Tell Me Why Recensione Episodio 3 Eredità: una degna conclusione

Si conclude con il terzo capitolo la breve avventura interattiva di Dontnod Entertainment: eccovi le nostre impressioni definitive.

Tell Me Why Recensione Episodio 3 Eredità: una degna conclusione
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  • Quand'erano piccoli, i gemelli Ronan hanno scritto un libro di favole, in cui i due fratelli impersonavano dei dispettosi Goblin, mentre la madre Mary-Ann interpretava il ruolo di una bellissima ma sfortunata principessa. Nell'arco dei primi due capitoli (a tal proposito potete leggere qui la nostra recensione dell'episodio 1 di Tell Me Why), questa raccolta di fantasiose novelle viene sfruttata a più riprese, come un leitmotiv narrativo, utile perlopiù a risolvere alcuni enigmi ambientali. Ma è con il terzo e ultimo atto, Eredità, che se ne comprende il vero valore. Ed è un colpo al cuore. Dontnod chiude il sipario sulla sua avventura grafica in maniera elegante, forte e malinconica allo stesso tempo. Purtroppo, la conclusione delle vicende di Tyler e Alyson si porta dietro anche alcuni limiti dell'intera mini serie, le cui potenzialità sono arginate da un'eccessiva brevità che non le permette di approfondire come dovrebbe importanti snodi narrativi. Eppure lo studio francese riesce, con una certa precisione e con un invidiabile dono della sintesi, ad annodare tutti i fili in sospeso, lasciandoci con un sorriso sulle labbra e con un fardello sulla coscienza.

    Gli ultimi ricordi

    Come avrete letto nella nostra recensione dell'episodio 2 di Tell Me Why, Dontnod ha mantenuto una notevole omogeneità qualitativa sul piano del racconto, imbastendo una storia solida e destabilizzante, persino coraggiosa nella scelta di trattare, con intelligenza e rispetto, tematiche assai delicate. Dato che il precedente atto ha posto un sigillo definitivo su alcune sotto trame, e si prende il suo tempo per scandagliare la psiche dei protagonisti, Eredità può finalmente concentrarsi sul nucleo fondante dell'intera avventura: il segreto che si cela nel passato di Mary-Ann e i motivi (veri o presunti) che hanno condotto alla sua scomparsa.

    Sul versante della messa in scena, a nostro avviso, l'ultimo episodio rappresenta il vertice della trilogia: in circa tre ore si giostra sapientemente attraverso diversi registri narrativi e stilistici, passando dal thriller psicologico al dramma esistenziale, senza dimenticare una componente favolistica che, mai come in questo caso, assume connotati commoventi e sognanti.

    E mentre gli eventi si dipanano dinanzi ai nostri occhi, ci rendiamo sempre più conto di come, a nostro avviso, sia Alyson in realtà il personaggio meglio caratterizzato di Tell Me Why, e non Tyler come era lecito presumere inizialmente: è alla dimensione emotiva della ragazza, specialmente in questo capitolo, che si presta maggiore attenzione, ed è a lei che spettano le decisioni più rilevanti.

    Evoluzione graficaLa maturazione di Dontnod si riflette anche in una componente visiva più elaborata rispetto alle precedenti opere del team. Se il colpo d'occhio mantiene ovviamente lo stesso stile che ha caratterizzato Life is Strange, è nell'attenzione per i dettagli, nella modellazione poligonale, nella resa delle texture e nell'espressività facciale che assistiamo a un piccolo, ma piacevole passo in avanti. La direzione artistica non è particolarmente ispirata, e Delos Crossing, in Alaska, è un paesino che non possiede la personalità di un microcosmo come Arcadia Bay, ma nel complesso il lavoro svolto sul piano visivo sa regalare scorci di evocativa solitudine.

    Quella dell'ultima opera di Dontnod è del resto una carica drammatica che cresce pian piano, fino a deflagrare in momenti di potente intensità. Il racconto di Tell Me Why possiede una maturità concettuale indubbiamente ammirevole: la regia non è perfetta, alle volte indugia in qualche ingenuità di troppo, si abbandona a frangenti sbrigativi e a colpi di scena abbastanza prevedibili, ma la forza, la crudeltà e la delicatezza della storia risultano davvero travolgenti. È un peccato che il team non abbia esteso maggiormente la suddivisione dell'interno arco narrativo: il limitato numero di personaggi presenti e la totale marginalità di certi comprimari rendono piuttosto scontati determinati risvolti narrativi, mentre l'esigenza di chiudere al più presto alcune vicende porta a un'accelerazione un po' forzata del legame che si sviluppa tra i protagonisti.

    Giocando a Tell Me Why, insomma, si avverte spesso l'impressione che l'opera avrebbe meritato un respiro maggiore per poter esprimere davvero tutto il suo potenziale. Anche con i suoi limiti, in ogni caso, l'ultimo lavoro di Dontnod ha saputo conquistarci: lo ha fatto grazie a una fase finale assai suggestiva, intrisa di una malinconia e di una rabbia impossibili da ignorare.

    Gli enigmi della memoria

    Si gioca poco, in Eredità. La prima parte dell'episodio è molto più guidata rispetto a quanto vissuto nei precedenti capitoli, e persino la meccanica dei ricordi da selezionare viene messa in secondo piano, in nome di una linearità che obbedisce a precise esigenze narrative. Eccezion fatta per un singolo confronto più intenso, anche gli altri dialoghi non propongono ampi margini di manovra, e le decisioni da imboccare non risultano particolarmente significative.

    Almeno finché non si giunge alla parte centrale dell'ultimo atto, quando l'anima da puzzle game di Tell Me Why si manifesta con vigore: c'è una lunga sequenza dedita interamente al puzzle solving, semplice e scorrevole, ma con qualche guizzo davvero brillante, che - a patto di sospendere un po' l'incredulità - pizzica contemporaneamente le corde del cervello e del cuore.

    Il tutto conduce a un bivio finale che potrebbe all'apparenza sembrare un po' approssimativo, dato che parrebbe ridurre la complessità del percorso dei fratelli a sole due scelte, ma in realtà nasconde un sotto testo a nostro avviso estremamente complesso, che va a toccare argomenti quali la consapevolezza di sé, il perdono, l'importanza salvifica o distruttiva delle memorie e, infine, anche la capacità di mentire a se stessi pur di non venire sopraffatti dal senso di colpa. Sono spunti di riflessione che Tell Me Why non impone mai al giocatore, lasciando che sia la sensibilità dei singoli a dare valore alle memorie.

    Tell Me Why Tell Me WhyVersione Analizzata Xbox One XE così finisce Tell Me Why, non in un baccano, ma in una tenue malinconia. La forza del racconto imbastito da Dontnod è innegabile, e indiscutibile è la maturità tematica e concettuale dell’opera. Siamo convinti però che il gioco avrebbe beneficiato di una maggiore estensione, in maniera tale da poter dare al nucleo della storia un respiro più ampio e approfondito. Anche con un po’ di approssimazione, e con qualche incertezza nell'equilibrio tra narrazione e interattività, Tell Me Why nel suo complesso resta un’avventura importante, che ci ricorda quanto le memorie possano ora distruggerci, ora salvarci, ora permetterci di comprendere chi siamo davvero.

    7.7

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