The Crew 2 Recensione: correndo a tutto gas nel nuovo racing game di Ubisoft

Dopo averlo provato a lungo, gareggiando in terra, in cielo e in mare, siamo pronti a dare il nostro giudizio definitivo sul nuovo capitolo della serie.

The Crew 2
Recensione: PlayStation 4 Pro
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Quattro anni fa, sull'affollata griglia di partenza del mercato dei racing game, arrivava baldanzoso il The Crew di Ivory Tower. Un titolo ambizioso, nel cui motore rombavano idee coraggiose e in parte rivoluzionarie. Il sogno era quello di digitalizzare tutti gli Stati Uniti d'America, per trasformarli in una sconfinata mappa di gioco in cui correre liberamente, passando dalle prospettive cittadine di New York alle distese desertiche del Grand Canyon. Le dimensioni degli "States" erano ovviamente contratte, ma nel 2014 un titolo con queste premesse non si era mai visto: soprattutto se poi la volontà era quella di trasformare The Crew nel primo MMO su quattro ruote, uno immenso spazio virtuale in cui incontrare amici, sfidanti, appassionati.
    The Crew raggiunge la pole position, si esibì in una sgommata spettacolare, affumicò molti spettatori e, quando arrivò il momento di premere sull'acceleratore, si accorse di avere il freno a mano tirato. Eppure, nonostante questa "falsa partenza", The Crew continuò a correre. Animato, come dicevamo, da idee giuste e accattivanti. E nei suoi quattro anni di vita, tenuto in piedi da un publisher che non molla proprio mai, riuscì a guadagnarsi, se non altro, un posticino sul podio.
    È andata a finire, infatti, che il numero di fan che ancora popolano i server del gioco ha convinto Ubisoft e Ivory Tower a mettere in produzione un seguito. Forse un po' meno coraggioso, deciso solamente ad ampliare il numero di mezzi a disposizione del giocatore e non a cambiare la propria filosofia, ma comunque promettente. Eppure la storia insegna che non sempre si riesce ad imparare dai propri errori. E così, quattro anni più tardi, The Crew 2 commette la stessa leggerezza del suo predecessore. Si presenta al day one in condizioni non certo ottimali, e non tanto per questioni tecniche o ludiche, quanto per una generale povertà di contenuti e alcune mancanze davvero inspiegabili. Allo stato attuale dei fatti The Crew 2 è un gioco modesto, abbordabile e leggero, ma incapace di mantenere le promesse fatte al pubblico e a sé stesso. Un valido passatempo per i maniaci dei racing game, senza le doti per brillare.

    Per terra, per aria e per mare

    Le premesse di The Crew 2, dicevamo, sono le stesse del suo predecessore. E già questa, per certi versi, non è una presentazione troppo lusinghiera, se si pensa che l'obiettivo di Ivory Tower era quello di costruire un gioco persistente e in costante aggiornamento. Quello che lascia perplessi, se non altro, è il fatto che la mappa di gioco sia sempre "la stessa": opportunamente aggiornata e rimpolpata dove si deve, rimane sempre una versione ridotta degli USA. Non cambia insomma la fantasia, non cambiano le atmosfere, e si torna a derapare tra il mito delle freeway e le corse urbane nelle Downtown della California.
    A giustificare lo sviluppo del sequel, tuttavia, troviamo l'introduzione di imbarcazioni e aerei, che si aggiungono ai mezzi su due e quattro ruote. Basta il tocco di uno stick analogico e magicamente si passa dalla terra al cielo, dal cielo alle superfici increspate di laghi, fiumi e oceani. Ecco: la visione di The Crew 2 è proprio questa. La voglia di trasformarsi in un racing game onnivoro, totalizzante, onnicomprensivo, capace di racchiudere e stilizzare ogni tipo di esperienza di guida. Non male, a dirla tutta, soprattutto nella misura in cui "tuffi" e "trasvolate" funzionano come ottimi diversivi alla routine delle gare urbane e degli offroad. Da questo punto di vista, in fondo, The Crew 2 non è affatto male. Anche perché tra le varie competizioni che scandiscono la carriera del vostro pilota trovano poi spazio anche drag race, prove di drifting, gare di motocross, prove a bordo di Monster Truck. Non tutte le tipologie di gare sono riuscitissime: ad esempio l'offroad su due ruote è un incubo per via della fisica di gioco (mentre sull'asfalto anche i centauri se la passano meglio). In altri casi invece il team di sviluppo ha fatto un buon lavoro: le drag race sono prove di tempismo in cui contano riflessi e velocità, le drift challenge richiedono attenzione, calcolo delle distanze, conoscenza dei circuiti e un buon senso del ritmo.

    La condizione necessaria per apprezzare il gioco è quella di accettare la filosofia arcade alla base della produzione, e una volta entrati in quell'ottica bisogna ammettere che il titolo eccelle sotto il profilo della varietà, poliedrico come pochi altri colleghi.

    L'arte della derapata

    Che poi in un periodo storico in cui tutti i giochi di corse vogliono essere parzialmente simulativi, cercare il "giusto mezzo" fra realismo e accessibilità, l'integralismo arcade di The Crew 2 può essere - per molti - un elemento positivo. Il sistema di guida dell'ultima fatica di Ivory Tower è stilizzato, semplificato, diretto.

    Niente ripartizione dei carichi, niente calcoli sulla pressione degli pneumatici, niente perdite di aderenza se spingiamo al massimo l'acceleratore in controsterzo: in The Crew 2 si frena poco, e spesso basta lasciare qualche secondo il pulsante del gas per pennellare una curva praticamente perfetta.
    Un approccio che in fin dei conti funziona, anche se associato ad una fisica di gioco tutt'altro che convincente. Urti, salti, collisioni e ribaltamenti sono gestiti in maniera davvero superficiale, e sfociano in situazioni abbastanza frustranti. La complessità delle gare di motocross dipende anche dalla difficoltà nel gestire le reazioni della moto dopo uno slancio, e in certi casi le gare classiche vengono in parte rovinate dalla pessima gestione degli impatti: alle volte si ottengono prestazioni migliori sbattendo qua e là, piuttosto che riducendo la velocità per impostare una traiettoria più pulita. Tutto sommato l'esperienza di guida riesce ad essere onesta nella sua semplicità. Quello che proprio non si riesce a mandar giù è la lampante mancanza di contenuti che affligge la parte più importante della produzione: l'endgame.
    La prima parte del titolo è strutturata come una sorta di campagna, in cui il giocatore è chiamato a visitare quattro punti nevralgici delle competizioni ad alta velocità.

    Guadagnando follower, popolarità e contanti è possibile sbloccare nuovi mezzi, nuove categorie di gare e nuove attività, in un percorso di crescita che sulle prime sembra ben strutturato. Il vero problema è che il cammino che porta a diventare una star è davvero troppo breve per riuscire a tenere in piedi la produzione. In circa sette ore di gioco avrete probabilmente affrontato tutte le competizioni principali, e resteranno semmai le minuscole attività secondarie rappresentate da slalom, opportunità fotografiche, prove di velocità o acrobazie aeree.
    Nelle intenzioni originali del team di sviluppo il problema della brevità sarebbe dovuto essere disinnescato da una struttura endgame fatta di interazioni con gli altri piloti, gare con gli amici e un sistema di progressione simile a quello di un gioco di ruolo, con tanto di componenti comuni, rare, epiche e leggendarie per massimizzare le prestazioni dei propri mezzi. Quest'ultimo aspetto risulta anche ben studiato, con pezzi di ricambio che garantiscono abilità passive in linea con lo spirito della produzione: ci sono pneumatici che aumentano l'accumulo del turbo e centraline che aumentano la distanza utile ad entrare "in scia" ai veicoli che ci precedono.
    Purtroppo tutto il sistema crolla dopo poche ore, quando si capisce che portare al massimo le statistiche delle auto è questione di poche ore, ma soprattutto che l'unica attività utile è rappresentata dalla ripetizione quasi ossessiva degli stessi eventi. Giocati, per altro, contro la CPU. Allo stato attuale dei fatti in The Crew 2 non c'è un sistema per gareggiare contro altri utenti. L'unica possibilità di una squadra di quattro giocatori è quella di scorrazzare liberamente per la mappa di gioco cercando di superare gli uni i record degli altri, che siano legati al salto più alto, alla derapata più lunga, al raggiungimento della velocità più vertiginosa. Capirete che, stando così le cose, buona parte delle premesse di The Crew 2 crolla inesorabilmente, e quel che resta è un titolo davvero troppo modesto e ridimensionato per poter sfidare i grandi.
    A lasciare un po' interdetti è anche l'implicita ammissione di colpa degli sviluppatori, che già oggi si dicono intenzionati a modificare e aggiungere. A settembre, con il primo degli update gratuiti, verrà rivisto il sistema di loot, mentre in inverno il secondo aggiornamento introdurrà la modalità PvP.

    Per quanto sia lodevole che il supporto post-lancio sia completamente gratuito (il season pass offre solamente l'accesso anticipato ai veicoli aggiuntivi e poco altro), risulta davvero stravagante che delle componenti fondamentali di ogni racing game (come la modalità competitiva) non siamo presenti dal giorno del lancio ed anzi rappresentino promesse per il futuro. A meno di non essere in astinenza da racing, insomma, non ci sentiamo di consigliare l'acquisto a prezzo pieno di un gioco che formalmente sarà completo solo fra qualche mese.
    La speranza, infine, è che nei tanti aggiornamenti che limeranno le spigolature di The Crew 2 nei prossimi mesi, ce ne sia anche uno capace di migliorare l'intelligenza artificiale. Attualmente l'IA avversaria funziona secondo le ben note regole dell'effetto elastico. In pratica, lo scarto di performance fra voi e gli avversari non sarà quasi mai avvertibile, perché le prestazioni degli altri concorrenti saranno sempre "adattate" alle vostre. Per quanto bravi possiate essere, il codazzo di inseguitori sarà sempre lì a tallonarvi, pronto a sfruttare la minima disattenzione. E di contro, anche con un errore clamoroso a pochi chilometri dall'arrivo difficilmente vi imbatterete in situazioni irrecuperabili. Un approccio tutt'altro che virtuoso, per altro superato da molti altri racing game che hanno lavorato più attentamente sull'intelligenza artificiale.

    Coast to Coast

    Neppure dal punto di vista tecnico The Crew 2 riesce a brillare. La decisione di puntare su una mappa così estesa ha imposto al team di sviluppo sacrifici abbastanza evidenti per quel che riguarda dettaglio e prestazioni. Tutto sommato il lavoro di ottimizzazione può dirsi riuscito, perché al netto di qualche caricamento un po' troppo esteso (che sembra però imputabile ai tempi di risposta dei server), gli spostamenti che sfruttano il viaggio rapido sono generalmente indolori, e in poco tempo è possibile proiettarsi dalle regioni dei laghi alle paludi della Louisiana.
    Proprio la grande varietà di scenari e panorami rappresenta uno degli aspetti caratterizzanti di The Crew 2. Per quanto simile all'impostazione del primo episodio, questo elemento resta ancora oggi efficace e di grande impatto scenico. Se si considera la presenza del ciclo giorno/notte e delle condizioni atmosferiche variabili (le precipitazioni piovose o nevose, per altro, modificano in maniera avvertibile il comportamento dei mezzi in curva e in frenata), bisogna ammettere che The Crew 2 ha gli strumenti per stupire, spingendo il giocatore a passare da una Miami innevata ad una New York cupa e grigia, prima di infilarsi nei panorami rurali degli stati centrali per poi sbucare nei deserti rocciosi del Nevada. Sono proprio le gare più estese, durante le quali cambiano atmosfere, colori e prospettive, a rappresentare un elemento unico e prezioso, introvabile in qualsiasi altro racing game open world.
    La contropartita è rappresenta dalla presenza di aree non sempre densissime di attività, e da una serie di rinunce abbastanza evidenti per quel che riguarda la mole poligonale, il dettaglio grafico e la quantità di elementi a schermo (questo si traduce in un effetto pop-up che a tratti riesce a diventare leggermente fastidioso).

    Dovessimo dare un giudizio complessivo, al netto della qualità del driving system, diremmo che l'approccio di Forza Horizon, in fin dei conti, paga di più, anche senza scomodare la rotazione stagionale del capitolo in arrivo fra qualche mese. Meglio una mappa più piccola ma più rifinita che un'area sconfinata a tratti priva di stimoli. D'altro canto l'approccio di The Crew 2 è l'unico che riesce a "cristallizzare" in linguaggio digitale il mito del viaggio, le situazioni dei migliori road movie, ed un certo tipo di fantasia che non è facile da trovare nel mondo videoludico.

    The Crew 2 The Crew 2Versione Analizzata PlayStation 4 ProSembra quasi paradossale, ma ancora una volta l'arrivo sul mercato rappresenta per la saga di The Crew soltanto un punto di partenza, e non un approdo. Il secondo episodio del franchise di Ivory Tower comincia adesso la sua avventura su strada, partendo con un assetto non proprio ottimale. Mancano le modalità competitive, mancano attività secondarie spalmate in maniera uniforme sulla grande mappa di gioco, capaci di trattenere gli utenti sui server anche dopo il completamento della “carriera”. Nei prossimi mesi arriveranno nuove tipologie di veicoli e di gare, assieme al PvP ed alla riscrittura del sistema di loot. Siamo convinti che all'alba del 2019 The Crew 2 sarà un titolo diverso da quello che oggi abbiamo per le mani. Ma adesso? Adesso il gioco si presenta come un arcade leggero, divertente e disimpegnato, senza però particolari guizzi ludici o creativi. Il suo punto di forza è la varietà: di panorami, di veicoli, di situazioni. Ma visto che il concept di base resta quello del primo capitolo (uscito ormai quattro anni fa), non c'è più l'elemento di originalità a condire il tutto. The Crew 2 ha i suoi momenti (e sono momenti che nessun altro racing game riesce a raccontare), ma in fin dei conti resta, allo stato attuale dei fatti, un discreto passatempo per gli appassionati del genere che non cercano il realismo ad ogni costo.

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