
Tchia Recensione: un viaggio catartico in Nuova Caledonia, anche su PS Plus
C'è un mondo molto distante dal nostro, sia per collocazione geografica, che per approccio alla vita: a raccontarcelo è Tchia.
Tchia è il nuovo videogioco realizzato dal team di sviluppo canadese Awaceb, ispirato a quella che è stata la giovinezza dei due fondatori, nati nella Nuova Caledonia e cresciuti con le "vibrazioni" del posto. Un luogo incantato, dove la tecnologia pare non sia mai arrivata, permettendo agli isolani di vivere in un paradiso terrestre, lontani dai ritmi forsennati imposti dalla modernità. Tchia è un'esperienza diversa dalle solite, che in parte ha guardato ai capisaldi di The Legend of Zelda per costruire il suo senso dell'esplorazione, ma non priva di spigoli e criticità.
Un paradiso a rischio
Quello in seno all'avventura è un mondo di mirabile bellezza, che però non può sfuggire alla tristezza della vita: un rifugio per gli orfani accoglie quei bambini abbandonati dai genitori o che li hanno persi in eventi non prevedibili, eccezionali. L'unico modo per rinfrancare lo spirito dei piccoli è costruire una bolla all'interno della quale possano ritrovare la gioia della vita.
Per questo, ogni volta che arriva un nuovo orfano, l'anziana signora che gestisce il ritrovo racconta la storia di Tchia, una ragazzina il cui dodicesimo compleanno divenne un'occasione di tristezza e, allo stesso tempo, di scoperta. Sotto gli occhi della ragazza, infatti, il padre venne rapito da Pwi Dua, un essere senza scrupoli capace di controllare dei fantocci di pezza, desideroso di stravolgere il volto stesso dell'arcipelago assieme al malvagio sovrano Meavora. L'intreccio di Tchia è semplice ma anche genuino. Il team di sviluppo inoltre è riuscito a renderlo più interessante nella seconda metà del gioco, con la protagonista che si ritrova a dover fronteggiare un problema ben più grande di quello che l'aveva spinta inizialmente a intraprendere il suo viaggio. Messa continuamente alla prova, la giovane cambia, cresce, acquisisce maturità, in un racconto di otto capitoli che si è rivelato inclusivo e moderno, fino ai colpi di scena finali. A tratti la vicenda viene raccontata in lingua francese e spesso anche in canaco, il dialetto dell'isola, e questo di certo le conferisce un tocco di personalità in più.
Un arcipelago da navigare e da esplorare
Prima di addentrarci in quelle che sono le poche meccaniche che muovono il gameplay di Tchia è importante fornire un contesto dello scenario. La Nuova Caledonia è un'isola che si trova a circa 1500 chilometri dall'Australia, nel pieno dell'Oceano Pacifico, isolata dal resto del mondo e per questo in grado di preservarsi a livello naturale e sociale.
Il gioco ci parla di questo luogo in forma bipartita, con l'isola superiore ben ancorata al piacere della natura, della vita rurale, e quella inferiore che invece ha abbracciato l'industrializzazione, tra strade asfaltate, file di automobili e strutture più moderne. Ci sono poi atolli misteriosi e miniere sbuffanti, che la ragazza può visitare a piedi o con la sua zattera (un mezzo discretamente veloce), in quel che è un open world che chiede a gran voce di essere esplorato. Tchia tra le altre cose è in grado di scalare le montagne, con un'animazione non perfetta e soprattutto grazie a una gestione della fisica assolutamente permissiva, che le consente di scivolare dai dirupi per acquisire velocità o di lanciarsi in aria sfruttando il dondolio degli alberi su cui si arrampica. L'unica alternativa che avrete in aggiunta al viaggio rapido che potrà condurvi di molo in molo (ma non nelle aree più interne), è rappresentata da quello che è uno dei tratti principali dell'avventura: il salto dell'anima.
La ragazzina ha il potere di trasferire la propria anima in qualsiasi oggetto o animale incontri: uccelli, cinghiali, noci di cocco, sassi, polli, sgombri, delfini, tutto. A seconda della forma che otterrà, potrà compiere azioni d'ogni sorta, a cominciare dalla deposizione di uova e dalla... defecazione, come un vero piccione. Le differenze a seconda del tipo di volatile utilizzato sono palpabili, a testimonianza dell'ottima riproduzione della fauna da parte degli addetti ai lavori. Chiaramente il salto dell'anima ha una durata, ma potrà essere potenziato grazie al completamento di alcuni dungeon. Questa abilità e la stamina di Tchia (che si rinforza col Frutto della Resistenza) sono gli unici due valori migliorabili della protagonista.

Il salto dell'anima vi permetterà di sostenere i pochi combattimenti disseminati nel corso dell'avventura, tutti contro i fantocci di pezza di cui sopra. L'unico modo per affrontarli sarà quello di darli alle fiamme, magari trasferendo l'anima della ragazza in delle lanterne ad olio che poi andranno lanciate contro l'avversario di turno. Non siamo dinanzi a un combat system stratificato o in grado di darci vere soddisfazioni, sia perché i nemici verranno sconfitti con un sol colpo, sia perché Tchia ha un pool di opzioni offensive assai limitato. In tal senso, gli sviluppatori sono stati previdenti a inserire il salto del segmento di gioco.
Accessibilità e direzione artistica
Tchia non ci costringe a seguire la strada tracciata dall'inizio alla fine. Vuole anzi lasciarci spazio, permetterci di scegliere se esplorare, rimpinguare le risorse nello zaino o puntar dritti al finale. Col salto del segmento di gioco, insomma, potrete superare interamente una sezione, così da giungere a quella successiva in un batter d'occhio.
Non vi perderete niente, perché la trama verrà riassunta nel diario, ma potrete evitare un combattimento che vi sta dando dei grattacapi, il recupero di oggetti per una missione che vi sta snervando, o un percorso troppo lungo per i vostri gusti. Si tratta di una possibilità interessante, ma che dovrebbe un po' essere l'ultima carta da sfoderare, per evitare di non incrinare la piacevolezza della progressione e il senso del viaggio.
Allo stesso tempo, nelle prime ore saremo chiamati a fare un andirivieni continuo e privo di mordente. Non riuscire a trovare animali in grado di velocizzare gli spostamenti in questa fase significa doversi affidare alla bussola e a una mappa che non segna con precisione la posizione di Tchia. In questi momenti saltare il segmento tende a diventare un'opzione valida ma, a dirla tutta, il fatto stesso che lo sia sottolinea come l'esperienza soffra di qualche squilibrio. Alcune missioni addirittura vi chiederanno di fare avanti e indietro anche solo per parlare con lo stesso NPC di turno, in un modo un po' in contrasto con quella che dovrebbe essere la natura rilassante della produzione. Citiamo poi le canoniche attività di personalizzazione estetica, sia connesse alla zattera che a Tchia stessa. Il gioco vi permette di lanciarvi nella raccolta di collezionabili, nella distruzione di statue del sovrano dell'isola, in sfide come il poligono di tiro, le gare di corsa da affrontare in forma di rapidi animali o le classica caccia ai tesori (si tratta sempre e solo di elementi cosmetici).
Gli scenari offerti dal mondo sono affascinanti, a cominciare da quello che spesso è un elemento difficilissimo da restituire al meglio in titoli di questo tipo: l'acqua. Nuotare, navigare, trasformarsi in un pesce per affrontare le correnti marine è assolutamente piacevole. In realtà anche il resto delle ambientazioni è ben curato, sorvolando su alcune superfici montane e determinati animali, riprodotti in modo più dozzinale.
Tchia, nella sua natura di puro sandbox, vuole permettere al giocatore di fare tutto: arrampicarsi su pareti scoscese, dondolarsi sugli alberi per farsi poi scagliare in ogni dove. Attività queste che sottolineano una gestione della fisica alle volte più realistica, come quando dovrete scivolare da un pendio o lasciarvi rotolare nei panni di un sasso, e in altre occasioni ben più permissiva, sacrificata sull'altare di un'esplorazione più agevole. Inoltre, in materia di direzione artistica, le ambientazioni tendono a una riproduzione più realistica, mentre gli NPC hanno un aspetto più stravagante. Per l'utilizzo dei colori accesi e per le gioie della navigazione, Tchia ci ha ricordato The Wind Waker, il che non potrebbe non essere un pregio. Piacevoli sono anche l'utilizzo dell'ukulele e l'incessante presenza della musica da suonare con tanti strumenti non consueti, pensati per accompagnare le feste notturne all'interno dei villaggi. Segnaliamo anche alcuni bug, che potrebbero essere risolti con la classica patch del day one, e che ci hanno costretto a riavviare la partita in più occasioni, per fortuna agevolati da un salvataggio automatico ben ritmato.
TchiaVersione Analizzata PlayStation 5Tchia non è un'esperienza per tutti, ma è perfetta per chi vuole prendersi una pausa dalla frenesia e dai combattimenti incessanti. Allo stesso tempo, però, le feature proposte non sono così accattivanti come ci aspettavamo, e spetta al salto dell'anima il compito di tenere in piedi l'impalcatura ludica. Tra esplorazioni a tratti estenuanti e scontri un po' ripetitivi, un'ambientazione così peculiare e colorata poteva essere sfruttata meglio e gestita in modo più competente, sebbene riesca a costituire un teatro perfetto per ospitare gli eventi narrati, che invece abbiamo gradito più del previsto.
Che voto dai a: Tchia
Altri contenuti per Tchia
- Tchia ha raggiunto quota 1 milione di giocatori in un mese e mezzo: Awaceb è incredula
- Tchia si aggiorna: aggiunta su PS5 la modalità Performance a 60fps
- Tchia come Hogwarts Legacy: completismo al 100% per il Trofeo di Platino su PS Plus
- Quando escono le recensioni di Tchia, il nuovo gioco incluso in PlayStation Plus Extra?
- Tchia: il nuovo video gameplay mostra tutta la bellezza del gioco in uscita su PS Plus