The Gardens Between Recensione: il tempo dei ricordi tra puzzle e avventura

Un puzzle game interamente costruito sullo scorrere del tempo e sul valore della memoria, che racconta la storia di una malinconica amicizia...

The Gardens Between Recensione: il tempo dei ricordi tra puzzle e avventura
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • The Gardens Between incarna per certi versi il prototipo esemplare dell'indie un po' così, del titolo con l'aria raffinatamente autoriale capace di lasciare il segno. La direzione artistica è accattivante e curata, di quelle che basta un'occhiata per riconoscerlo e magari innamorarsene immediatamente, la realizzazione tecnica risulta rifinita e di prim'ordine, l'attenzione per la componente audio decisamente degna di nota e anche il concept ha il suo genuino fascino, con un'avventura a base di puzzle tutta costruita attorno al concetto del tempo. Eppure, specie una volta completata la (ahimè piuttosto breve) Odissea di Arina e Frendt, permane una certa sensazione di incompiutezza, una vaga insoddisfazione di fondo che spinge a pensare che forse sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più memorabile e incisivo dall'ultima fatica degli Australiani The Voxel Agents. A maggior ragione viste e considerate le premesse nient'affatto banali o ordinarie.

    Panta rei

    The Gardens Between è costruito attorno a una premessa intrigante: nel gioco non si controllano direttamente i protagonisti, ovvero una coppia di ragazzini legati da un'amicizia fraterna, bensì lo scorrere del tempo, motore inarrestabile dell'esistenza di ciascuno di noi. Con lo stick analogico di sinistra (o ancora meglio tramite i dorsali) è infatti possibile mandare liberamente avanti e indietro l'azione, facendo scorrere il flusso temporale per interagire con una serie di meccanismi più o meno indipendenti. Starà così a noi sfruttare la logica e il pensiero laterale per risolvere a colpi di rewind e fast forward enigmi ambientali con evidenti valenze simbolico-narrative, dal momento che ciascuno degli isolotti di cui è composta l'avventura appare fisicamente formato da oggetti giganteschi che richiamano alla memoria il passato e il vissuto comune di Arina e Frendt. Un'infanzia spensierata ed emozionante, destinata tuttavia a subire uno scossone inatteso e forse inevitabile.

    Esteticamente la resa a schermo è deliziosa, con colori ricercati, gusto e tanto carattere.

    Sono in un certo senso proprio questi giardini sospesi - che non a caso danno il titolo al gioco - gli effettivi personaggi principali della vicenda: microcosmi fatti di rocce e memoria che sembrano sbucati da un sogno bizzarro, faticose ascese verso una sublimazione dei ricordi che nel processo finiscono per trasformarsi in costellazioni, in ammassi di stelle destinati a sopravvivere per una vita intera, brillando alti lassù nel cielo. L'atmosfera onirica e il potente simbolismo sono senza dubbio alcuno gli elementi più riusciti di The Gardens Between: è sinceramente bello perdersi in mondi nostalgici e al di fuori dell'ordinaria idea del tempo, provando a ricostruire il rapporto speciale fra Arina e Frendt sulla base dei vaghi indizi disseminati qua e là. Anche se fra case sugli alberi, videogiochi d'epoca, vecchie VHS, audiocassette e molto altro ancora, le icone dell'infanzia dei due ragazzini finiscono per diventare una sorta di Amarcord universale per chiunque sia nato negli anni '80, creando un legame particolare con l'immaginario del gioco stesso.

    Un effetto nostalgia sapientemente veicolato anche dalla colonna sonora di The Gardens Between, ulteriore elemento in grado, insieme alle convincenti animazioni, di dare colore e calore al peregrinare del duo. Pur in un contesto fortemente narrativo, con appunto un'amicizia malinconica raccontata in maniera implicita, senza ricorrere a dialoghi o a una singola riga di testo, il cuore dell'esperienza della produzione di The Voxel Agents rimangono comunque i puzzle: rompicapo piuttosto semplici, che ruotano attorno ai rapporti causa-effetto e al già accennato scorrere del tempo. Un incedere che per l'occasione diventa uno strumento fluido, da comandare a piacimento in un trial & error fatto di continui avanti/indietro basati sulle abilità della coppia di protagonisti. Arina, la ragazza, può infatti servirsi di una singolare lanterna per portare con sé i globi di luce necessari ad accendere le costellazioni, mentre Frendt, il ragazzo, è in grado di interagire con leve e clessidre che in qualche maniera modificano la conformazione dello scenario.

    Alcuni enigmi finiscono per risultare piuttosto sorprendenti e riusciti: al di là della costante esigenza di liberare il cammino per permettere ai personaggi di raggiungere il promontorio dei vari isolotti, l'interazione con certi oggetti va ricondotta alla loro natura originaria, alle loro caratteristiche peculiari. Capita così ad esempio di utilizzare una sega gigante per tagliare un tronco, svolgendo e riavvolgendo rapidamente il corso del tempo per creare una piattaforma (segando di fatto l'albero a metà). O ancora, ci si trova alle prese con una vecchia console da accendere e da gestire attraverso un'ingombrante televisione a tubo catodico, oppure con un cannocchiale che diventa la chiave per alterare la volta celeste. Intendiamoci, nessuno dei puzzle dimostra di avere il guizzo geniale delle indimenticabili trovate viste in Braid, e anche se verso la fine subentra un filo di ripetitività il gameplay fa comunque il suo lavoro, svelando il lato giocoso e genuinamente sognante di momenti come una visita al museo di storia naturale piuttosto che di una notte di pioggia passata a dormire in tenda.

    La luce della lanterna di Arina serve a diradare la nebbia viola che ammanta alcuni elementi, ma può anche inavvertitamente cancellare i sentieri di fumo: fate attenzione.

    Eppure, in definitiva, che cosa resta di The Gardens Between? Purtroppo un po' meno del previsto, perché questo è uno di quei casi in cui l'insieme sembra valere paradossalmente meno della somma delle sue singole parti. Nonostante una forma più che valida - se non a tratti addirittura apertamente brillante - è in effetti la sostanza a latitare un po', a risultare evanescente e impalpabile. Non si tratta solo e soltanto di una questione di longevità (posto che la breve durata, a spanne tra le tre e le quattro ore, comunque contribuisce a lasciare un minimo di amaro in bocca...), quanto piuttosto di un discorso di sensazioni, per un racconto che personalmente ho trovato appena accennato e davvero troppo ermetico nelle sue modalità espressive. Per carità, magari alcuni magari adoreranno l'attitudine così delicata e in punta di piedi, ma per quanto mi riguarda avrei gradito uno slancio maggiore sul fronte dei puzzle oppure su quello delle emozioni. Così com'è invece The Gardens Between finisce per essere un ibrido abbastanza indeciso, che nel suo rimanere in sospeso rischia di non diventare né carne né pesce.

    The Gardens Between The Gardens BetweenVersione Analizzata Nintendo SwitchThe Gardens Between ha uno stile innegabile, un'atmosfera peculiare e una personalità non da tutti. A dispetto delle premesse lusinghiere e del lodevole desiderio di proporre qualcosa di originale - ovvero un puzzle narrativo incentrato sull'amicizia, sui ricordi d'infanzia e sul tempo che inesorabilmente avanza (o forse no?) - la creatura di The Voxel Agents si scontra però con un'espressività forse eccessivamente minimale, prima ancora che con una giocabilità che dimostra sì di funzionare, senza tuttavia particolari entusiasmi. Insomma, The Gardens Between si lascia giocare con piacere, ma alla fine non lascia chissà che: un vizio non da poco per chi voleva fare delle emozioni e dei ricordi il suo fulcro principale. Considerando anche longevità non certo epocale e il prezzo di 19.99€, forse potrebbe valer la pena di investire su altro.

    7.3

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