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Speciale Videogiochi
Sviluppatori uniti contro Unity: una triste storia di avidità e fiducia tradita

Non c'è dubbio che The Crew Motorfest sia il titolo più riuscito della trilogia di corse arcade targata Ubisoft, nata nel 2014 come una sorta di MMO a tema auto. Alla base del progetto c'è ancora la volontà di racchiudere quante più possibili esperienze di guida, tra cui persino velivoli e motoscafi, in un unico prodotto, il tutto in un contesto multigiocatore "always online", nel quale è possibile fondare una "Crew", sul modello di Fast and Furious, insieme ad altri compagni piloti.
Motorfest non cambia questi presupposti, ma li nobilita con un'impalcatura ludica più ragionata, diversificata e promettente, a giudicare dal supporto post lancio già annunciato. C'è ancora qualche perdita d'olio qua e là da controllare, ma ci siamo comunque divertiti: perciò fate il pieno e preparatevi a pigiare fino in fondo l'acceleratore!
The Crew Motorfest, si sviluppa a partire da una "fiera dei motori" organizzata sulla verdeggiante isola hawaiana O'ahu. Rispetto all'ambientazione Nord Americana di The Crew 2, la mappa è più piccola ma non per questo meno riuscita: perdendo in estensione, il gioco ne guadagna in densità di panorami e punti di interesse, tempi di percorrenza e organicità dell'intreccio stradale.
Progettare uno spazio più contenuto ha infatti permesso agli sviluppatori di definire con più accuratezza i tracciati dell'open world, a cui si affiancano quelli delle corse e degli eventi. A voler cercare il pistone nel pagliaio, la varietà di biomi è meno evidente rispetto al passato, dato che i percorsi si dipanano in una singola isola con un clima e un ecosistema ben preciso. Ci sono comunque alcune interessanti differenziazioni paesaggistiche, come gli ambienti a ridosso del vulcano che, anche se inattivo, tinge di nero le spiagge vicine con i suoi minerali. Di contro le aree boschive con vegetazione fitta sono molto meno ariose, più selvagge e "umide". Poi ci sono ovviamente le strade asfaltate, che si dividono per ampiezza e tortuosità tra quelle ad alta e bassa velocità, per sfociare in una fitta viabilità cittadina. Dato che Ubisoft ci ha immerso in un contesto fieristico che celebra i motori di tutto il mondo, gli organizzatori del Motorfest non si sono limitati agli scorci hawaiani e hanno eretto dei "parchi giochi a tema" (per macchine, ovviamente) ispirati a diverse nazioni e culture automobilistiche, con un impatto scenico notevole. Anche gli agenti atmosferici, come la nebbia o la pioggia, ora leggera, ora scrosciante (con annessi fulmini), giocano la loro parte nell'aumentare l'immersività.
La qualità della scenografia si mantiene piuttosto elevata da qualsiasi prospettiva la si inquadri, sia attraverso il finestrino della nostra Ferrari Testarossa, sia a centinaia di metri da terra mentre siamo in volo con un bielica.
Va detto, infine, che la direzione artistica di The Crew Motorfest non punta al fotorealismo. Non aspettatevi un'estetica à la Forza Horizon 5, dunque, perché non è tra gli obiettivi del gioco. Abbiamo effettuato la nostra prova su PS5 su cui sono disponibili due modalità grafiche dedicate a prestazioni o risoluzione. Il nostro consiglio è quello di prediligere la fluidità, che in un titolo che punta alla velocità e alla spettacolarizzazione resta sempre la scelta migliore.
Anche perché il colpo d'occhio non ne risente più di tanto e le corse ne giovano in fluidità e stabilità. Lo sfruttamento del DualSense, soprattutto in coppia con l'ottimo sound design dei motori, è ottimo. Il controller Sony è stato sfruttato davvero a dovere, e nelle nostre mani diventa un "volante" capace di restituire tutte le sensazioni tattili delle autovetture. La vibrazione con feedback aptico emula il rombo del motore con fedeltà impressionante, mentre i grilletti riproducono con efficacia lo sforzo sui pedali durante le accelerazioni, i saltelli al cambio di marcia e lo stridio delle frenate e dei drift.
Il garage di The Crew Motorfest è piuttosto vasto, anche perché attinge fin da subito ai bolidi accumulati in The Crew 2. Di sicuro la retrocompatibilità dei progressi è un bel plus per chi aveva dato fiducia al piano post lancio del predecessore di Motorfest. Il parco auto a disposizione diviene così uno tra i più vasti e diversificati del panorama videoludico, con più di 600 modelli presenti al lancio.
Ci sono auto da corsa, da rally, d'epoca o Monster Truck, moto da pista e da cross, quad, motoscafi (powerboats) e aerei monoposto. Non manca nessun marchio, famoso o meno, e avremo la possibilità di guidare Aston Martin, Cadillac, Lamborghini, Ferrari e Porsche così come Audi, Honda, Nissan, Ford e via dicendo. Ubisoft ha già previsto futuri ampliamenti tramite update sia gratuiti che a pagamento (il primo dei quali è già disponibile e si chiama Pass Anno 1). Tutte le auto sono personalizzabili con livree differenti e parti intercambiabili che saranno puramente estetiche, o funzionali a modificare le prestazioni del mezzo. Queste ultime sono categorizzate in freni, cambio, centralina, testata, sospensioni e pneumatici, a loro volta distribuiti in varie categorie di efficacia e rarità da comune (verde) a epico (giallo). Tutti i ricambi sono ottenibili casualmente al termine di determinate Playlist e/o sfide e si possono installare solo sulle vetture del proprio "tipo". Niente sospensioni da Monster Truck su una Lamborghini, quindi.
Massimizzare le capacità di una macchina ha principalmente due vantaggi: il primo è viaggiare nell'open world dell'isola con maggior efficacia e divertendosi molto di più, oltrepassando i 400 km orari e muovendosi a zig zag tra camion e monovolumi; il secondo consiste nella possibilità di semplificarsi la vita in alcune attività secondarie, come lo "Slalom" tra ostacoli luminosi, la "fuga" da un nemico invisibile, o il semplice "autovelox" da far scattare andando il più veloce possibile.
Le performance variano molto al modificarsi delle statistiche, ma siamo rimasti stupiti dalle evidenti differenze tra le auto, a prescindere dalla build scelta. La guidabilità varia a seconda della categoria del motore, del tipo di ruote e pneumatici, dell'assetto e persino della casa produttrice. Addirittura, i cambiamenti riguardano l'interfaccia utente e le funzioni di base del gameplay. La barra del NOS sparisce se siamo alla conduzione di una vettura particolarmente anziana, e il consumo degli pneumatici aumenta sulle F1.
Sono solo due esempi, ma potremmo farne altri e dirvi quanto cambi l'interazione tra vettura e pavimentazione bagnata o asciutta, fangosa o asfaltata. Rispetto alla nostra ultima prova gli effetti "negativi" dei terreni più sdrucciolevoli e dello sterrato sono stati apparentemente bilanciati meglio e comunque, anche se siete i cosiddetti "guidatori della domenica" potete sfruttare varie opzioni di semplificazione, come frenate o addirittura derapate controllate dalla IA.
Farne a meno sul lungo termine è però imperativo, perché le manovre precise consentite dalla guida libera sono importantissime nel gioco online. Vale la pena fare un'accurata "scuola guida", visto che senza "autopilota" si guadagnano più punti esperienza e denaro alla fine delle corse (perciò si possono comprare più auto e più in fretta).
Pur considerando questa grande varietà di feeling al volante, il modello di guida resta profondamente arcade. Gli amanti delle simulazioni sono avvertiti: Motorfest propone una guida permissiva, credibile e piacevole per i giocatori che amano il genere. Tutti i feedback sono stati migliorati rispetto a quelli di The Crew 2.
Per esempio, durante le curve e le sgommate è finalmente importante decidere quando staccare l'acceleratore per non perdere grip nel controsterzo, mentre i rimbalzi delle sospensioni su terreni poco favorevoli sono più credibili e impattanti sul comportamento dell'auto. Insomma, non si può più correre sbattendo di qua e di là sui guardrail senza perdere velocità o accelerazione.
Similmente, gli oggetti di scena come muretti, panchine, pali della luce e via dicendo hanno un peso diverso e colpirli ci rallenta di più o di meno a seconda della loro composizione e volume. I danni subiti, comunque, non rappresentano ostacoli e non infliggono malus salvo che in specifiche modalità o Playlist, mentre esteticamente restano visibili per un po', per poi sparire del tutto.
Nonostante sia godibile in single player, The Crew Motorfest è un gioco "always online" su Console, ed ha bisogno di una connessione a internet sempre attiva ed un abbonamento su piattaforme Microsoft e Sony. Su PC invece questo dazio non è presente.
Non importa se sceglieremo di non giocare mai con nessuna delle opzioni competitive, come il Main Stage e le sue sfide che variano ogni settimana o la spassosissima modalità Battle Royale. A nostro avviso è un limite importante, pensato probabilmente per non togliere il fattore "Crew" a "The Crew" e consentire agli amici di unirsi velocemente alle partite. Ci chiediamo ugualmente se sia davvero così imprescindibile limitare la fruibilità del single player una certa fetta di utenza non interessata alle modalità online. Le quindici playlist in solitaria di Motorfest sono per ora il cuore pulsante della produzione e ci siamo divertiti davvero molto a completarle tappa per tappa. Funziona così: una volta scelta l'attività dal menu si segue il navigatore e ci si reca nella prima stazione, presso cui un filmato live action parecchio accattivante introduce l'evento e il suo tema. In questi momenti il coinvolgimento è alle stelle, tanta è la cura riposta non solo nel montaggio e nella regia delle cinematiche. Non è un semplice vezzo: ogni Playlist rappresenta la cultura automobilistica (o una sua parte) di un paese del mondo e riuscire a comunicare efficacemente il tema significa donargli un'identità che va oltre il gioco in sé.
Una volta rimontati in auto dopo la cinematica, si devono rintracciare e raggiungere nell'Open World le varie sfide e superarle, anche in ordine sparso. Non importa se il vostro garage è un po' sguarnito: un'automobile diversa e performante per ogni tipo di gara proposta, per esempio una Dune Buggy per una corsa sulla spiaggia, vi verrà sempre prestata in automatico.
La vettura messa a disposizione ogni volta non è solo "statisticamente" utile, ma è anche emblematica per la storia che la playlist attiva vuole raccontarci. Mentre corriamo una voce di sottofondo ci immergerà infatti nel mondo dell'automobilismo raccontandoci aneddoti (reali) sui modelli che stiamo controllando e altre informazioni preziose; quali sono le origini di una data categoria, dove e quando nasce un genere specifico di macchina e tanto altro ancora. Sebbene questa narrazione si possa disattivare, ve lo sconsigliamo.
La sua presenza aggiunge una certa profondità a questa esperienza. C'è più gusto a derapare di notte, lungo i tornanti di una strada di montagna, mentre ci viene ricordato quanto e perché sia speciale la Nissan 370Z PRO DRIFT del 2021 che ci è stata prestata. Il narratore sono di volta in volta personaggi diversi, parte di una mini-trama collegata con il tema generale. Per la playlist nipponica, per dire, ci sono i membri di una Crew dedita al drift spericolato per le vie di Tokyo, che ci parleranno metà in Giapponese e metà in inglese, arrivando, alla fine del percorso di gare, a invitarci nella loro gang, qualora dovessimo decidere di trasferirci nella Terra del Sol Levante.
Ci vuole circa un'ora per terminare una singola playlist, considerando anche il tempo necessario per effettuare i tragitti nel mondo aperto. Provando le difficoltà inferiori a quella intermedia (3 su 5 ), gli eventi dureranno anche meno, in quanto è praticamente impossibile perdere le gare.
Con i livelli di difficoltà sopra il quattro, gli avversari si trasformano invece in piccoli cloni di Max Verstappen, capaci di dileguarsi e diventare inafferrabili al primo errore che dovessimo commettere. Più cresce l'impegno richiesto per trionfare, più aumentano le ricompense, sia in valuta di gioco per comprare nuovi veicoli, che in parti rare o abiti per il nostro avatar. Quel che non vi viene regalato o dato in premio, infine, potete acquistarlo nel negozio accessibile dal menu, pieno di ogni genere di auto. Solo alcune sono disponibili permanentemente, mentre altre sono a tempo e collegate agli eventi settimanali. Il costo medio è abbastanza onesto e commisurato alle statistiche, ma volendo accelerare il processo si può acquistare una seconda valuta a parte con denaro reale, per bypassare il gameplay e allargare la nostra collezione. Ad ogni modo, al termine di ogni Playlist si viene ricompensati con uno dei mezzi usati nelle competizioni sostenute, il che consente di non dover mai mettere mano al portafoglio a meno che proprio non si voglia farlo.
Anche se lo abbiamo evitato fino ad ora, il confronto con Forza Horizon è il proverbiale "elefante nella stanza" e ha di certo un peso sulla valutazione. The Crew Motorfest ha infatti carpito molto dal quinto episodio (qui la recensione di Forza Horizon 5): anche se così facendo è cambiato in meglio rispetto ai suoi predecessori, mettendo Motorfest fianco a fianco con la serie di Microsoft la superiorità di quest'ultima è palese.
L'esperienza Ubisoft non possiede gli stessi cavalli del bolide di Playground, e per questo l'estrema somiglianza strutturale, e di intenti, con Forza Horizon darà modo ad alcuni giocatori di porre in risalto prima ciò in cui difetta e poi i pregi che pur possiede.
Attualmente uno dei limiti più evidenti di MotorFest è anche il basso sfruttamento di motociclette, motoscafi e velivoli. C'è appena una manciata di playlist che ne prevedano l'uso e sono tutte bidimensionali, noiose e ripetitive.
Per un titolo come Motorfest, che fa della varietà di veicoli e stili di guida un tratto distintivo, questo può essere un difetto non da poco. Anche le limitazioni alla mobilità degli aerei, che per ora sono ancora abbastanza legnosi e troppo simili a come erano nei precedenti The Crew, sono evidenti. Quanto alle moto, funzionano bene e hanno anche qualche playlist impegnativa, soprattutto off road, ma la telecamera fa ancora un po' le bizze su terreni particolari dalla forte pendenza, o più raramente se eseguiamo delle curve troppo strette. Niente a che vedere con il gioco di pedali e il tempismo da tenere a mente per driftare correttamente, con la delicatezza necessaria per sterzare senza finire fuori strada in una foresta melmosa, o con l'eccitazione di superare all'ultimo secondo un degno avversario con un click sul pulsante del NOS a bordo di una Porsche Cayman GT4 Wasp Edition del 2016. Gialla, ovviamente. Insomma, le auto hanno raggiunto una buona maturazione nella serie francese e sono diventate decisamente più divertenti. Mentre tutti gli altri veicoli, purtroppo, arrancano.
The Crew MotorfestVersione Analizzata PlayStation 5The Crew Motorfest sprizza passione per i motori e per tutto ciò che li circonda. Non solo meccanismi, olio appiccicoso e metallo, ma anche emozioni, storia, ingegneria e piloti. Il titolo non abbandona la natura arcade dei predecessori, anzi, la rafforza con un sistema di guida facile da approcciare ma più rifinito e interessante da padroneggiare, una fisica convincente anche se non realistica ed un comparto grafico di tutto rispetto. Su PS5, inoltre, il Dualsense è un valore aggiunto elevatissimo. Peccato che per divertirsi anche in singolo sia necessario essere sempre connessi a Internet, specialmente perché a ridosso del lancio è difficile farsi un'idea riguardo la validità a lungo termine del gioco online, che per ora è promettente ma meno interessante della componente in solitaria. Dispiace anche per il minor impatto ludico dei mezzi che non siano le quattroruote e per l'anima abbastanza derivativa. Di sicuro, Ubisoft pare aver risollevato le sorti di una IP che rischiava di essere dimenticata e che adesso, invece, ha pigiato sull'acceleratore.
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