Recensione The Book of Unwritten Tales

Un punta e clicca di raro spessore

Recensione The Book of Unwritten Tales
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  • Maghi, Elfi, Unici Anelli, nani ed epici scontri tra il bene e il male: il panorama della narrativa fantasy vive di un codificato sistema di tematiche ricorrenti in equilibrio a volte precario tra il racconto leggendario e il cliché più vacuo. 
Dopo essersi fatta desiderare per oltre due anni nell'attesa di una traduzione in inglese che fosse all'altezza dell'apprezzamento riscosso in patria, arriva finalmente dall'Allemagna una delle migliori avventure punta e clicca dell'ultimo periodo: è tempo che qualcuno insorga contro la tirannide degli stereotipi e del serioso pensiero unico, è tempo di inseguire anche i sogni più impossibili ed è soprattutto tempo di imparare a ridere un po' di noi stessi. The Book of Unwritten Tales è disponibile per il download dalla piattaforma digitale Zodiac, e questo è il racconto del perché non dovreste perdervelo.

    Il libro delle storie

    Apriamo il nostro Libro delle Storie Mai Scritte, e scopriamo che in effetti esse sono state scritte. Le vicende che fin da subito ci troveremo a vivere comunicano una sensazione di familiarità che non sfuggirà al videogiocatore impenitente, a cui sembrerà di vivere in un gioco di ruolo fantasy che mescola Il Signore degli Anelli a Terry Brooks e all'irriverenza verso gli archetipi di genere che solo la piratesca saga di Monkey Island ha saputo interpretare a così alti livelli.
 Faremo presto la conoscenza della bella Ivodora Eleonora Clarissa, principessa degli Elfi della Foresta d'Argento. Per gli amici, Ivo. Spinta dalla sua curiosità, l'intraprendente elfa intercetta un manipolo di cattivi intenti nel rapimento dell'inerme gremlin Mortimer MacGuffin, archeologo e studioso di civiltà antiche - e dalle strane frequentazioni.

    "The Book of Unwritten Tales è una storia di stampo classico ma al contempo filtrata da lenti nuove, semplicemente squisita nell'affidarsi alle qualità comiche di un cast irresistibile e bene assortito"

    Dando sfoggio della sua intelligenza tagliente, si ritroverà a dover recapitare ad un potente Arci Mago un importantissimo libro contenente le coordinate di un mistico artefatto dai poteri che potrebbero porre fine alla lunghissima guerra contro le armate oscure della strega Mortroga.
 Ivo unirà successivamente le forze con il giovane Wilbur Weatherwane, indiscusso protagonista morale della storia. Così inadatto alla vocazione geek degli Gnomi per le scienze e la tecnologia, Wilbur è un po' la pecora nera della sua famiglia: non ha ancora trovato la sua strada nella vita ma sa che il destino ha in serbo per lui grandi avventure in terre lontane quando, in barba ad ogni stereotipo degli universi fantasy, diventerà uno stimato e potente mago. O almeno questo è ciò che sogna mentre dà la caccia ai ratti e rigoverna la taverna del villaggio nanico dove assolve agli umili compiti dello sguattero. Dopo il fugace incontro con MacGuffin, che dopo essere letteralmente piovuto dal cielo consegna al nostro il più classico dei monili tolkeniani, prenderà il via anche per lui un viaggio dal cui esito dipende il destino del mondo.
 A completare il party di eroi per caso troviamo il capitano Nathaniel Bonnet, solo vagamente ispirato nel look ad un certo pilota di astronavi visto in Star Wars, un presunto avventuriero spocchioso e sessista a cui nessuno dovrebbe mai affidare missioni di una certa delicatezza. Nonostante l'incontro con Wilbur l'abbia salvato da una situazione alquanto spinosa, dapprincipio è ben restìo a lasciarsi coinvolgere in una storia che sembra troppo rischiosa per non essere retribuita a dovere, ma si lascerà persuadere dalle convincenti argomentazioni di Ivo. E' sempre accompagnato dalla saccente palla di pelo Critter, improbabile ma azzeccatissima mascotte giocabile, peraltro protagonista di un gustoso prequel (The Book of Unwritten Tales: The Critter Chronicles) uscito nel 2011.
La bellezza di questi personaggi sta non tanto nell'essere a modo loro deliziosamente sopra le righe, ma soprattutto nella loro ottima caratterizzazione, che dalla robusta coltre di humour che permea la totalità delle loro battute lascia trasparire interessanti background che nulla hanno da invidiare al più pretenzioso rpg ad alto budget. Non lasciatevi ingannare dalla pasticciona apparenza di alcuni villain o dal look caricaturale di alcuni personaggi: dietro agli uni si nascondono abissi di insondata malvagità e dietro gli altri il coraggio dell'autoaffermazione in un mondo, quello reale, restìo a rendere il giusto merito al diverso o all'inaspettato.


    Classicismo

    The Book of Unwritten Tales è quindi una storia di stampo classico ma al contempo filtrata da lenti nuove, semplicemente squisita nell'affidarsi alle qualità comiche di un cast irresistibile e bene assortito, che propone oltre 15 ore di narrazione coinvolgente e spensierata senza mai scadere nella parodia o nel nonsense fine a se stesso. Nel corso dei cinque, lunghi capitoli che compongono il Libro, spunti originali, citazioni irriverenti, sketch geniali e decine di comprimari memorabili che mai degenerano nella macchietta si amalgamano armoniosamente in uno script divertente e bilanciato, al servizio di un'avventura che cattura.

    "Il lavoro artistico è magistrale: a fronte di una grandiosa varietà immaginifica, ogni fondale è colmo di particolari che traggono pieno vantaggio dalla risoluzione FullHD, i colori sempre brillanti e profondi"

    A ripetersi più volte è un medesimo pattern d'azione: una rete, a volte anche complessa, di quest intersecate ci permetterà di reperire separatamente gli oggetti che starà a noi mettere a frutto nel modo più produttivo al fine di superare l'ostacolo logistico di turno ottenendo così le informazioni e quant'altro ci occorra per proseguire con la trama. Il tutto funziona come in ogni altro punta e clicca che si rispetti: il cursore del mouse si trasforma in lente di ingrandimento se passato su un elemento interattivo dello scenario, che sia un attrezzo da raccogliere ed utile in un secondo momento, un meccanismo da azionare o semplicemente un‘occasione per un commento spiritoso; l'inventario si trova nella parte bassa della schermata e ci permetterà naturalmente di analizzare gli strumenti in nostro possesso, combinarli tra loro e sceglierli per sortire l'effetto desiderato nel mondo di gioco. La logica e la chiarezza con cui il videogame si dispiega, nonché l'aiuto non di poco conto costituito dal diverso colore che la freccia del mouse assume quando passiamo sopra il giusto elemento con cui interagire mentre teniamo in mano un oggetto, segno che l'accoppiamento è probabilmente corretto, rende gli enigmi mediamente semplici, restando essi comunque relativamente realistici, credibili e soprattutto ben contestualizzati. 
Questo schema non esaurisce però quello che TBoUT ha da offrire: quando i nostri protagonisti si muovono in gruppo la complessità delle quest è aumentata dalle caratteristiche personali dei personaggi, che andranno ad influenzare la possibilità di esplorazione degli scenari e le opzioni di dialogo con i non playing characters. Un gameplay collaudato ma a suo modo ricercato, piacevole e mai frustrante, saltuariamente spezzato da alcuni minigiochi purtroppo a volte non particolarmente riusciti: la dimenticabile danza di Nate a ritmo di mouse o la preparazione di una pozione con cui Wilbur dovrà guadagnarsi il titolo di Mago diplomato potrebbero mettere alla prova la pazienza di più d'un giocatore. Dovendo cercare in gameplay così impostato un lato negativo maggiormente oggettivo, lo troveremmo senz'altro nel fatto che potremo effettuare una particolare azione solo successivamente al dispiegarsi della circostanza che richiede quella determinata soluzione. Ciò porta a situazioni a volte limitanti, come non poter neanche raccogliere una moneta d'oro, cosa che chiunque farebbe anche in assenza di una motivazione pratica, se la storia non ci ha preventivamente fatto capire che abbiamo bisogno proprio di una moneta d'oro nel nostro inventario. Si tratta in fondo di un handicap comune a parecchie produzioni di genere dai binari narrativi particolarmente rigidi.


    Le verdi valli dove volano i Draghi

    Considerando il tipo di gioco in parola, quattro gigabytes di dati da installare non sono pochissimi, ma saranno in fondo più che giustificati dalla qualità delle soluzioni estetiche proposte. Fin da subito le opzioni offrono un ampio ventaglio di risoluzioni tra cui scegliere per adattare la schermata di gioco ai nostri monitor, dopodiché saremo immediatamente al cospetto di bellissime locations bidimensionali ma prerenderizzate in 3d e rifinite a mano con estrema cura dagli disegnatori di King Art: sebbene in alcuni, pochi, frangenti avremmo gradito qualche effetto di animazione ambientale in più, il colpo d'occhio è di grande impatto e restituisce una sensazione di totale immersione in questo sogno fantasy widescreen. Il lavoro artistico è magistrale: a fronte di una grandiosa varietà immaginifica, ogni fondale è colmo di particolari che traggono pieno vantaggio dalla risoluzione FullHD, i colori sempre brillanti e profondi; a ciò aggiungiamo un fluido e rilassante ondeggiare nel vento delle fronde degli alberi, o un sapiente gioco di riflessi che rende interessanti anche gli specchi d'acqua più putrida e scopriremo come la cura per i dettagli sia stato uno degli obiettivi perseguiti con più tenacia dagli sviluppatori. 
I modelli poligonali dei personaggi che controlleremo o dei comprimari con cui avremo a che fare sono particolareggiati e piacevoli alla vista, estremamente vari e dettagliati, solitamente bene animati e azzardano persino un'azzeccata espressività facciale coordinata con il commento scaturito dall'analisi degli elementi interattivi dello scenario.

    Se, d'altro canto, il più pignolo tra i giocatori potrà notare qualche sporadica texture decorativa dalla non eccellente definizione (ma a tale proposito ricordiamo che stiamo parlando di un prodotto originalmente uscito nel 2009), il gioco ribatte con un interessante uso dello shadow dropping che sorprende e rende i fondali ancora più vividi, eliminando la sensazione di piattezza propria di molte avventure grafiche in cui sfondo e avatars appaiono scollati e tra loro stridenti. Al contrario, l'attenzione riservata alla modellazione di characters sempre diversi tra loro per design (sopraffino) e parco animazioni (sufficientemente vario) è perfettamente in sintonia con la magnificenza delle ambientazioni; in questo panorama è un peccato dover rilevare alcuni glitch che affliggono il gioco dalla seconda metà in poi, in cui i personaggi eccedono in fugaci ma fastidiosi movimenti inconsulti delle braccia, segno di sopraggiunte difficoltà di programmazione che speravamo sarebbero state arginate nell'abbondante tempo intercorso tra l'originale uscita del gioco e la sua in versione internazionale. 
Tornando a note più liete, l'uso creativo dell'accompagnamento musicale è un altro punto forte di TBoUT, in particolare quando gioca di rimandi e citazioni per sottolineare i momenti più ironici della storia, contaminando fin da subito le ambientazioni fantasy alla cultura pop contemporanea: c'è In the Hall of the Mountain King, c'è Hitchcock, c'è Mission Impossibile, c'è la musica classica e c'è anche una colonna sonora originale di pregio che sfrutta magistralmente il fattore nostalgia delle avventure più old-school. L'apprezzabile recitazione in lingua inglese rende poi giustizia nel corso dell'avventura alla simpatia dei personaggi, accompagnata da un adattamento testuale in italiano, che ancora una volta dobbiamo al gruppo abruzzese Adventure Productions, di ottima fattura, il cui unico difetto rilevante è una leggibilità non sempre eccelsa, poiché in assenza di balloons il font colorato delle battute può tendere a mimetizzarsi con il fondo retrostante.
La qualità insomma è ad alti livelli e, val la pena ricordarlo, è raggiunta a requisiti minimi hardware assolutamente democratici: The Book of Unwritten Tales è un titolo bello da vedere e piacevole da giocare che può e dovrebbe arrivare sui PC, se non di tutti, certamente di molti.

    The Book of Unwritten Tales The Book of Unwritten TalesVersione Analizzata PCLa lunga lotta combattuta dagli sviluppatori contro le sfingi dell’adattamento in inglese e attraverso le paludi delle lungaggini burocratiche può dirsi conclusa con un successo: pur essendo arrivato sul mercato internazionale con parecchio ritardo rispetto all’originale uscita in territorio tedesco, The Book of Unwritten Tales non è invecchiato di un giorno durante l’attesa e non ha lasciato indietro neanche un briciolo della sua freschezza contagiosa, merce rarissima. La divertente storia è genuinamente ben scritta, i personaggi carismatici e profondi pur nel loro non prendersi troppo sul serio, doppiaggio e citazioni in libertà impreziosiscono una produzione con pochi punti deboli se non una fase conclusiva che evidenzia una sopraggiunta fretta di concludere l’opera, ed un finale aperto e sbrigativo che si accommiata con in noi la necessità fisica di continuare la partita; a condire il tutto una dose di garbata ironia verso i cliché del fantasy perfettamente bilanciata che rende la produzione di King Art una esperienza piacevolissima e un esperimento di comunicazione da non perdere per ogni amante delle avventure grafiche, qui al cospetto di un titolo che, pur con le sue innegabili sbavature, ha tutti i requisiti per avvicinarsi ai mostri sacri del genere e non solo per omaggiarli ed osservarli dalla distanza.

    8.5

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