del buono, dagli elementi di contorno alle trovate generali di level design, che viene però sacrificato sull’altare di una progressione troppo imprevedibile e di un control system approssimativo a più riprese. Forever, se non altro, resta un endless runner superiore alla media; un risultato che per i fan dello scorso capitolo, comprensibilmente, potrebbe non bastare.
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